5 aprile 2014

Don Giovanni (34) - “Per queste tue manine”

Scritto da Christian

Per la prima rappresentazione del "Don Giovanni" a Vienna (il 7 maggio 1788, oltre sei mesi dopo quella di Praga), come già ricordato, Da Ponte e Mozart apportarono diverse modifiche al libretto e alla partitura. Oltre ad eliminare alcuni brani, gli autori ne aggiunsero ben tre completamente nuovi, quasi sicuramente su richiesta dei cantanti che facevano parte della compagnia viennese. Due di questi (le arie "Dalla sua pace" per Don Ottavio, K. 540a, e "Mi tradì quell'alma ingrata" per Donna Elvira, K. 540c), con i relativi recitativi, sono ormai entrati a far parte stabile della tradizione esecutiva, perfettamente "integrati" nella struttura originaria dell'opera. Meno felice è stata invece la sorte del duetto fra Leporello e Zerlina "Per queste tue manine" (K. 540b), composto a fine aprile per il basso-baritono Francesco Benucci (che per Mozart fu anche il primo Figaro) e per il mezzosoprano Luisa Mombelli. Questo pezzo, che drammaturgicamente parlando va a sostituire l'aria di Ottavio "Il mio tesoro intanto", non ha mai fatto presa né sul pubblico né sui critici: prova ne è che non viene praticamente mai eseguito (con rare eccezioni) nelle odierne rappresentazioni dell'opera.

In effetti, l'intera scena ("più che comica, smaccatamente farsesca", scrive Sablich), che vede impegnati "in lazzi funambolici" Leporello, Zerlina (in preda a una vera e propria furia vendicativa) e un contadino di passaggio, rappresenta ancor più della sequenza precedente (quella del sestetto) un ingiustificato abbassamento di tono della vicenda drammatica di Don Giovanni, ormai assente dal palco da troppo tempo. Nel sestetto, almeno, anche se non sul palco, Don Giovanni era comunque "presente" nelle menti di tutti: questa scena invece è davvero un puro e semplice riempitivo comico, che esce completamente dal focus dell'opera. Facile comprendere come mai i moderni allestimenti tendano a ignorarla, nonostante musicalmente si tratti comunque di un frammento del grande corpus d'opera mozartiano, e dunque meritevole di attenzione a prescindere.

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

ZERLINA
(con coltello alla mano, conduce fuori Leporello per i capelli)
Restati qua.

LEPORELLO
Per carità, Zerlina!

ZERLINA
Eh! non c’è carità pei pari tuoi.

LEPORELLO
Dunque cavar mi vuoi...

ZERLINA
I capelli, la testa, il cor e gli occhi!

LEPORELLO
Senti, carina mia...
(Vuol farle alcune smorfie)

ZERLINA
Guai se mi tocchi!
Vedrai, schiuma de’ birbi,
qual premio n’ha chi le ragazze ingiuria.

LEPORELLO
(Liberatemi, o Dei, da questa furia!)

ZERLINA
(chiamando verso la scena)
Masetto, olà, Masetto!
Dove diavolo è ito... Servi, gente!
Nessun vien... nessun sente.
(Si trascina dietro Leporello per tutta la scena)

LEPORELLO
Fa piano, per pietà, non trascinarmi
a coda di cavallo.

ZERLINA
Vedrai, vedrai come finisce il ballo!
Presto qua quella sedia.

LEPORELLO
Eccola!

ZERLINA
Siedi!

LEPORELLO
Stanco non son.

ZERLINA
(Tira fuori dalla saccoccia un rasoio)
Siedi, o con queste mani
ti strappo il cor e poi lo getto ai cani.

LEPORELLO
Siedo, ma tu, di grazia,
metti giù quel rasoio.
Mi vuoi forse sbarbar?

ZERLINA
Sì, mascalzone!
Io sbarbare ti vo’ senza sapone.

LEPORELLO
Eterni Dei!

ZERLINA
Dammi la man!

LEPORELLO
La mano?

ZERLINA
L’altra.

LEPORELLO
Ma che vuoi farmi?

ZERLINA
Voglio far... voglio far quello che parmi!
(Lega le mani a Leporello con un fazzoletto)

Clicca qui per il testo del brano.

LEPORELLO
Per queste tue manine
candide e tenerelle,
per questa fresca pelle,
abbi pietà di me!

ZERLINA
Non v’è pietà, briccone;
son una tigre irata,
un aspide, un leone
no, no, non v’è pietà.

LEPORELLO
Ah! di fuggir si provi...

ZERLINA
Sei morto se ti movi.

LEPORELLO
Barbari, ingiusti Dei!
In mano di costei
chi capitar mi fe’?

ZERLINA
Barbaro traditore!
Del tuo padrone il core
avessi qui con te.
(Lo lega con una corda, e lega la corda alla finestra)

LEPORELLO
Deh! non mi stringer tanto,
l’anima mia sen va.

ZERLINA
Sen vada o resti, intanto
non partirai di qua!

LEPORELLO
Che strette, o Dei, che botte!
E giorno, ovver è notte?
Che scosse di tremuoto!
Che buia oscurità!

ZERLINA
Di gioia e di diletto
sento brillarmi il petto.
Così, così, cogli uomini,
così, così si fa.
(parte)

Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.

LEPORELLO
(ad un contadino che passa in fondo della scena)
Amico, per pietà,
un poco d’acqua fresca o ch’io mi moro!
Guarda un po’ come stretto mi legò l’assassina!
(Il contadino parte)
Se potessi liberarmi coi denti...
Oh, venga il diavolo a disfar questi gruppi!
Io vo’ veder di rompere la corda.
Come è forte! Paura della morte!
E tu, Mercurio, protettor de’ ladri,
proteggi un galantuomo Coraggio!
(Fa sforzi per sciogliersi, cade la finestra ove sta legato il capo della corda)
Bravo! Pria che costei ritorni
bisogna dar di sprone alle calcagna,
e trascinar, se occorre una montagna.
(Corre via trascinando seco sedia e finestra)

ZERLINA
(entra, conducendo con sé Donna Elvira)
Signora, andiam. Vedrete in qual maniera
ho concio il scellerato.

DONNA ELVIRA
Ah! sopra lui si sfoghi il mio furore.

ZERLINA
Stelle! in qual modo si salvò il briccone?

DONNA ELVIRA
L’avrà sottratto l’empio suo padrone.

ZERLINA
Fu desso senza fallo. Anche di questo
informiam Don Ottavio; a lui si spetta
far per noi tutti, o domandar vendetta.




Ildebrando D'Arcangelo (Leporello), Eirian James (Zerlina)


Marcos Fink (Leporello), Im Sun-hae (Zerlina)


Gabriel Bacquier, Lucia Popp

Donald Gramm, Marilyn Horne