17 novembre 2017

Salomè (10) - La richiesta

Scritto da Marisa

Finita la danza, un Erode entusiasta e beato chiede a Salomè cosa desidera in compenso: “Vieni qui, Salome, vieni, è giusto che tu ne abbia il premio. Regalmente voglio compensarti. Tutto so darti, tutto quel che il tuo cuore attende. Dimmi! Che cosa vuoi?”. Con molta freddezza la fanciulla (forse ormai non più fanciulla) avanza la sua richiesta e inizia parlando del “supporto”, il piatto d'argento, su cui vuole... Erode la interrompe, già affascinato dalla raffinatezza dell'oggetto, un vero disco lunare, argentea base su cui poggiare il tesoro, qualsiasi esso sia. Ma quando lei prosegue, sorridendo, “la testa di Jochanaan”, esplode in un ”No!!!” inorridito e inizia affannosamente a cercare di dissuaderla, offrendole tutto quello che può avere di più bello e allettante per una donna: metà del suo regno, un gioiello unico e meraviglioso, i pavoni bianchi splendidi e superbi, tutti i tesori nascosti e quelli visibili, fino a spingersi nel sacrilegio, al velo del tempio... La risposta di Salomè è sempre la stessa, inesorabile e fissa: “Pretendo la testa di Jochanaan!”. E in virtù del giuramento, il potente tetrarca deve infine dare l'ordine che in realtà è un atto di sottomissione e di obbedienza all'assurdo “capriccio” della figliastra e della sua sventata libidine... La sua impotenza è del tutto visibile ed è costretto a riconoscerla anche lui, stremato e sfinito dall'angoscia: “Chi ha preso il mio anello? Avevo un anello nella mia mano destra. Chi ha bevuto il mio vino? C'era del vino nel mio calice. L'hanno vuotato”.

Quello che nei vangeli di Marco e Matteo è documentato con scarne e asettiche parole, qui viene dilatato con grande emotività. L'angoscia di Erode va ben oltre la contrarietà di chi deve dare un ordine che non aveva previsto, ed è proprio quest'angoscia che ci guida nell'interpretazione di ciò che sta accadendo. Lui è un tiranno abituato a dare la morte ai nemici politici e personali e Jochanaan è un suo nemico. Perché dovrebbe reagire con tanta sconvolta scompostezza alla sua uccisione, nonostante l'iniziale contrarietà? Evidentemente è toccato nel profondo da qualcosa che neanche lui conosce, qualcosa che oscuramente sente di molto minaccioso e che attiva paure primordiali e indicibili. Forse non è l'uccisione in sé che lo getta nell'angoscia, ma la modalità richiesta: il taglio della testa, taglio che simbolicamente rappresenta una castrazione spostata in alto. Ecco il punto: si riattiva l'angoscia di castrazione, punto focale e di snodo di tutto il complesso sviluppo della psiche maschile.

Certamente qui non si parla del pene, ma della testa. E a prima vista, per chi è lontano dalla psicanalisi, può sembrare molto arbitraria ed assurda una tale ipotesi, ma la sfera erotico-sessuale è fortemente costellata in tutta l'opera e gli artisti forniscono da sempre con le loro opere visionarie e spesso scaturite dall'inconscio il materiale più adatto a supportare le ipotesi delle indagini psicoanalitiche. L'angoscia di castrazione è una delle forze più potenti nei meccanismi psichici della prima infanzia e, quando le cose vanno bene, rimane rimossa e non pregiudica, dopo la lunga fase di latenza che segue al periodo edipico e del suo superamento con la formazione del Super-Io, una vita sessuale normale e uno sviluppo armonico della personalità. Ma se per tanti motivi (su cui non posso dilungarmi) ci sono gravi difficoltà per via di situazioni genitoriali sfavorevoli (padre assente o seduttivo o troppo severo, madre depressa o rigida o troppo seduttiva...), l'angoscia di castrazione continua ad agire producendo sintomi (impotenza, eiaculazione precoce...) o può spostarsi in vario modo e creare complicate perversioni e disturbi caratteriali.

Un segno evidente delle fantasie di castrazione è visibile in alcuni racconti e nel folklore in cui domina la paura o fascinazione della donna castrante (la strega, Baba Jaga, Circe, Lilith, la sirena, Turandot...) e la paura della “vagina dentata” ritorna in molti sogni e fobie (fobie di squali, animali mordenti...). La castrazione in alto (della testa appunto) può manifestarsi anche con l'inibizione ad usare le facoltà intellettuali, la rinuncia a pensare con la propria testa. Il terrore che si impossessa di Erode e l'angoscia con cui cerca in modo sempre più compulsivo di eludere la richiesta di Salomè non è solo sacro rispetto per il profeta o paura della folla. È un autentico tentativo di difesa con l'offerta di qualsiasi altro valore pur di allontanare quella minaccia inesorabile. Si sente veramente sotto attacco ed entra in risonanza con la paura ancestrale di tutto il genere maschile, quando l'inconscio agita uno spettro così temuto. Ma non può che arrendersi, sfinito, al desiderio sadico della donna che, dominandolo con la sua bellezza, ha carpito il giuramento che lo rende impotente.

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HERODES
Ah! Herrlich! Wundervoll, wundervoll!
(zu Herodias)
Siehst du, sie hat für mich getanzt, deine Tochter. Komm her, Salome, komm her, du sollst deinen Lohn haben. Ich will dich königlich belohnen. Ich will dir alles geben, was dein Herz begehrt. Was willst du haben? Sprich!

SALOME
(süß)
Ich möchte, daß sie mir gleich in einer Silberschüssel...

HERODES
(lachend)
In einer Silberschüssel - gewiß doch - in einer Silberschüssel... Sie ist reizend, nicht? Was ist's, das du in einer Silberschüssel haben möchtest, o süße, schöne Salome, du, die schöner ist als alle Töchter' Judäas? Was sollen sie dir in einer Silberschüssel bringen? Sag es mir! Was es auch sein mag, du sollst es erhalten. Meine Reichtümer gehören dir. Was ist es, das du haben möchtest, Salome?

SALOME
(steht auf, lächelnd)
Den Kopf des Jochanaan.

HERODES
(fährt auf)
Nein, nein!

HERODIAS
Ah! Das sagst du gut, meine Tochter. Das sagst du gut!

HERODES
Nein, nein, Salome; das ist es nicht, was du begehrst! Hör' nicht auf die Stimme deiner Mutter. Sie gab dir immer schlechten Rat. Achte nicht auf sie.

SALOME
Ich achte nicht auf die Stimme meiner Mutter. Zu meiner eignen Lust will ich den Kopf des Jochanaan in einer Silberschüssel haben. Du hast einen Eid geschworen, Herodes. Du hast einen Eid geschworen, vergiß das nicht!

HERODES
(hastig)
Ich weiß, ich habe einen Eid geschworen. Ich weiß es wohl. Bei meinen Göttern habe ich es geschworen. Aber ich beschwöre dich, Salome, verlange etwas andres von mir. Verlange die Hälfte meines Königreichs. Ich will sie dir geben. Aber verlange nicht von mir, was deine Lippen verlangten.

SALOME
(stark)
Ich verlange von dir den Kopf des Jochanaan!

HERODES
Nein, nein, ich will ihn dir nicht geben.

SALOME
Du hast einen Eid geschworen, Herodes.

HERODIAS
Ja, du hast einen Eid geschworen. Alle haben es gehört.

HERODES
Still, Weib, zu dir spreche ich nicht.

HERODIAS
Meine Tochter hat recht daran getan, den Kopf des Jochanaan zu verlangen. Er hat mich mit Schimpf und Schande bedeckt. Man kann sehn, daß sie ihre Mutter liebt. Gib nicht nach, meine Tochter, gib nicht nach! Er hat einen Eid geschworen.

HERODES
Still, sprich nicht zu mir! Salome, ich beschwöre dich: Sei nicht trotzig! Sieh, ich habe dich immer lieb gehabt. Kann sein, ich habe dich zu lieb gehabt. Darum verlange das nicht von mir. Der Kopf eines Mannes, der vom Rumpf getrennt ist, ist ein übler Anblick. Hör', was ich sage! Ich habe einen Smaragd. Er ist der schönste Smaragd der ganzen Welt. Den willst du haben, nicht wahr? Verlang ihn von mir, ich will ihn dir geben, den schönsten Smaragd.

SALOME
Ich fordre den Kopf des Jochanaan!

HERODES
Du hörst nicht zu, du hörst nicht zu. Laß mich zu dir reden, Salome!

SALOME
Den Kopf des Jochanaan.

HERODES
Das sagst du nur, um mich zu quälen, weil ich dich so angeschaut habe. Deine Schönheit hat mich verwirrt. Oh! Oh! Bringt Wein! Mich dürstet! Salome, Salome, laß uns wie Freunde zu einander sein! Bedenk' dich! Ah! Was wollt ich sagen? Was war's?... Ah! Ich weiß es wieder!... Salome, du kennst meine weißen Pfauen, meine schönen weißen Pfauen, die im Garten zwischen den Myrten wandeln... Ich will sie dir alle, alle geben. In der ganzen Welt lebt kein König, der solche Pfauen hat. Ich habe bloß hundert. Aber alle will ich dir geben.
(Er leert seinen Becher.)

SALOME
Gib mir den Kopf des Jochanaan!

HERODIAS
Gut gesagt, meine Tochter!
(zu Herodes)
Und du, du bist lächerlich mit deinen Pfauen.

HERODES
Still, Weib! Du kreischest wie ein Raubvogel. Deine Stimme peinigt mich. Still sag' ich dir! Salome, bedenk, was du tun willst. Es kann sein, daß der Mann von Gott gesandt ist. Er ist ein heil'ger Mann. Der Finger Gottes hat ihn berührt. Du möchtest nicht, daß mich ein Unheil trifft, Salome? Hör' jetzt auf mich!

SALOME
Ich will den Kopf des Jochanaan!

HERODES
(auffahrend)
Ach! Du willst nicht auf mich hören. Sei ruhig, Salome. Ich, siehst du, bin ruhig. Höre.
(leise und heimlich)
Ich habe an diesem Ort Juwelen versteckt, Juwelen, die selbst deine Mutter nie gesehen hat. Ich habe ein Halsband mit vier Reihen Perlen, Topase, gelb wie die Augen der Tiger. Topase, hellrot wie die Augen der Waldtaube, und grüne Topase, wie Katzenaugen. Ich habe Opale, die immer funkeln, mit einem Feuer, kalt wie Eis. Ich will sie dir alle geben, alle!
(immer aufgeregter)
Ich habe Chrysolithe und Berylle, Chrysoprase und Rubine. Ich habe Sardonyx - und Hyazinthsteine und Steine von Chalcedon. - Ich will sie dir alle geben, alle und noch andere Dinge. Ich habe einen Kristall, in den zu schaun keinem Weibe vergönnt ist. In einem Perlmutterkästchen habe ich drei wunderbare Türkise: wer sie an seiner Stirne trägt, kann Dinge sehn, die nicht wirklich sind. Es sind unbezahlbare Schätze. Was begehrst du sonst noch, Salome? Alles, was du verlangst, will ich dir geben - nur eines nicht - nur nicht das Leben dieses einen Mannes. Ich will dir den Mantel des Hohenpriesters geben. Ich will dir den Vorhang des Allerheiligsten geben...

DIE JUDEN
Oh, oh, oh!

SALOME
(wild)
Gib mir den Kopf des Jochanaan!

(Herodes sinkt verzweifelt auf seinen Sitz zurück.)

HERODES
(matt)
Man soll ihr geben, was sie verlangt! Sie ist in Wahrheit ihrer Mutter Kind!
(Herodias zieht dem Tetrarchen den Todesring vom Finger und gibt ihn dem ersten Soldaten, der ihn auf der Stelle dem Henker überbringt.)
Wer hat meinen Ring genommen?
(Der Henker geht in die Zisterne hinab.)
Ich hatte einen Ring an meiner rechten Hand. Wer hat meinen Wein getrunken? Es war Wein in meinem Becher. Er war mit Wein gefüllt. Es hat ihn jemand ausgetrunken.
(leise)
Gewiß wird Unheil über einen kommen.

HERODIAS
Meine Tochter hat recht getan!

HERODES
Ich bin sicher, es wird ein Unheil geschehn.
ERODE
Ah! splendido! Magico, magico!
(a Erodiade)
Lo vedi, tua figlia ha danzato per me. Vieni qui, Salome, vieni, è giusto che tu ne abbia il premio. Regalmente voglio compensarti. Tutto so darti, tutto quel che il tuo cuore attende. Dimmi! Che cosa vuoi?

SALOME
(dolcemente)
Vorrei che adesso sopra un piatto d'argento...


ERODE
(ridendo)
Sopra un piatto d'argento - sì, certo - sopra un piatto d'argento... È deliziosa, no? Che è ciò che vuoi avere sopra un piatto d'argento, o dolce, bella Salome, tu che sei più bella di tutte le fanciulle di Giudea? Che cosa ti daranno sopra un piatto d'argento? Dimmelo! Qualunque cosa sia, tu l'otterrai. I miei tesori appartengono a te. Che è ciò che vuoi avere?


SALOME
(s'alza e sorride)
La testa di Jochanaan.

ERODE
(scatta in piedi)
No, no!!

ERODIADE
Ah! Ben detto, figlia mia! Ben detto!


ERODE
No, Salome, no; questo non è ciò che tu vuoi. Non ascoltare la voce di tua madre. Sempre t'ha consigliato male. Non badarle.


SALOME
Non bado alla voce di mia madre. Solo per mio piacere voglio la testa di Jochanaan sopra un piatto d'argento. Hai fatto un giuramento. Erode. Hai fatto un giuramento, non scordartelo!


ERODE
(con ansia)
Lo so, ho fatto un giuramento. Lo so bene. Sui miei dèi l'ho giurato. Ma ti supplico, Salome, esigi un'altra cosa. Esigi la metà del mio regno. Sarà tua. Ma da me non puoi esigere ciò che dice il tuo labbro.



SALOME
(con forza)
Da te esigo la testa di Jochanaan!

ERODE
No, no, non voglio dartela.

SALOME
Erode, tu hai fatto un giuramento.

ERODIADE
Si, hai fatto un giuramento. E l'hanno udito tutti.


ERODE
Femmina, taci, io non parlo con te.

ERODIADE
Mia figlia fa benissimo a volere la testa di Jochanaan. Costui mi ha coperto di vituperi e vergogne. Quindi si vede ch'ella ama sua madre. Figlia, non cedere, non cedere! Egli ha giurato.


ERODE
Taci, non mi parlare! Salome, ti scongiuro: non ostinarti! Guarda, t'ho sempre amato. Forse t'ho amato troppo. Da me perciò non domandare questo. La testa d'un uomo separata dal tronco è un'orribile vista. Ascolta quel che dico. Possiedo uno smeraldo. È lo smeraldo più bello del mondo. Vorresti averlo, non è così? Chiedilo, lo smeraldo bellissimo, e io te lo darò.



SALOME
Pretendo la testa di Jochanaan!

ERODE
Ma non ascolti, non ascolti. Salome, lascia che io ti parli!

SALOME
La testa di Jochanaan.

ERODE
Lo dici solo per torturarmi, perché t'ho guardato in quel modo. La tua bellezza mi ha confuso. Oh! Oh! Portate vino! Ho sete! Salome, Salome, trattiamoci da amici! Rifletti! ah! Che dicevo? Che era?... Ah! Lo rammento!... Salome, tu conosci i miei pavoni bianchi, i bei pavoni bianchi che nel giardino passeggiano tra i mirti... lo te li dono tutti, tutti. Non c'è un re in tutto il mondo che abbia questi pavoni. Ne ho solo cento. Ma te li dono tutti.

(Erode vuota la coppa del vino.)


SALOME
Dammi la testa di Jochanaan!

ERODIADE
Ben detto, figlia mia!
(a Erode)
E tu, tu sei ridicolo con quei tuoi pavoni.

ERODE
Femmina, taci. Tu gracchi come uccello da preda. La tua voce è un tormento. Ti dico di tacere! Salome, pensa a quello che fai. Forse quell'uomo è mandato da Dio. Egli è un sant'uomo. E l'ha toccato il dito di Dio. Vuoi tu allora che un malanno mi abbatta? E dunque, dammi retta!


SALOME
Voglio la testa di Jochanaan!

ERODE
(abbandonandosi all'ira)
Ah! tu non vuoi darmi ascolto. Sta' calma, Salome. lo sono calmo, vedi.

(parla sottovoce, in segreto)
Qui presso ho nascosto gioielli, gioielli che neppure tua madre ha mai visto. Ho una collana con quattro fili di perle, topazi fulvi come gli occhi delle tigri. Topazi rosei come gli occhi dei colombacci, e verdi come gli occhi dei gatti. Possiedo opali di bagliore costante con dentro un fuoco freddo come il ghiaccio. Tutti io te li offro, tutti!

(con agitazione crescente)
Possiedo crisòliti e berilli, crisoprassi e rubini. Ho gemme di sardònico e iacinto e pietre calcedonie. - Tutto io ti dono, tutto ed altro ancora aggiungo. È mio un cristallo dentro al quale alle donne è vietato guardare. In un madreperlaceo cofanetto io serbo tre mirabili turchesi: chi se li pone in fronte, sogna cose che non sono del mondo. Sono tutti tesori senza prezzo. Oppure, Salome, altre cose tu pretendi ancora? Tutto quello che vuoi posso donarti - una cosa non posso: la vita, no mai, di quest'uomo soltanto. Ti do il manto del Sommo Sacerdote, ti do il velo del Santo dei Santi...


GLI EBREI
Oh, oh, oh!

SALOME
(feroce)
Dammi la testa di Jochanaan!

(Erode cade disperato sul trono.)

ERODE
(sfinito)
Le sia dato ciò che pretende! Ella è in tutto la figlia di sua madre!
(Erodiade sfila dal dito del tetrarca l'anello di morte e lo porge al primo soldato che subito lo consegna al carnefice.)
Chi ha preso il mio anello?
(Il carnefice scende nella cisterna.)
Avevo un anello nella mia mano destra. Chi ha bevuto il mio vino? C'era del vino nel mio calice. Era pieno di vino. Qualcuno l'ha vuotato.
(sottovoce)
Certo cadrà su qualcuno un malanno.


ERODIADE
Mia figlia ha fatto benissimo!

ERODE
Sono sicuro, verrà un malanno.



Hans Beirer (Erode), Teresa Stratas (Salomè), Astrid Varnay (Erodiade)
dir: Karl Böhm (1974)


Horst Hiestermann (Erode), Catherine Malfitano (Salomè), Leonie Rysaner (Erodiade)
dir: Giuseppe Sinopoli (1990)


Herwig Pecoraro (Erode), Catherine Naglestad (Salomè), Elisabeth Kulman (Erodiade)
dir: Simone Young (2015)