1 gennaio 2015

13. Introduzione II: "Io del credito in sostanza"

Scritto da Christian

Potrebbe sembrare che il primo atto della "Pietra del paragone" abbia già esaurito l'intera opera. Il Conte Asdrubale ha ormai giocato il suo scherzo agli ospiti della villa, ha messo alla prova la loro fedeltà e ha scoperto che, fra tutti, sono in pochi quelli a essergli davvero amici (ossia il Cavalier Giocondo e la Marchesa Clarice). Eppure non è finita: nonostante abbia ormai la certezza dell'indole sincera della Marchesa, infatti, ancora non si decide a prenderla in moglie ("Il matrimonio è un passo grande", spiegherà). Per fargli cambiare idea, in questo secondo atto la situazione si capovolgerà e sarà Clarice a rendergli pan per focaccia, travestendosi a sua volta allo scopo di fargli capire quanto veramente la ami.

Il sipario si alza con la notizia che il "mercante turco" è ripartito per i suoi lidi ("Lo stranier con le pive nel sacco / per vergogna è partito in gran fretta"). Donna Fulvia e la Baronessa Aspasia rimuginano sulla brutta figura che hanno fatto, ma anziché prendersela con sé stesse dirigono il proprio rancore verso il Conte, Giocondo e Clarice, meditando vendetta. Inutilmente il Coro dei servitori e degli altri ospiti tenta di farle ragionare: "Via, che serve? Son cose del mondo".

Segue un divertente concertato ("Io del credito in sostanza") in cui i pavidi Macrobio e Pacuvio presentano le loro scuse al Conte e a Giocondo, suscitando l'ira di Aspasia e Fulvia. Nel brano, le parole dei sei personaggi (più il Coro) si intrecciano in una sorta di canone o fuga a più voci, arricchito dal libretto di Romanelli che gioca con le rime e con i versi, terminanti tutti in -anza e in -enza.

Clicca qui per il testo del brano.

CORO
Lo stranier con le pive nel sacco
per vergogna è partito in gran fretta.

BARONESSA E FULVIA
Per sua colpa ho sofferto uno smacco,
ma farò la mia giusta vendetta:
forse al Conte, a Clarice, a Giocondo
questo fatto avrà molto a costar.

CORO
Via, che serve? son cose del mondo:
non sarebbe che un farsi burlar.

MACROBIO (al Conte in atto di scusa)
Io del credito in sostanza
già vedea l'incompetenza:
né parlai per insolenza,
ma per voglia di scherzar.

CONTE
Io già so per vecchia usanza
coltivar l'indifferenza:
ogni scusa in conseguenza
voi potete risparmiar.

PACUVIO (a Giocondo, scusandosi)
Fu poetica licenza,
non lo feci per baldanza:
in drammatica sembianza
mi parea di recitar.

GIOCONDO
Fu solenne impertinenza;
ma non merita importanza:
già vi scusa l'ignoranza
senza starne più a parlar.

BARONESSA E FULVIA (ciascuna da sé, la Baronessa osservando Macrobio e Donna Fulvia Pacuvio)
Domandargli perdonanza
è una vera sconvenienza:
questa vil testimonianza
io non posso tollerar.

CORO
Sotto l'umile apparenza
pieni son di petulanza:
l'uno e l'altro all'occorrenza
tornerebbe a motteggiar.



Jennifer Holloway, Laura Giordano, Joan Martin-Royo, François Lis, Christian Senn, José Manuel Zapata


Laura Brioli, Patrizia Biccirè, Pietro Spagnoli, Marco Vinco, Paolo Bordogna, Raul Giménez


Antonella Pianezzola, Daniela Dessì, Claudio Desderi, Justino Diaz, Alessandro Corbelli, Ugo Benelli