7 gennaio 2015

15. Il temporale

Scritto da Christian

Pacuvio, intento nella sua battuta di caccia, è sorpreso da un improvviso temporale. Già i primi "strepiti" di vento lo pongono in inquietudine: il successivo scrocio di pioggia lo spinge alla fuga. La descrizione fornita dal libretto di Romanelli è assai evocativa:

Mentre il vento va crescendo appoco appoco, ed oscurandosi lentamente il bosco, risuonano da lontano alcuni colpi di fucile, e successivamente compariscono diversi uccellacci coll'ale aperte. Pacuvio mira or all'uno, or all'altro senza mai sparare: si accorge poi che non ha montato il fucile; nell'atto che lo monta, gli uccelli spariscono, a riserva d'uno, contro cui egli si dirige senza mai effettuare il colpo. Finalmente, correndogli dietro e tirandogli il cappello, si perde di vista. Scoppia il temporale; si oscura totalmente il bosco, agitato dal vento e illuminato dai frequenti lampi. Comparisce di bel nuovo Pacuvio spaventato, stringendosi al petto e coprendo per quanto può alcuni fogli. Fugge Pacuvio incerto e sbalordito, e al temporale succede intanto gradatamente la calma.
Terminata la burrasca, torna infatti la quiete. E la melodia si stempera nel finale, traslandoci nella scena successiva e facendo da prologo all'aria romantica di Giocondo, "Quell'alme pupille".

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PACUVIO (verso i cacciatori)
Sì, sì, ci parleremo:
con un figlio di Pindo e d'Elicona,
quando tira davver, non si canzona.

(si ascolta qualche strepito di vento, foriero del temporale)

PACUVIO
Ahi!... chi si muove?... io non vorrei...
ma questo par che un bosco non sia da bestie indomite.

(Mentre il vento va crescendo appoco appoco, ed oscurandosi lentamente il bosco, risuonano da lontano alcuni colpi di fucile, e successivamente compariscono diversi uccellacci coll'ale aperte. Pacuvio mira or all'uno, or all'altro senza mai sparare: si accorge poi che non ha montato il fucile; nell'atto che lo monta, gli uccelli spariscono, a riserva d'uno, contro cui egli si dirige senza mai effettuare il colpo. Finalmente, correndogli dietro e tirandogli il cappello, si perde di vista. Scoppia il temporale; si oscura totalmente il bosco, agitato dal vento e illuminato dai frequenti lampi. Comparisce di bel nuovo Pacuvio spaventato, stringendosi al petto e coprendo per quanto può alcuni fogli. Fugge Pacuvio incerto e sbalordito, e al temporale succede intanto gradatamente la calma.)

PACUVIO
Ahi!... Scappa... Scappa...
Il vento in aria mi ha portato il fucile...
Aiuto!... Ah! Gli scritti miei...
Soccorso!... Dove salvar me stesso?...
[Deh! fulmine canoro,
rispetta, se non altro, il sacro alloro.]
(fuggendo)



Christian Senn (Pacuvio), dir: Jean-Christophe Spinosi


Paolo Bordogna (Pacuvio), dir: Alberto Zedda

Il tema sinfonico del temporale sarà riutilizzato in seguito da Rossini per "L'occasione fa il ladro", e soprattutto quattro anni dopo, con diverse modifiche e senza più alcun testo, nella sua opera più celebre, ovvero "Il barbiere di Siviglia".