20 dicembre 2014

11. Finale I/2: "Oh, caso orribile!" - "Sigillara!"

Scritto da Christian

Irrompono Donna Fulvia e la Baronessa Aspasia, che recano una ferale notizia: il Conte Asdrubale ha perso tutti i propri averi. Smarriti dall'improvvisa novità, Giocondo e Clarice chiedono lumi; ma le due donne non sono in grado di chiarire i dettagli (e si limitano a tirare un sospiro di sollievo per non essersi maritate con il nobiluomo ormai in rovina: "Guai se consorte mi fosse stato", "Per buona sorte non mi ha sposato"). I successivi interventi di Pacuvio e di Macrobio non chiariscono la situazione, anzi la complicano: pare che sia comparso un creditore, che rivendica tutte le proprietà del Conte sulla base di un vaglia "sottoscritto cent'anni fa" da un antenato del nobile. Le voci si rincorrono: chi è il creditore, da dove viene? "Dal Giappone", asserisce Pacuvio. "Dal Canadà", controbatte Macrobio. I due quasi si azzuffano, cambiando più volte versione e accostando al nuovo venuto le nazionalità più improbabili: "Un turchesco della Bretagna", "Un tedesco nato in Bevagna"... Clarice e Giocondo, sinceramente preoccupati per le sorti del Conte e disgustati dalla superficialità con cui gli altri ospiti trattano la faccenda, si allontanano. Macrobio, Pacuvio, Fulvia e Aspasia, invece, restano ad attendere il misterioso creditore, già pronti a trasferire la propria adulazione e la propria fedeltà su di lui, per lo più allo scopo di farsi invitare "alla sua mensa".

Clicca qui per il testo da "Oh, caso orribile!".

BARONESSA E FULVIA (con affanno)
Oh, caso orribile!
Caso incredibile!
Il Conte Asdrubale
tutto perdé.

CLARICE E GIOCONDO (con sorpresa)
Come? Cioè?

BARONESSA
Guai se consorte
mi fosse stato!

FULVIA
Per buona sorte
non mi ha sposato.

BARONESSA E FULVIA
Oh che disordine!
Son fuor di me!

CLARICE E GIOCONDO
Via su, con ordine
meglio spiegatevi.

BARONESSA E FULVIA (in atto di partire)
Qui torno subito...

CLARICE E GIOCONDO (trattenendole)
Ma in grazia diteci,
che nuova c'è.

BARONESSA E FULVIA
Vado ad intendere
meglio il perché.
(partono)

MACROBIO (entra)
Altro che ridere
sui nostri fatti!
È qui Lisimaco
castigamatti;
e mostra un vaglia
di sei milioni,
che in Sinigaglia
da un tal Piloni
fu sottoscritto
cent'anni fa.

CLARICE E GIOCONDO
Di questa favola
capisco poco.

PACUVIO (entra, agitatissimo)
Non v'è più tavola,
non v'è più cuoco.

MACROBIO
Il creditore
per farsi onore
alla sua mensa
c'inviterà.

CLARICE
Ma la sua patria?...

GIOCONDO
La condizione?

CLARICE E GIOCONDO
Ma donde viene?

PACUVIO
Vien dal Giappone.

MACROBIO (a Pacuvio)
Voi fate sbaglio,
dal Canadà.

PACUVIO
Egli è un turchesco
della Bretagna.

MACROBIO
Anzi un tedesco,
nato in Bevagna.

CLARICE E GIOCONDO
Che pezzi d'asini!
[Regga chi vuole;]
son più i spropositi,
che le parole:
mi fate stomaco
per verità.
(partono in fretta)

PACUVIO (verso i due che son partiti)
A me? Cospetto!

MACROBIO
A me? Per Bacco!

MACROBIO E PACUVIO (rimproverandosi l'un l'altro)
Per vostra colpa
soffro uno smacco.

PACUVIO
So quel che dico.

MACROBIO
Non sono un cavolo.

BARONESSA E FULVIA (rientrano in fretta)
Ecco l'amico;
non fate strepito,
o tutti al diavolo
ci manderà.

MACROBIO E PACUVIO (l'uno all'altro)
Chi prenda equivoco,
or si vedrà.



Jennifer Holloway (Aspasia), Laura Giordano (Fulvia), Sonia Prina (Clarice),
José Manuel Zapata (Giocondo), Joan Martin-Royo (Macrobio), Christian Senn (Pacuvio)


Laura Brioli (Aspasia), Patrizia Biccirè (Fulvia), Marie-Ange Todorovich (Clarice),
Raul Giménez (Giocondo), Pietro Spagnoli (Macrobio), Paolo Bordogna (Pacuvio)


E finalmente arriva il fantomatico mercante turco, che altri non è che il Conte stesso camuffato ("All'africana mi vestirò", aveva rivelato Asdrubale poco prima al suo fido attendente Fabrizio). Lo scopo della burla, come anticipato dal titolo dell'opera, è quello di fingersi ridotto in rovina per poter "saggiare" la vera indole di tutti coloro che gli stanno intorno e gli professano amicizia, rispetto o amore. Faranno lo stesso anche ora che non ha più un soldo?

Tutta la scena del finto turco, esilarante e geniale, si iscrive in un filone comune (che risale sin dai tempi della Commedia dell'Arte), quello delle "turcherie", che dà l'opportunità di presentare situazioni stravaganti ed esotiche (Rossini stesso vi si affiderà in misura ancora maggiore in opere come "L'italiana in Algeri" e "Il turco in Italia"). Qui è divertente osservare l'ossequioso comportamento dei quattro scrocconi, che non perdono un attimo a trasferire la propria fedeltà dal Conte Asdrubale al nuovo arrivato ("Dice bene", "Si conosce!"), salvo insorgere quando questi afferma di voler mettere i sigilli a ogni cosa che si trova nella tenuta, compresi i loro effetti personali.
Ma è il Finale primo il capolavoro della "Pietra": Asdrubale piomba in casa travestito da turco e mette alla prova gli amici parassiti. Romanelli qui combina due idee antiche: la povertà come prova dell'amicizia e le grottesche turcherie. Queste ultime, frequenti nella storia del melodramma, risalgono almeno alle scene "turche" di Molière nelle comédies-ballet "Le sicilien ou l'amour peintre" (1667) e "Le bourgeois gentilhomme" (1970; in entrambi i testi francesi i passi sono in "italo-turco", e nel "Bourgeois" l'ampia divertente scena si chiude al grido «bastonnara, bastonnara»); probabilmente Romanelli conosceva questi lavori e anche il famoso passo della "Famiglia dell'antiquario" (1749) di Goldoni ove un sarcastico Brighella spiega ad Arlecchino la trasformazione dell'italiano in lingua "turca": [Brighella] «Basta terminar le parole in ira, in ara, e el ve crede un armeno italianà»; [Arlecchino] «Volira, vedira, comprara; dighia ben?»; e così nella scena seguente Arlecchino travestito da armeno, farneticando un'astrusa lingua tutta a base di «obbligara», «portara», «cuccara», rifila delle false anticaglie al credulone conte Anselmo. Turcherie scatenate e sarcastica prova dell'amicizia mettono le ali all'ispirazione di Rossini che compone un grande affresco musicale brillante, mordace, con l'orchestra che esegue graffianti motivetti mentre il "turco" spaventa e insulta gli scrocconi con i suoi «mangiara» e «sigillara».
(da "Storia dell'opera italiana", di Fabrizio Dorsi e Giuseppe Rausa)
La buffa parlata del mercante mandò letteralmente in estasi il pubblico all'epoca della prima rappresentazione. In particolare la parola "Sigillara", con cui il turco zittisce ogni protesta e minaccia di porre i sigilli a ogni cosa, divenne presto un titolo alternativo dell'opera. «Se in Lombardia parlate della "Pietra del paragone", nessuno vi capisce, bisogna dire: "il Sigillara"», scriveva Stendhal. Ma "Sigillara" non è l'unica parola buffa usata dal mercante: ne inanella molte altre, con incredibili effetti comici ("Baccalà!", "Tambelloni Kaimacachi", ecc.), soprattutto quando Macrobio e compagni fingono di comprendere ogni cosa che dice ("Mille grazie!"), gli fanno i complimenti per il suo italiano ("Parla proprio in lingua etrusca") o addirittura cercano di adattarsi al suo linguaggio per farsi capire ("Mi far critica giornala..."). Ne risulta una scena che merita davvero un posto di rilievo nel panorama dell'opera buffa rossiniana e non solo, un perfetto esempio di come Rossini ami giocare – attraverso la musica – con le parole e il linguaggio.


Questo curioso libricino dato alle stampe a Milano alla fine del 1812 o all'inizio del 1813 testimonia di quanto la parola "Sigillara" fosse diventata popolare ed entrata nell'uso comune.

Clicca qui per il testo da "Lui star conta, io star mercanta".

CONTE (travestito, a Fabrizio)
Lui star conta, io star mercanta,
ti star furba, e lui birbanta.

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Dice bene.

CONTE
(Oh che canaglia!)
(mostrando un foglio logoro dal tempo)
Qui star vaglia.

PACUVIO (dopo averlo guardato)
Sei milioni!

BARONESSA, FULVIA E MACROBIO
Bagattella!

CONTE
(Che bricconi!)
(a Fabrizio)
Se trovara controvaglia,
mi far vela per Morea.

FABRIZIO (tutto mesto)
Non trovara.

CONTE
Scamonéa
tua poltrona resterà.

MACROBIO
Parla proprio in lingua etrusca.

CONTE
Mi mangiara molta crusca.

MACROBIO
Si conosce.

CONTE
Baccalà.
Tambelloni Kaimacachi.

MACROBIO
(Cosa dice?)

BARONESSA, FULVIA E PACUVIO
(Non intendo.)

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Mille grazie.

CONTE
Baccalà.

FABRIZIO
(Li canzona come va.)

CONTE (a Fabrizio)
Non aprira più portona,
o tua testa andar pedona.

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Che vuol dir questa canzona?

CONTE
Sequestrara...

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Adagio un po'!

CONTE
Sigillara...

BARONESSA E FULVIA
E le mie cose?

CONTE
Sigillara.

MACROBIO
E i manoscritti?

PACUVIO
I miei drammi?

MACROBIO
Le mie prose?

CONTE
Sigillara.

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
In quanto a noi...

CONTE
Sigillara.

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Oh questo no!

FABRIZIO (al Conte sempre con simulata insistenza)
Ubbidirò.

MACROBIO (al Conte)
Mi far critica giornala
che aver fama in ogni loco;
né il potera ritardar.

CONTE
Manco mala! manco mala!
Ti lasciara almen per poco
il buon senso respirar.

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Sigillate pure al Conte
bocca, naso e che so io;
ma, cospetto! quel ch'è mio
lo dovete rispettar.

CONTE
Quanti stara a modo mio,
mi volera sigillar.

FABRIZIO
(Che hanno il cor perverso e rio,
più non v'è da dubitar.)



François Lis (Conte), Jennifer Holloway, Laura Giordano,
Joan Martin-Royo, Christian Senn, Filippo Polinelli


Marco Vinco (Conte), Laura Brioli, Patrizia Biccirè,
Pietro Spagnoli, Paolo Bordogna, Tomeu Bibiloni


Justino Diaz (Conte), Antonella Pianezzola, Daniela Dessì,
Claudio Desderi, Alessandro Corbelli, Armando Ariostini