
Uscita di scena la Regina della Notte, anche Tamino esce dal suo mondo solenne e incantato per tornare di colpo nella realtà più comica e prosaica, come suggerisce l'inizio del brano che segue, costituito dai versi quasi onomatopeici ("Hm! Hm! Hm! Hm!") emessi da Papageno. Il quale, lo ricordiamo, era stato lasciato dalle Tre Dame con un lucchetto d'oro alla bocca: gli "Hm!", doppiati dai fagotti, sono infatti i mugolii che il povero uccellatore è costretto ad emettere quando cerca di parlare con le labbra serrate.
Questo elemento è però solo uno dei tanti ingredienti di un quintetto lungo e musicalmente bellissimo, che fonde in sé diversi stili (da quello comico e popolare legato a Papageno, appunto, ad altri più lirici e magicamente suggestivi) e soprattutto che ha fra le sue caratteristiche quella di portare avanti la storia, introducendo muovi elementi come lo stesso flauto magico che da il titolo all'opera: svolge cioè il compito che in altre opere del periodo era lasciato di solito ai recitativi (mentre i numeri cantati si limitavano a esporre i pensieri interiori e i sentimenti dei personaggi). Drammaturgicamente segna anche la conclusione di tutta la parte introduttiva dell'opera, quella ambientata al di fuori del regno di Sarastro. Protagonisti ne sono Tamino, Papageno e le Tre Dame: è da notare come anche nel secondo atto avremo un quintetto in un certo senso simmetrico a questo, con gli stessi personaggi sulla scena ("Wie? Wie? Wie?").
I tentativi di Papageno di comunicare si alternano con l'ennesima ammissione di impotenza di Tamino, che lamenta di non poter far niente per lui ("Io non posso far altro che compiangerti, perché sono troppo debole per aiutarti!"). Per fortuna fanno ritorno le Tre Dame, che gli tolgono il lucchetto, spiegandogli che la Regina gli ha concesso la grazia, a patto che prometta di non mentire più. Segue un breve momento in cui tutti e cinque recitano, come auspicio e a beneficio del pubblico, la lezione morale. Nel film di Ingmar Bergman, momenti come questo vengono (ironicamente) sottolineati facendo reggere agli attori dei cartelli con le frasi in questione da esporre agli spettatori.
Ein solches Schloß vor ihren Mund:
Statt Haß, Verleumdung, schwarzer Galle
Bestünde Lieb’ und Bruderbund!
Un tale lucchetto sulla bocca:
Invece di odio, calunnia e rabbia nera,
Ci sarebbe amore e fratellanza!
 Che simili inni alla verità e alla fratellanza provengano dalle Tre Dame, che nel secondo atto passeranno invece al "lato oscuro" nel ruolo di subdole ingannatrici, può lasciare perplessi. Ma ancor più il fatto che siano proprio loro a consegnare a Tamino, per conto della Regina e per aiutarlo nella sua missione, il "flauto magico" che dà il titolo all'opera. Questo è molto più che un semplice "oggetto magico", è un meraviglioso strumento musicale di cui per ora non sappiamo ancora nulla, se non quello che ci viene qui detto: "Il flauto magico ti proteggerà, ti sosterrà nelle maggiori sventure. Con questo puoi ritenerti onnipotente, puoi mutare le passioni umane. Il triste diverrà lieto, l’amore conquisterà lo scapolo". Lo vedremo presto all'opera, più di una volta, e nel secondo atto verremo anche a conoscenza della sua origine.
Che simili inni alla verità e alla fratellanza provengano dalle Tre Dame, che nel secondo atto passeranno invece al "lato oscuro" nel ruolo di subdole ingannatrici, può lasciare perplessi. Ma ancor più il fatto che siano proprio loro a consegnare a Tamino, per conto della Regina e per aiutarlo nella sua missione, il "flauto magico" che dà il titolo all'opera. Questo è molto più che un semplice "oggetto magico", è un meraviglioso strumento musicale di cui per ora non sappiamo ancora nulla, se non quello che ci viene qui detto: "Il flauto magico ti proteggerà, ti sosterrà nelle maggiori sventure. Con questo puoi ritenerti onnipotente, puoi mutare le passioni umane. Il triste diverrà lieto, l’amore conquisterà lo scapolo". Lo vedremo presto all'opera, più di una volta, e nel secondo atto verremo anche a conoscenza della sua origine.Non appeno finito di tessere le lodi del flauto, Papageno decide che per lui è giunta l'ora di prendere congedo. Ma le Tre Dame gli comunicano che la Regina gli ordina di accompagnare Tamino nella sua missione. L'uccellatore, mosso dal senso pratico e dall'istinto di conservazione, rifiuta senza mezzi termini ("Sarastro mi farà spennare, arrostire", spiega, insistendo curiosamente nel paragonarsi a un uccello quando poco prima questo stesso paragone, avanzato da Tamino, l'aveva fatto infuriare). E a convincerlo non basta nemmeno la rassicurazione che "il principe ti proteggerà". Anzi: da uomo del popolo, Papageno non ha alcuna stima né fiducia nei potenti ("Che se ne vada al diavolo, il principe. La mia vita mi è cara. E alla fine, mi gioco la testa, egli se la svignerà come un ladro").
Per cambiare idea, Papageno ha bisogno di un proprio equivalente del flauto magico. Le Dame consegnano allora anche a lui uno strumento fatato, un glockenspiel, strumento a lamine metalliche o a campanelli, che in alcune versioni è equiparato a un carillon. Quello di Papageno è d'argento, anche per distinguerlo dal flauto di Tamino che invece è d'oro, e a sua volta è dotato di poteri magici, come vedremo in seguito. Soddisfatto del dono ricevuto, che dovrebbe garantirgli un'adeguata protezione, l'uccellatore cambia opinione e accetta di accompagnare il principe nel suo viaggio pericoloso.
È il momento di salutarsi. Ma come trovare la strada per il castello di Sarastro? L'ultimo "dono" delle Tre Dame (e dunque della Regina della Notte) ai nostri eroi è, ancora una volta, un elemento positivo. Si tratta dei Tre Fanciulli, o Genietti (Drei Knaben in originale), saggi spiriti che li guideranno nel loro viaggio, anche nel ruolo di consiglieri. Se l'origine del flauto magico ci sarà chiarita in seguito, da dove provenga il glockenspiel e chi siano veramente i Fanciulli sono questioni che rimarranno avvolte nel mistero della favola e del mito. La loro introduzione, in ogni caso, rappresenta uno dei momenti musicalmente più suggestivi dell'opera. Il tempo sembra per un attimo fermarsi, e quando le Dame ricominciano a cantare ("Tre fanciulli, giovani, belli, leggiadri e saggi, vi sorvoleranno nel vostro cammino") il tono si fa elevato: "In questo incantato annuncio in 'sottovoce' sul pizzicato degli archi e l'impasto timbrico di clarinetti, fagotti e corni che la musica di Mozart giunge a toccare il sublime androgino", scrive Francesco Attardi. Il contrasto con il modo comico con cui era iniziato il quintetto raggiunge qui il suo massimo livello. Possiamo percepire una particolare qualità mistica e soprannaturale che ritroveremo ogni volta che appariranno i Tre Genietti.

Il quintetto si conclude infine con la partenza di Tamino e Papageno, che salutano ripetutamente e dolcemente le Tre Dame: "So lebt wohl! Wir wollen gehn; Lebt wohl, lebt wohl, auf Wiedersehn!" (la partitura e l'intreccio delle voci può evocare forse un altro celebre "addio" mozartiano, il quintetto "Di scrivermi ogni giorno" dal "Così fan tutte"). Stiamo abbandonando il dominio lunare della Regina della Notte: il resto dell'opera si svolgerà in quello solare di Sarastro.
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Ist's denn auch Wirklichkeit, was ich sah?").
| TAMINO Ist's denn auch Wirklichkeit, was ich sah? Oder betäubten mich meine Sinnen? O ihr guten Götter, täuscht mich nicht! oder ich unterliege eurer Prüfung. | TAMINO È realtà quel ch'io vidi? O m'ingannarono i miei sensi? Oh buoni dèi, non illudetemi! o io soccombo alla vostra prova. | 
Clicca qui per il testo del brano ("Hm! Hm! Hm! Hm!").
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PAPAGENO (mit dem Schloß vor dem Maul, winkt traurig darauf) Hm! hm! hm! TAMINO Der Arme kann von Strafe sagen, Denn seine Sprache ist dahin! PAPAGENO Hm! hm! hm! TAMINO Ich kann nichts tun, als dich beklagen Weil ich zu schwach zu helfen bin! PAPAGENO Hm! hm! hm! ERSTE DAME (zu Papageno) Die Königin begnadigt dich, Entläßt die Strafe dir durch mich. - (nimmt ihm das Schloß vom Maul weg) PAPAGENO Nun plaudert Papageno wieder! ZWEITE DAME Ja plaudre - lüge nur nicht wieder! PAPAGENO Ich lüge nimmermehr, nein, nein! DIE DREI DAMEN Dies Schloß soll deine Warnung sein! PAPAGENO Dies Schloß meine Warnung sein! ALLE Bekämen doch die Lügner alle Ein solches Schloß vor ihren Mund: Statt Haß, Verleumdung, schwarzer Galle Bestünde Lieb’ und Bruderbund! ERSTE DAME (zu Tamino) O Prinz, nimm dies Geschenk von mir, Dies sendet unsre Fürstin dir. (gibt ihm eine goldene Flöte) Die Zauberflöte wird dich schützen, Im größten Unglück unterstützen. DIE DREI DAMEN Hiemit kannst du allmächtig handeln, Der Menschen Leidenschaft verwandeln, Der Traurige wird freudig sein, Den Hagestolz nimmt Liebe ein. ALLE O so eine Flöte ist mehr Als Gold und Kronen wert, Denn durch sie wird Menschenglück Und Zufriedenheit vermehrt. PAPAGENO Nun, ihr schönen Frauenzimmer - Darf ich? - so empfehl ich mich? DIE DREI DAMEN Dich empfehlen kannst du immer, Doch bestimmt die Fürstin dich, Mit dem Prinzen ohn’ Verweilen Nach Sarastros Burg zu eilen. PAPAGENO Nein, dafür bedank’ ich mich. Von euch selbsten hörte ich, Daß er wie ein Tigertier. Sicher ließ’ ohn’ alle Gnaden Mich Sarastro rupfen, braten, Setzte mich den Hunden für. DIE DREI DAMEN Dich schützt der Prinz, trau ihm allein, Dafür sollst du sein Diener sein. PAPAGENO (für sich) Daß doch der Prinz beim Teufel wäre. Mein Leben ist mir lieb. Am Ende schleicht, bei meiner Ehre, Er von mir wie ein Dieb. - ERSTE DAME (gibt ihm ein stahlnes Gelächter) Hier nimm dies Kleinod, es ist dein! PAPAGENO Ei! ei! was mag darinnen sein? DIE DREI DAMEN Darinnen hörst du Glöckchen tönen! PAPAGENO Werd’ ich sie auch wohl spielen können? DIE DREI DAMEN O ganz gewiß! ja ja gewiß! ALLE Silberglöckchen, Zauberflöten Sind zu eurem/unserm Schutz vonnöten! Lebet wohl! wir wollen gehn! Lebet wohl - auf Wiedersehn! (alle wollen gehen) TAMINO Doch schöne Damen saget an… TAMINO UND PAPAGENO Wo man die Burg wohl finden kann? DIE DREI DAMEN Drei Knäbchen, jung, schön, hold und weise Umschweben euch auf eurer Reise. Sie werden eure Führer sein, Folgt ihrem Rate ganz allein. TAMINO UND PAPAGENO Drei Knäbchen, jung, schön, hold und weise Umschweben euch auf unsrer Reise? ALLE So lebt wohl! wir wollen gehn; Lebt wohl, lebt wohl, auf Wiedersehn! (alle ab) | 
PAPAGENO (indica triste il lucchetto sul muso) Hm! hm! hm! TAMINO Il poveretto può ben parlare di punizione, Visto che gli è svanita la parola! PAPAGENO Hm! hm! hm! TAMINO Io non posso far altro che compiangerti, Perché sono troppo debole per aiutarti! PAPAGENO Hm! hm! hm! PRIMA DAMA (a Papageno) La Regina ti concede la grazia, Tramite me ti condona la colpa. (gli toglie il lucchetto dal muso) PAPAGENO Ora Papageno può nuovamente chiacchierare! SECONDA DAMA Sì, chiacchiera pure! Solo non mentire! PAPAGENO Non mentirò mai più, no, no! LE TRE DAME Questo lucchetto ti sia d’ammonimento! PAPAGENO Questo lucchetto mi sia d’ammonimento! TUTTI Se a tutti i bugiardi si mettesse Un tale lucchetto sulla bocca: Invece di odio, calunnia e rabbia nera, Ci sarebbe amore e fratellanza! PRIMA DAMA (a Tamino) Oh Principe, accetta da me questo dono, Te lo manda la nostra Sovrana. (gli dà un flauto d’oro) Il flauto magico ti proteggerà, Ti sosterrà nelle maggiori sventure. LE TRE DAME Con questo puoi ritenerti onnipotente, Puoi mutare le passioni umane, Il triste diverrà lieto, L’amore conquisterà lo scapolo. TUTTI Ah, un tale flauto vale Più di oro e corone, Perché con lui s’accrescerà La fortuna dell’uomo e la felicità. PAPAGENO Ora, belle figliole - Mi è concesso dunque di salutarvi? LE TRE DAME Sempre ti è concesso di salutare, Ma la Sovrana ti comanda Col Principe senza indugio Di correre al castello di Sarastro. PAPAGENO No, grazie tante. Da voi stesse ho udito Ch’egli è una tigre. Certamente senza tanti complimenti Sarastro mi farà spennare, arrostire, E mi cucinerà per i suoi cani. LE TRE DAME Ti proteggerà il Principe, fìdati solo di lui, Perciò sarai il suo servitore. PAPAGENO (tra sé) Che se ne vada al diavolo, il Principe. La mia vita mi è cara. E alla fine, mi gioco la testa, Egli se la svignerà da me come un ladro. PRIMA DAMA (gli porge uno strumento d’acciaio) Ecco, prendi questo gioiellino, è tuo! PAPAGENO Oh! oh! cosa potrà mai esserci dentro? - LE TRE DAME Sentirai dentro i campanelli! PAPAGENO Saprò poi suonarli anch’io? LE TRE DAME Oh sicuro! sì, sì, certo! TUTTI Campanelli d’argento e flauto magico Sono necessari alla vostra/nostra protezione! Addio! dobbiamo andare! Addio - arrivederci! (tutti fanno per andarsene) TAMINO Un momento, belle dame, ditemi… TAMINO E PAPAGENO Come si fa a trovare il castello? LE TRE DAME Tre fanciulli, giovani, belli, leggiadri e saggi, Vi sorvoleranno nel vostro cammino. Saranno le vostre guide, Seguite esclusivamente i loro consigli. TAMINO E PAPAGENO Tre fanciulli, giovani, belli, leggiadri e saggi, Ci sorvoleranno nel nostro cammino? TUTTI Dunque addio! dobbiamo andare; Addio, addio, arrivederci! (escono tutti) | 
Simon Keenlyside (Papageno), Paul Groves (Tamino),
Adina Nitescu (Prima Dama), Petra Lang (Seconda Dama), Lioba Braun (Terza Dama)
dir: Riccardo Muti (1995)
Manfred Hemm (Papageno), Francisco Araiza (Tamino),
Juliana Gondek (Prima Dama), Mimi Lerner (Seconda Dama), Judith Christin (Terza Dama)
dir: James Levine (1991)
Detlef Roth, Piotr Beczala (Tamino),
Cécile Perrin (Prima Dama), Helene Schneiderman (Seconda Dama), Hélène Perraguin (Terza Dama)
dir: Ivan Fischer (2001)
Christian Gerhaher (Papageno), Paul Groves (Tamino),
Inga Kalna (Prima Dama), Karine Deshayes (Seconda Dama), Ekaterina Gubanova (Terza Dama)
dir: Riccardo Muti (2006)
| Hermann Prey, Stuart Burrows, Hetty Plümacher, Hanneke Van Bork, Yvonne Minton dir: Georg Solti (1969) | Thomas Allen, Jerry Hadley, Petra Maria Schnitzer, Gabriele Sima, Julia Bernheimer dir: Charles Mackerras (1991) | 
| Gerald Finley, Michael Schade, Susan Roberts, Carola Guber, Maria Jonas dir: John Eliot Gardiner (1995) | Georg Tichy, Herbert Lippert, Julia Faulkner, Waltraud Winsauer, Anna Gonda dir: Michael Halász (1997) | 

 



 Non appena Papageno comincia a prendersi il merito di aver sconfitto il grande serpente, fanno ritorno le Tre Dame che lo puniscono per le sue bugie, chiudendogli la bocca con un lucchetto d'oro (dopo avergli propinato acqua e pietre, al posto di vino e pan di zucchero, in cambio degli uccelli che ha catturato). Spiegano poi a Tamino di essere le damigelle della Regina della Notte, di averlo salvato loro dal mostro, e di dovergli consegnare, da parte della loro sovrana, il ritratto della figlia di lei, Pamina. Di fronte alla bellezza del volto nel ritratto, il principe si perde nella sua contemplazione.
Non appena Papageno comincia a prendersi il merito di aver sconfitto il grande serpente, fanno ritorno le Tre Dame che lo puniscono per le sue bugie, chiudendogli la bocca con un lucchetto d'oro (dopo avergli propinato acqua e pietre, al posto di vino e pan di zucchero, in cambio degli uccelli che ha catturato). Spiegano poi a Tamino di essere le damigelle della Regina della Notte, di averlo salvato loro dal mostro, e di dovergli consegnare, da parte della loro sovrana, il ritratto della figlia di lei, Pamina. Di fronte alla bellezza del volto nel ritratto, il principe si perde nella sua contemplazione. 
 Preceduto dal suono della sua siringa (o
Preceduto dal suono della sua siringa (o  Papageno è senza dubbio il personaggio più "popolare" dell'opera, in tutti i sensi. Non solo perché è di fatto, e immancabilmente, il preferito dal pubblico, che si tratti di spettatori grandi o piccini che si accostano magari per la prima volta al "Flauto magico", grazie al suo carattere naturale e schietto, ai suoi modi comici, alla sua umanità, ai suoi "difetti", tutte caratteristiche che rendono molto più facile entrare in sintonia con lui piuttosto che con personaggi nobili, eroici o elevati come Tamino o Sarastro. Ma anche (e soprattutto) perché Papageno è il rappresentante dell'uomo comune, un personaggio "semplice" che si preoccupa prima di tutto dei propri bisogni primari, e che non è interessato all'elevazione spirituale, almeno non nei termini che gli vengono proposti dai sacerdoti del Tempio della Saggezza. Già in questo primo brano ci chiarisce qual è la sua massima aspirazione: trovare una brava ragazza che gli faccia da moglie ("Si addormenterebbe al mio fianco, e io la cullerei come un bambino": la dimensione è più infantile che sessuale). A lui tocca, nel corso dell'opera, offrire il punto di vista di chi non desidera essere coinvolto nell'avventura ma soltanto assistervi, magari da lontano. Ha certo un buon cuore, e sarà premiato per questo, ma gli mancano l'indole o le stimmate dell'eroe. Il personaggio si iscrive forse nel solco di una figura contadina tipica del teatro popolare viennese, ovvero l'
Papageno è senza dubbio il personaggio più "popolare" dell'opera, in tutti i sensi. Non solo perché è di fatto, e immancabilmente, il preferito dal pubblico, che si tratti di spettatori grandi o piccini che si accostano magari per la prima volta al "Flauto magico", grazie al suo carattere naturale e schietto, ai suoi modi comici, alla sua umanità, ai suoi "difetti", tutte caratteristiche che rendono molto più facile entrare in sintonia con lui piuttosto che con personaggi nobili, eroici o elevati come Tamino o Sarastro. Ma anche (e soprattutto) perché Papageno è il rappresentante dell'uomo comune, un personaggio "semplice" che si preoccupa prima di tutto dei propri bisogni primari, e che non è interessato all'elevazione spirituale, almeno non nei termini che gli vengono proposti dai sacerdoti del Tempio della Saggezza. Già in questo primo brano ci chiarisce qual è la sua massima aspirazione: trovare una brava ragazza che gli faccia da moglie ("Si addormenterebbe al mio fianco, e io la cullerei come un bambino": la dimensione è più infantile che sessuale). A lui tocca, nel corso dell'opera, offrire il punto di vista di chi non desidera essere coinvolto nell'avventura ma soltanto assistervi, magari da lontano. Ha certo un buon cuore, e sarà premiato per questo, ma gli mancano l'indole o le stimmate dell'eroe. Il personaggio si iscrive forse nel solco di una figura contadina tipica del teatro popolare viennese, ovvero l' [Papageno è colui] che con la sua semplicità umana dà la misura della irrealtà fiabesca degli altri personaggi. Papageno è il buffo della compagnia, ma è buffo in quanto è stolido, semplice, primitivo, materialista, in un ambiente che ha per pareti la magìa e per soffitto il cielo: là dove tutti si agitano per grossi problemoni, quali la conservazione o la conquista di domini spirituali, Papageno è l'unico che si preoccupa di mangiare e di bere, l'unico che si permette di avere paura, l'unico che dice le bugie, l'unico che cerca di tornare al beato punto di partenza della perfetta quiete. Fra le arie piene di significati e le profonde enunciazioni dei sacerdoti, Papageno lancia le sue canzonette popolaresche, introduce il suo spirito musicale, che potremmo dire realistico, nei concertati spiritualissimi con le damigelle e con gli altri fantastici personaggi del dramma. Idea fissa di Papageno è la ricerca della compagna, della Papagena: e quando finalmente questa gli appare l'esplosione di gioia è proiettata nel futuro della figliolanza; personaggio umano anche per questo, là dove non sappiamo immaginare la prole che potrà nascere dalle ufficialissime nozze di Tamino con Pamina nel tempio del sole.
[Papageno è colui] che con la sua semplicità umana dà la misura della irrealtà fiabesca degli altri personaggi. Papageno è il buffo della compagnia, ma è buffo in quanto è stolido, semplice, primitivo, materialista, in un ambiente che ha per pareti la magìa e per soffitto il cielo: là dove tutti si agitano per grossi problemoni, quali la conservazione o la conquista di domini spirituali, Papageno è l'unico che si preoccupa di mangiare e di bere, l'unico che si permette di avere paura, l'unico che dice le bugie, l'unico che cerca di tornare al beato punto di partenza della perfetta quiete. Fra le arie piene di significati e le profonde enunciazioni dei sacerdoti, Papageno lancia le sue canzonette popolaresche, introduce il suo spirito musicale, che potremmo dire realistico, nei concertati spiritualissimi con le damigelle e con gli altri fantastici personaggi del dramma. Idea fissa di Papageno è la ricerca della compagna, della Papagena: e quando finalmente questa gli appare l'esplosione di gioia è proiettata nel futuro della figliolanza; personaggio umano anche per questo, là dove non sappiamo immaginare la prole che potrà nascere dalle ufficialissime nozze di Tamino con Pamina nel tempio del sole.



 A fianco delle tre opere "italiane" composte sui libretti di Lorenzo Da Ponte ("Le nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte"), "Il flauto magico" è considerato il capolavoro operistico di
A fianco delle tre opere "italiane" composte sui libretti di Lorenzo Da Ponte ("Le nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte"), "Il flauto magico" è considerato il capolavoro operistico di  In ogni caso, il contesto in cui nacque "Die Zauberflöte" è molto diverso da quello dei lavori precedenti. Realizzato per conto dell'amico e impresario
In ogni caso, il contesto in cui nacque "Die Zauberflöte" è molto diverso da quello dei lavori precedenti. Realizzato per conto dell'amico e impresario  Mozart aveva conosciuto Schikaneder già nel 1780, quando questi era passato per Salisburgo con la sua compagnia teatrale in tournée. E lo aveva ritrovato a Vienna, dove dal 1789 aveva preso in gestione il teatro Auf der Wieden. Fra i membri della troupe spiccava il tenore e compositore Benedikt Schack, grande amico di Mozart (sarà anche il primo Tamino). Tramite lui, Amadeus cominciò a frequentare sempre di più il teatro, la cui atmosfera popolaresca e giocosa, così distante da quella di corte, gli piaceva molto, al punto da contribuire occasionalmente alle sue rappresentazioni (nel 1790 scrisse per esempio un duetto per l'opera collaborativa "La pietra filosofale", una favola che per molti versi anticipa proprio "Il flauto magico"). Si trattava di spettacoli dove "si mescolavano elementi popolari come le «macchine» teatrali, la comicità dialettale e naturalmente la musica. Vi si raccoglievano gli ultimi rivoli di una tradizione molto antica, risalente al secolo precedente, in cui le «macchine» avevano costituito una meraviglia del teatro barocco" (Claudio Casini). I maggiori successi di Schikaneder furono del resto "quei lavori teatrali nei quali poté spiegare effetti scenici grandiosi, sia facendo appello attraverso i suoi attori e attrici alle reazioni emotive del pubblico, di cui immediatamente e ovunque indovinava i desideri, sia anche con l'uso dei più svariati macchinari, di giochi di luce, fuochi d'artificio, effetti sonori" (Wolfgang Hildesheimer).
Mozart aveva conosciuto Schikaneder già nel 1780, quando questi era passato per Salisburgo con la sua compagnia teatrale in tournée. E lo aveva ritrovato a Vienna, dove dal 1789 aveva preso in gestione il teatro Auf der Wieden. Fra i membri della troupe spiccava il tenore e compositore Benedikt Schack, grande amico di Mozart (sarà anche il primo Tamino). Tramite lui, Amadeus cominciò a frequentare sempre di più il teatro, la cui atmosfera popolaresca e giocosa, così distante da quella di corte, gli piaceva molto, al punto da contribuire occasionalmente alle sue rappresentazioni (nel 1790 scrisse per esempio un duetto per l'opera collaborativa "La pietra filosofale", una favola che per molti versi anticipa proprio "Il flauto magico"). Si trattava di spettacoli dove "si mescolavano elementi popolari come le «macchine» teatrali, la comicità dialettale e naturalmente la musica. Vi si raccoglievano gli ultimi rivoli di una tradizione molto antica, risalente al secolo precedente, in cui le «macchine» avevano costituito una meraviglia del teatro barocco" (Claudio Casini). I maggiori successi di Schikaneder furono del resto "quei lavori teatrali nei quali poté spiegare effetti scenici grandiosi, sia facendo appello attraverso i suoi attori e attrici alle reazioni emotive del pubblico, di cui immediatamente e ovunque indovinava i desideri, sia anche con l'uso dei più svariati macchinari, di giochi di luce, fuochi d'artificio, effetti sonori" (Wolfgang Hildesheimer). Quando Schikaneder propose a Mozart di comporre per lui una "Zauberoper" (opera magica), inserì nel libretto suggestioni provenienti dalle fonti più disparate, spesso senza badare troppo alla coerenza dell'insieme: dal legame fra i misteri egizi e i rituali di iniziazione alla massoneria, alle citazioni dalle molte opere a carattere favolistico che aveva già portato in scena (su tutti "Oberon" di Paul Wranitzky, il cui libretto di Karl Ludwig Giesecke – in realtà plagiato da quello di Friederike Sophie Seyler – era tratto da un poema del massone
Quando Schikaneder propose a Mozart di comporre per lui una "Zauberoper" (opera magica), inserì nel libretto suggestioni provenienti dalle fonti più disparate, spesso senza badare troppo alla coerenza dell'insieme: dal legame fra i misteri egizi e i rituali di iniziazione alla massoneria, alle citazioni dalle molte opere a carattere favolistico che aveva già portato in scena (su tutti "Oberon" di Paul Wranitzky, il cui libretto di Karl Ludwig Giesecke – in realtà plagiato da quello di Friederike Sophie Seyler – era tratto da un poema del massone  Commissionata probabilmente nel maggio del 1791, l'opera venne composta durante l'estate. Molte parti furono scritte su misura per quelli che ne sarebbero stati i primi interpreti: in particolare Schikaneder per Papageno, uno ruolo comico e non particolarmente impegnativo, e Josepha Hofer, cognata del compositore (era la sorella di sua moglie Constanze), per la Regina della Notte, una parte difficile che richiedeva grande agilità ed estensione vocale. Si spiega così anche la forte differenza stilistica e strutturale fra i diversi brani al suo interno.
Il 30 settembre lo stesso Mozart ne diresse la prima rappresentazione: il successo di pubblico fu subito notevolissimo, tanto che nei mesi successivi l'opera rimase in cartellone praticamente ogni sera. Dopo la replica del 7 ottobre, alla quale aveva assistito da un palco, Mozart scrisse a Constanze: «Sono appena ritornato dall'opera, che era piena come sempre. [...] Ma quello che mi dà più piacere è l'approvazione silenziosa. Si può vedere come quest'opera venga sempre più apprezzata».
Commissionata probabilmente nel maggio del 1791, l'opera venne composta durante l'estate. Molte parti furono scritte su misura per quelli che ne sarebbero stati i primi interpreti: in particolare Schikaneder per Papageno, uno ruolo comico e non particolarmente impegnativo, e Josepha Hofer, cognata del compositore (era la sorella di sua moglie Constanze), per la Regina della Notte, una parte difficile che richiedeva grande agilità ed estensione vocale. Si spiega così anche la forte differenza stilistica e strutturale fra i diversi brani al suo interno.
Il 30 settembre lo stesso Mozart ne diresse la prima rappresentazione: il successo di pubblico fu subito notevolissimo, tanto che nei mesi successivi l'opera rimase in cartellone praticamente ogni sera. Dopo la replica del 7 ottobre, alla quale aveva assistito da un palco, Mozart scrisse a Constanze: «Sono appena ritornato dall'opera, che era piena come sempre. [...] Ma quello che mi dà più piacere è l'approvazione silenziosa. Si può vedere come quest'opera venga sempre più apprezzata». Molti dei brani più celebri dell'opera sono noti anche al grande pubblico. Chi non ha mai sentito la virtuosistica aria "Der Hölle Rache" della Regina della Notte, o il duetto "Pa-Pa-Pa-Pa" fra Papageno e Papagena, utilizzati frequentemente anche in pubblicità? Inoltre, essendo l'ambientazione dell'opera così fantastica e densa di significati allegorici universali, le varianti negli allestimenti e nelle regie che si possono vedere a teatro sono innumerevoli: si va da un'aula scolastica alla cucina di un albergo, da un setting fantascientifico alla prima guerra mondiale (come nel film di
Molti dei brani più celebri dell'opera sono noti anche al grande pubblico. Chi non ha mai sentito la virtuosistica aria "Der Hölle Rache" della Regina della Notte, o il duetto "Pa-Pa-Pa-Pa" fra Papageno e Papagena, utilizzati frequentemente anche in pubblicità? Inoltre, essendo l'ambientazione dell'opera così fantastica e densa di significati allegorici universali, le varianti negli allestimenti e nelle regie che si possono vedere a teatro sono innumerevoli: si va da un'aula scolastica alla cucina di un albergo, da un setting fantascientifico alla prima guerra mondiale (come nel film di 











 
  
  
  
 


