18 ottobre 2012

La Cenerentola (6) - "Miei rampolli femminini"

Scritto da Christian

Ed ecco entrare in scena Don Magnifico, patrigno di Angelina/Cenerentola nonché padre di Clorinda e Tisbe, che ricopre il ruolo che nella fiaba era invece riservato alla matrigna. Pur trattandosi di un personaggio comico e dai tratti ridicoli, musicalmente è tutt'altro che una figura di contorno: a lui Rossini riserva ben tre arie e un notevole spazio sulla scena, persino maggiore di quello dedicato al principe. D'altronde la cosa è giustificata, se pensiamo che si tratta del principale antagonista della nostra eroina. Interpretato da un basso buffo (come il Don Bartolo del “Barbiere”, per intenderci), si presenta con una cavatina che ne mette subito in mostra tutte le caratteristiche: l'orgoglio, la presunzione, la vanità, il desiderio di risalire nella scala sociale (pur trattandosi di un barone, è ormai decaduto e spiantato) attraverso un matrimonio d'interesse per le sue due figliole, per soddisfare i desideri delle quali – e dunque non solo per propria insipienza – ha dilapitato tutto il proprio patrimonio (compresa la dote che era stata destinata a Cenerentola dalla madre, e della quale si è impadronito a insaputa della ragazza).

Il fatto che si svegli solo a mattina già inoltrata (e che dunque è solito dormire fino a tardi) aggiunge alle sue “qualità” pure la pigrizia; come vedremo, inoltre, è anche una buona forchetta e soprattutto un estimatore di vini. Nella sua aria introduttiva, come se non bastasse, lo troviamo alle prese con l'interpretazione di un sogno: Freud e Jung sono ancora lontani, naturalmente, e la lettura dei significati onirici è semmai nel solco della “smorfia” napoletana che associa a ogni elemento un corrispettivo reale (più avanti scopriremo da un verso – “giocato ho un ambo e vincerò l'eletto” – che Don Magnifico è anche un appassionato del gioco del lotto). Trattandosi di un personaggio comico, il suo sogno non può che riguardare un asino che vola, nel quale – senza rendersi conto di insultarsi da solo – vede sé stesso: “quell'asino son io”, declama tutto trionfante alle due figlie (anzi, ai suoi “rampolli femminini”, come le chiama con un'espressione comica e felice allo stesso tempo. In seguito si riferirà a loro indicandole come “viscere mie” o “i miei germogli”. Non a caso Dandini potrà affermare a ragion veduta che le due ragazze “son tutte papà”!).

Il nome "Magnifico" era anche quello di un classico personaggio della commedia dell'arte, un prototipo di Pantalone. Visti i suoi tratti prettamente napoletani (nonostante più avanti si presenti come "barone di Montefiascone", il riferimento è... più enologico che geografico!), non deve stupire che nell'ottocento, a Napoli, gli interpreti del personaggio erano soliti cantarne la parte in dialetto!


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

TISBE
Cenerentola, presto,
prepara i nastri, i manti.

CLORINDA
Gli unguenti, le pomate.

TISBE
I miei diamanti.

CENERENTOLA
Uditemi, sorelle...

CLORINDA
Che sorelle!
Non profanarci con sì fatto nome.

TISBE
E guai per te se t'uscirà di bocca.

CENERENTOLA
(uscendo)
(Sempre nuove pazzie soffrir mi tocca.)

TISBE
Non v'è da perder tempo.

CLORINDA
Nostro padre avvisarne convien.

TISBE
Esser la prima
voglio a darne la nuova.

CLORINDA
Oh! mi perdoni.
Io sono la maggiore.

TISBE
No no, gliel vo' dir io.

CLORINDA
È questo il dover mio.
Io svegliare lo vuo'. Venite appresso.

TISBE
Oh! non la vincerai.

CLORINDA
(osservando fra le scene)
Ecco egli stesso.

Clicca qui per il testo del brano.

DON MAGNIFICO
(esce in berretta da notte e veste da camera)
Miei rampolli femminini,
Vi ripudio; mi vergogno!
Un magnifico mio sogno
mi veniste a sconcertar.
(Clorinda e Tisbe ridono quando non le guarda)

(da sé, osservandole)
Come son mortificate!
Degne figlie d'un Barone!
Via: silenzio ed attenzione.
State il sogno a meditar.

Mi sognai fra il fosco e il chiaro
un bellissimo somaro.
Un somaro, ma solenne.
Quando a un tratto, oh che portento!
Su le spalle a cento a cento
gli spuntavano le penne
ed in alto, fsct, volò!
Ed in cima a un campanile
come in trono si fermò.
Si sentìano per di sotto
le campane sdindonar.
Col cì cì, ciù ciù di botto
mi faceste risvegliar.

Ma d'un sogno sì intralciato
ecco il simbolo spiegato.
La campana suona a festa?
Allegrezza in casa è questa.
Quelle penne? Siete voi.
Quel gran volo? Plebe addio.
Resta l'asino di poi?
Ma quell'asino son io.
Chi vi guarda vede chiaro
che il somaro è il genitor.

Fertilissima Regina
l'una e l'altra diverrà;
ed il nonno una dozzina
di nepoti abbraccierà.
Un Re piccolo di qua.
Un Re bambolo di là.
E la gloria mia sarà.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.

CLORINDA
Sappiate che fra poco...

TISBE
Il principe Ramiro...

CLORINDA
Che son tre dì che nella deliziosa...

TISBE
Vicino mezzo miglio
venuto è ad abitar...

CLORINDA
Sceglie una sposa...

TISBE
Ci mandò ad invitar.

CLORINDA
E fra momenti...

TISBE
Arriverà per prenderci...

CLORINDA
E la scelta,
la più bella sarà.

DON MAGNIFICO
(in aria di stupore ed importanza)
Figlie, che dite!
Quel principon! Quantunque io nol conosca...
Sceglierà... V'invitò... Sposa più bella...!
Io cado in svenimento.
[Alla favella è venuto il sequestro.
Il principato per la spinal midolla
già mi serpeggia, ed in una parola
il sogno è storia, ed il somaro vola.]
Cenerentola, presto,
portami il mio caffè.
(Cenerentola entra, vuota il caffè, e lo reca nella camera di don Magnifico)
Viscere mie,
metà del mio palazzo è già crollata,
e l'altra è in agonia.
Fatevi onore. Mettiamoci un puntello.
Figlie, state in cervello.
Parlate in punto e virgola.
Per carità: pensate ad abbigliarvi:
si tratta nientemen che imprinciparvi.
(entra nelle sue stanze, Clorinda e Tisbe nella loro)




Paolo Montarsolo


Alessandro Corbelli


Enzo Dara


Ruggero Raimondi


Alfonso Antoniozzi

Bruno Praticò

2 commenti:

Marisa ha detto...

Interessante l'interpretazione che Don Magnifico dà lui stesso del proprio sogno sia perchè è la prova di come i sogni siano sempre stati oggetto d'interpretazione in tutti i tempi (vedi quelli di Giuseppe o di Faraone nella Bibbia), sia per l'auto incensamento tipico di un Io megalomane che non ha alcun senso critico e che quindi non può non vedere altro. Freud ha reso tale pratica importante ai fini terapeutici e tutta la psicoanalisi poi ha chiarito come sia molto sospetto interpretare i propri sogni da sé perchè l'Io ovviamente li vede a suo uso e consumo, proprio come fa Don Magnifico, riforzando quei complessi che non vuole e non può vedere perchè troppo scomodi e perchè hanno una radice nell'incoscio, da cui vengono i sogni, e che quindi restano un "punto cieco" per l'Io, ragion per cui è meglio che a interpretare i sogni sia un esperto altro da noi.
Don Magnifico ne dà un "magnifico" esempio intepretando il proprio sogno proprio nella direzione del suo "complesso di superiorità" e nell'attuazione dei suoi desideri reali, già consci,( che le sue figlie diventino regine per accedere lui stesso alla gloria), mentre ovviamente Freud parlava di desideri inconsci e inconfessabili. L'unica cosa giusta è che l'asino è veramente lui perchè i sogni parlano sempre di noi stessi. Se il sogno fosse arrivato a conclusione molto probabilmente avremmo assistito alla caduta del "somaro solenne", ma i bruschi risvegli spesso hanno anche questo vantaggio: di impedire la catastrofe di cui l'Io non vuol sentir parlare.


Christian ha detto...

Anch’io credo che se le figlie non l’avessero svegliato, il sogno si sarebbe concluso con la “caduta dell’asino”… che poi è quello che capiterà nella storia!