10 aprile 2014

Don Giovanni (35) - “Mi tradì quell'alma ingrata”

Scritto da Christian

Dei tre brani scritti da Mozart per la ripresa viennese dell'opera, il recitativo e aria di Donna Elvira "Mi tradì quell'alma ingrata" è senza dubbio il pezzo più pregevole, oltre a svolgere una funzione psicologica fondamentale per il personaggio, che esprime tutto il coacervo dei suoi sentimenti: rabbia e rancore verso Don Giovanni, che l'ha tradita, ma anche l'incapacità di smettere di amarlo e di provare pietà per la sua sorte. Lungi dal trasformare il personaggio in una macchietta, il testo ne amplifica la tragica umanità. Se in precedenza Elvira ci era parsa in preda a un cieco furore e dunque facilmente manipolabile (visto anche come cadeva con estrema semplicità nell'inganno dello scambio di abiti fra Don Giovanni e Leporello), qui si presenta sì tormentata, ma ben consapevole del "contrasto di affetti che in sen le nasce", e dunque recupera un po' di quella dignità e di quell'amor proprio che erano stati messi a dura prova nelle scene precedenti. Saranno proprio questi sentimenti che la porteranno, nel finale del secondo atto, a voler offrire a Don Giovanni una "ultima prova", stavolta senza possibilità di appello.

Il brano (preceduto da un intenso e struggente recitativo accompagnato, "In quali eccessi, o numi"), fu scritto da Mozart il 30 aprile del 1788, giusto una settimana prima della recita viennese (che avvenne il 7 maggio), appositamente per il celebre soprano Caterina Cavalieri che interpretava in quell'occasione la parte di Elvira. Come l'animo del personaggio oscilla fra amore e desiderio di vendetta, anche la musica è oscillante e ondeggiante, con la parte vocale caratterizzata da un largo uso della coloratura. Pare che fu proprio la Cavalieri a sollecitare il compositore a inserire una "aria di bravura" per mettere in scena il proprio talento. Come nel caso dell'analoga aria aggiuntiva di Don Ottavio, "Dalla sua pace", poco importa se questi brani sembrano rallentare l'azione drammatica: è giusto offrire una pausa allo spettatore in attesa che la vicenda riprenda a pieno ritmo con la successiva, fondamentale, scena del cimitero.

Clicca qui per il testo del brano.

DONNA ELVIRA
In quali eccessi, o numi,
in quai misfatti orribili, tremendi,
è avvolto il sciagurato!
Ah, no, non puote tardar l'ira del cielo,
la giustizia tardar!
Sentir già parmi la fatale saetta
che gli piomba sul capo!
Aperto veggio il baratro mortal...
Misera Elvira,
che contrasto d'affetti in sen ti nasce!
Perché questi sospiri? E queste ambasce?

Mi tradì, quell'alma ingrata:
infelice, oddio! mi fa.
Ma, tradita e abbandonata,
provo ancor per lui pietà.
Quando sento il mio tormento,
di vendetta il cor favella;
ma se guardo il suo cimento,
palpitando il cor mi va.



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