Ci avviamo verso il finale. Don Magnifico e le figliastre insultano Cenerentola e le intimano di tornare in cucina, perché una serva non può trattenersi con "gente d'alto rango" come loro. Ma il principe Ramiro insorge per difenderla, minacciando di scatenare la propria ira sulla famiglia. Dandini, dal canto suo, se la ride, pregustandosi ciò che aveva previsto sin dalla sua prima venuta in quella casa (vale a dire che la “commedia” si sarebbe trasformata in una “tragedia”, il che avviene proprio “al second'atto”: un riferimento autoreferenziale!). Cenerentola, invece, supplica il principe di avere compassione e di perdonare il patrigno e le sorellastre: vorrebbe abbracciarli e condividere con loro la sua nuova felicità, ma i tre rifiutano ancora sdegnosamente il suo gesto d'affetto.
Questa sezione dell'opera è forse un po' lunga e ripetitiva (nonostante Ramiro esprimi chiaramente la sua intenzione di sposare Angelina, i parenti continuano a credere che si tratti di uno scherzo, costringendo il principe a ripetere il concetto), oltre che decisamente moralista (ma d'altronde bisognava pur giustificare il sottotitolo dell'opera, “La bontà in trionfo”). Il regista Ponnelle, nella versione diretta da Abbado, se ne prende gioco attraverso la mimica gestuale con cui Don Magnifico reagisce ad Alidoro che gli fa la morale (proprio alla fine della clip riportata qui sotto), ma anche il testo insinua qua e là una punta di resistenza al mellifuo buonismo che il librettista (per via del gusto e dalla censura dell'epoca) era obbligato a dispensare, per quanto lo faccia attraverso le parole di personaggi “negativi” come il patrigno e le sorellastre: si veda il loro commento “Ah! L'ipocrita guardate” nel momento in cui gli altri si commuovono di fronte alla bontà di Cenerentola che si dichiara disposta a perdonarli.
C'è anche un rimando intertestuale: nel passaggio in cui Ramiro spiega ironicamente a Don Magnifico di non essere all'altezza di Clorinda e Tisbe, la musica che accompagna le strofe “ho l'anima plebea, ho l'aria dozzinale” riprende quella del precedente quartetto “Zitto zitto, piano piano”, dove le due sorelle – usando proprio quelle parole – avevano sdegnosamente rifiutato colui che credevano un semplice scudiero. Dandini commenta questa rivalsa di Ramiro per mezzo di una “metafora sportiva” (che ci rende edotti su un gioco tradizionale, il pallone col bracciale, molto popolare a quell'epoca): il pallone è ritornato sul bracciale del giocatore, che ora può ribatterlo; ovvero il principe ha la possibilità di restituire il colpo subito. Nella stretta che conclude il sestetto, infine, i personaggi riflettono su quello che è capitato e si abbandonano ai loro sentimenti. Da notare l'espressione “Va a finir che a' Pazzarelli / ci dovranno trascinar”, che probabilmente fa riferimento a un qualche ospedale psichiatrico.
Usciti Ramiro, Dandini e Cenerentola, ecco giungere Alidoro, felice per la sorte della ragazza e pronto a spiegare alle due sorellastre come resti loro una sola possibilità di salvezza (Don Magnifico, infatti, è “debitor d'immense somme” a Cenerentola, avendo trafugato la sua dote, e rischia di perdere la casa e ogni altro possedimento): chiedere perdono. Clorinda fugge disperata (nel libretto originale era prevista per lei un'aria, “Sventurata! Mi credea”, musicata da Luca Agolini e pensata per dare maggior spazio in extremis anche al soprano, ma viene solitamente omessa dalle rappresentazioni odierne), mentre Tisbe si mostra più accomodante e accetta – pur malvolentieri – la sorte avversa.
Clicca qui per il testo del brano.
CLORINDA
(a Cenerentola)
Donna sciocca! Alma di fango!
Cosa cerchi? Che pretendi?
Fra noi gente d'alto rango
l'arrestarsi è inciviltà.
DON MAGNIFICO
(come sopra)
Serva audace! E chi t'insegna
di star qui fra tanti eroi?
Va' in cucina, serva indegna,
non tornar mai più di qua.
RAMIRO
(frapponendosi con impeto)
Alme vili! Invan tentate
d'insultar colei che adoro;
Alme vili, paventate:
il mio fulmine cadrà.
DANDINI
Già sapea che la commedia
si cangiava al second'atto;
ecco aperta la tragedia,
me la godo in verità.
CLORINDA, TISBE
(Son di gelo.)
DON MAGNIFICO
(Son di stucco.)
DANDINI
(Diventato è un mamalucco.)
CLORINDA, TISBE, DON MAGNIFICO
Ma una serva...
RAMIRO
Olà, tacete!
L'ira mia più fren non ha!
CENERENTOLA
(in ginocchio a don Ramiro, che la rialza)
Ah! signor, s'è ver che in petto
qualche amor per me serbate,
compatite, perdonate,
e trionfi la bontà.
CLORINDA, TISBE, DON MAGNIFICO
Ah! L'ipocrita guardate!
Oh che bile che mi fa.
RAMIRO, DANDINI
Quelle lagrime mirate:
qual candore, qual bontà!
DON MAGNIFICO
Ma in somma delle somme,
altezza, cosa vuole?
RAMIRO
Piano: non più parole.
(prende per mano Cenerentola)
Questa sarà mia sposa.
CLORINDA, TISBE
Ah, ah! Dirà per ridere.
CLORINDA, TISBE, DON MAGNIFICO
(a Cenerentola)
Non vedi che ti burlano?
RAMIRO
Lo giuro: mia sarà!
DON MAGNIFICO
Ma fra i rampolli miei,
mi par che a creder mio...
RAMIRO
Per loro non son io.
(contraffacendo disprezzo)
Ho l'anima plebea,
ho l'aria dozzinale.
DANDINI
Alfine sul bracciale
ecco il pallon tornò
e il giocator maestro
in aria il ribalzò.
RAMIRO
(a Cenerentola)
Vieni a regnar: lo impongo.
CENERENTOLA
(volendo baciar la mano a don Magnifico ed abbracciare le sorelle)
Su questa mano almeno,
e prima a questo seno...
DON MAGNIFICO
Ti scosta!
CLORINDA, TISBE
Ti allontana!
RAMIRO
Perfida gente insana!
Io vi farò tremar.
CENERENTOLA
Dove son? Che incanto è questo?
Io felice! Oh quale evento!
È un inganno! Ah, se mi desto!
Che improvviso cangiamento!
Sta in tempesta il mio cervello,
posso appena respirar.
GLI ALTRI
Quello brontola e borbotta,
questo strepita e s'adira,
quello freme, questo fiotta,
chi minaccia, chi sospira;
va a finir che a' pazzarelli
ci dovranno trascinar.
RAMIRO, DANDINI
(a Cenerentola)
Vieni, vieni, amor ti guida
a regnar e a trionfar.
(escono, traendola seco)
Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.
TISBE
Dunque noi siam burlate?
CLORINDA
Dalla rabbia
io non vedo più lume.
TISBE
Mi pare di sognar; la Cenerentola...
ALIDORO
(entrando)
...principessa sarà.
CLORINDA
Chi siete?
ALIDORO
Io vi cercai la carità.
Voi mi scacciaste. E l'Angiolina, quella
che non fu sorda ai miseri,
che voi teneste come vile ancella,
fra la cenere e i cenci,
or salirà sul trono. [Il padre vostro
gli è debitor d'immense somme. Tutta
si mangiò la sua dote. E forse forse
questa reliquia di palazzo, questi
non troppo ricchi mobili, saranno
posti al pubblico incanto.]
TISBE
Che fia di noi, frattanto?
ALIDORO
Il bivio è questo.
O terminar fra la miseria i giorni,
o curve a piè del trono
implorar grazia ed impetrar perdono.
Nel vicin atrio io stesso,
presago dell'evento,
la festa nuziale ho preparata:
questo, questo è il momento.
CLORINDA
Abbassarmi con lei! Son disperata!
[Sventurata! Mi credea
comandar seduta in trono.
Son lasciata in abbandono
senza un'ombra di pietà.
Ma che serve! tanto fa:
sono alfine giovinetta,
capitar potrà il merlotto.
Vo' pelarlo in fretta in fretta,
e scappar non mi potrà.
Un marito, crederei,
alla fin non mancherà.]
(parte)
ALIDORO
La pillola è un po' dura:
ma inghiottirla dovrà; non v'è rimedio.
E voi, cosa pensate?
TISBE
Cosa penso?
Mi accomodo alla sorte:
se mi umilio, alla fin non vado a morte.
(parte)
ALIDORO
Giusto ciel, ti ringrazio! I voti miei
non han più che sperar. L'orgoglio è oppresso.
Sarà felice il caro alunno. In trono
trionfa la bontà. Contento io sono.
Frederica Von Stade, Claudio Desderi, Francisco Araiza, Paolo Montarsolo,
Margherita Guglielmi, Laura Zannini – dir: Claudio Abbado
Cecilia Bartoli, Alessandro Corbelli, Raúl Giménez, Enzo Dara,
Laura Knoop, Jill Grove – dir: Bruno Campanella
Sonia Ganassi, Marco Vinco, Antonino Siragusa, Alfonso Antoniozzi,
Carla Di Censo, Paola Gardina – dir: Renato Palumbo
Laura Brioli, Omar Montanari, Gian Luca Pasolini, Luca Gallo,
Pervin Chakar, Norina Angelini – dir: Giorgio Leardini
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