18 novembre 2012

La Cenerentola (10) - "Là del ciel nell'arcano profondo"

Scritto da Christian

A differenza della favola originale, qui non è la fata madrina a giungere in soccorso di Cenerentola ma il saggio Alidoro, che nel frattempo ha indossato nuovamente i panni del mendicante al quale, in precedenza, proprio Angelina aveva mostrato generosità. Alla ragazza, che si strugge disperata, l'anziano filosofo preannuncia un'occasione di riscatto: andrà alla festa del principe, e lì farà strage di cuori! Cenerentola inizialmente dubita di quanto le sta dicendo il suo interlocutore: che il mendicante voglia prendersi gioco di lei? Ma Alidoro svela la propria identità e richiama la sua carrozza, con la quale la ragazza – opportunamente abbigliata e mascherata – potrà giungere in gran stile al palazzo.

Questa grandiosa "aria morale" di Alidoro ha una travagliata storia alle spalle. In occasione della “prima”, nel 1817, l'intera scena era stata musicata da Luca Agolini, assistente di Rossini che lo aveva aiutato a rispettare le scadenze componendo alcuni brani minori (oltre a questo, anche l'aria finale di Clorinda “Sventurata! Mi credea” e il coro di apertura del secondo atto “Ah! Della bella incognita”). Ma evidentemente il compositore non era soddisfatto del risultato, visto che già al momento della pubblicazione a stampa del libretto il testo dell'aria, “Vasto teatro è il mondo”, era stato sostituito con uno differente, “Fa' silenzio, odo un rumore”. In occasione di una riproposta dell'opera nel 1820 a Roma, avendo a disposizione un ottimo basso per il ruolo di Alidoro (Gioacchino Moncada), Rossini decise infine di comporre un nuovo brano e scrisse la grande aria virtuosistica “Là nel ciel dell'arcano profondo”. Si tratta di un pezzo solenne e di ampio respiro, energico e ricco di passaggi assai impegnativi (nonché, dal punto di vista testuale, colmo di riferimenti trascendenti che senza dubbio saranno piaciuti ai censori vaticani dell'epoca): il suo inserimento – come precisa Wikipedia – “obbliga a scritturare una prima parte anche per il ruolo di Alidoro, che nella versione originale era poco più di un comprimario”. Anche per questo motivo, per lungo tempo la nuova aria ha fatto fatica a stabilirsi nella prassi esecutiva: oggi però, grazie alla diffusione delle edizioni critiche, viene utilizzata regolarmente.

Da notare, nel testo, una singolare rima costruita sulla stessa parola, “innocente”, usata con due significati differenti: “fanciulla innocente” (priva di malizia nell'animo) e “un lampo innocente” (“che non nuoce”, ossia incruento). Talvolta il secondo verso viene cambiato in "lampo fulgente" o "lampo splendente" per evitare all'orecchio la ripetizione. Parimenti, per accorciare la durata del brano, in alcune interpretazioni il "da capo" è talvolta omesso.

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

(Dopo qualche momento di silenzio entra Alidoro, in abito da pellegrino, con gli abiti da filosofo sotto; indi Cenerentola.)

ALIDORO
Sì, tutto cangerà. Quel folle orgoglio
poca polve sarà, gioco del vento;
e al tenero lamento
succederà il sorriso.
(chiama verso la camera di Cenerentola)
Figlia... Figlia...

CENERENTOLA
(esce e rimane sorpresa)
Figlia voi mi chiamate? Oh questa è bella!
Il padrigno Barone
non vuole essermi padre; e voi...
Peraltro, guardando i stracci vostri
e i stracci miei,
degna d'un padre tal figlia sarei.

ALIDORO
Taci, figlia, e vien meco.

CENERENTOLA
Teco, e dove?

ALIDORO
Del Principe al festino.

CENERENTOLA
Ma dimmi, pellegrino:
perché t'ho data poca colazione,
tu mi vieni a burlar?
[Va' via... va' via!
Voglio serrar la porta...
Possono entrar de' ladri, e allora... e allora...
starei fresca davvero.]

ALIDORO
No! Sublima il pensiero!
Tutto cangiò per te!
Calpesterai men che fango i tesori,
rapirai tutti i cuori.
Vien meco e non temer:
per te dall'alto m'ispira un Nume
a cui non crolla il trono.
E se dubiti ancor, mira chi sono!

(Nel momento che si volge, Alidoro getta il manto.)

Clicca qui per il testo del brano.

ALIDORO
Là del ciel nell'arcano profondo,
del poter sull'altissimo trono
veglia un Nume, signore del mondo,
al cui piè basso mormora il tuono.
Tutto sa, tutto vede, e non lascia
nell'ambascia perir la bontà.

Fra la cenere, il pianto, l'affanno,
ei ti vede, o fanciulla innocente,
e cangiando il tuo stato tiranno,
fra l'orror vibra un lampo innocente.
Non temer, si è cambiata la scena:
la tua pena cangiando già va.

(S'ode avvicinarsi una carrozza.)

Un crescente mormorio
non ti sembra d'ascoltar?
Ah, sta' lieta: è il cocchio mio
su cui voli a trionfar.

Tu mi guardi, ti confondi...
Ehi, ragazza, non rispondi?!
Sconcertata è la tua testa
e rimbalza qua e là,
come nave in gran tempesta
che di sotto in su sen va.

Ma già il nembo è terminato,
scintillò serenità.
Il destino s'è cangiato,
l'innocenza brillerà.

(Aprono la porta; vedesi una carrozza. Cenerentola vi monta, Alidoro chiude la porta e sentesi la partenza della carrozza.)



Michele Pertusi


Alcune produzioni, favorite dai riferimenti trascendenti nel testo, cercano di reintegrare in qualche modo l'elemento soprannaturale nella vicenda a questo punto della rappresentazione (per esempio facendo comparire sulla schiena di Alidoro delle ali... da angelo custode!). Nel film con la direzione di Claudio Abbado, invece, il regista Jean-Pierre Ponnelle ha avuto la pensata di far intonare l'aria non ad Alidoro ma al medesimo Gioacchino Rossini, o meglio alla sua statua (quella presente nell'atrio del Teatro alla Scala), che prende vita. Con queste trovate, un pizzico di magia torna a farsi strada anche nella versione rossiniana della fiaba.



Paul Plishka



Christian Van Horn


Simón Orfila


Samuel Ramey


Luca Pisaroni


Ildebrando D'Arcangelo

Laurent Arcaro


L'aria originale scritta da Luca Agolini, "Vasto teatro è il mondo" (alcune fonti la citano come "Il mondo è un gran teatro"), oltre che più semplice musicalmente, era anche meno solenne a livello di testo. Anziché lirico e trascendente, il linguaggio è improntato a una più "quotidiana" metafora teatrale, il cui tema peraltro sopravvive in almeno un verso dell'aria sostitutiva ("Si è cambiata la scena"). Se un tempo era comune rappresentarla, solo in tempi recenti è stata definitivamente mandata in pensione da quella rossiniana. Eccone qui un'esecuzione (il cantante è Sergiy Kovnir).

Clicca qui per il testo del recitativo della scena originale.

ALIDORO
Grazie, vezzi, beltà scontrar potrai
ad ogni passo; ma bontà, innocenza,
se non si cerca, non si trova mai.
Gran ruota è il mondo...
(chiama verso la camera di Cenerentola)
Figlia!

CENERENTOLA
(esce e rimane sorpresa)
Figlia voi mi chiamate? O questa è bella!
Il padrigno Barone
non vuole essermi padre, e voi...

ALIDORO
Tacete.
Venite meco.

CENERENTOLA
E dove?

ALIDORO
Or ora un cocchio
s'appresserà. Del Principe
anderemo al festin.

CENERENTOLA
(guardando lui, e le accenna gli abiti)
Con questi stracci?
Come Paris e Vienna? Oh,
che bell'ambo.

(Nel momento che si volge, Alidoro gitta il manto)

ALIDORO
Osservate. Silenzio. Abiti, gioie,
tutto avrete da me. Fasto, ricchezza
non v'abbaglino il cor. Dama sarete;
scoprirvi non dovrete. Amor soltanto
tutto v'insegnerà.

CENERENTOLA
Ma questa è storia
oppure una commedia?

ALIDORO
Figlia mia,
l'allegrezza e la pena
son commedia e tragedia, e il mondo è scena.

Clicca qui per il testo del brano originale.

ALIDORO
Vasto teatro è il mondo,
siam tutti commedianti.
Si può fra brevi istanti
carattere cangiar.

Quel ch'oggi è un Arlecchino
battuto dal padrone,
domani è un signorone,
un uomo d'alto affar.

Tra misteriose nuvole
che l'occhio uman non penetra
sta scritto quel carattere
che devi recitar.

(S'ode avvicinare una carrozza)

Odo del cocchio crescere
il prossimo fragore...
Figlia, t'insegni il core,
colui che devi amar.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Dopo la sostituzione del patrigno al posto della matrigna, era obbligatorio cambiare anche la figura salvifica. Come infatti la fata madrina è la ricomparsa in chiave magica e quindi simbolica della madre positiva, Alidoro rappresenta la parte soccorrevole e che ripristina la giustizia da parte del padre. E' la legge degli opposti secondo Jung: se un aspetto archetipico è sprofondato nell'inconscio perchè a livello conscio non è rappresentato, torna prima o poi a ripresentarsi in chiave simbolica e tende a voler riattuarsi con il lavoro dell'Io.


Christian ha detto...

Infatti non a caso Alidoro si rivolge a Cenerentola chiamandola "Figlia", tanto che lei inizialmente se ne stupisce ("Figlia voi mi chiamate? O questa è bella!...").