Ormai Turandot confessa con il primo bacio e il primo pianto ("Del primo pianto...") l'innamoramento e la lotta sostenuta per opporvisi, ma scongiura il giovane a partire e ritenersi pago solo per il fatto di aver assistito al suo cedimento e all'ammissione della sua sconfitta. Non accetta ancora il matrimonio, la pubblica dichiarazione e l'assunzione del ruolo di moglie. E qui Calaf compie per la terza volta un atto di sottomissione e di spontanea offerta al potere del femminile: le rivela il proprio nome, rimettendosi ancora alla sua mercè: se Turandot vuole, può ancora ucciderlo.
È un atto straordinario, soprattutto se pensiamo che avviene dopo aver ottenuto l'ammissione dell'innamoramento da parte della stessa Turandot e dopo l'audacia dimostrata baciandola quasi di forza. Non basta infatti la resa se questa comporta ancora una ferita perché c'è ancora squilibrio, e Turandot che si dichiara vinta si vergogna del suo amore come di una debolezza. Perciò è necessario che Calaf rinunci per la terza volta e aspetti che il cambiamento sia consolidato attraverso una nuova possibilità e un nuovo rischio.
È importante anche evidenziare la ricorrenza del numero tre in tutta l'opera: Calaf chiede per tre volte di affrontare la prova, gli enigmi sono tre, le tentazioni sono tre e per tre volte Calaf rischia la vita (le ultime due su sua ulteriore iniziativa dopo la vittoria).
Il tre è un numero estremamente simbolico e universalmente fondamentale: rappresenta un ordine intellettuale e spirituale altamente dinamico perché segna l'uscita dalla dualità paralizzante degli opposti o della simbiosi in una triade che continuamente si riapre a nuovi sviluppi. Il tempo si svolge in un ritmo ternario di passato, presente e futuro, come l'esistenza è scandita da nascita, vita e morte. Tutta la vita biologica del pianeta presenta tre aspetti, vegetale, animale e umana, e a sua volta l'uomo ha tre aspetti fondamentali: materiale, razionale e spirituale, o per dirla in altro modo, corpo, psiche e spirito. L'intero cosmo è stato diviso dagli antichi in tre strati o regni: il Sopra o regno celeste (Zeus), la Terra propriamente detta come regno umano, e il Sotto come regno infero (Ade). La Trinità è per i cristiani dogma fondamentale, come per gli induisti la Trimurti: Brahma che crea, Vishnu che regge e conserva l'universo e Shiva che distrugge per permettere una nuova creazione, un nuovo ciclo, sono gli aspetti basilari su cui poggia tutta la vita, aspetti esaltati e cantati in continuazione dalla sacra sillaba AUM, il mantra per eccellenza, attraverso le sue tre lettere. Anche nelle fiabe il tre ricorre spessissimo come motivo fondamentale per svolgere vicende esemplari (tre figli o figlie, le tre melarance, i tre capelli d'oro del diavolo, le tre piume, le tre prove...). In sintesi, il tre è un numero iniziatico, maschile nella sua dinamicità, che prelude e prepara il quattro: la totalità e la completezza (i quattro punti cardinali, le quattro funzioni della psiche, i quattro amminoacidi del DNA, ecc.)
Tornando a Turandot, dopo la rivelazione del nome direttamente da Calaf, si compie la vera scelta e il superamento della parte vendicativa e dell'orgoglio ferito. Davanti all'imperatore e a tutto il popolo riunito, la principessa, ormai radiosa e felice, annuncia che il nome dello straniero è "Amore". È importante sottolineare che si tratta di una vera scelta e non di una accettazione passiva per "diritto di conquista", e questo cambia completamente il rapporto di coppia e le sue dinamiche.
Il tre diventa quattro perché ognuno dei componenti ha integrato il proprio lato controsessuale e questo ha un corrispettivo esterno adeguato: l'uomo si pone con la sua funzione animica in rapporto alla donna che ama senza pretendere di dominarla con la forza, e la donna accetta l'amore senza dover competere e difendersi con l'Animus. Si tratta, per dirla con Jung, di una vera coniunctio, il matrimonio perfetto a quattro.
Va ricordato e sottolineato che entrambi erano partiti piuttosto male e in condizioni di notevole difficoltà. Calaf era fuggiasco e isolato dopo aver perso un regno, e Turandot era isolata nel suo odio che metteva in pericolo la continuità stessa di tutto l'impero. Si può dire quindi che entrambi erano estraniati dal loro centro più vitale, perché il maschile di Calaf era estraniato dal centro del potere e dell'azione (dopo secoli di dominio da parte della coscienza orientata secondo un principio maschile che si sta sgretolando), mentre il femminile di Turandot era congelato e imprigionato da un Animus che la estraniava dall'eros. Per fortuna l'apparizione quasi fortuita di Turandot ha attivato immediatamente un impulso irresistibile alla riconquista, attraverso l'amore, di tutto ciò che era stato ottenuto con la forza e che ora risulta perso. Solo la tenace "intelligenza dell'Anima" del giovane principe riesce a portare a termine l'impresa e tutto il regno ne esce rinnovato.
Clicca qui per il testo del finale.
CALAF
Sei mia! Mia!
TURANDOT
Questo chiedevi. Ora lo sai.
Più grande vittoria non voler!
Parti, straniero, col tuo mister!
CALAF
Il mio mistero?
Non ne ho più! Sei mia!
Tu che tremi se ti sfioro,
tu che sbianchi se ti bacio,
puoi perdermi se vuoi!
Il mio nome e la vita insiem ti dono!
Io sono Calaf, figlio di Timur!
TURANDOT
So il tuo nome! So il tuo nome!
CALAF
La mia gloria è il tuo amplesso!
TURANDOT
Odi! Squillan le trombe!
CALAF
La mia vita è il tuo bacio!
TURANDOT
Ecco! È l'ora! È l'ora della prova!
CALAF
Non la temo!
TURANDOT
Ah! Calaf, davanti al popolo con me!
CALAF
Hai vinto tu!
(Appare l’esterno pittoresco del palazzo imperiale. Sopra un’alta scalea, al centro della scena, l’imperatore, circondato dalla corte, dai dignitari, dai sapienti, dai soldati. Ai due lati del piazzale, in vasto semicerchio, l’enorme folla.)
LA FOLLA
Diecimila anni al nostro Imperatore!
TURANDOT
Padre augusto,
conosco il nome dello straniero!
Il suo nome è... Amor!
LA FOLLA
Amor! O sole! Vita! Eternità!
Luce del mondo e amore!
Ride e canta nel sole
l'infinità nostra felicità!
Gloria a te! Gloria a te! Gloria!
Luciano Pavarotti, Joan Sutherland
Placido Domingo, Ghena Dimitrova | Gianfranco Cecchele, Birgit Nilsson |
Sergej Larin, Giovanna Casolla
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