7 dicembre 2014

7. Quartetto: "Voi volete, e non volete"

Scritto da Christian

Il quartetto al centro del primo atto è un brano lungo e complesso, facilmente divisibile in tre parti (la vivace sezione iniziale, un brano lento e per sole voci, la stretta finale). Se musicalmente è caratterizzato dall'utilizzo, da parte di Rossini, di alcuni passaggi presi in prestito da lavori precedenti ("La scala di seta" e "Ciro in Babilonia"), a livello di contenuti esso è fondamentale nel muovere in avanti la vicenda. Il Conte Asdrubale, infatti, pone finalmente in moto lo scherzo che ha in programma di fare ai suoi ospiti per metterli alla prova, facendosi consegnare dal maggiordomo Fabrizio (precedentemente istruito), nel bel mezzo di una discussione con alcuni di loro (Clarice, Giocondo e Macrobio), un biglietto alla cui lettura si finge immediatamente preoccupato.

Il recitativo che precede il quartetto ci mostra come il cavalier Giocondo sia (nemmeno tanto segretamente) innamorato di Clarice: ma l'uomo sa bene che ella ha occhi solo per il Conte, verso il quale è legato da un'amicizia sincera, e da qui nasce il suo struggimento interiore. Lo stesso recitativo getta semi che verranno raccolti più in là (l'esistenza di un fratello gemello di Clarice, da lungo tempo perduto) e ci mostra schermaglie di vario tipo fra i personaggi. Quando Giocondo e il Conte discettano con Macrobio sul ruolo della critica giornalistica, è come se fossero Rossini e Romanelli in prima persona a parlare!

Nel vasto quartetto tripartito "Voi volete, e non volete" continua la schermaglia amorosa tra Asdrubale e Clarice, spettatori Giocondo e Macrobio, in un Andante ricco di fioriture; poi arriva un biglietto per Asdrubale che finge grande preoccupazione: scatta allora un passo (ripreso dal "Ciro") per sole voci in un'atmosfera rarefatta e "Smarrita"; la brillante stretta chiude il quartetto nella tipica confusione generale (tutti si chiedono cosa turba Asdrubale). Il successo travolgente della "Pietra" è dovuto a brani complessi e dinamici come questo, ove la musica mostra di saper aderire fedelmente a situazioni tanto cangianti.
(da "Storia dell'opera italiana", di Fabrizio Dorsi e Giuseppe Rausa)

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

GIOCONDO (a Clarice)
Perché sì mesta?

CLARICE
Il mio gemello, il caro Lucindo,
ad or ad or mi torna in mente.

GIOCONDO
Strana, scusate, in voi questa mi sembra tenerezza fraterna:
da fanciulli vi divideste, e fu per sempre:
estinto da sett'anni il credete...
Eh, marchesina... Altra...

CLARICE (con qualche risentimento)
Che dir vorreste?

GIOCONDO
Altra, io suppongo,
più vicina sorgente ha il vostr'affanno.
Il Conte a voi sì caro...
mio rivale ed amico... il sempre incerto Conte...
Ah! Clarice... Ah! se potessi anch'io le vostre cure meritar!...
(Clarice si mette in serietà)
Ma troppo e voi rispetto e l'amistà.
(al comparir di Macrobio, Clarice prende un aspetto ilare)

MACROBIO
Se avessi cinquanta teste e cento mani
appena potrei de' concorrenti al mio giornale
appagar le richieste.

GIOCONDO
In quanto a me sareste
sempre ozioso.

CLARICE (con brio)
Come? Al cavalier la critica non piace?

GIOCONDO
Anzi la bramo, e i giornalisti apprezzo,
sensati, imparziali,
e non usi a lordar venali fogli
d'insulsi motti e di maniere basse:
ma non entra Macrobio in questa classe.

CONTE (in aria gioiosa)
Che si fa? che si dice?

MACROBIO
Si discorre di critica.

CONTE
Io vorrei che i giornalisti
quando sull'opre altrui sentenza danno
dicessero il perché.

GIOCONDO
Pochi lo sanno:
per esempio Macrobio...

CLARICE (al cavalier Giocondo ed al Conte)
Eppur, signori,
sotto diverso aspetto
quello che fa Macrobio sul giornale
fate voi tutti e due.

MACROBIO (a Clarice, manifestando piacere della opinione di lei)
Brava! ci ho gusto!

CLARICE
L'usanza di operar senza un perché
non ha Macrobio sol, ma tutti e tre.

[CONTE
Come?

GIOCONDO
Che dite mai?

CLARICE
Lo dico, e sono prontissima a provarlo:
zitto... fate silenzio infin ch'io parlo.]

Clicca qui per il testo del brano.

CLARICE
(al Conte)
Voi volete, e non volete;
(al cavalier Giocondo)
voi tacete o sospirate;
(a Macrobio)
voi lodate o criticate:
e ciascun senza un perché.

CONTE
Con le donne, o signorina,
star bisogna molto all'erta
se quest'alma è sempre incerta,
ho pur troppo il mio perché.

GIOCONDO
Con la sorte, o marchesina,
giorno e notte invan m'adiro:
e se taccio e se sospiro,
ho pur troppo il mio perché.

MACROBIO
Con la fame, o signorina,
io non posso andar d'accordo:
quando lecco e quando mordo,
ho pur troppo il mio perché.

CLARICE
Se ho da dirl'a senso mio,
siete pazzi tutti e tre.

GIOCONDO, MACROBIO E CONTE
Fra i perché senz'altro il mio
è il miglior d'ogni perché.

CLARICE, GIOCONDO, MACROBIO E CONTE
Ogni cosa, o male o bene,
a sua voglia il mondo aggira:
chi lo prende come viene,
l'indovina per mia fé.

(comparisce Fabrizio, che consegna il biglietto al Conte; questi l'apre, e leggendolo finge di turbarsi)

CONTE
(Per compire il gran disegno
mesto in fronte io leggo il foglio:
poi con arte il mio cordoglio
fingerò di mascherar.)

CLARICE, GIOCONDO E MACROBIO
(ciascun da sé osservando il Conte)
Si scolora, è questo un segno
che funesto è a lui quel foglio:
ci sogguarda, e il suo cordoglio
tenta invan di mascherar.

GIOCONDO (al Conte)
Perché mai così tremante?

CONTE (fingendo una forzata disinvoltura per darla meglio ad intendere)
Io già m'altero per niente.

CLARICE (al medesimo)
Che vuol dir quel tuo sembiante?

MACROBIO (al medesimo)
Qualche articolo insolente?

CONTE (con forza, e poi ricomponendosi)
Stelle inique!

CLARICE
Ah! Conte amato...

CONTE (come sopra)
Qual disastro!

GIOCONDO
Ah! caro amico...

CONTE (come sopra)
Giusti dèi!

MACROBIO
Che cosa è stato?

CONTE
Non badate a quel che dico,
io di voi mi prendo gioco.

CLARICE, GIOCONDO E MACROBIO
Non intendo questo gioco.

CONTE
Il più bello non si dà.

CLARICE, GIOCONDO E MACROBIO
Il più strambo non si dà.

CLARICE
(Io ravviso in quell'aspetto
del destin la crudeltà.)

GIOCONDO
(Di paura e di sospetto
il mio cor tremando va.)

MACROBIO
(Lacerar mi sento il petto
dalla mia curiosità.)

CONTE
(La comparsa del biglietto
al disegno gioverà.)

CONTE
(Dal timor del mio periglio
imbrogliata han già la testa:
or più dubbio non mi resta
di poterli trappolar.)

CLARICE, GIOCONDO E MACROBIO
Ha il terror fra ciglio e ciglio:
incomincia e poi s'arresta:
calma finge e la tempesta
lo costringe a palpitar.



Sonia Prina, François Lis, José Manuel Zapata, Joan Martin-Royo


Marie-Ange Todorovich, Marco Vinco, Raul Giménez, Pietro Spagnoli


Julia Hamari, Justino Diaz, Ugo Benelli, Claudio Desderi