28 settembre 2020

Il flauto magico (14) - "O Isis und Osiris"

Scritto da Christian

L'aria di Sarastro (accompagnato dal coro dei sacerdoti) "O Isis und Osiris", uno dei brani per basso profondo più affascinanti nella storia della musica lirica, ha una qualità tutta particolare, degna della sua natura sacrale e religiosa. Si tratta infatti di una preghiera che il sacerdote innalza alle divinità affinché proteggano la "nuova coppia" (ovvero Tamino e Pamina), donando loro coraggio e saggezza.

Iside e Osiride, naturalmente, sono due fra le più importanti divinità egizie, e il loro mito parla di morte e rinascita. Il fatto che Sarastro e i sacerdoti li venerino (più avanti, sempre nel secondo atto, ci sarà un altro brano corale che inizia con le stesse parole, "O Isis und Osiris, welche Wonne!", da non confondere con questo) lascia pensare che la storia si svolga proprio nell'antico Egitto. In realtà (nonostante la parola "egizio" compaia alcune volte nel libretto, ma solo per descrivere lo stile di scenografie e costumi) siamo in un luogo immaginario e universale, e il riferimento ai miti egizi è, appunto, un richiamo a simboli e archetipi a essi legati, tornati prepotentemente in auge nel settecento e in particolare nell'ambiente massonico. In un post di Marisa che pubblicheremo su questo blog più avanti, analizzeremo più in dettaglio cosa significa il mito di Iside, in particolare, nell'economia del "Flauto magico".

Nel frattempo, non deve stupire la capacità di Mozart di spaziare, nell'arco di una stessa opera, dai momenti più buffi e triviali (come quelli con protagonisti Papageno e Monostatos) ad altri più solenni e spirituali: ne aveva già dato prova, in fondo, nei lavori precedenti, anche in quelli più inaspettati (ripensiamo alle arie della Contessa ne "Le nozze di Figaro", per esempio, oppure al terzetto "Soave sia il vento" in "Così fan tutte"). Qui, però, supera sé stesso con un brano degno delle migliori antologie di musica sacra o corale. Il passaggio "So lohnt der Tugend kühnen Lauf", per esempio, è uno di quei momenti musicalmente magici e irripetibili, magistralmente sottolineato dalla regia di Kenneth Branagh, che nel suo film del 2006 – in cui l'aria è cantata in inglese – lo fa accompagnare da uno zoom all'indietro che allarga lo sguardo dal tempio dei sacerdoti (qui un cimitero di guerra) all'intero mondo circostante, ancora in preda al caos e alla distruzione (vedi la clip qui sotto, al minuto 4:20).


dal film "Il flauto magico" (2006) di Kenneth Branagh
René Pape (Sarastro)

L'aria di Sarastro («O Isis und Osiris») è una preghiera di grande bellezza e maestà, permeata di calore umano che libera la musica da ogni sospetto di religiosità. (Non fu Bernard Shaw che disse che le due arie di Sarastro erano la sola musica che egli riusciva ad immaginare scaturire dalla voce di Dio?). Alla fine di ciascuna delle due stanze dell'aria, il coro dei sacerdoti ripete sommessamente l'ultima frase di Sarastro un'ottava sopra e l'effetto è di una serenità radiosamente soprannaturale.
(Charles Osborne)
Di fronte al polo negativo di Astrifiammante sta il luminoso sole della verità, Sarastro. (...) Le sue parole scendono affettuosamente paterne nel cuore degli ascoltatori ed ammoniscono con dolcezza a seguire la via della giustizia e della bontà: i Sacerdoti secondano cotesto senso con il lungo respiro di una musica che ha lo spirito e la forma di un solenne corale. Pagine tra le più alte di tutta l'opera mozartiana coteste che definiscono l'animo di Sarastro.
(Mario Labroca)
Riguardo al testo di questo brano, il librettista Emanuel Schikaneder si ispirò a un'invocazione a Iside quasi identica che appare nel "Sethos" dello scrittore francese Jean Terrasson, un romanzo che aveva riscosso molto successo in tutta Europa, rendendo "popolari" i misteri egizi, e che era stato nuovamente tradotto in tedesco pochi anni prima, nel 1777-78. Oltre che per l'aria di Sarastro, Schikaneder vi prese spunto per l'ambientazione generale dell'opera e per alcuni momenti della trama (il serpente della scena iniziale, le prove iniziatiche attraverso l'acqua e il fuoco, il duetto dei Due Armigeri).

Clicca qui per il testo del brano ("O Isis und Osiris").

SARASTRO
O Isis und Osiris, schenket
Der Weisheit Geist dem neuen Paar!
Die ihr der Wandrer Schritte lenket,
Stärkt mit Geduld sie in Gefahr.

CHOR
Stärkt mit Geduld sie in Gefahr.

SARASTRO
Laßt sie der Prüfung Früchte sehen.
Doch sollten sie zu Grabe gehen,
So lohnt der Tugend kühnen Lauf,
Nehmt sie in euren Wohnsitz auf!

CHOR
Nehmt sie in euren Wohnsitz auf!
SARASTRO
O Iside e Osiride, procurate
Lo spirito di saggezza alla nuova coppia!
Voi che guidate il passo al viandante,
Rinvigoriteli indulgenti nel pericolo.

CORO
Rinvigoriteli indulgenti nel pericolo.

SARASTRO
Fate che vedano i frutti della prova;
Ma se dovessero andare alla tomba,
Allora premiate l’audace percorso di virtù,
Accoglieteli nella vostra dimora!

CORO
Accoglieteli nella vostra dimora!





Kurt Moll (Sarastro)
dir: James Levine (1991)


Franz Josef Selig (Sarastro)
dir: Colin Davis (2003)


Martti Talvela (1970)

László Polgár (1989)


Concludo ricordando come temi e argomenti religiosi non devono sembrare strani se associati alla massoneria:
La Massoneria in Austria si è presentata in una forma molto particolare: innanzitutto era un fenomeno prettamente culturale e intellettuale, fortemente dominato dalle istanze illuministe, non aveva un fondamento anticlericale ma si proponeva come “prolungamento laico” della Chiesa, traendo da questa la gran parte dei suoi principî morali, in particolar modo i due principî cardine, la virtù e la fratellanza (...). Difatti l’ingresso di Mozart nella Massoneria non è dettato da utilitarismo ma da profonda convinzione (altrimenti non avrebbe scritto "Il Flauto Magico"!) in una vita imperniata su sentimenti di amicizia, fratellanza e uguaglianza, frutto del suo essere «viandante cosmopolita». Testimone di questa profonda convinzione è un nuovo genere di musica che coltivò appunto dalla sua adesione alla loggia "Zur Wohltätigkeit", la musica massonica: brevi brani strumentali e vocali per le riunioni della loggia oppure cantate per organico variabile. La musica massonica costituisce un unicum nella produzione mozartiana: lo stile asciutto, l’economia dei mezzi, il tono sereno e quasi naïf delle parti solistiche, rimanda molto alla liederistica di Schubert. Inutile dire che lo stile solenne dei cori, permeato da una ritualità quasi cerimoniale, è vicinissimo a quello dei brani “sacerdotali” dello "Zauberflöte", tanto che i due capolavori che Mozart produsse in questo genere (Eine kleine Freymaurer-Kantate KV 623 e la straordinaria Mauerirsche Trauermusik KV 477) possono essere lecitamente considerati un laboratorio di prova di quella straordinaria avventura dell’anima che è "Il flauto magico".
(Luca Fialdini)

Una scena dal film "(Non) dimenticate Mozart" (1985) di Miloslav Luther.

25 settembre 2020

Il flauto magico (13) - Marcia dei sacerdoti

Scritto da Christian

Il secondo atto si svolge completamente nel tempio della saggezza, dove Sarastro e i sacerdoti intendono sottoporre Tamino e Papageno alle prove di iniziazione. Il primo brano che sentiamo è solamente strumentale: si tratta della cosiddetta "marcia dei sacerdoti" (Marsch der Priester), che accompagna l'ingresso in scena di questi ultimi. Il libretto ci descrive così la suggestiva scenografia:

La scena rappresenta un palmeto, tutti gli alberi sono d’argento, le foglie d’oro. 18 seggi di foglie; su ognuno dei seggi si trova una piramide e un grande corno nero incastonato d’oro. Nel mezzo la piramide più grande e anche gli alberi più grandi. Sarastro e altri sacerdoti entrano con passo solenne, ognuno con un ramo di palma in mano.
Secondo Otto Jahn, biografo di Mozart, alcuni amici lo accusarono di aver rubato la musica di questo brano dalla marcia che appare nel primo atto dell'"Alceste" di Gluck. Mozart avrebbe risposto ridendo che "questo è assolutamente impossibile, dato che essa se ne sta ancora là, al suo posto". In realtà fra i due brani c'è una somiglianza superficiale e soltanto apparente, d'atmosfera, trattandosi entrambi di musiche solenni e rituali che accompagnano situazioni identiche. E comunque, come spiega il musicologo Charles Osborne, "il colore orchestrale che Mozart ottiene con il suo solo flauto sopra archi, corni, corni di bassetto, fagotti e tromboni è unico nella sua maestosa solennità".

D'altronde, se si cercano delle similarità, più notevoli sono quelle con la melodia dell'inno nazionale canadese, "O Canada", composto da Calixa Lavallée nel 1880 (dunque quasi cent'anni dopo Mozart!).



dir: Colin Davis (2003)


dir: Riccardo Muti (1995)

dir: James Levine (1991)


Nel lungo recitativo che segue, Sarastro invita i sacerdoti ad accettare Tamino, in particolare, come iniziato (di Papageno non si parla, se non più avanti quando ci si riferisce a lui come al "compagno di viaggio" del principe). Alle domande che gli vengono poste ("Possiede virtù?", "Anche discrezione?", "È caritatevole?"), Sarastro risponde in maniera affermativa. Da notare soprattutto la terza di queste domande, "Ist wohltätig?" ("È caritatevole?"). Nel 1784 Mozart era infatti entrato a far parte di una piccola loggia massonica chiamata proprio "Zur Wohltätigkeit" ("Alla beneficienza"), che in seguito confluirà nella più grande "Zur neugekrönten Hoffnung" ("Alla nuova speranza coronata") guidata dal suo amico Otto Heinrich von Gemmingen.

Sarastro prosegue spiegando le sue intenzioni riguardo a Pamina, che ha "strappato alla madre superba" in quanto "gli dèi l'hanno destinata al caro giovane" (in realtà proprio la Regina ha scelto Tamino e l'ha inviato dalla figlia!). E infine tranquillizza ancora uno dei sacerdoti, l'Oratore, preoccupato perché Tamino "potrebbe soccombere alla dura lotta: egli è un principe", al che Sarastro replica: "Di più: egli è un uomo". Come ci è già stato spiegato, la virtù può rendere l'uomo uguale agli dèi.

Nel corso della scena si odono più volte, suonati con i corni e in segno di approvazione, gli stessi tre accordi in si bemolle che avevamo sentito per la prima volta nell'ouverture e che rimandano al numero tre, fondamentale nei rituali massonici perché è il simbolo della perfezione (vedi anche il triangolo, figura geometrica ricorrente).

Clicca qui per il testo del recitativo ("Ihr, in dem Weisheitstempel").

SARASTRO
(nach einer Pause)
Ihr, in dem Weisheitstempel eingeweihten Diener der großen Götter Osiris und Isis! - Mit reiner Seele erklär’ ich euch, daß unsre heutige Versammlung eine der wichtigsten unsrer Zeit ist. - Tamino, ein Königssohn, dieser Jüngling will seinen nächtlichen Schleier von sich reißen und ins Heiligtum des größten Lichtes blicken. -

ERSTER PRIESTER
(steht auf)
Er besitzt Tugend?

SARASTRO
Tugend!

ZWEITER PRIESTER
Auch Verschwiegenheit?

SARASTRO
Verschwiegenheit!

DRITTEN PRIESTER
Ist wohltätig?

SARASTRO
Wohltätig! - Haltet ihr ihn für würdig, so folgt meinem Beispiele.
(Sie blasen dreimal in die Hörner)
Gerührt über die Einigkeit eurer Herzen, dankt Sarastro euch im Namen der Menschheit. - Pamina, das sanfte, tugendhafte Mädchen, haben die Götter dem holden Jünglinge bestimmt; dies ist der Grundstein, warum ich sie der stolzen Mutter entriß. - Das Weib dünkt sich groß zu sein; hofft durch Blendwerk und Aberglauben das Volk zu berücken und unsern festen Tempelbau zu zerstören. Allein, das soll sie nicht; Tamino, der holde Jüngling selbst, soll ihn mit uns befestigen und als Eingeweihter der Tugend Lohn, dem Laster aber Strafe sein.
(Der dreimalige Akkord mit den Hörnern wird von allen wiederholt)

SPRECHER
(steht auf)
Großer Sarastro, deine weisheitsvollen Reden erkennen und bewundern wir; allein, wird Tamino auch die harten Prüfungen, bekämpfen? - Wenn nun im Schmerz sein Geist ihn verließe, und er dem harten Kampfe unterläge? - Er ist Prinz! -

SARASTRO
Noch mehr - Er ist Mensch!
(Der dreimalige Akkord wird wiederholt)
Man führe Tamino mit seinem Reisegefährten in den Vorhof des Tempels ein.
(zum Sprecher, der vor ihm niederkniet)
Und du, Freund! - vollziehe dein heiliges Amt und lehre durch deine Weisheit beide, was Pflicht der Menschheit sei, lehre sie die Macht der Götter erkennen.
(Sprecher geht mit einem Priester ab, alle Priester stellen sich mit ihren Palmzweigen zusammen.)

SARASTRO
(dopo una pausa)
Oh voi, servitori iniziati dei grandi dèi Osiride e Iside nel Tempio della Saggezza! - Con animo puro vi annuncio che la nostra assemblea di oggi è una delle più importanti dei nostri tempi. - Tamino, figlio di re, questo giovane vuole strappare da sé il suo velo delle tenebre e volgere gli occhi al tempio della massima luce. -

PRIMO SACERDOTE
(si alza)
Possiede virtù?

SARASTRO
Sì, possiede virtù!

SECONDO SACERDOTE
E anche discrezione?

SARASTRO
Anche discrezione!

TERZO SACERDOTE
È caritatevole?

SARASTRO
È caritatevole! - Se voi lo ritenete degno, allora seguite il mio esempio.
(Suonano tre volte i corni)
Commosso dalla unità dei vostri cuori, Sarastro vi ringrazia a nome dell’umanità. - Pamina, la tenera e virtuosa fanciulla, gli dèi l’hanno destinata al caro giovane; questo è il motivo per cui io l’ho strappata alla madre superba. - Quella donna crede di essere molto potente; spera attraverso inganno e superstizione di incantare il popolo e di distruggere il nostro solido tempio. Ma non le riuscirà; Tamino, il caro giovane istesso, lo consoliderà insieme a noi, e quale iniziato sarà premio alla Virtù, ma punizione al Vizio.
(Il triplice accordo coi corni viene ripetuto da tutti)

ORATORE
(si alza)
Grande Sarastro, comprendiamo e ammiriamo la tua parola piena di saggezza; ma Tamino combatterà anche contro le dure prove che lo attendono? - Se ora, immerso nel dolore, il suo spirito lo abbandonasse ed egli soccombesse alla dura lotta? - Egli è un Principe! -

SARASTRO
Ancor di più - Egli è un uomo!
(Il triplice accordo viene ripetuto)
Si conduca Tamino col suo compagno di viaggio nell’atrio del Tempio.
(all’Oratore, che s’inginocchia davanti a lui)
E tu, amico, - compi il tuo santo ufficio e insegna ad entrambi con la tua saggezza qual sia il dovere dell’umanità, insegna loro a riconoscere il potere degli dèi.
(L’Oratore esce con un sacerdote, tutti i sacerdoti si raccolgono con i loro rami di palma.)



20 settembre 2020

Il flauto magico (12) - "Es lebe Sarastro!"

Scritto da Christian



La gioia di Papageno e Pamina per essersi liberati di Monostatos e dei suoi schiavi dura poco: un coro in lontananza annuncia l'imminente arrivo di Sarastro con tutto il suo seguito. Alla disperazione dell'uccellatore ("Oh, fossi un topolino, come vorrei nascondermi! Fossi piccolo come una chiocciola, striscerei nella mia casina. Bambina mia, cosa diremo ora?"), la ragazza replica con fierezza: "Die Wahrheit!". Ovvero: "Diremo la verità, anche se fosse una colpa!".

Giunge dunque Sarastro, "su un carro trionfale, tirato da sei leoni" (così dice il libretto), alla guida di un grande corteo che canta in suo onore. Ancora non sappiamo cosa aspettarci da lui: proprio come Tamino nella scena precedente, siamo confusi e incerti sulla reale natura dell'uomo che la Regina della Notte ha accusato di crudeltà ma che a quanto pare molti altri seguono come un modello di saggezza. Non appena questi scende dal carro, Pamina si prostra davanti a lui in ginocchio, chiedendo pietà ("Herr, ich bin zwar Verbrecherin!") e giustificando il suo tentativo di fuga per via delle attenzioni non gradite da parte di Monostatos.

Un coro fuori scena annuncia l'arrivo imminente di Sarastro ed inizia la terza sezione del Finale. Quando Papageno, temendo per la propria vita, chiede a Pamina che cosa dovranno dire a Sarastro, la risposta coraggiosa di lei, «Die Wahrheit...», si articola su frasi che combinano la semplicità e la naturalezza dei ritmi e delle inflessioni della parola con la memorabilità della grande musica. (Questa caratteristica di declamazione melodica è quello che Verdi lodava in Rossini, quando citava come esempio la frase «Signor, giudizio, per carità» nel «Barbiere di Siviglia».) La bellezza espressiva e l'adeguatezza drammatica di frase dopo frase di questo genere, fanno dello Zauberflöte qualcosa di più di un'opera semplicemente molto bella. Come «Fidelio», è anche un'affermazione degli aspetti più elevati della natura umana. Questa semplicità ispirata che sentiamo pervadere le parole di Tamino, di Pamina, e adesso di Sarastro, non teme alcun esame, ma è immediatamente riconoscibile e il Finale dell'Atto I ne offre moltissimi esempi.
(Charles Osborne)


Sarastro, dunque. Ne abbiamo sentito parlare tanto, ma lui compare solo adesso, sul finire del primo atto. Il nome è forse ispirato a quello di Zoroastro (ovvero Zarathustra), mistico del primo millennio a.C., fondatore dello zoroastrismo. Giungeremo poi a conoscerlo meglio, ma già qui si pone come esempio di saggezza e guida spirituale, davanti al quale persino Pamina china il capo, riconoscendone in qualche modo l'autorità. Lui la rassicura, usa parole calme e comprensive, afferma di essere al corrente del suo amore per Tamino (anche se non lo ha ancora incontrato!), ma spiega anche di non poterle concedere la libertà. ("Doch geb’ ich dir die Freiheit nicht": e con quel "doch", su cui si sofferma un attimo e poi ripete una seconda volta, la sua voce cavernosa raggiunge una nota molto bassa, quasi a distinguerlo in tutto dalla Regina della Notte che invece viaggiava sulle note più alte: i due sono proprio come il giorno e la notte!).

A Pamina che manifesta il proprio amore per la madre e chiama in causa il "dovere filiale", Sarastro replica che "Un uomo deve guidare i vostri cuori, poiché senza di lui suole ogni donna deviare dalla via che le è propria". Si tratta di uno dei passaggi che hanno fatto accusare "Il flauto magico" di sessismo e di misoginia. Sono accuse che hanno senso se giudichiamo il libretto con la sensibilità odierna, dove secoli di progresso sociale e pensiero "politicamente corretto" ci hanno abituati a dare per scontate cose che non sempre lo sono state (basta guardare a romanzi o film di nemmeno un secolo fa, persino ai primi film a cartoni animati della Disney, per trovare situazioni o personaggi che appaiono oggi non proprio edificanti!).

È vero, passaggi come quello appena citato sembrano difficili da giustificare, ma resta il fatto che – come vedremo nel secondo atto – l'opera non esita a presentare Pamina come un personaggio degno e coraggioso: anzi, il successo di Tamino si avrà soltanto quando lei scenderà in campo al suo fianco durante le prove, facendoci capire se se una donna non è completa senza l'uomo, anche il contrarrio può essere vero. E infatti numerosi altri versi del libretto celebreranno l'unione fra uomini e donne che produce qualcosa di più grande di entrambi, basti citare il precedente duetto fra Papageno e Pamina che si concludeva con le parole "Mann und Weib, und Weib und Mann, reichen an die Gottheit an" ("L’uomo con la donna e la donna con l’uomo / s’innalzano fino alla divinità"). Non che una donna da sola, poi, non possa avere potere, autorità o essere fonte di una naturale "saggezza" (pensiamo alla Regina della Notte). E più avanti Marisa ci parlerà in un suo post del mito di Iside, divinità femminile venerata da Sarastro e dai sacerdoti, nonché degli aspetti duplici (positivi e negativi) insiti nel femminile e nella figura materna.

In realtà siamo semplicemente di fronte a un curioso, ricco e a tratti contraddittorio mix di elementi diversi: la cultura antica e pre-illuministica, che riservava agli uomini i posti di maggior prestigio e metteva spesso le donne in secondo piano; i riti di iniziazione (modellati su quelli della massoneria), anch'esso un mondo quasi esclusivamente maschile; gli stereotipi del teatro popolare; gli archetipi delle fiabe (come il principe e la fanciulla da salvare); le esigenze narrative di una trama che il librettista Schikaneder ha forse un po' improvvisato, trovandosi ora a dover giustificare in qualche modo la prigionia di Pamina e a dover spiegare il motivo per cui Sarastro non la lascia libera (altrimenti la storia finirebbe troppo facilmente!)...

Per lo stesso motivo può sembrare problematico che Sarastro, dipinto da qui in avanti come un uomo buono, saggio e illuminato, possa consentire che nel suo regno esista la schiavitù, o addirittura che abbia messo Pamina nelle mani proprio di Monostatos, il più crudele e vile dei suoi sottoposti. Forse che, talmente preso dalle questioni "spirituali", non si curi di quelle più pratiche? Oppure giustifichiamo il tutto dicendo che è una fiaba? O ancora avevano ragione la Regina e le Tre Dame, quando lo definivano "un potente demone maligno", con "il potere di mutarsi in ogni forma immaginabile"?. Più avanti lo stesso Sarastro spiegherà che "In queste sacre mura, dove l’uomo ama l’uomo, non può nascondersi nessun traditore, perché il nemico viene perdonato". Di sicuro stiamo intravedendo sempre più perché "Il flauto magico", nonostante la bellezza della musica, sia sempre stata un'opera problematica dal punto di vista del testo per molti spettatori e critici, e perché è così facile leggerlo sotto diverse luci, interpretandone i contenuti in numerosissimi modi diversi. Il che non ha fatto altro che mantenerne alta la popolarità fino ai giorni nostri, ispirando e suggerendo gli allestimenti e le letture più disparate.



Genia Kühmeier (Pamina), Christian Gerhaher (Papageno), René Pape (Sarastro),
Burkhard Ulrich (Monostatos), Paul Groves (Tamino)
dir: Riccardo Muti (2006)

Ma torniamo a quello che accade sul palco. All'improvviso fa irruzione Monostatos con Tamino, da lui catturato (fuori scena). Pamina e il principe, per la prima volta l'una di fronte all'altro, si "riconoscono" ("È lui!" "È lei!") e si abbracciano dichiarandosi amore. Ricordiamo che Tamino si era innamorato di lei guardandone solo il ritratto, e lei addirittura soltanto sapendo della sua esistenza! È come se i due fossero "destinati" ad amarsi. Monostatos accorre a separarli, vantandosi davanti a Sarastro di averne sventato la fuga. Si aspetta un premio, ma il sacerdote, dopo averlo illuso, lo punisce invece con "settantasette frustate sotto i piedi". Nel suo regno, dunque, oltre alla schiavitù sono tollerate anche le punizioni corporali! Va beh, si tratta del "cattivo" Monostatos, quindi è tutto ok. Mentre il moro viene portato via, la folla inneggia alla saggezza di Sarastro, che "premia e punisce in eguale misura".

A questo punto Sarastro ordina agli altri sacerdoti di condurre Tamino e Papageno nel tempio per essere sottoposti alla prova: ma prima dovranno essere "purificati". Cosa questo significhi, lo scopriremo ben presto. il primo atto si conclude con il coro che inneggia a "virtù e giustizia", due qualità che – come canta il corteo – possono consentire ai mortali di ergersi alla pari delle divinità.


Clicca qui per il testo del brano ("Es lebe Sarastro!").

CHOR
(von innen)
Es lebe Sarastro! Sarastro lebe! -

PAPAGENO
Was soll das bedeuten?
Ich zitt’re, ich bebe! -

PAMINA
O Freund! nun ist’s um uns getan!
Dies kündigt den Sarastro an!

PAPAGENO
O wär’ ich eine Maus,
Wie wollt’ ich mich verstecken! -
Wär’ ich so klein wie Schnecken
So kröch’ ich in mein Haus! -
Mein Kind, was werden wir nun sprechen?

PAMINA
Die Wahrheit! die Wahrheit,
Sei sie auch Verbrechen! -

(Ein Zug von Gefolge; zuletzt fährt Sarastro auf einem Triumphwagen heraus, der von sechs Löwen gezogen wird.)

CHOR
Es lebe Sarastro! Sarastro soll leben!
Er ist es, dem wir uns mit Freuden ergeben!
Stets mög’ er des Lebens als Weiser sich freun. -
Er ist unser Abgott, dem alle sich weihn.
(Dieser Chor wird gesungen, bis Sarastro aus dem Wagen ist.)

PAMINA
(kniet)
Herr, ich bin zwar Verbrecherin! -
Ich wollte deiner Macht entfliehn. -
Allein die Schuld liegt nicht an mir!
Der böse Mohr verlangte Liebe,
Darum, o Herr, entfloh ich dir! -

SARASTRO
Steh auf, erheitre dich, o Liebe;
Denn ohne erst in dich zu dringen,
Weiß ich von deinem Herzen mehr,
Du liebest einen andern sehr.
Zur Liebe will ich dich nicht zwingen,
Doch geb’ ich dir die Freiheit nicht.

PAMINA
Mich rufet ja die Kindespflicht,
Denn meine Mutter...

SARASTRO
...steht in meiner Macht,
Du würdest um dein Glück gebracht,
Wenn ich dich ihren Händen ließe. -

PAMINA
Mir klingt der Muttername süße.
Sie ist es..

SARASTRO
...und ein stolzes Weib. -
Ein Mann muß eure Herzen leiten,
Denn ohne ihn pflegt jedes Weib
Aus ihrem Wirkungskreis zu schreiten.

MONOSTATOS
Na, stolzer Jüngling; nur hieher!
Hier ist Sarastro, unser Herr.

PAMINA
Er ist’s, ich glaub’ es kaum.

TAMINO
Sie ist’s, es ist kein Traum.

BEIDE
Es schling mein Arm sich um ihn/sie her!
Und wenn es auch mein Ende wär’!

ALLE
Was soll das heißen?

MONOSTATOS
Welch eine Dreistigkeit!
Gleich auseinander,
Das geht zu weit!
(trennt sie; - kniet)
Dein Sklave liegt zu deinen Füßen,
Laß den verwegnen Frevler büßen!
Bedenk, wie frech der Knabe ist!
Durch dieses seltnen Vogels List
Wollt’ er Paminen dir entführen,
Allein, ich wußt’ ihn aufzuspüren.
Du kennst mich! - Meine Wachsamkeit -

SARASTRO
Verdient, daß man ihr Lorbeer streut!
He, gebt dem Ehrenmann sogleich...

MONOSTATOS
Schon deine Gnade macht mich reich!

SARASTRO
...nur sieben und siebenzig Sohlenstreich’.

MONOSTATOS
(kniet)
Ach Herr, den Lohn verhofft’ ich nicht!

SARASTRO
Nicht Dank! es ist ja meine Pflicht!
(Monostatos wird fortgeführt)

ALLE
Es lebe Sarastro, der göttliche Weise,
Er lohnet, und strafet in ähnlichem Kreise.

SARASTRO
Führt diese beiden Fremdlinge
In unsern Prüfungstempel ein,
Bedecket ihre Häupter dann -
Sie müssen erst gereinigt sein.

(Zwei bringen eine Art Sack und bedecken die Häupter der beiden Fremden.)

CHOR
Wenn Tugend und Gerechtigkeit
Den Großen Pfad mit Ruhm bestreut,
Dann ist die Erd’ ein Himmelreich
Und Sterbliche den Göttern gleich.

CORO
(dall’interno)
Evviva Sarastro! Sarastro viva! -

PAPAGENO
Cosa significa questo?
Io tremo, io fremo! -

PAMINA
Oh amico! Ora è finita per noi!
Si annuncia l'arrivo di Sarastro!

PAPAGENO
Oh, fossi un topolino,
Come vorrei nascondermi! -
Fossi piccolo come una chiocciola,
Striscerei dentro alla mia casina! -
Bambina mia, cosa diremo ora?

PAMINA
La verità! La verità,
Fosse anche un delitto!

(Corteo del seguito; da ultimo esce Sarastro su un carro trionfale, tirato da sei leoni.)


CORO
Evviva Sarastro, Sarastro viva!
A lui con gioia ci sottomettiamo!
Possa sempre rallegrarsi di una vita saggia. -
Egli è il nostro idolo, cui tutti si consacrano.
(Questo coro viene cantato fino a che Sarastro è sceso dal carro.)

PAMINA
(in ginocchio)
Signore, sì, è vero, sono colpevole! -
Io volevo sfuggire al tuo potere. -
Solo che la colpa non è mia!
Quel moro malvagio pretendeva amore;
Per questo, o Signore, son fuggita da te! -

SARASTRO
Alzati, rasserénati, o cara:
Poiché, sin prima di interrogarti,
Io so ancor più del tuo cuore,
Che tu ami un altro con passione.
Io non ti voglio costringere all’amore,
Tuttavia non ti concedo la libertà.

PAMINA
Mi chiama però il dovere filiale,
Poiché mia madre...

SARASTRO
...è in mio potere.
Perderesti la tua felicità,
Se io ti lasciassi alle sue mani. -

PAMINA
Il nome materno mi suona dolce.
Lei è...

SARASTRO
...una donna superba. -
Un uomo deve guidare i vostri cuori,
Poiché senza di lui suole ogni donna
Deviare dalla via che le è propria.

MONOSTATO
Ebbene, superbo giovane; ora eccoci!
Questo è Sarastro, il nostro Signore.

PAMINA
È lui, lo credo appena.

TAMINO
È lei, non è un sogno.

A DUE
Il braccio mio si stringa intorno a lui/lei,
E fosse anche la mia fine!

TUTTI
Che significa ciò?

MONOSTATO
Che sfacciataggine!
Separatevi subito,
Questo è troppo!
(li separa; - s’inginocchia)
Il tuo schiavo giace ai tuoi piedi,
Fa’ che l’audace scellerato sia punito!
Considera quanto è sfrontato il ragazzo!
Con l’astuzia di questo strano uccello
Ti voleva rapire Pamina.
Ma io sono riuscito a braccarlo.
Tu mi conosci! - il mio vigilare -

SARASTRO
Merita che lo si sparga d’allori;
Olà! Date subito a questo galantuomo...

MONOSTATO
Già la tua benevolenza mi fa ricco!

SARASTRO
...settantasette frustate sotto i piedi.

MONOSTATO
(s’inginocchia)
Ahimè, Signore, non speravo in tale ricompensa.

SARASTRO
Nessun ringraziamento! è solo il mio dovere!
(Monostato viene condotto via)

TUTTI
Evviva Sarastro, il saggio divino,
Egli premia e punisce in eguale misura.

SARASTRO
Conducete questi due forestieri
Nel nostro Tempio della Prova;
Poi coprite i loro capi -
Essi devono prima essere purificati.

(Due uomini prendono una specie di sacco e coprono il capo dei due forestieri.)

CORO
Quando virtù e giustizia
Cospargono di gloria il cammino dei grandi,
Allora la terra è un regno celeste,
E i mortali eguagliano gli dèi.






Dorothea Röschmann (Pamina), Matti Salminen (Sarastro), Uwe Peper (Monostatos),
Piotr Beczala (Tamino), Detlef Roth (Papageno)
dir: Iván Fischer (2001)


Kathleen Battle (Pamina), Kurt Moll (Sarastro), Heinz Zednik (Monostatos),
Francisco Araiza (Tamino), Manfred Hemm (Papageno)
dir: James Levine (1991)


Evelyn Lear, Franz Crass, Friedrich Lenz,
Fritz Wunderlich, Dietrich Fischer-Diskau
dir: Karl Böhm (1964)

Edith Mathis, José van Dam, Heinz Kruse,
Francisco Araiza, Gottfried Hornik
dir: Herbert von Karajan (1980)

16 settembre 2020

Il flauto magico (11) - "Schnelle Füße, rascher Mut"

Scritto da Christian



Senza soluzione di continuità musicale, la scena muta. Pamina (liberatasi dalle catene, come specifica una didascalia del libretto) e Papageno sono in fuga dal palazzo di Sarastro. I due cercano di raggiungere Tamino: alla ragazza, che chiama ad alta voce il giovane, Papageno spiega di poter "far meglio", vale a dire suonare il proprio zufolo per attirare la sua attenzione. E come se fossimo tornati indietro di qualche minuto nel tempo, assistiamo alla stessa scena precedente, stavolta dal punto di vista opposto, con il botta e risposta fra i due strumenti: lo zufolo di Papageno e il flauto di Tamino si rispondono a vicenda!

Felici, i due fuggitivi si incitano ad affrettarsi: "Nur geschwinde! Nur geschwinde!" ("Rapidi! Rapidi!"). Come per prendersi gioco della coppia, Monostatos – giunto alle loro spalle senza che se ne siano accorti – ne ripete le parole scimmiottandoli in tono caricaturale. Dopodiché ordina ai suoi schiavi di incatenarli nuovamente. Ogni speranza sembra perduta, ma Papageno si ricorda di avere ancora una freccia al proprio arco, vale a dire i preziosi campanelli d'argento (glockenspiel) che gli erano stati donati dalle Tre Dame. Comincia a suonarlo e, miracolo!, subito Monostatos e gli schiavi cominciano a danzare contro la loro stessa volontà, come se fossero figurine di un orologio meccanico, andandosene di scena marciando e ballando.

Il motivo suonato da Papageno, e cantato da Monostatos e dagli schiavi ("Das klinget so herrlich, das klinget so schön!"), è semplice e infantile come appunto la melodia di un carillon, ma assomiglia anche a una polka (danza che all'epoca di Mozart forse non esisteva ancora, ma che trae le sue origini da alcune forme di ballo già popolari a Praga e in Boemia). A rendere così accattivante questo piccolo brano è anche quel "la la ra" così umoristico, che abbinato alla danza dei cattivi non solo ne neutralizza la minaccia ma la volge in ridicolo. È la prima volta che Papageno suona il glockenspiel e che mette alla prova i suoi magici poteri, reminiscenti di quelli degli strumenti di celebri fiabe, come "Il pifferaio di Hamelin", in grado di dominare persino la volontà degli esseri viventi. Il flauto magico di Tamino sarà pure più prezioso e importante (dà persino il titolo all'opera), ma questi campanelli non sono certo da meno, anzi!



Partiti Monostatos e gli schiavi, Papageno e Pamina si fermano un attimo a inneggiare al potere dei campanelli: "Könnte jeder brave Mann / solche Glöckchen finden" ("Potesse ogni brava persona / trovare simili campanelli"). È un altro di quegli istanti di riflessione, con annessa "massima morale" edificante e didattica, che arresta momentaneamente l'azione, come già era avvenuto nel quintetto "Hm! hm! hm! hm!" nel momento in cui le Dame rimuovevano il lucchetto alla bocca dell'uccellatore. Questi momenti erano piuttosto frequenti nel teatro popolare viennese dell'epoca, e secondo il musicologo Charles Rosen essi risultano "didattici" non soltanto dal punto di vista del testo ma anche da quello della musica, che Mozart scrive in modo che sia il più semplice e lineare possibile (ricordo che Ingmar Bergman, nel suo film del 1975, sottolinea tale aspetto facendo apparire queste frasi su dei cartelli retti dai personaggi e rivolti agli spettatori). In ogni caso, la melodia di apertura di questo piccolo duetto ispirerà l'incipit del lied "Heidenröslein" di Franz Schubert.

Clicca qui per il testo del brano.

PAMINA UND PAPAGENO
Schnelle Füße, rascher Mut
Schützt vor Feindes List und Wut.
Fänden wir Tamino doch!
Sonst erwischen sie uns noch!

PAMINA
Holder Jüngling! -

PAPAGENO
Stille, stille! ich kann’s besser! -
(pfeift)

(Tamino antwortet von innen auf seiner Flöte)

BEIDE
Welche Freude ist wohl größer,
Freund Tamino hört uns schon,
Hieher kam der Flötenton.
Welch ein Glück, wenn ich ihn finde.
Nur geschwinde! Nur geschwinde! -
(wollen hineingehen)

MONOSTATOS
(ihrer spottend)
Nur geschwinde, nur geschwinde…
Ha! - hab’ ich euch noch erwischt!
Nur herbei mit Stahl und Eisen;
Wart, man will euch Mores weisen!
Den Monostatos berücken! -
Nur herbei mit Band und Stricken,
He, ihr Sklaven, kommt herbei! -

PAMINA UND PAPAGENO
Ach, nun ist’s mit uns vorbei!

(Die Sklaven kommen mit Fesseln)

PAPAGENO
Wer viel wagt, gewinnt oft viel!
Komm, du schönes Glockenspiel,
Laß die Glöckchen klingen, klingen,
Daß die Ohren ihnen singen!

(Papageno spielt auf seinem Glockenspiel. Sogleich tanzen und singen Monostatos und die Sklaven, und gehen unter dem Gesange marschmäßig ab)

MONOSTATOS UND SKLAVEN
Das klinget so herrlich,
Das klinget so schön!
La ra la, la la ra.
Nie hab’ ich so etwas
Gehört und gesehn!
La ra la, la la ra.
(marschmäßig ab)

PAPAGENO UND PAMINA
(lachen)
Könnte jeder brave Mann
Solche Glöckchen finden,
Seine Feinde würden dann
Ohne Mühe schwinden.
Und er lebte ohne sie
In der besten Harmonie!
Nur der Freundschaft Harmonie
Mildert die Beschwerden,
Ohne diese Sympathie
Ist kein Glück auf Erden.
PAMINA E PAPAGENO
Piedi veloci, animo pronto,
Proteggon dal nemico astuto e irato.
Trovassimo almeno Tamino!
Altrimenti ci acchiappan di nuovo.

PAMINA
Caro giovane! -

PAPAGENO
Zitta, zitta, io so far meglio.
(zufola)

(Tamino risponde da fuori col suo flauto)

A DUE
Quale gioia è mai più grande,
L’amico Tamino ci ode già,
Il suono del flauto è giunto fin qui.
Quale felicità se lo trovo.
Ma rapidi, ma rapidi! -
(vogliono andare)

MONOSTATO
(schernendoli)
Ma rapidi, ma rapidi…
Ah! - vi ho acchiappati di nuovo!
Presto qui con ferri e acciar;
Aspettate, v’insegneremo le buone maniere!
Farla a Monostato! -
Presto qui con catene e funi,
Olà! schiavi, venite qui! -

PAMINA E PAPAGENO
Ah! per noi è finita, adesso!

(Gli schiavi vengono con catene)

PAPAGENO
Chi molto osa, ottiene spesso molto!
Su, bella cassettina,
Fa risuonare i campanelli,
Sì che gli cantino le orecchie.

(Papageno suona il Glockenspiel. Subito Monostato e gli schiavi danzano e cantano, e se ne vanno marciando sul ritmo del canto.)

MONOSTATO E SCHIAVI
Suona così bene,
Suona così bello!
La la ra, la la ra.
Mai nulla di simile
Ho udito né veduto!
La la ra, la la ra.
(si allontanano a passo di marcia)

PAPAGENO E PAMINA
(ridono)
Potesse ogni brava persona
Trovare simili campanelli,
I suoi nemici allora
Scomparirebbero senza fatica.
Ed egli vivrebbe senza di loro
Nella migliore armonia!
Solo l’armonia dell’amicizia
Attenua i dissidi;
Senza questa simpatia d’affetti
Non c’è felicità sulla Terra.





Manfred Hemm (Papageno), Kathleen Battle (Pamina), Heinz Zednik (Monostatos)
dir: James Levine (1991)


Wolfgang Brendel (Papageno), Lucia Popp (Pamina), Norbert Orth (Monostatos)
dir: Wolfgang Sawallisch (1983)


Dietrich Fischer-Dieskau, Evelyn Lear, Friedrich Lenz
dir: Karl Böhm (1964)

Michael Kraus, Ruth Ziesak, Heinz Zednik
dir: Georg Solti (1991)


A testimoniare della popolarità dell'orecchiabilissimo "Das klinget so herrlich", nel corso dei secoli successivi sono stati scritti numerosi brani, canzoni e variazioni a esso ispirati. Per esempio il duetto per pianoforte "Away with Melancholy", oppure le variazioni per chitarra di Fernando Sor. E canzoni per bambini.



scena dal film "Il silenzio degli innocenti" (1991) di Jonathan Demme

12 settembre 2020

Il flauto magico (10) - "Zum Ziele führt dich diese Bahn"

Scritto da Christian

Lasciando per un attimo Pamina e Papageno, torniamo a Tamino che, guidato dai Tre Fanciulli (i quali appaiono per la prima volta ufficialmente in scena), arriva fino alle porte del regno di Sarastro. Comincia qui quello che tecnicamente è il finale del primo atto: un finale però assai lungo (dura circa venticinque minuti!) e complesso, diviso essenzialmente in tre sezioni (che tratterò in tre post separati), a loro volta suddivise in parti molto diverse fra loro. Anche la musica spazia attraverso differenti stili e atmosfere, a cominciare da quella alta e solenne che ci accoglie in queste prime battute con le voci bianche e all'unisono delle tre piccole ma sagge guide (nella prima rappresentazione del 1791, le parti erano cantate da due bambini e da una ragazza, Anna, nipote ventiquattrenne del librettista Emanuel Schikaneder e figlia di suo fratello maggiore Urban, che a sua volta interpretava la parte del Primo Sacerdote).

Con le primissime battute del Finale incontriamo l'aspetto solenne, che ha del massonico, dell'opera, perché l'orchestrazione ha adesso assunto un colore del tutto diverso. I tre tromboni, le trombe in sordina, i tamburi smorzati insieme alle voci pure dei tre Fanciulli conferiscono una gravità di tono mai riscontrata nelle opere precedenti di Mozart o nelle scene precedenti di quest'opera. È importante che le voci di soprano e contralto siano di ragazzi e non, come spesso accade fuori Vienna, mature voci femminili.
(Charles Osborne)


Chi sono questi Drei Knaben (letteralmente Tre Fanciulli, ma talvolta tradotti come Tre Genietti)? Non certo tre bambini normali come la loro apparenza lascia intendere: si tratta di guide sagge e misteriose, sorta di angeli o spiriti, degli inviati dunque quasi soprannaturali ("ognuno ha in mano un ramoscello di palma argentato") che appaiono e scompaiono, superano ogni barriera (a volte a bordo di "una macchina volante", a volte semplicemente giungendo "dall'alto") e arrivano al momento giusto per consigliare i nostri eroi (sventeranno anche ben due tentativi di suicidio!). Pur essendo stati assegnati a Tamino e Papageno dalle Tre Dame, e dunque indirettamente dalla Regina della Notte, non sembrano affiliati a questa, né peraltro a Sarastro (anche se nel secondo atto si servirà di loro per recapitare al principe e all'uccellatore i loro strumenti e delle vivande). Ispirati forse ai personaggi della fiaba "Die klugen Knaben" (pubblicata nelle raccolte di Wieland già citate in precedenti post), sono elementi neutrali che appartengono a entrambi i mondi e che mediano fra loro: fra la natura, ovvero gli istinti (aiuteranno Papageno a trovare la propria compagna), e la ragione (incitano Tamino a completare il proprio percorso di iniziazione, resistendo alla follia e alla superstizione).
Altro personaggio uno e trino è quello costituito dai tre genietti, felicissima immissione delle voci bianche infantili nel vasto piano vocale delle voci adulte: i genietti guidano alla giusta meta, consigliano al momento opportuno, sanno sviare il pugnale suicida dalle mani di Pamina, sono sempre pronti ad indicare quale sia la via che porta alla felicità. Il canto angelico dei genietti è proprio quello che ci vuole per una favola, ed essi alla favola apportano una nuova nota di magia. Le voci che scendono dall'alto hanno il potere magico di determinare le azioni, di aprire i nuovi orizzonti nell'animo dei personaggi, di saldare il cerchio preziosissimo della felicità.
(Mario Labroca)

Clicca qui per il testo ("Zum Ziele führt dich diese Bahn").

(Drei Knaben führen den Tamino herein, jeder hat einen silbernen Palmenzweig in der Hand.)

DIE DREI KNABEN
Zum Ziele führt dich diese Bahn,
Doch mußt du Jüngling männlich siegen,
Drum höre unsre Lehre an:
Sei standhaft, duldsam, und verschwiegen! -

TAMINO
Ihr holden Kleinen saget an,
Ob ich Paminen retten kann? -

DIE DREI KNABEN
Dies kund zu tun steht uns nicht an;
Sei standhaft, duldsam, und verschwiegen!
Bedenke dies, kurz, sei ein Mann. -
Dann, Jüngling, wirst du männlich siegen.
(gehen ab)

(Tre fanciulli introducono Tamino, ognuno ha in mano un ramoscello di palma argentato.)

I TRE FANCIULLI
Questa strada ti conduce alla meta,
Ma tu, giovane, devi vincere da uomo.
Perciò ascolta il nostro consiglio:
Sii fermo, paziente e riservato. -

TAMINO
Voi, leggiadri fanciulli, preannunciate,
Se potrò salvare Pamina.

I TRE FANCIULLI
Rivelarti questo non compete a noi;
Sii fermo, paziente, e riservato!
Rifletti su ciò; in breve, sii un uomo. -
E allora, giovane, vincerai da uomo.
(escono)





dir: Iván Fischer (2001)


dir: Riccardo Muti (2006)





Dicevamo della mediazione fra natura e ragione: "Tempio della natura" e "Tempio della ragione" sono anche le diciture che si leggono sulle due delle tre porte (quella di sinistra e quella di destra) che si ergono davanti a Tamino. Lasciato solo dai Tre Fanciulli, il principe proverà a entrare in ciascuna di loro, ma ne è respinto da una voce che grida "Zurück!", "Indietro!". La terza porta, quella centrale, reca la scritta "Tempio della saggezza". A differenza delle altre due, questa si apre e ne fuoriesce un vecchio sacerdote.

Una nota di carattere filologico, prima di continuare. La tradizione identifica talvolta questo personaggio come l'Oratore (Sprecher) del Tempio, ma in realtà si tratta del Primo Sacerdote (Erster Priester). Incontreremo l'Oratore nel secondo atto, e mi soffermerò di più sulla confusione fra questi personaggi quando ci occuperemo del duetto "Bewahret euch vor Weibertücken".

La lunga scena del dialogo fra Tamino e il Primo Sacerdote è una delle più particolari e stupefacenti dell'opera, perché – pur proseguendo sul modello del recitativo accompagnato di Gluck – sembra anticipare quel "teatro musicale totale" che sorgerà nella seconda metà dell'Ottocento, libero dalle costrizioni dei numeri chiusi (arie, duetti, recitativi, ecc.). Tutto qui fluisce in maniera naturale, senza che si percepisca mai la sovrastruttura operistica che costringe interpreti e spettatori a rimanere bloccati nell'espressione dei pensieri o dei sentimenti. Lenta e solenne, la scena è assai importante dal punto di vista narrativo: si suggerisce per la prima volta che le cose potrebbero non essere come ci sono state raccontate finora. Sarastro forse non è "ein Bösewicht, ein Unmensch, ein Tyrann" (un malvagio, un mostro disumano, un tiranno) come la Regina della Notte ha fatto credere a Tamino, sorpreso dal fatto che proprio lui regni nel tempio della saggezza. E anche se ha effettivamente sottratto Pamina alla madre (come il Sacerdote conferma), aveva le sue ragioni, che però per ora non possono essere rivelate.

Il Sacerdote parla lentamente (come sottolinea il libretto, al contrario di Tamino che si esprime invece con frenesia e impulsività). E dopo aver predicato le virtù del silenzio e sminuito il valore di ciò che gli ha detto la Regina ("Una donna fa poco e chiacchiera molto. Tu, giovane, credi al turbinio di una lingua?") – uno dei temi della massoneria, che da questa scena cominciano a salire in primo piano, è proprio la distruzione del male e dell'ignoranza attraverso le virtù della conoscenza, della giustizia, della verità e della saggezza, che vanno di pari passo con la disciplina del silenzio – l'uomo abbandona improvvisamente il recitativo e plana su una melodia bellissima e ieratica, uno dei miei momenti preferiti di tutto il "Flauto magico", in cui, a Tamino che chiede quando cadrà il velo di questo mistero, risponde:
Sobald dich führt der Freundschaft Hand
ins Heiligtum zum ew’gen Band.
Quando la mano dell’amicizia ti condurrà
nel Tempio verso il vincolo eterno.
Dopodiché si accommiata, lasciando il giovane in preda alla confusione. Tamino non ha più certezze e non sa più a cosa credere. Si interroga, parlando a sé stesso e alla natura con una frase che esprime quasi disperazione: "Oh notte eterna! quando svanirai? Quando la mia vista troverà la luce?". A rispondergli sono alcune voci – una sorta di oracolo – che provengono dall'interno del tempio e che, riprendendo il motivo melodico precedente, gli confermano la cosa per lui al momento più importante: Pamina è ancora in vita.

Questo passaggio, così misterioso ed evocativo, è al centro di una bella sequenza in un film di Bergman, "L'ora del lupo" (1968).

La scena di Tamino con [il Sacerdote] è straordinaria per due motivi. Il primo è che in essa (...) Mozart anticipa l'opera "durchkomponiert" sviluppata da Wagner e da Verdi verso la metà dell'Ottocento e compone una scena che non si divide né in recitativo e melodia, né in dialogo e musica. L'azione drammatica è portata avanti in dialogo tra tenore e basso e, sebbene il dialogo possa dal punto di vista formale essere classificato come recitativo, esso in realtà consiste in un gran numero di unità melodiche. Un secondo motivo per soffermarsi su questa scena è la qualità musicale di quelle frasi melodiche. Mozart ha infuso in questo scambio tra Tamino e uno dei sacerdoti di Sarastro una qualità particolare di spiritualità pura che la differenzia, nella sua gravità e solennità, da tutto ciò che ha dintorno.
(Charles Osborne)


Felice e grato di sapere che Pamina è ancora viva, il principe estrae il proprio flauto e si mette a suonare. Subito viene circondato da "animali selvatici di tutte le specie" che escono dal bosco per ascoltarlo. Anche gli uccelli fischiettano. Il tema della musica che incanta gli animali selvaggi e in generale la natura (uomini compresi) è naturalmente un luogo comune di molti miti, a cominciare da quello di Orfeo (di cui ci parlerà Marisa in un post successivo) ma ricordiamo anche Krishna (che suona proprio il flauto!) nonché la fiaba del pifferaio di Hamelin (e, con il canto, la Biancaneve di Walt Disney!). Miti che hanno molto di vero, se pensiamo agli incantatori di serpenti o agli studi scientifici che hanno dimostrato come gli animali reagiscono positivamente alla musica (ma non ci voleva molto: basti pensare come molte specie, a partire proprio dagli uccelli, utilizzino richiami sonori per comunicare fra loro). Questa scena ci rivela anche che Tamino possiede dentro di sé già alcune virtù, su cui Sarastro e i suoi sacerdoti "lavoreranno" per innalzarlo fino al tempio della saggezza.

"Wie stark ist nicht dein Zauberton" ("Quant’è mai potente la tua voce magica") commenta Tamino, parlando con il suo flauto, prima di lamentarsi nuovamente del fatto che gli animali rispondono al suo suono ma Pamina è ancora distante. Ma... ecco! Al suono del flauto si ode in lontananza una risposta, quella della siringa di Papageno che ne replica le note! Tamino gioisce: "La musica forse mi condurrà da lei!", commenta, e parte in quella direzione.

Clicca qui per il testo ("Die Weisheitslehre dieser Knaben").

TAMINO
Die Weisheitslehre dieser Knaben
Sei ewig mir ins Herz gegraben.
Wo bin ich nun? - was wird mit mir?
Ist dies der Sitz der Götter hier? -
Doch zeigen die Pforten - es zeigen die Säulen,
Daß Klugheit, und Arbeit, und Künste hier weilen.
Wo Tätigkeit thronet und Müßiggang weicht,
Erhält seine Herrschaft das Laster nicht leicht.
Ich wage mich mutig zur Pforte hinein.
Die Absicht ist edel, und lauter, und rein.
Erzitt’re feiger Bösewicht!
Pamina retten ist mir Pflicht.

(Geht an die Pforte rechts, macht sie auf, und als er hinein will, hört man von fern eine Stimme.)

EINE STIMME
Zurück!

TAMINO
Zurück? - so wag’ ich hier mein Glück!
(geht an die Pforte links)

EINE STIMME
(von innen)
Zurück!

TAMINO
Auch hier ruft man «zurück»?
(sieht sich um)
Da seh’ ich noch eine Tür.
Vielleicht find’ ich den Eingang hier.

(Er klopft, ein alter Priester erscheint.)

ERSTER PRIESTER
Wo willst du, kühner Fremdling, hin?
Was suchst du hier im Heiligtum? -

TAMINO
Der Lieb’ und Tugend Eigentum.

ERSTER PRIESTER
Die Worte sind von hohem Sinn!
Allein, wie willst du diese finden?
Dich leitet Lieb’ und Tugend nicht,
Weil Tod und Rache dich entzünden.

TAMINO
Nur Rache für den Bösewicht.

ERSTER PRIESTER
Den wirst du wohl bei uns nicht finden.

TAMINO
(schnell)
Sarastro herrscht in diesen Gründen?

ERSTER PRIESTER
Ja, ja, Sarastro herrschet hier.

TAMINO
Doch in der Weisheit Tempel nicht? -

ERSTER PRIESTER
(langsam)
Er herrscht im Weisheitstempel hier! -

TAMINO
So ist denn alles Heuchelei! -
(will gehen)

ERSTER PRIESTER
Willst du schon wieder gehn?

TAMINO
Ja ich will gehen, froh, und frei -
Nie euren Tempel sehn! -

ERSTER PRIESTER
Erklär dich näher mir,
Dich täuschet ein Betrug! -

TAMINO
Sarastro wohnet hier,
Das ist mir schon genug! -

ERSTER PRIESTER
Wenn du dein Leben liebst,
So rede, bleibe da! -
Sarastro hassest du?

TAMINO
Ich haß’ ihn ewig, ja! -

ERSTER PRIESTER
Nun gib mir deine Gründe an! -

TAMINO
Er ist ein Unmensch, ein Tyrann! -

ERSTER PRIESTER
Ist das, was du gesagt, erwiesen?

TAMINO
Durch ein unglücklich Weib bewiesen,
Das Gram und Jammer niederdrückt!

ERSTER PRIESTER
Ein Weib hat also dich berückt? -
Ein Weib tut wenig, plaudert viel.
Du Jüngling glaubst dem Zungenspiel? -
O legte doch Sarastro dir
Die Absicht seiner Handlung für. -

TAMINO
Die Absicht ist nur allzuklar!
Riß nicht der Räuber ohn’ Erbarmen,
Paminen aus der Mutter Armen? -

ERSTER PRIESTER
Ja Jüngling, was du sagst, ist wahr! -

TAMINO
Wo ist sie, die er uns geraubt?
Man opferte vielleicht sie schon? -

ERSTER PRIESTER
Dir dies zu sagen, teurer Sohn,
Ist jetztund mir noch nicht erlaubt. -

TAMINO
Erklär dies Rätsel, täusch mich nicht!

ERSTER PRIESTER
Die Zunge bindet Eid und Pflicht!

TAMINO
Wann also wird die Decke schwinden? -

ERSTER PRIESTER
Sobald dich führt der Freundschaft Hand
Ins Heiligtum zum ew’gen Band.
(geht ab)

TAMINO
(allein)
O ew’ge Nacht! Wann wirst du schwinden? -
Wann wird das Licht mein Auge finden? -

EINIGE STIMMEN
(von innen)
Bald, Jüngling, oder nie!

TAMINO
Bald, sagt ihr oder nie? -
Ihr Unsichtbaren saget mir:
Lebt denn Pamina noch? -

EINIGE STIMMEN
(von innen)
Pamina lebet noch! -

TAMINO
(freudig)
Sie lebt!
Ich danke euch dafür.
(nimmt seine Flöte heraus)
O wenn ich doch im Stande wäre,
Allmächtige, zu eurer Ehre,
Mit jedem Tone meinen Dank
Zu schildern,
(aufs Herz deutend)
wie er hier, entsprang.

(Er spielt; es kommen wilde Tiere von allen Arten hervor, ihm zuzuhören. Er hört auf, und sie fliehen. Die Vögel pfeifen dazu.)

Wie stark ist nicht dein Zauberton,
Weil, holde Flöte, durch dein Spielen
Selbst wilde Tiere Freude fühlen. -
(spielt)
Doch nur Pamina bleibt davon.
(spielt)
Pamina! höre, höre mich! -
(spielt)
Umsonst! -
(spielt)
Wo? ach, wo find’ ich dich? -
(spielt. Papageno antwortet von innen mit seinem Flötchen)
Ha, das ist Papagenos Ton! -
(Er spielt. Papageno antwortet)
Vielleicht sah er Paminen schon! -
Vielleicht eilt sie mit ihm zu mir! -
Vielleicht - führt mich der Ton zu ihr!
(eilt ab)
TAMINO
Il saggio insegnamento di questi fanciulli
Mi sia sempre impresso nel cuore.
Dove sono ora? - cosa sarà di me?
È questa la sede degli dèi?
Pur indicano questi portali - e queste colonne,
Che sapienza, e lavoro, e arte qui dimorano.
Dove impera l’attività e l’ozio retrocede,
Il vizio mantiene a fatica il suo dominio.
Mi arrischio con coraggio a valicare il portale.
L’intenzione è nobile e manifesta e pura.
Trema, vile malvagio!
Salvar Pamina è mio dovere.

(Va al portale di destra, lo apre, e allorché sta per entrare, si ode da lontano una voce.)

UNA VOCE
Indietro!

TAMINO
Indietro? - dunque tenterò qui la mia fortuna!
(va al portale di sinistra)

UNA VOCE
(di dentro)
Indietro!

TAMINO
Anche qui si grida «indietro»?
(si guarda intorno)
Vedo lì ancora un portale.
Forse qui trovo l’entrata.

(Bussa, compare un vecchio sacerdote.)

PRIMO SACERDOTE
Dove vuoi andare, audace forestiero?
Cosa cerchi qui nel tempio? -

TAMINO
Il regno dell’amore e della virtù.

PRIMO SACERDOTE
Sono parole di alti sentimenti -
Ma come intendi trovarlo?
Non ti guida né amore né virtù,
Poiché ti infiammano morte e vendetta.

TAMINO
Vendetta solo per il malvagio.

PRIMO SACERDOTE
Non lo troverai certo fra noi.

TAMINO
(rapidamente)
Sarastro regna in queste terre?

PRIMO SACERDOTE
Sì, sì, Sarastro regna qui.

TAMINO
Ma non nel tempio della saggezza? -

PRIMO SACERDOTE
(lentamente)
Egli regna qui nel tempio della saggezza! -

TAMINO
Allora è tutto ipocrisia! -
(vuole andare)

PRIMO SACERDOTE
Vuoi già andartene via?

TAMINO
Sì, voglio andarmene, felice, e libero -
Non vedere mai il vostro tempio! -

PRIMO SACERDOTE
Spiègati meglio,
Un errore ti inganna! -

TAMINO
Sarastro abita qui,
Ciò mi basta.

PRIMO SACERDOTE
Se tu ami la tua vita,
Allora parla, rimani qui! -
Tu odii Sarastro?

TAMINO
Lo odio per l’eternità! sì! -

PRIMO SACERDOTE
Ora indicami le tue ragioni! -

TAMINO
Egli è un mostro, un tiranno! -

PRIMO SACERDOTE
È dimostrato ciò che hai affermato?

TAMINO
Dimostrato da una donna infelice,
Che da pena e strazio è oppressa!

PRIMO SACERDOTE
Una donna ti ha dunque incantato? -
Una donna fa poco e chiacchiera molto.
Tu, giovane, credi al turbinio di una lingua? -
Oh, se Sarastro ti spiegasse
Lo scopo del suo gesto. -

TAMINO
Lo scopo è fin troppo chiaro;
Quel brigante non strappò senza pietà
Pamina dalle braccia della madre?

PRIMO SACERDOTE
Sì, giovane, ciò che dici è vero! -

TAMINO
Dov’è colei che ci ha rapito?
Sarà forse già stata immolata? -

PRIMO SACERDOTE
Dirti questo, caro figliolo,
Ora e a me non è ancora concesso. -

TAMINO
Chiarisci questo enigma, non m’ingannare!

PRIMO SACERDOTE
Giuramento e dovere legano la mia lingua!

TAMINO
Quando dunque cadrà il velo? -

PRIMO SACERDOTE
Appena la mano dell’amicizia ti condurrà
Nel Tempio verso il vincolo eterno.
(parte)

TAMINO
(solo)
Oh notte eterna! quando svanirai? -
Quando la mia vista troverà la luce? -

ALCUNE VOCI
(interne)
Presto, giovane, o mai più!

TAMINO
Presto, dite, o mai più? -
Voi, esseri invisibili, ditemi:
Vive dunque ancora Pamina? -

LE VOCI
(interne)
Pamina vive ancora! -

TAMINO
(lieto)
Ella vive!
Io vi ringrazio.
(prende fuori il suo flauto)
Oh se fossi almen capace,
Onnipotenti, in vostro onore
Dimostrar coi suoni la mia
Gratitudine,
(indicando il cuore)
come sgorga ora da qui!

(Suona; escono animali selvatici di tutte le specie per ascoltarlo. Egli smette, ed essi fuggono. Nel contempo gli uccelli fischiettano.)

Quant’è mai potente la tua voce magica,
Caro flauto, se al tuo suono
Gli stessi animali selvaggi provano gioia. -
(suona)
Eppur Pamina sola resta lontana.
(suona)
Pamina! ascolta, ascoltami! -
(suona)
Invano! -
(suona)
Dove? ahimè, dove ti trovo?
(suona. Papageno risponde da dentro con il suo zufolo)
Ah, questo è il suono di Papageno! -
(suona. Papageno risponde)
Lui forse ha già visto Pamina! -
Fors’ella s’affretta con lui verso me! -
La musica - forse mi condurrà da lei.
(corre via)





Piotr Beczala (Tamino), Jacob Will (Sacerdote)
dir: Franz Welser-Möst (2000)


Michael Schade, Detlef Roth
dir: John Eliot Gardiner (1995)

Nicolai Gedda, Franz Crass
dir: Otto Klemperer (1964)

8 settembre 2020

Il flauto magico (9) - "Bei Männern, welche Liebe fühlen"

Scritto da Christian



Mentre Pamina "parla come in sogno", invocando la madre, Papageno torna sui propri passi, essendosi autoconvinto che non c'è alcun pericolo. Incontra dunque la ragazza e verifica che si tratta proprio della figlia della Regina della Notte, ovvero di colei che lui e Tamino devono salvare. Il principe, oltre a mandarlo in avanscoperta, gli ha infatti consegnato il ritratto della fanciulla, per mezzo del quale l'uccellatore effettua la sua verifica, "spuntando" una dopo l'altra le caratteristiche di lei: "Gli occhi neri - esatto, neri. - Le labbra rosse - esatto, rosse. - Capelli biondi - capelli biondi. - Tutto coincide, eccetto mani e piedi. - A dedurre dal dipinto, non devi avere né mani né piedi, visto che qui non sono mostrati".

Papageno spiega a Pamina di essere stato inviato a salvarla dalla Regina ("la mia buona, tenera madre", la chiama la ragazza) insieme a un principe che si è innamorato di lei già solo mirandone il ritratto. Non è ben chiaro come Papageno sia potuto entrare così facilmente nel castello e giungere fino a Pamina: se ci è riuscito lui, perché non è arrivato anche Tamino? Se lo chiede anche la ragazza ("Se il giovane sconosciuto prova amore per me, perché esita tanto a liberarmi dalle catene?"), alla quale l'uccellatore risponde, con una punta di sarcasmo: "Per sicurezza il Principe è stato tanto sensibile da mandarmi avanti ad annunciarti il nostro arrivo". In fondo, visto che Papageno ha con sé il ritratto, significa che la sua non era una semplice missione esplorativa ma ci si attendeva che giungesse fino alla ragazza. In ogni caso, il fatto che ci sia riuscito dimostra se non altro che non è un inetto o una spalla comica buona a solo a far ridere. E con Pamina stringe qui una particolare sintonia (favorita dalla semplicità, dalla freschezza e dall'immediatezza dei due caratteri: l'uno è un figlio della natura, l'altra una ragazza molto giovane) che perdurerà per tutto il resto del primo atto.

Tale sintonia nasce già da questo dialogo in cui si presentano a vicenda, senza nascondere i sentimenti e le proprie aspirazioni. Al lamento di Papageno di "non avere ancora una Papagena" (il suo nome virato al femminile è menzionato qui per la prima volta: è la sua parte mancante), Pamina prova a consolarlo: "Pazienza, amico! Il cielo provvederà anche a te; ti invierà un’amica prima di quanto tu creda". È curioso come utilizzi nella stessa frase, forse senza volerlo, le parole "amico" e "amica" ("Freund" e "Freundin" in tedesco) con due significati diversi, il primo relativo appunto all'amicizia e il secondo all'intesa affettiva-sessuale. In ogni caso il discorso dà lo spunto per il bellissimo duetto che segue, l'unico brano nel primo atto (o forse dell'intera opera) che non fa "avanzare" la trama, strettamente parlando: è più un intermezzo in cui i personaggi si fermano a condividere i propri pensieri con il pubblico. Ma naturalmente è uno di quei motivi musicalmente semplici eppure bellissimi che si incontrano spesso in Mozart e che trasudano persino una sorta di spiritualità. Fra i suoi numerosi estimatori c'era anche Ludwig van Beethoven, che ne scrisse delle variazioni per violoncello e pianoforte (le trovate in fondo a questo post).

Il tema è quello del potere dell'unione fra maschile e femminile, ovvero fra gli opposti: l'uno è la controparte essenziale dell'altro. Come Pamina, anche Papageno proviene dal mondo della Regina della Notte, dunque da un mondo femminile e materno. Inoltre è legato alla natura (anziché alla ragione) – è un uomo-uccello, dopo tutto! – e si lascia guidare dall'istinto, il cui primo comando è quello di cercare una compagna per completarsi e per perpetuare la specie. Stranamente poco citato dai commentatori secondo i quali "Die Zauberflöte" tratta della lotta fra elementi contrapposti (luce e ombra, bene e male, maschile e femminile), questo piccolo ma grande brano è invece un inno alla loro collaborazione per raggiungere la felicità, al potere dell'amore che "addolcisce ogni pena, condisce la nostra esistenza, regna su tutta la natura". I versi finali, poi, non lasciano spazio agli equivoci: "L’uomo con la donna e la donna con l’uomo / s’innalzano fino alla divinità". E anche la musica, che era iniziata con l'alternanza fra la voce maschile e femminile su un tema bello ma in fondo semplice, si fa più sofisticata (con la breve coloratura del soprano).

Nel duetto (...) tra Pamina e Papageno («Bei Mannern, welche Liebe fühlen»), l'azione viene momentaneamente fermata per permettere a questa coppia mal assortita, l'eroina ed il comico, di tenere una gentile predica sull'amore. Nelle battute finali, la semplicità sembra essere stata abbandonata e Pamina indulge in una ripetuta fioritura, anche se essa, che comprende il salto dal do di centro al la sopra il rigo, esprime un sentimento profondo, come rivela chiaramente un'interpretazione sensibile da parte del soprano. Esisteva, a quanto pare, una versione precedente di questo duetto, di stile meno popolare, che Schikaneder scartò, ma che può aver ripristinato quando l'opera fu messa in scena nel 1802 al nuovo Theater and der Wien.
(Charles Osborne)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

PAMINA
(spricht wie im Traum)
Mutter - Mutter - Mutter! -
(sie erholt sich, sieht sich um)
Wie? - Noch nicht vernichtet? - Zu neuen Qualen erwacht! - Mir bitterer als der Tod!

PAPAGENO
Bin ich nicht ein Narr, daß ich mich schrecken ließ? – Es gibt ja schwarze Vogel in der Welt, warum denn nicht auch schwarze Menschen? – Ah, sieh da! hier ist das schöne Fräulenbild noch. – Du Tochter der nächtlichen Königin!

PAMINA
Nächtliche Königin? – Wer bist du?

PAPAGENO
Ein Abgesandter der sternflammenden Königin.

PAMINA
(freudig)
Meiner Mutter? - O Wonne! - Dein Name!

PAPAGENO
Papageno.

PAMINA
Du kennst also meine gute, zärtliche Mutter?

PAPAGENO
Wenn du die Tochter der nächtlichen Königin bist - ja!

PAMINA
O ich bin es.

PAPAGENO
Das will ich gleich erkennen.
(Er sieht das Porträt an, welches der Prinz zuvor empfangen, und Papageno nun an einem Bande am Halse trägt)
Die Augen schwarz - richtig, schwarz. - Die Lippen rot - richtig, rot. - Blonde Haare - blonde Haare. - Alles trifft ein, bis auf Händ’ und Füße. - Nach dem Gemälde zu schließen, sollst du weder Hände noch Füße haben; denn hier sind auch keine angezeigt.

PAMINA
Erlaube mir - Ja ich bin’s - Wie kam es in deine Hände?

PAPAGENO
Eben, als ich im Begriff war, meine Vögel abzugeben, sah ich einen Menschen vor mir, der sich Prinz nennen läßt. - Dieser Prinz hat deine Mutter so eingenommen, daß sie ihm dein Bildnis schenkte und ihm befahl, dich zu befreien. - Sein Entschluß war so schnell, als seine Liebe zu dir.

PAMINA
Liebe?
(freudig)
Er liebt mich also? Aber Lieber Freund! wenn der unbekannte Jüngling Liebe für mich fühlt, warum säumt er so lange, mich von meinen Fesseln zu befreien? -

PAPAGENO
Zur Sicherheit war der Prinz so fein, mich voraus zu schicken, um dir unsre Ankunft anzukündigen. -

PAMINA
Freund, du hast viel gewagt! - Wenn Sarastro dich hier erblicken sollte -

PAPAGENO
So wird mir meine Rückreise erspart - das kann ich mir denken.

PAMINA
Dein martervoller Tod würde ohne Grenzen sein.

PAPAGENO
Um diesem auszuweichen, so gehen wir lieber beizeiten.

PAMINA
Wohl denn, es sei gewagt!
(sie gehen, Pamina kehrt um)
Aber wenn dies ein Fallstrick wäre? - wenn dieser nun ein böser Geist von Sarastros Gefolge wäre? -
(sie sieht ihn bedenklich an)

PAPAGENO
Ich ein böser Geist? - Wo denkst Ihr hin, Fräuleinbild? - Ich bin der beste Geist von der Welt.

PAMINA
Freund, vergib! vergib! wenn ich dich beleidigte. Du hast ein gefühlvolles Herz, das sehe ich in jedem deiner Züge.

PAPAGENO
Ach freilich habe ich ein gefühlvolles Herz - aber was nützt mir das alles? - Ich möchte mir oft alle meine Federn ausrupfen, wenn ich bedenke, daß Papageno noch keine Papagena hat.

PAMINA
Geduld, Freund! Der Himmel wird auch für dich sorgen; er wird dir eine Freundin schicken, ehe du dir’s vermutest. -

PAPAGENO
Wenn er’s nur bald schickte.

PAMINA
(parla come in sogno)
Madre - Madre - Madre! -
(si riprende, si guarda intorno)
Come? - Non ancora distrutta? - Risvegliata a nuovi supplizi! - Per me è più amaro della morte!

PAPAGENO
Non sono un pazzo, io, che mi lascio spaventare? – Nel mondo esistono uccelli neri, perché non dovrebbero esserci anche uomini neri? - Ah, guarda là! ecco la bella ragazza del ritratto. - Tu, figlia della Regina notturna!

PAMINA
Regina notturna? – Chi sei tu?

PAPAGENO
Un inviato della Regina astrifiammante.

PAMINA
(con gioia)
Mia madre? - Oh gioia! - Il tuo nome?

PAPAGENO
Papageno.

PAMINA
Tu conosci dunque la mia buona, tenera madre?

PAPAGENO
Se tu sei la figlia della Regina notturna - sì!


PAMINA
Oh, lo sono.

PAPAGENO
Voglio accertarmene subito.
(guarda il ritratto che il principe aveva ricevuto in precedenza e che ora Papageno porta legato al collo)
Gli occhi neri - esatto, neri. - Le labbra rosse - esatto, rosse. - Capelli biondi - capelli biondi. - Tutto coincide, eccetto mani e piedi. - A dedurre dal dipinto, non devi avere né mani né piedi, visto che qui non sono mostrati.

PAMINA
Permettimi - Sì, sono io - Come è giunto nelle tue mani?

PAPAGENO
Per l’appunto, mentre ero in procinto di consegnare i miei uccelli, ho visto un uomo davanti a me, che si fa chiamare Principe. - Questo Principe ha talmente conquistato tua madre che lei gli ha donato il tuo ritratto e gli ha ordinato di liberarti. - La sua decisione fu tanto rapida quanto il suo amore per te.

PAMINA
Amore?
(con gioia)
Dunque egli mi ama? Caro amico! se il giovane sconosciuto prova amore per me, perché esita tanto a liberarmi dalle catene? -

PAPAGENO
Così per sicurezza il Principe è stato tanto sensibile da mandarmi avanti ad annunciarti il nostro arrivo. -

PAMINA
Amico, tu hai rischiato molto! - Se Sarastro ti dovesse scorgere qui -

PAPAGENO
In tal caso mi risparmierò il viaggio di ritorno - posso immaginarmelo.

PAMINA
La tua morte sarebbe all’insegna di torture senza limiti.

PAPAGENO
Per evitarla, è dunque meglio che ce ne andiamo per tempo.

PAMINA
Bene, allora si tenti!
(s’avviano, Pamina torna indietro)
Ma se questa fosse una trappola? - se costui fosse uno spirito maligno del seguito di Sarastro?
(lo guarda pensierosa)

PAPAGENO
Io uno spirito maligno? Da cosa lo pensate, ragazza? Io sono il miglior spirito del mondo.

PAMINA
Amico, perdona! perdona! se ti ho offeso. Tu hai un cuore tanto sensibile, lo vedo in ogni tuo lineamento.

PAPAGENO
Ah, certamente ho un cuore pieno di sensibilità - ma a cosa mi serve? - Tante volte vorrei strapparmi tutte le penne, quando penso che Papageno non ha ancora una Papagena.

PAMINA
Pazienza, amico! Il cielo provvederà anche a te; ti invierà un’amica prima di quanto tu creda. -

PAPAGENO
Se solo la inviasse presto!

Clicca qui per il testo del brano ("Bei Männern, welche Liebe fühlen").

PAMINA
Bei Männern, welche Liebe fühlen,
Fehlt auch ein gutes Herze nicht.

PAPAGENO
Die süßen Triebe mitzüfuhlen
Ist dann der Weiber erste Pflicht.

BEIDE
Wir wollen uns der Liebe freun,
Wir leben durch die Lieb’ allein.

PAMINA
Die Lieb’ versüßet jede Plage,
Ihr opfert jede Kreatur.

PAPAGENO
Sie würzet unsre Lebenstage,
Sie wirkt im Kreise der Natur.

BEIDE
Ihr hoher Zweck zeigt deutlich an:
Nichts Edlers sei, als Weib und Mann.
Mann und Weib, und Weib und Mann,
Reichen an die Gottheit an.
(beide ab)
PAMINA
Negli uomini che provano amore
Alberga certo un cuore buono.

PAPAGENO
Condividere i dolci desideri
È poi il primo dovere di una donna.

A DUE
Dobbiamo rallegrarci dell’amore,
Noi viviamo solo grazie all’amore.

PAMINA
L’amore addolcisce ogni pena,
A lui si offre ogni creatura.

PAPAGENO
Condisce la nostra esistenza,
Regna su tutta la natura.

A DUE
Il suo alto fine indica chiaramente:
Nulla è più nobile di un uomo e una donna.
L’uomo con la donna e la donna con l’uomo
S’innalzano fino alla divinità.
(escono entrambi)





Lucia Popp (Pamina), Wolfgang Brendel (Papageno)
dir: Wolfgang Sawallisch (1983)


Kathleen Battle, Manfred Hemm
dir: James Levine (1991)

Dorothea Röschmann, Simon Keenlyside
dir: Colin Davis (2003)


Dorothea Röschmann (Pamina), Detlef Roth (Papageno)
dir: Iván Fischer (2001)


Genia Kühmeier (Pamina), Christian Gerhaher (Papageno)
dir: Riccardo Muti (2006)


Kiri Te Kanawa (Pamina), Thomas Allen (Papageno)
(1983)



scene dal film "Mozart" (1955) di Karl Hartl


scene dal film "Uccellacci e uccellini" (1966) di Pier Paolo Pasolini


Sette variazioni di Ludwig van Beethoven per violoncello e pianoforte (1801)
Mischa Maisky, Martha Argerich

4 settembre 2020

Il flauto magico (8) - "Du feines Täubchen nur herein"

Scritto da Christian



Il primo sguardo che gettiamo all'interno del castello di Sarastro sembra confermare tutto quello che i racconti delle Tre Dame e della Regina ci avevano lasciato intendere: Pamina, di cui facciamo finalmente la conoscenza in carne e ossa (dopo averla incontrata solo nel ritratto e attraverso il racconto della madre), è alla mercé di un crudele aguzzino, il moro Monostatos, che intima ai suoi schiavi di incatenarla. Un dialogo fra i tre schiavi che precede questa scena (ma che talvolta è rimosso dalle rappresentazioni, o al limite abbreviato) aggiunge alcuni particolari: Pamina ha tentato la fuga, ma Monostatos l'ha ricatturata.

È in questo momento che fa la sua apparizione Papageno, evidentemente inviato da Tamino in ricognizione. Penetrando nel castello da una finestra (come dice il libretto) o da una botola (come spesso mostrano gli allestimenti), l'uccellatore si trova di colpo di fronte al carceriere, e il risultato è esilarante: ciascuno dei due scambia l'altro per un demonio! Non dimentichiamo infatti che Papageno è vestito di penne e di piume, mentre Monostatos ha la pelle nera, e dunque entrambi hanno un aspetto decisamente particolare e insolito (si tratta inoltre dei due personaggi comici dell'opera, anche se ciascuno lo è a modo proprio, e dunque è normale che appaiano bizzarri e insoliti). Spaventati, si chiedono pietà a vicenda prima di fuggire in direzioni opposte. Per fortuna Papageno mostrerà di avere un po' più di sale in zucca ("Al mondo esistono anche uccelli neri, perché dunque non uomini neri?") e tornerà subito indietro per liberare Pamina.

Il terzetto comincia come un duetto concitato fra Monostatos e Pamina (mentre i tre schiavi non cantano: si tratta di ruoli soltanto parlati), per poi rallentare con l'ingresso di Papageno e trasformarsi in un altro duetto fra i due uomini. Da notare che i versi che l'uccellatore rivolge a Pamina ("Schon Madchen jung und fein, viel weisser noch als Kreide") sarebbero, secondo Charles Osborne, una citazione di "una canzone viennese popolare del 1791".

Del personaggio di Monostatos (o semplicemente Monostato in italiano), figura minore ma assai complessa, parleremo più a lungo in seguito, ma già adesso si possono accennare alcune questioni "problematiche". Non mi riferisco tanto al suo essere di pelle scura (che corrisponde a un cliché del teatro dell'epoca: è parente per esempio del turco Osmin, il sorvegliante de "Il ratto del serraglio", benché il modello principale sia probabilmente un personaggio del racconto "Adis un Dahy" contenuto nelle raccolte di fiabe "Dschinnestan" curate da Christoph Martin Wieland fra il 1786 e il 1789), anche se tale aspetto può cozzare con una visione moderna e politically correct (soprattutto quando a interpretare la parte è un attore bianco con il volto dipinto, nella tradizione del blackface). Il vero problema è come si possa spiegare la presenza di un così crudele carceriere, incline alla violenza e alla sopraffazione, per non parlare dei veri e propri schiavi di cui è al comando, in quello che ci verrà presentato come il regno della saggezza e della ragione, dove dovrebbero regnare soltanto pace, armonia e fratellanza.

È una delle apparenti contraddizioni (un'altra, per esempio, è il fatto che siano le Tre Dame, e dunque la Regina della Notte, a fornire a Tamino e Papageno gli strumenti magici nonché l'aiuto dei Tre Fanciulli) di un libretto che sembra improvvisato man mano che si procede, accatastando situazioni tipiche di fiabe e avventure per poi sterzare, nel secondo atto, sul tema dell'iniziazione morale e del dualismo fra giorno e notte (e Monostatos, in quanto "nero", non può che appartenere alla notte, anche se abita nel regno della luce). Non ci stupiremo troppo, dunque, quando nel finale tradirà Sarastro per unirsi alle forze della Regina Astrifiammante. Lo farà per vari motivi: perché punito dal suo padrone alla fine del primo atto, ma soprattutto perché concupisce Pamina (come vediamo sin da questa sua prima scena). Per ora, però, la presenza di un carceriere "cattivo" serve per continuare a farci credere che Sarastro sia effettivamente malvagio, come ne sono convinti Tamino e Papageno.

In realtà le contraddizioni di cui sopra si superano se pensiamo che il mondo non si divide rigorosamente in bianco e nero: come ci mostra il taijitu (il simbolo del tao, che rappresenta il concetto di yin e yang), nel bene c'è una punta di male e viceversa. E così dal regno oscuro della notte provengono il flauto magico e i Tre Fanciulli (e Papageno, che viveva lì), mentre nel regno della luce risiede anche Monostatos e c'è la schiavitù.

Una curiosità: nella prima rappresentazione a Vienna del 1791, uno dei tre schiavi era interpretato da Karl Ludwig Giesecke, collaboratore stabile di Schikaneder come attore, librettista e poeta che, secondo alcuni commentatori, potrebbe aver partecipato alla stesura del libretto dell'opera (o esserne addirittura l'unico e vero autore, una tesi che oggi è però poco accreditata).


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Ha! ha! - Pst! - Was soll denn das Lachen?").

(Zwei Sklaven tragen, so bald das Theater in ein prächtiges ägyptisches Zimmer verwandelt ist, schöne Pölster nebst einem prächtigen türkischen Tisch heraus, breiten Teppiche auf, sodann kommt der dritte Sklave.)

DRITTER SKLAVE
Ha, ha, ha!

ERSTER SKLAVE
Pst, pst!

ZWEITER SKLAVE
Was soll denn das Lachen?

DRITTER SKLAVE
Unser Peiniger, der alles belauschende Mohr, wird morgen sicherlich gehangen oder gespießt. – Pamina! – Ha, ha, ha!

ERSTER SKLAVE
Nun?

DRITTER SKLAVE
Das reizende Mädchen! – Ha, ha, ha!

ZWEITER SKLAVE
Nun?

DRITTER SKLAVE
Ist entsprungen.

ERSTER UND ZWEITER SKLAVE
Entsprungen? -

ERSTER SKLAVE
Und sie entkam?

DRITTER SKLAVE
Unfehlbar! – Wenigstens ist's mein wahrer Wunsch.

ERSTER SKLAVE
O Dank euch, ihr guten Götter! ihr habt meine Bitte erhört.

DRITTER SKLAVE
Sagt' ich euch nicht immer, es wird doch ein Tag für uns scheinen, wo wir gerochen, und der schwarze Monostatos bestraft werden wird.

ZWEITER SKLAVE
Was spricht nun der Mohr zu der Geschichte?

ERSTER SKLAVE
Er weiß doch davon?

DRITTER SKLAVE
Natürlich! Sie entlief vor seinen Augen. – Wie mir einige Brüder erzählten, die im Garten arbeiteten, und von weitem sahen und hörten, so ist der Mohr nicht mehr zu retten; auch wenn Pamina von Sarastros Gefolge wieder eingebracht würde.

ERSTER UND ZWEITER SKLAVE
Wieso?

DRITTER SKLAVE
Du kennst ja den üppigen Wanst und seine Weise; das Mädchen aber war klüger, als ich dachte. – In dem Augenblicke, da er zu siegen glaubte, rief sie Sarastros Namen: das erschütterte den Mohren; er blieb stumm und unbeweglich stehen – indes lief Pamina nach dem Kanal und schiffte von selbst eine Gondel dem Palmenwäldchen zu.

ERSTER SKLAVE
O wie wird das schüchterne Reh mit Todesangst dem Palaste ihrer zärtlichen Mutter zueilen.

MONOSTATOS
(von innen)
He, Sklaven!

ERSTER SKLAVE
Monostatos' Stimme!

MONOSTATOS
He, Sklaven! Schafft Fesseln herbei! –

DIE DREI SKLAVEN
Fesseln?

ERSTER SKLAVE
(läuft zur Seitenthüre)
Doch nicht für Pamina? O ihr Götter! da seht, Brüder, das Mädchen ist gefangen.

ZWEITER UND DRITTER SKLAVE
Pamina? Schrecklicher Anblick!

ERSTER SKLAVE
Seht, wie der unbarmherzige Teufel sie bei ihren zarten Händchen faßt. – Das halt' ich nicht aus.
(geht auf die andere Seite ab)

ZWEITER SKLAVE
Ich noch weniger. –
(auch dort ab)

DRITTER SKLAVE
So was sehen zu müssen, ist Höllenmarter.
(ab)

(Due schiavi, non appena la scena è mutata in una sontuosa sala egizia, portano fuori bei cuscini, insieme ad uno splendido tavolo turco, e stendono tappeti; poi giunge il Terzo schiavo.)

TERZO SCHIAVO
Ah, ah, ah!

PRIMO SCHIAVO
Sst, sst!

SECONDO SCHIAVO
Che c'è da ridere? –

TERZO SCHIAVO
Il nostro aguzzino, quel moro che origlia tutto, domani verrà sicuramente impiccato o impalato. – Pamina! – Ah, ah, ah!

PRIMO SCHIAVO
Ebbene?

TERZO SCHIAVO
Quella fanciulla deliziosa! Ah, ah, ah!

SECONDO SCHIAVO
E allora?

TERZO SCHIAVO
È fuggita.

PRIMO E SECONDO SCHIAVO
Fuggita?

PRIMO SCHIAVO
E ce l'ha fatta?

TERZO SCHIAVO
Sicuro! – O almeno lo spero veramente.

PRIMO SCHIAVO
Oh grazie a voi, dèi clementi! avete esaudito la mia preghiera.

TERZO SCHIAVO
Non ve lo dicevo sempre che sarebbe arrivato per noi il giorno in cui noi saremmo stati vendicati e il nero Monostatos verrà punito?

SECONDO SCHIAVO
Cosa dice ora il moro di questa storia?

PRIMO SCHIAVO
Ma ne sa qualcosa?

TERZO SCHIAVO
Naturalmente! Lei è fuggita davanti ai suoi occhi. – Secondo quanto mi hanno raccontato alcuni fratelli, che stavano lavorando nel giardino e hanno visto e udito da lontano, il moro non ha più scampo; anche se Pamina venisse nuovamente raggiunta dal seguito di Sarastro.

PRIMO E SECONDO SCHIAVO
Com'è successo?

TERZO SCHIAVO
Conosci quell'enorme pancione e i suoi modi; ma la ragazza è stata più astuta di quanto pensavo. Nell'istante in cui lui pensava di vincere, lei ha gridato il nome di Sarastro: ciò ha fatto tremare il moro; egli è rimasto muto ed immobile – intanto Pamina è corsa verso il canale e si è diretta da sola con una gondola verso il boschetto di palme.

PRIMO SCHIAVO
Oh, come il timido capriolo, impaurito a morte, starà correndo al palazzo della sua affettuosa madre.

MONOSTATOS
(da dentro)
Olà, schiavi!

PRIMO SCHIAVO
La voce di Monostatos!

MONOSTATOS
Olà, schiavi! Portate qui delle catene!

I TRE SCHIAVI
Catene?

PRIMO SCHIAVO
(corre alla porta laterale)
Mica per Pamina? Oh dèi! guardate là, fratelli, la fanciulla è stata catturata.

SECONDO e TERZO SCHIAVO
Pamina? Tremenda visione!

PRIMO SCHIAVO
Guardate come quel diavolo spietato l'afferra per le tenere manine – non posso guardare.
(esce dalla parte opposta)

SECONDO SCHIAVO
Io ancor meno.
(fa lo stesso)

TERZO SCHIAVO
Dover stare così a guardare è una pena d'inferno.
(esce)

Clicca qui per il testo del brano ("Du feines Täubchen, nur herein").

MONOSTATOS
Du feines Täubchen, nur herein.

PAMINA
O welche Marter, welche Pein!

MONOSTATOS
Verloren ist dein Leben.

PAMINA
Der Tod macht mich nicht beben;
Nur meine Mutter dauert mich,
Sie stirbt vor Gram ganz sicherlich.

MONOSTATOS
He Sklaven, legt ihr Fesseln an;
Mein Haß soll dich verderben!
(sie legen ihr Fesseln an)

PAMINA
O laß mich lieber sterben,
Weil nichts, Barbar, dich rühren kann!
(sinkt in Ohnmacht auf ein Sopha)

MONOSTATOS
Nun fort! Laßt mich bei ihr allein.
(die Sklaven gehen ab)

PAPAGENO
(am Fenster von außen, ohne gleich gesehen zu werden)
Wo bin ich wohl! Wo mag ich sein?
Aha! da find’ ich Leute,
Gewagt; ich geh’ hinein.
(geht herein)
Schön Mädchen, jung und rein,
Viel weißer noch als Kreide…

MONOSTATOS UND PAPAGENO
(sehen sich, - erschrickt einer über den andern)
Hu - das ist der Teufel sicherlich.
Hab Mitleid! verschone mich! -
Hu - hu - hu -
(laufen beide ab)
MONOSTATOS
Tu, leggiadra colombella, avvicinati.

PAMINA
Oh, che supplizio, che angoscia!

MONOSTATOS
La tua vita è perduta.

PAMINA
La morte non mi fa tremare;
Solo mia madre mi fa pietà,
Morirebbe sicuramente di pena.

MONOSTATOS
Olà, schiavi! Mettetele le catene!
Il mio odio ti rovinerà!
(le mettono le catene)

PAMINA
Ah, lasciami piuttosto morire,
Giacché nulla, barbaro, ti può commuovere!
(cade svenuta su un sofà)

MONOSTATOS
Ora via! Lasciatemi solo con lei.
(gli schiavi escono)

PAPAGENO
(alla finestra dal di fuori, dapprima senza essere visto)
Dove mi trovo mai! Dove potrei essere?
Aha, ecco gente!
Coraggio, entriamo.
(entra)
Bella fanciulla, giovane e candida,
Più bianca ancor del gesso…

MONOSTATOS E PAPAGENO
(si vedono, si spaventano l’uno dell’altro)
Uh - questo è - il diavolo sicuramente!
Abbi pietà! risparmiami! -
Uh - uh - uh -
(corrono via entrambi)





Heinz Zednik (Monostatos), Kathleen Battle (Pamina), Manfred Hemm (Papageno)
dir: James Levine (1991)


Burkhard Ulrich (Monostatos), Genia Kühmeier (Pamina), Christian Gerhaher (Papageno)
dir: Riccardo Muti (2006)


Uwe Peper (Monostatos), Dorothea Röschmann (Pamina), Detlef Roth (Papageno)
dir: Iván Fisher (2001)