La nuova scena si apre con l'entrata di Elisetta, che si lamenta per la stasi della situazione, cioè per il fatto che nulla sembra muoversi e ciò va a svantaggio della sua situazione di promessa sposa del Conte.
Se ricordate, questo secondo atto si era aperto con un accordo tra Geronimo ed il Conte: mi riferisco al "baratto" per cui il Conte avrebbe accettato solo metà della somma pattuita a titolo di dote, ma in cambio avrebbe potuto sposare Carolina in luogo di Elisetta. Geronimo si è mostrato favorevole a questo "accomodamento", ma ha anche affermato che Elisetta avrebbe dovuto dare il suo assenso.
Ecco, dunque, che il Conte entra in scena. Non mi soffermo sul recitativo, che serve solo da preparazione all'aria.
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.
ELISETTA
Qua nulla si conclude,
Qua ognuno sta in silenzio
Ed io mastico intanto amaro assenzio.
CONTE
Qui la ritrovo alfin. Voglio provarmi
Se la posso ridurre a ricusarmi.
Servo, servo umilissimo.
ELISETTA
Venite come sposo o mancatore?
CONTE
Vengo qual mi volete;
Conoscitor del vostro
Merito singolar, degno d'un soglio,
Sol dal vostro voler dipender voglio.
ELISETTA
Voi parlate d'incanto.
CONTE
E più v'incanterò se mi ascoltate.
ELISETTA
Benissimo, parlate.
CONTE
In primo luogo
Creder voi mi dovete
Il più sincero, il più ingenuo di tutti:
Che ho il core sulle labbra, e che son tale,
Che di me pur io dico il bene e il male.
ELISETTA
Vediamone una prova. Per esempio:
Quel di far all'amor con mia sorella,
Essendo a me promesso,
Lo dite male o bene?
CONTE
Male, male, malissimo.
Ecco ch'io lo confesso. In certi incontri
Sono di un naturale
Facile a sdrucciolar. Ma meglio udite,
S'è ver che son sincero. In me sicuro
Che c'è del buon: ma prima
Che i lacci d'Imeneo fra noi sian stretti,
Io vi avverto d'aver de' gran difetti.
ELISETTA
Quando li conoscete, è cosa facile
Che possiate emendarvi.
CONTE
Oh, io credo impossibile
Sempre ho sentito a dire
Che colla vita si mantiene e dura
Quel vizio che nell'uom passa in natura.
ELISETTA
Voi mi sgomentereste
Se vi credessi in tutto.
CONTE
Basta ... credete pure
Quello che sol vi piace. Io con voi tratto
Da galantuomo e in termini assai schietti.
Io vi avverto di aver de' gran difetti.
ELISETTA
Poichè me lo avvertite,
Obbligata vi son. Ma ... non temete,
Cercherò d'adattarmi.
CONTE
Oh, questo poi
Sarà difficilissimo.
Ve ne sono di fisici,
Ve ne son di morali. Insomma, io parlo
Ingenuamente e tocca a voi, signora,
Di far poi riflessione a questi detti,
Ch'io vi avverto d'aver de' gran difetti.
ELISETTA
(A mettermi comincia
Un poco in apprensione.) Orsù, signore,
Giacchè siete sincero anche vi piaccia
Di dirmi quali sono
Per poter regolarmi.
(Alla fin non vorrei sacrificarmi.)
CONTE
Sentite io ve li dico
Perchè voi lo volete e vi ubbidisco;
Per altro in verità, me ne arrossisco.
Il punto della questione è: come fare a far desistere le mire di Elisetta? Qui inserisce quella che, a mio avviso, è una delle arie più divertenti dell'opera.
Si potrebbero riportare molte delle riflessioni fatte per l'aria di Carolina; si può anzi dire che l'aria del Conte ne costituisce il riflesso. In entrambi i casi, infatti, si parla tecnicamente di "aria di catalogo al contrario". Faccio un esempio per spiegarmi. La celeberrima aria di Leporello nel Don Giovanni ("Madamina, il catalogo è questo") è un'aria "di catalogo" perché esprime con tono di soddisfazione le conquiste amorose di Don Giovanni. Qui, invece, il catalogo è rovesciato perché il personaggio che la canta presenta una lista di difetti.
Nel "matrimonio segreto" questo tipo di aria è utilizzata per un medesimo scopo, cioè per far desistere pretendenti amorosi inopportuni. Carolina aveva fatto un elenco dei suoi difetti nella speranza di far cessare le smanie del Conte nei suoi confronti; adesso è il nobile che decide di fare lo stesso nel confronto con Elisetta, tentando, così, di farsi rifiutare senza ferire i sentimenti della donna. Ecco, dunque, che il Conte si impegna nella declamazione di quelli che egli stesso definisce "gran difetti".
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un'aria in cui, oltre al momento solistico, si inserisce uno scambio dialogico con Elisetta, che interviene a titolo di pertichino.
Possiamo dividere l'aria in due parti.
Nella prima, il Conte fa un elenco abbastanza dettagliato dei suoi presunti difetti: dalla lunaticità all'inclinazione per il "delirio", dal sonnambulismo al "trasporti per gli amori", dal vizio del gioco a quello del bere. Elisetta reagisce simulando indifferenza: mostrandosi "fredda" alla lista del Conte tenta di sminuirne la portata.
Nella seconda parte, il Conte non riesce più a contenersi e finisce per esprimere direttamente i suoi sentimenti: questa seconda sezione, infatti, si presenta musicalmente più rapida ed incalzante. Alla fine il Conte non può che uscire di scena con l'ira in corpo, mentre Elisetta vi rimane, disperata.
Clicca qui per il testo del brano.
CONTE
Son lunatico, bilioso;
Son soggetto all'emicrania,
Ho sovente certa smania,
Che in delirio mi fa andar.
Son sonnambulo perfetto,
Che dormendo vo a girar.
Sogno poi, se sono a letto,
Di dar calci e di pugnar.
ELISETTA
Tutto questo, tutto questo?
Bagattelle, bagattelle!
Qua ci va della mia pelle,
Ma saprommi riguardar.
CONTE
Piano piano; non è tutto.
Per gli amori ho un gran trasporto.
Per le donne casco morto;
E di questo che vi par?
ELISETTA
Quest'è un vizio troppo brutto,
Ma il potrete un dì lasciar.
CONTE
Ma aspettate, mia signora,
Tutto detto non ho ancora.
Son vizioso giocatore,
Crapulone, bevitore,
M'ubbriaco spesso spesso,
Che vo fuori di me stesso;
Casco in terra o pur traballo,
Son più strambo d'un cavallo,
Vado tutti a maltrattar.
ELISETTA
Ora poi non credo niente,
Voi lo dite per scherzar.
CONTE
Quando poi non lo credete,
Dico questo e ve lo giuro:
Che a me nulla voi piacete,
Che non v'amo, non vi curo,
Non vi posso tollerar.
(parte)
Roberto Coviello, Valeria Baiano
Claudio Nicolai, Barbara Daniels | Alberto Rinaldi, Julia Varady |
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