21 ottobre 2019

Il barbiere di Siviglia (14) - "Don Basilio!"

Scritto da Christian

La comparsa di Don Basilio in casa di Bartolo è del tutto inaspettata, e dà origine a un quintetto che interrompe di colpo il flusso degli eventi, lasciando sconcertati gli altri personaggi. Serve certo a movimentare la trama ma, se non ci fosse, l'azione fluirebbe con naturalezza dalla scena precedente a quella successiva in cui Figaro si appresta a fare la barba al padrone di casa.

Nelle opere buffe primo-ottocentesche era consuetudine porre a metà circa dell’atto secondo un ensemble di una certa consistenza, ed è quel che accade qui: compositore e librettista organizzano un quintetto che è accomunato al finale primo dall’utilizzo abile e intensivo di quei livelli multipli scenico-musicali di cui è permeata l’opera.
(Stefano Piana)
Il Conte, nei finti panni di Don Alonso, aveva raccontato a Bartolo che Don Alonso era malato (oltre che “occupato col curiale”, ovvero con il notaio che dovrebbe stipulare il contratto di matrimonio, in un verso del libretto che in fase di composizione è stato poi tagliato da Rossini, generando un'incongruenza con la successiva domanda dello stesso Bartolo a Basilio: “E il curiale?”). E con una certa fatica si era conquistato la fiducia del tutore, che adesso vede messa a repentaglio dall'arrivo di colui che in teoria dovrebbe essere a letto (per non parlare del fatto che bisogna evitare che Basilio dimostri di non conoscere affatto il suo “sostituto”). Prima Figaro e poi il Conte stesso cercano così di intrufolarsi nel dialogo fra Bartolo, che chiede al maestro di musica notizie sul suo stato di salute, e il confuso Basilio, che non comprende il motivo di tali domande.

Almaviva approfitta del fatto di aver detto in precedenza al tutore “Don Basilio nulla sa di quel foglio”, lasciando intendere di averlo tagliato fuori dalla presunta macchinazione ai danni del Conte, e persuade Bartolo che è meglio allontanare l'inatteso ospite per non complicare le cose.

Insieme a Figaro, il Conte cerca di convincere allora Basilio di essere veramente malato (“Siete giallo come un morto!”, con l'accompagamento di una musica “dal raffinato e ironico descrittivismo”, per non parlare della “descrizione musicale del battito impazzito del polso misurato da Figaro”) e, come ultima risorsa, gli passa di soppiatto una borsa piena di denaro per esortarlo ad andarsene in silenzio. Pur non comprendendo la situazione, il maestro di musica accetta finalmente di prendere congedo, non prima di un'interminabile sequenza di saluti (“Buona sera, mio signore”) da parte di tutti (e con Rosina, Figaro e il Conte sempre più impazienti), compresa una coda comica che vede una breve ricomparsa di Basilio quando ormai ciascuno credeva che se ne fosse definitivamente andato.
Don Basilio non è certo il tipo da farsi convincere così agevolmente ad abbandonare il campo, soprattutto in una situazione nella quale nulla gli è chiaro. Il Conte, Figaro e Rosina impiegheranno difatti tutto il cantabile del quintetto per congedarlo nella maniera più fintamente educata possibile. [...] Se nella prima parte del brano dominano tali cerimoniosi saluti in punta di fioretto, nella conclusione sembra avere il sopravvento la stizza, dipinta musicalmente dalle veloci terzine di semicrome di Rosina e Figaro sotto le quali un Bartolo che sino ad ora non ha proferito un suono ripete per conto suo quel «Buonasera» quasi sul serio: segno che non deve aver capito molto della situazione.
(Stefano Piana)

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ROSINA
Don Basilio!

CONTE
(Cosa veggo!)

FIGARO
(Quale intoppo!)

BARTOLO
Come qua?

BASILIO
Servitor di tutti quanti.

BARTOLO
(Che vuol dir tal novità?)

ROSINA
(Ah, di noi che mai sarà?)

CONTE E FIGARO
(Qui franchezza ci vorrà.)

BARTOLO
Don Basilio, come state?

BASILIO (stupito)
Come sto?

FIGARO (interrompendo)
Or che s'aspetta?
Questa barba benedetta
la facciamo sì o no?

BARTOLO (a Figaro)
Ora vengo!
(a Basilio)
E il Curiale?

BASILIO (stupito)
Il Curiale?

CONTE (interrompendo, a Basilio)
Io gli ho narrato
che già tutto è combinato.
(a Bartolo)
Non è ver?

BARTOLO
Sì, tutto io so.

BASILIO
Ma, Don Bartolo, spiegatevi...

CONTE (come sopra, a Bartolo)
Ehi, Dottore, una parola.
(a Basilio)
Don Basilio, son da voi.
(a Bartolo)
Ascoltate un poco qua.
(Fate un po' ch'ei vada via,
ch'ei ci scopra ho gran timore:
della lettera, signore,
ei l'affare ancor non sa.)

BARTOLO
(Dite bene, mio signore;
or lo mando via di qua.)

ROSINA
(Io mi sento il cor tremar!)

FIGARO
(Non vi state a disperar.)

BASILIO
(Ah, qui certo v'è un pasticcio;
non l'arrivo a indovinar.)

CONTE (a Basilio)
Colla febbre, Don Basilio,
chi v'insegna a passeggiar?

BASILIO (stupito)
Colla febbre?

CONTE
E che vi pare?
Siete giallo come un morto.

BASILIO
Come un morto?

FIGARO (tastando il polso a Basilio)
Bagattella!
Cospetton! Che tremarella!
Questa è febbre scarlattina!

BASILIO
Scarlattina!

CONTE (dà a Basilio una borsa di soppiatto)
Via, prendete medicina,
non vi state a rovinar.

FIGARO
Presto, presto, andate a letto.

CONTE
Voi paura inver mi fate.

ROSINA
Dice bene, andate a letto.

TUTTI
Presto, andate a riposar.

BASILIO (stupito)
(Una borsa! Andate a letto!
Ma che tutti sian d'accordo?)

TUTTI
Presto, a letto!

BASILIO
Eh, non son sordo!
Non mi faccio più pregar.

FIGARO
Che color!

CONTE
Che brutta cera!

BASILIO
Brutta cera?

CONTE, FIGARO E BARTOLO
Oh, brutta assai!

BASILIO
Dunque vado...

TUTTI
Vada, vada!
Buona sera, mio signore,
presto, andate via di qua.
(Maledetto seccatore!)
Pace, sonno e sanità.

BASILIO
Buona sera, ben di core,
poi diman si parlerà.
Non gridate, ho inteso già.
(parte)

FIGARO
Orsù, signor Don Bartolo.

BARTOLO
Son qua.
(Bartolo siede, Figaro gli cinge al collo un asciugatoio disponendosi a fargli la barba; durante l'operazione Figaro va coprendo i due amanti.)
Stringi, bravissimo.

CONTE
Rosina, deh, ascoltatemi.

ROSINA
Vi ascolto, eccomi qua.
(siedono fingendo studiar musica)

CONTE (a Rosina, con cautela)
A mezzanotte in punto
a prendervi qui siamo:
or che la chiave abbiamo
non v'è da dubitar.

FIGARO (distraendo Bartolo)
Ahi! ahi!

BARTOLO
Che cos'è stato?

FIGARO
Un non so che nell'occhio!
Guardate, non toccate,
soffiate, per pietà.

ROSINA
A mezzanotte in punto,
anima mia, t'aspetto.
Io già l'istante affretto
che a te mi stringerò.

(Bartolo si alza e si avvicina agli amanti.)

CONTE
Ora avvertir vi voglio,
cara, che il vostro foglio,
perché non fosse inutile
il mio travestimento...

BARTOLO (scattando)
Il suo travestimento?
Ah, ah! bravo, bravissimo!
Sor Alonso, bravo! bravi!
E pace... e gioia...
Bricconi, birbanti!
Ah, voi tutti quanti
avete giurato
di farmi crepar!
Su, fuori, furfanti,
vi voglio accoppar.
Di rabbia, di sdegno
mi sento crepar.

ROSINA, CONTE E FIGARO
La testa vi gira;
ma zitto, dottore,
vi fate burlar.
Tacete, tacete,
non serve gridar.
(L'amico delira,
intesi già siamo,
non v'è a replicar.)
(partono)




Teresa Berganza (Rosina), Luigi Alva (Conte), Hermann Prey (Figaro),
Enzo Dara (Bartolo), Paolo Montarsolo (Basilio)
dir: Claudio Abbado (1971)


Anna Bonitatibus, Raul Giménez, Leo Nucci,
Alfonso Antoniozzi, Riccardo Zanellato

Cecilia Molinari, Nicola Alaimo, Maxim Mironov,
Carlo Lepore, Michele Pertusi


Con l'uscita di scena di Don Basilio, il quintetto tecnicamente non si conclude ma prosegue, trasformandosi in un quartetto che riprende l'azione da dove l'inopportuno arrivo del maestro di musica l'aveva interrotta. Figaro si appresta a fare la barba a Bartolo, mentre sullo sfondo Almaviva e Rosina possono continuare a progettare la loro fuga d'amore (“A mezzanotte in punto a prendervi qui siamo”). Questa scena ci permette finalmente di vedere il barbiere impegnato nel mestiere che gli dà il titolo (a lui e all'intera opera), e inoltre presenta sulla scena i quattro personaggi principali della storia: per questo motivo è una di quelle scelte più frequentemente in schizzi, dipinti, illustrazioni e locandine.
Due scenette contemporanee ma separate richiedono musicalmente due tratteggi diversi: da una parte una grandinata di semicrome dei violini primi accompagna il barbiere nell’esercizio più autentico delle sue funzioni; dall’altra un placido passaggio di semiminime legate all’unisono degli archi sul pedale di fagotti e contrabbassi sorregge gli scambi di battute degli innamorati e getta una piccola pennellata di mistero notturno in una scena movimentatissima e tutt’altro che romantica.
(Stefano Piana)

Il Conte, in particolare, vorrebbe approfittare del momento per informare la ragazza, prima che sia troppo tardi, del fatto di essere stato costretto a consegnare il suo biglietto al tutore. Ma non ci riuscirà. Bartolo, approfittando di una distrazione di Figaro (che già in precedenza era riuscito a sviare momentaneamente la sua attenzione), riesce a captare le parole con cui Almaviva conferma di essere travestito e comprende finalmente di essere di fronte a un inganno. L'esplosione d'ira è immediata, tanto che Figaro e il Conte sono costretti a fuggire prima che quest'ultimo abbia avuto la possibilità di spiegare ogni cosa a Rosina.
L’ira del tutore è tale che costui non riesce nemmeno ad imbastire una melodia vera e propria; le sue sono una sorta di esclamazioni musicali la cui intensità va mano a mano crescendo sino a trasformarsi in una sequela di crome martellanti sillabate. Sembra quasi che Rossini sublimi progressivamente i rimproveri di Bartolo in una sorta di flusso da cui si dipana l’implacabile raffica di suoni retoricamente organizzata che costituisce la stretta del quintetto. La sequela viene ripresa dagli altri dapprima sottovoce, poi in alternanza con Bartolo, infine da tutti e quattro assieme, in un brano dove sembra che gli unici frammenti melodici degni di questo nome siano affidati alla sola orchestra, la quale da parte sua, con le furiose volate di semicrome dei violini, finisce per gettare benzina sul fuoco. Le crome terzinate cantate a perdifiato finiscono per investire l’intera stretta ed estendersi al di sopra della struttura formale (che pure prevede le due classiche ripetizioni) quasi dissimulandola. L’ira devastante di Bartolo sembra non conoscere requie e chiude un quintetto che per la complessa, raffinata e magistrale realizzazione musicale ha davvero pochi paragoni.
(Stefano Piana)

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie, molto interessante