L'osservazione di Christian sulla prevalenza di nomi floreali in quest'opera mi ha attivato delle riflessioni che desidero ampliare perché, se ogni dettaglio può racchiudere un prezioso significato, i nomi hanno sicuramente un'indicazione privilegiata, portandoci al cuore dell'identità più segreta di ognuno. Gli artisti, anche se non se ne rendono conto razionalmente, lo intuiscono; e spesso la scelta si impone inconsciamente e quindi direttamente dallo spirito del profondo, che non sbaglia mai. Sappiamo quale importanza cruciale abbiano i nomi per i primitivi, tanto da tenerli a volte segreti proprio per non disperdere la loro identità o farsela rubare; spesso, come per gli Indiani d'America, ai bambini veniva dato un nome provvisorio perché il vero nome doveva essere rivelato più tardi, per mezzo di una visione nel momento dell'iniziazione. E così il guerriero più temerario e indomito diventava "Cavallo Pazzo", il capo più riflessivo e saggio "Toro Seduto", ecc...
Ma torniamo alla Traviata, alias Margherita, Violetta, Signora delle Camelie, Rosa Plessis... Persino la sua amica ha a che fare con i fiori, chiamandosi addirittura "Flora", la ninfa stessa della primavera e madre di tutti i fiori. Ebbene, in queste ripetute conferme non posso non vedere il nucleo più originale e più autentico di questa eroina: il suo essere soprattutto un fiore, e per analogia condividerne la grazia e il destino. E noto che si tratta di fiori di inizio primavera (margherite, violette, camelie), al massimo di maggio (la rosa), a sottolinearne la breve stagione di splendore e fioritura.
Due sono le strade simboliche che riguardano i fiori: la caducità e la sessualità. E qui le troviamo tutte e due intrecciate tra di loro, come a dare più risalto e drammaticità alla vicenda, che infatti ne esce esaltata, anche per il potere evocativo e sublime delle note. Raramente abbiamo ascoltato una musica così intimamente pertinente e rivelatrice di un'anima femminile in piena fioritura, eppure già così vicina alla morte e nell'ebbrezza di un amore a cui ci si abbandona ma si sa già perso, con tutte le sfumature che il compositore riesce a infondere! Sappiamo che Verdi avrebbe voluto chiamare la sua opera "Amore e morte", titolo fin troppo rivelatore ed esplicito, e forse è meglio che questo profondo e indissolubile legame non sia stato buttato in pasto al pubblico così brutalmente sin dal titolo, ma che venga protetto dalla musica e si apra alla rivelazione man mano...
Sulla caducità e lo struggimento per la bellezza e l'effimero che la visione dei fiori ci procura, hanno lavorato tutti i poeti e in particolare Rainer Maria Rilke, che ha dedicato a questo tema l'intero ciclo dei "Sonetti ad Orfeo", facendo della figura della giovane danzatrice Wera Knoop, novella Euridice morta a 19 anni, l'eroina della morte in piena fioritura:
"Te, proprio te ora, che conobbi come un fiorePer quanto riguarda il rapporto con la sessualità, oltre a ricordare che effettivamente i fiori rappresentano la sessualità delle piante, che affidano alla loro bellezza e al profumo la possibilità di riprodursi attraverso lo spargimento del polline ad opera degli insetti così attirati, non si può non ricorrere a Freud, che ha richiamato l'attenzione sul linguaggio sessuale dei fiori in modo esplicito citando proprio "La signora delle camelie". Nel suo libro "L'interpretazione dei sogni", a proposito del sogno di una giovane donna che si vede scendere una scala con un ramo fiorito in mano che perde progressivamente i fiori, leggiamo infatti:
di cui mi è ignoto il nome, voglio ancora
una volta ricordare, mostrarti ad essi, svanita,
bella nel gioco del grido insormontabile (...)"
"Dato che per questa immagine le viene in mente il modo in cui, nei quadri dell'Annunciazione, l'angelo porta un giglio in mano, insieme al modo in cui le bambine bianco-vestite seguono la processione del Corpus Domini mentre le strade sono adorne di rami verdi, il ramo fiorito del sogno è certamente un'allusione all'innocenza sessuale. Il ramo però è fittamente cosparso di fiori rossi, ognuno dei quali somiglia a una camelia. Alla fine del suo cammino – è detto inoltre nel sogno – i fiori sono già in buona parte caduti; seguono quindi evidenti allusioni al ciclo mestruale. Così lo stesso ramo che viene portato come un giglio da una fanciulla innocente è allo stesso tempo un'allusione alla "Signora delle camelie" che, come è noto, portava sempre una camelia bianca, tranne nel periodo mestruale, in cui portava una camelia rossa."Ricordo che Kama, il dio dell'amore nella mitologia indiana, ha sulla punta del suo arco proprio un fiore... Violetta dunque ci commuove così tanto perché incarna, già col suo nome, la bellezza della nostra primavera che svanisce così presto, e inesorabilmente la nostra innocenza perduta, il piacere della sessualità e dell'amore così fugaci nel loro apparire e sparire... Ma non solo questo. Vedremo poi come il suo sacrificio si collochi e come porti a maturazione un passaggio evolutivo di consapevolezza.
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