15 maggio 2017

Così fan tutte (1) - Introduzione

Scritto da Christian

Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart (K. 588)

Prima rappresentazione: Vienna (Burgtheater),
26 gennaio 1790

Personaggi e voci:
- Fiordiligi (soprano), dama ferrarese abitante in Napoli
- Dorabella (soprano o mezzosoprano), dama ferrarese e sorella di Fiordiligi
- Guglielmo (baritono), ufficiale, amante di Fiordiligi
- Ferrando (tenore), ufficiale, amante di Dorabella
- Despina (soprano o mezzosoprano), cameriera
- Don Alfonso (basso), vecchio filosofo
- Coro di soldati, servi e marinai


"Così fan tutte" è la terza e ultima delle opere buffe composte da Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte. A differenza delle altre due, il soggetto non si basa su celebri antecedenti letterari (rispettivamente la commedia di Beaumarchais per "Le nozze di Figaro" e il mito di Don Juan e del convitato di pietra per il "Don Giovanni") ma è interamente farina del sacco di Da Ponte, sebbene pare che l'ispirazione gli fosse stata fornita da un fatto di cronaca dell'epoca, accaduto a Vienna o a Trieste. Per lungo tempo è circolata la leggenda che la trama sia stata suggerita addirittura dall'imperatore Giuseppe II, ma recenti studi avrebbero escluso questa ipotesi. Pare invece certo che inizialmente, per quanto possa sembrare strano, il libretto non fosse destinato a Mozart: l'opera avrebbe dovuto essere messa in musica da Antonio Salieri (!), che però vi rinunciò dopo aver già composto i primi terzetti ("È la fede delle femmine" e "La mia Dorabella"), di cui sopravvivono le partiture. E chissà cosa ne sarebbe venuto fuori! Il libretto, dietro compenso di duecento ducati (il doppio del normale onorario), venne allora girato a Mozart, che tornò così a collaborare con Da Ponte a distanza di oltre due anni dall'ultima volta.

Sulla composizione vera e propria si hanno poche notizie (l'opera è citata solo di sfuggita nelle lettere di Mozart e nelle memorie di Da Ponte, il quale la menziona con il sottotitolo "La scola delle amanti": a proposito, il titolo "Così fan tutte" proverrebbe invece da un verso della precedente "Le nozze di Figaro", quando Don Basilio – riferendosi alla presunta tresca di Susanna con Cherubino – commentava "Così fan tutte le belle, non c'è alcuna novità"). Si è già detto come il soggetto non fosse di derivazione letteraria: ma qua e là spuntano riferimenti alle commedie di Goldoni, e un antecedente dello "scambio di coppia" si ritrova in un passaggio de "L'Orlando Furioso" (da Wikipedia: "nel canto XXVIII si legge di due amici che, appresa l'infedeltà delle loro donne, decidono di partire per sfogarsi in nuove esperienze amorose. Il viaggio-studio però rivela l'amara verità: anche le altre donne non sono più caste. Insomma: così fan tutte! Quivi si rinvengono inoltre i nomi di Fiordiligi, Doralice, Fiordispina, Guglielmo e Don Alfonso"). Da notare che nel film "Amadeus", che dedica ampio spazio alla composizione de "Le nozze di Figaro" e al "Don Giovanni", il "Così fan tutte" è del tutto assente (come d'altronde lo stesso personaggio di Da Ponte). In ogni caso, come detto, l'opera è alquanto differente dagli altri due frutti della collaborazione fra i due artisti, così come diversa è stata l'accoglienza che ha avuto nei secoli successivi. In un certo senso, la sua sfortuna è cominciata quasi subito: la morte di Giuseppe II, il 20 febbraio del 1790, e il conseguente periodo di lutto nazionale costrinsero il teatro a interromperne l'allestimento dopo solo cinque rappresentazioni. Accusata di essere troppo volgare e licenziosa, le sue sorti non miglioreranno (anzi peggioreranno) nel secolo successivo.

Nonostante l'apparente leggerezza, infatti, "Così fan tutte" è sempre stata la più discussa ed enigmatica di tutte le opere di Mozart, oltre che la più difficile da valutare (e anche da apprezzare) appieno. Il motivo è presto detto: è colpa della trama, considerata dai suoi detrattori frivola o addirittura immorale. L'azione si svolge a Napoli, ambientazione mediterranea e romantica che ben si prestava – soprattutto agli occhi germanici – a fare da sfondo a vicende amorose. Due giovani ufficiali, Guglielmo e Ferrando, convinti dell'assoluta fedeltà delle loro amanti, le sorelle Fiordiligi e Dorabella, ne fanno l'oggetto di una scommessa con l'amico Don Alfonso, anziano filosofo che invece sostiene che la fedeltà femminile sia soltanto un'illusione. Dopo aver finto di essere stati richiamati dall'esercito, i due – travestiti da "nobili albanesi" (con baffoni e turbanti) – si presentano in casa delle dame per corteggiare l'uno la promessa sposa dell'altro. Nel primo atto le loro buffe avances (favorite anche da Despina, la smaliziata cameriera delle fanciulle) non avranno successo; ma nel secondo atto le cose cambieranno, e i protagonisti scopriranno loro malgrado che l'amore eterno che idealizzavano non ha diritto di cittadinanza nel mondo reale. Attraverso i meccanismi dell'opera buffa (travestimenti ed equivoci compresi), Mozart e Da Ponte si fanno dunque gioco di chi, in amore, si prende troppo sul serio, invitando a una filosofia di vita meno rigorosa. Vedremo però come la musica e il testo non sempre sono in accordo nell'affrontare l'argomento: se il librettista guarda i suoi personaggi con freddo disincanto e cinismo, il compositore è ben più comprensivo verso i loro errori, riconoscendone la natura umana e celebrandone infine il perdono.

Farò come il musicista, dimenticherò l'intrigo. Il testo è satirico e buffo; io voglio vederlo con lui affettuoso e tenero; sul palcoscenico ci sono due italiane coquettes, che ridono e mentono; ma, nella musica, nessuno mente e nessuno ride; al massimo si sorride.
(Hippolyte Taine)
Un tale soggetto non era forse ritenuto particolarmente offensivo dai viennesi di fine Settecento (il secolo, ricordiamolo, delle "Relazioni pericolose" di Laclos, romanzo uscito nel 1782 – dunque poco prima dell'opera – che come questa mette in scena finte seduzioni, crudeli inganni e tematiche apertamente sessuali). Tutto cambia invece nel secolo successivo, durante il quale il gusto e la morale si modificano, e il soggetto di "Così fan tutte" inizia a essere considerato inappropriato, se non addirittura "ripugnante". Per tutto l'Ottocento l'opera soffre di una cattiva fama, anche da parte della critica ufficiale (fu condannata, fra gli altri, da Beethoven e da Wagner), al punto che, per "salvare" in qualche modo la musica di Mozart (di cui comunque si riconosceva il valore), si registrano persino alcuni tentativi di riadattarla a nuovi libretti, scritti apposta per l'occasione. A fine Ottocento spunta fuori addirittura una "Messa dell'Incoronazione" (qui su Youtube), inutilmente spacciata dal suo ignoto autore come un lavoro di Mozart, la cui musica non è altro che un potpourri di arie dal "Così fan tutte" (il che, se non altro, dimostra come persino nei brani composti dall'autore salisburghese per un soggetto così "licenzioso" si potesse ritrovare una qualità "religiosa"). Tutto è però inutile: l'opera cade gradualmente nel dimenticatoio e sparisce dal repertorio, almeno fino alla seconda metà del Novecento, quando finalmente ritrova la sua popolarità (da notare come, nel frattempo, il suo titolo malizioso sia stato addirittura preso in prestito da film e fumetti).

Dal punto di vista formale, siamo di fronte all'opera "geometrica" per eccellenza, dominata dentro e fuori dalle simmetrie (un paragone cinematografico potrebbe essere il film "L'amico della mia amica" di Eric Rohmer). Rispetto al "Don Giovanni" e alle "Nozze di Figaro", abbiamo qui in scena molti meno personaggi (soltanto sei, equamente ripartiti fra maschi e femmine), e facilmente classificabili anche per i loro ruoli nella storia. Ci sono due coppie di amanti (Guglielmo e Fiordiligi, Ferrando e Dorabella), perfettamente speculari e quasi indistinguibili – piccole sfumature a parte – l'una dall'altra, che nel corso della storia saranno "smontate" e scambiate fra loro, più due personaggi (Don Alfonso e Despina) che manipolano gli eventi dietro le quinte. Le geometrie amorose del testo trovano poi analogia nella struttura musicale. Anche se non mancano le arie singole (e alcune sono eccezionalmente belle, per esempio "Come scoglio" o "Un'aura amorosa"), a dominare l'azione sono i numeri d'insieme: duetti, terzetti, quartetti, quintetti e sestetti si succedono caleidoscopicamente, consentendo agli allestimenti registici di riprodurre anche in chiave scenografica quelle specularità che il libretto (a livello di contenuti) e la partitura (a livello di corrispondenze musicali) suggeriscono in maniera spontanea. A questo proposito si noti come i registri vocali, nelle due coppie di amanti, attraverso lo scambio raggiungano un abbinamento più "naturale" di quello di partenza (il soprano con il tenore, il mezzosoprano con il baritono).
L'importanza preminente dei pezzi d'assieme su quelli solistici si nota pure nei recitativi. Perfino il «secco» è talvolta trattato a piú voci, nel tono scorrevole, arguto, accentuato, dell'opera buffa. Gli andamenti espressivi dei bassi ne accrescono ancora, qua e là, la vivezza. L'inserzione di numerosi «accompagnati» e una loro piú stretta coesione con i pezzi chiusi additano di già alle scene parlate del «Flauto magico» e, oltre ancora, al non piú lontano ideale dell'opera musicata per intero.
(Bernhard Paumgartner)
Oggi, oltre ad apprezzarne la perfezione formale, la critica riconosce più facilmente come l'opera – al di là di ogni moralismo – parli di amore in chiave quotidiana, realistica e pragmatica. Scrive Elvio Giudici: "È un'opera che tratta essenzialmente dell'amore: ma un amore intriso dello scetticismo connaturato al Settecento, e nel cui vortice d'ineludibile attrazione fisica ruolo determinante gioca il capriccio se non addirittura la noia. Il che beninteso, non significa affatto che secondo Mozart non si potesse provare sentimento alcuno: anzi, il «Così fan tutte» è proprio un inno all'amore, che solo non vuol essere sublime, eterno, ideale, per restare soltanto – ma anche soprattutto – amore e basta. Di conseguenza, è l'opera di Mozart che più d'ogni altra è stata sempre contemporanea all'ascoltatore". Siamo di fronte a una sorta di educazione al sentimento, a un percorso di maturazione dei personaggi. Inoltre, è importante sottolineare la fondamentale natura "giocosa" dell'opera, elargita tramite un'ironia soffusa da parte dei suoi autori nel rapporto che instaurano con i personaggi e il pubblico stesso. Non mancano però interpretazioni più cupe: Marco Emanuele sostiene che "l'opera sembra parlarci del cambiamento improvviso, del lutto, della perdita di memoria. Si rappresenta infatti, in modo crudele, un aspetto doloroso della vita umana: il fatto che cambiare vuol dire perdere un pezzetto di passato, vuol dire necessariamente dimenticare. Tutte le persone sono sostituibili". E ancora Giudici: "È un gioco certo: ma terribilmente serio, fin quasi alle soglie del cinismo. Giacché anche questo, per non dire soprattutto questo, è il «Così fan tutte». La vita come gioco casuale, un qualcosa di lieve, di imprevedibile, di fatuo: e quindi un qualcosa di molto crudele, ma la cui inevitabilità è pienamente accettata sì da far coesistere nella stessa piega delle labbra l'amarezza e il sorriso, senza che nessuno dei due prevalga ma entrambi essendo ben avvertibili".

La purezza delle geometrie, dicevamo, si rispecchia a livello musicale in una partitura "eterea, trasparente, rarefatta, che morbidamente accompagna la stilizzazione descrittiva: accentuazioni discrete, sfumature, sottintesi, in luogo di violente sottolineature di affetti" (Poggi e Vallora). Da un lato in armonia con un libretto "estremamente semplice, quasi privo di eventi e ricco invece di situazioni teatrali a sfondo emotivo" (Claudio Casini), dall'altro però in grado di infondere calore e sentimenti anche nelle situazioni apparentemente più fasulle, artificiali o (auto)ingannevoli. Come spesso, in fondo, fa la vita vera.


Alcune delle incisioni più celebri:















Link utili:

Articolo su Wikipedia in italiano
Articolo su Wikipedia in inglese
Pagina con diversi saggi e articoli
Libretto completo
Partitura

6 commenti:

Alio ha detto...

"Di conseguenza, è l'opera di Mozart che più d'ogni altra è stata sempre contemporanea all'ascoltatore".

Potremmo quasi dire che le "Nozze" sono un'opera più settecentesca, il "Don Giovanni" è più affine all'Ottocento, e il "Così fan tutte" è stato compreso finalmente solo nel Novecento...
La grandezza di Mozart attraversa tutti i secoli!


Christian ha detto...

In effetti, "Così fan tutte", più delle altre, si presta bene ad allestimenti con costumi e scenografie in chiave moderna.

Poi, naturalmente, c'è "Il flauto magico" che, nella sua natura fiabesca, è totalmente atemporale... :)


Paolo ha detto...

A mio avviso è il capolavoro assoluto di Mozart, la prima grande vera opera romantica, che addirittura anticipa alcune vibrazioni emotive dell' opera verista, in particolare di Puccini.
Il sapore agrodolce che lascia nella bocca dello spettatore potrebbe riassumersi in queste parole : "l' amore finto è più autentico dell'amore vero !".
Nel tessuto narrativo , drammatico e musicale di questa opera, costellato di pietre preziose, il carattere dei personaggi si ricombina in una "chimica" che riassortisce le coppie in un modo che è più ricco e spesso, in termini di autenticità, del modo di partenza: il "romanticone" Ferrando ritrova la sua metà complementare in Fiordiligi, quella delle due sorelle più ligia e più restia a tradire l'impegno dell'amore iniziale; per converso, il più materiale e carnale Guglielmo, incontra, in Dorabella il corrispettivo di una natura più sventata ma sempre innocente che sa giocare a fare l'amore senza troppi grattacapi.
E' un opera in cui il sentimento, anche nelle sue contraddizioni e nel suo pericoloso potenziale dirompente e , addirittura distruttivo, è il vero protagonista, nota per nota, parola per parola.


Christian ha detto...

Grazie per il commento!
Quest'opera, oltre a essere bellissima dal punto di vista musicale, offre davvero molte suggestioni ed è assai più ricca e complessa di quanto sembri a primo acchito, tanto da rendere lecito interpretarla secondo diversi punti di vista. C'è chi la legge in chiave più cinica (come è stato fatto in passato), e chi – come te – più romantica. Io, personalmente, come ho scritto in molti di questi post, la vedo come una sorta di "educazione al sentimento", un percorso con cui imparare a riconoscere l'amore per quello che è, ovvero un sentimeno "umano", presente qui fra noi, spogliandolo da tutti gli orpelli che portano a idealizzare ed elevare ogni cosa (a Ferrando che sbotta in "O giuro al cielo...", Don Alfonso replica "Ed io giuro alla terra"). Un messaggio salutare e d'attualità nel 1700 come oggi.

E non sei il primo, naturalmente, a pensare che le coppie "rimescolate" siano molto meglio assortite di quelle originali! Non a caso il libretto lascia un certo margine di manovra ai registi e agli allestitori, visto che nel finale non dice esplicitamente come le coppie si sposano (nell'ultima scena i personaggi cantano quasi sempre all'unisono).


Marisa ha detto...

Da qualche giorno mi gira in mente "le coppie rimescolate..." e confesso che, da inguaribile vecchia romantica, ho sempre cercato di rimuovere tale possibilità, ma ora devo ammettere che la saggezza, forse inconscia, di Mozart, non solo lascia aperta tale possibilità, ma forse la suggerisce apertamente con tutta la vicenda.
Certamente è molto bello continuare a credere che il primo amore sia quello vero, ma, pur essendo indimenticabile, non è forse vero che spesso è legato al momento incantevole della prima volta e che è più soggetto all'illusione dei sensi e al fascino della prima giovinezza e dell'inesperienza?
In questa formidabile opera che tratta proprio dell'educazione sentimentale e porta a superare l'idealizzazione del partner e la cieca fiducia riposta solo in quello che ci piace credere, forse l'insegnamento più nascosto, ma proprio per questo più profondo, consiste nel prendere atto della reale compatibilità dei caratteri e quindi a privilegiare l'esperienza della condivisione e la conoscenza reciproca, e non il primo impulso.
Don Alfonso, il vero deus ex machina della vicenda, lo sa bene e lascia che le coppie si scambino inconsapevolmente, ma con maggior possibilità di affinità... In fondo Ferrando e Fiordiligi, come dice Paolo, sono più adatti l'uno all'altra, e così Guglielmo e Dorabella.
La migliore riuscita di una coppia è affidata alla migliore sintonia e compatibilità. In fondo il successo di tutta l'evoluzione si basa sull'adattamento basato anche sulla "convenienza" della specie e per convenienza non si intende un'arida legge economica, ma realmente un "venire-con", cioè quello che meglio viene con noi e forse ha più probabilità per restare insieme tutta la vita.


Christian ha detto...

Certo! Si dice che "solo gli stupidi non cambiano mai idea", e dunque fra gli insegnamenti di saggezza, anche in campo sentimentale, c'è quello di rendersi conto di quando ci si è innamorati della persona sbagliata, o se si tratta di vero amore o di semplice infatuazione passeggera. Il concetto di "primo amore" è bello e romantico, ma si tratta a volte solo di un primo passo, necessario ma non definitivo, verso la felicità. (E non c'è nulla di cinico in questo).