7 novembre 2019

Il barbiere di Siviglia (18) - "Ah, qual colpo"

Scritto da Christian

A mezzanotte in punto, come avevano promesso a Rosina, e mentre il temporale va scemando, il Conte e Figaro entrano nella camera della ragazza passando per la finestra: hanno raggiunto il balcone dall'esterno con una scala e hanno aperto la "gelosia" (la persiana) con la chiave che il barbiere aveva sottratto in precedenza dal mazzo di Don Bartolo. Come il libretto ci comunica, sono "avvolti in mantello e bagnati dalla pioggia".

Ad attendere i due, però, c'è una Rosina che non mostra affatto la complicità che essi si aspettavano, bensì aperta sfida e ostilità, essendo stata ingannata da Bartolo e convinta che "Lindoro" intenda portarla via soltanto per cederla alle voglie del Conte d'Almaviva. Ma per sciogliere l'equivoco ci vuol poco: basta che il Conte, dopo essersi nuovamente assicurato che la ragazza sia sinceramente innamorata del povero studente e non brami affatto le ricchezze del nobiluomo altolocato, le sveli la sua vera identità: "Mirami, o mio tesoro. / Almaviva son io: non son Lindoro".

Il delizioso terzetto che ne consegue è forse l'ultimo dei tanti gioielli di quest'opera. Nella prima parte ("Ah, qual colpo inaspettato!"), assistiamo alla meraviglia e allo stupore di Rosina nel venire a conoscenza dell'identità del suo amato: la gioia nel scoprirsi ingannata sì, ma non come aveva creduto fino ad allora, si fonde con la felicità del Conte stesso (che si bea del proprio "trionfo") e con la soddisfazione di Figaro (che con malcelato orgoglio vede i propri intrighi giungere a lieta conclusione: "Guarda, guarda il mio talento / che bel colpo seppe far!"). E dopo un attimo di esitazione da parte della ragazza che non sa più come rivolgersi al Conte ("Ma signor... ma voi... ma io..."), il quale subito la tranquillizza e le assicura che sarà presto sua sposa, i due innamorati si lanciano in un canto vorticoso e intrecciato, esprimendo uno stato d'animo colmo di gioia e di passione ("Dolce nodo avventurato / che fai paghi i miei desiri").

A questo punto il barbiere, più pragmatico, inizia (dapprima timidamente, intrufolandosi fra un verso e l'altro del flusso musicale dei due innamorati, e poi con sempre maggior convinzione) a far loro presente che non è il momento per perdersi in romanticherie: il tempo stringe ed è necessario fuggire dalla casa prima che qualcuno si accorga della loro presenza. "Presto, andiamo, vi sbrigate, / via, lasciate quei sospiri. / Se si tarda i miei raggiri / fanno fiasco in verità", dice, arrogandosi ancora una volta l'intero merito della riuscita dell'operazione (che invece, a ben vedere, è più il frutto dell'improvvisazione di Almaviva). Rossini sfrutta l'occasione per amplificare al massimo l'effetto comico, lasciando che Figaro imiti e faccia ironicamente il verso ai fluviali gorgheggi e alle infiorettature belcantistiche (alquanto esagerate) del Conte e di Rosina. Non a caso il terzetto, almeno nella prima parte, è definito "una sorta di duetto con terzo incomodo". Purtroppo in certe versioni questa sezione è abbreviata di diverse battute e risulta perciò meno divertente.

La transizione verso la seconda parte del terzetto avviene quando Figaro, scorgendo fuori dalla finestra due persone avvicinarsi alla casa con una lanterna, scuote definitivamente il Conte e Rosina dai loro "sospiri amorosi" con un grido d'allarme. Il Conte chiede conferma, e a questo punto, dopo essersi interrogati sul da farsi ("Che si fa?"), i tre personaggi si lanciano in una definita manifestazione d'intenti (per la cui melodia Rossini si sarebbe ispirato a un'aria dall'oratorio "Le stagioni" di Joseph Haydn):

Zitti zitti, piano piano,
non facciamo confusione,
per la scala del balcone
presto andiamo via di qua.
Da notare le similitudini con il "Piano, pianissimo" che apriva il primo atto dell'opera. Anche stavolta, nonostante ci sarebbe da aspettarsi un'azione silenziosa e fulminea, i personaggi impiegano un'eternità – la partitura prosegue per ben 93 battute – a sollecitarsi a vicenda e a ribadire (anche ad altissima voce!) la necessità di fare piano e di scendere dal balcone in silenzio.
Rossini prende a pretesto la necessità della fuga in punta di piedi per intessere la sua trama musicale. Mutato il tempo metronomico, sopra un tappeto di archi pizzicati le tre voci ripetono a turno un tema dominato da note staccate: Il brano prosegue tra estemporanei quanto brevi fortissimo con l’intreccio delle tre voci a costituire un pezzo dove, come già tante volte in quest’opera, la situazione scenica funge da movente per l’inarrestabile e calibratissimo gioco musicale.
(Stefano Piana)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano (“Alfine, eccoci qua”).

(Scoppia un temporale. Dalla finestra di prospetto si vedono freguenti lampi, e si sente il rumore del tuono. Sulla fine del temporale si vede dal di fuori aprirsi la gelosia, ed entrano uno dopo l'altro Figaro ed il Conte avvolti in mantelli e bagnati dalla pioggia. Figaro avrà in mano una lanterna accesa.)

FIGARO
Alfine, eccoci qua.

CONTE
Figaro, dammi man. Poter del mondo!
Che tempo indiavolato!

FIGARO
Tempo da innamorati.

CONTE
Ehi, fammi lume.
(Figaro accende i lumi.)
Dove sarà Rosina?

FIGARO
Ora vedremo. Eccola, appunto.

CONTE (con trasporto)
Ah, mio tesoro!

ROSINA (respingendolo)
Indietro, anima scellerata; io qui di mia
stolta credulità venni soltanto
a riparar lo scorno, a dimostrarti
qual sono, e quale amante
perdesti, anima indegna e sconoscente.

CONTE (sorpreso)
Io son di sasso.

FIGARO (sorpreso)
lo non capisco niente.

CONTE
Ma per pietà...

ROSINA
Taci. Fingesti amore
per vendermi alle voglie
di quel tuo vil Conte Almaviva...

CONTE (con gioia)
Al Conte?
Ah, sei delusa! Oh me felice!
Adunque tu di verace amore
ami Lindor? Rispondi!

ROSINA
Ah, sì! T'amai purtroppo!

CONTE
Ah, non è tempo
di più celarsi, anima mia.
(s'inginocchia gettando il mantello che viene raccolto da Figaro)
Ravvisa colui che sì gran tempo
seguì tue tracce, che per te sospira,
che sua ti vuole.
Mirami, o mio tesoro:
Almaviva son io, non son Lindoro.

Clicca qui per il testo di "Ah, qual colpo inaspettato".

ROSINA (stupefatta, con gioia)
(Ah, qual colpo inaspettato!
Egli stesso? O Ciel, che sento!
Di sorpresa e di contento
son vicina a delirar.)

FIGARO
(Son rimasti senza fiato:
ora muoion di contento.
Guarda, guarda il mio talento
che bel colpo seppe far!)

CONTE
(Qual trionfo inaspettato!
Me felice! Oh, bel momento!
Ah! D'amore e di contento
son vicino a delirar.)

ROSINA
Mio signor! Ma voi... Ma io...

CONTE
Ah, non più, non più, ben mio.
Il bel nome di mia sposa,
idol mio, t'attende già.

ROSINA
Il bel nome di tua sposa
oh, qual gioia al cor mi dà!

CONTE
Sei contenta?

ROSINA
Ah! mio signore!

ROSINA E CONTE
Dolce nodo avventurato
che fai paghi i miei desiri!
Alla fin de' miei martiri
tu sentisti, amor, pietà.

FIGARO
Presto, andiamo, vi sbrigate;
via, lasciate quei sospiri.
Se si tarda, i miei raggiri
fanno fiasco in verità.
(guardando fuori del balcone)
Ah! cospetto! che ho veduto!
Alla porta... una lanterna...
due persone! Che si fa?

CONTE
Hai veduto due persone?

FIGARO
Sì, signore.

ROSINA, CONTE E FIGARO
Che si fa?
Zitti zitti, piano piano,
non facciamo confusione,
per la scala del balcone
presto andiamo via di qua.




Teresa Berganza (Rosina), Hermann Prey (Figaro), Luigi Alva (Conte)
dir: Claudio Abbado (1971)


Anna Bonitatibus (Rosina), Leo Nucci (Figaro), Raul Giménez (Conte)
dir: Maurizio Barbacini (2005)


Maria Callas, Tito Gobbi, Luigi Alva
(1957)

Giulietta Simionato, Ettore Bastianini,
Alvinio Misciano (1956)


"Zitti zitti, piano piano"
Danielle de Niese (Rosina), Björn Bürger (Figaro), Taylor Stayton (Conte)
dir: Enrique Mazzola (2016)