Il secondo atto è narrativamente diviso in due da un piccolo brano, solo strumentale, che evoca un "temporale", spezza momentaneamente l'azione e prepara la scena per il gran finale. Non si tratta di un caso unico nelle opere di Rossini: basti ricordare il temporale del “Barbiere di Siviglia” (a sua volta ripreso da quello di un'opera giovanile, “La pietra del paragone”, riciclato poi anche ne “L'occasione fa il ladro”), così come alcuni passaggi dell'ouverture del “Guglielmo Tell”. La furia degli elementi e il successivo ritorno del sereno sono descritti musicalmente dal compositore con la consueta maestria. Da notare che giusto qualche anno prima, probabilmente nel 1813, Rossini aveva già scritto una serie di brevi brani strumentali che richiamavano proprio le forze e le atmosfere della natura (“La notte, temporale, preghiera, caccia”), nel solco delle suggestioni romantiche e pastorali che non avevano mai abbandonato la musica e l'arte nei due secoli precedenti e che nell'Ottocento trovavano ancora maggior spazio in seguito ai nuovi sviluppi della tecnica sinfonica. In quegli stessi anni, per esempio, avevano fatto la loro comparsa in Italia le sinfonie di Beethoven: proprio nel 1813 a Milano erano state eseguite la Quarta, la Quinta e soprattutto la Sesta (la “Pastorale”), alcuni echi della quale sembrano riecheggiare proprio nelle ultime note del temporale della “Cenerentola”, quando cessa la tormenta e torna finalmente il sereno.
La scena è cambiata, e siamo nuovamente nella cadente villa di Don Magnifico. Tornati a casa irati e furibondi, il patrigno e le due sorellastre si scagliano contro Cenerentola (che ovviamente ha avuto il tempo di precederli e di cambiarsi nuovamente d'abito), “colpevole” soltanto di assomigliare alla misteriosa dama il cui arrivo nella casa del principe ha scombussolato i loro piani. L'impaziente Ramiro, nel frattempo, sta battendo la campagna con la propria carrozza, alla disperata ricerca della donna che ha rapito il suo cuore. Approfittando della tempesta, e con la complicità di Dandini, il saggio Alidoro inscena un incidente, ovvero il ribaltamento della carrozza reale, proprio dinnanzi alla villa di Don Magnifico, costringendo così Ramiro a cercare riparo al suo interno e dandogli la possibilità di riconoscere in Cenerentola la donna da lui amata.
Al cessar del temporale, ecco dunque battere alla porta della villa. Don Magnifico, vedendo ricomparire il principe così presto, intuisce che c'è sotto qualcosa: sussurra a Clorinda e Tisbe “Non senza un perché venuto è qua”, essendo ancora convinto che intenda sposare una delle due figlie, e ordina a Cenerentola di portare al principe la “sedia nobile” – ovvero la poltrona imbottita, con i braccioli, destinata agli ospiti più importanti. La ragazza, ancora ignara della vera identità di Ramiro, si appresta a portare la sedia a Dandini, quando il patrigno la corregge. Contemporaneamente il principe si accorge dello smaniglio al suo polso: è il momento del reciproco riconoscimento fra Ramiro e Angelina, che lascia tutti senza parole.
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.
CENERENTOLA
Una volta c'era un re,
che a star solo s'annoiò;
cerca, cerca, ritrovò!
Ma il volean sposar in tre.
Cosa fa?
Sprezza il fasto e la beltà,
e alla fin scelse per sé
l'innocenza e la bontà.
La la là
li li lì
la la là.
(guarda lo smaniglio)
Quanto sei caro!
E quello cui dato ho il tuo compagno,
è più caro di te. Quel signor principe
che pretendea con quelle smorfie? Oh bella!
Io non bado a' ricami, ed amo solo
bel volto e cor sincero,
e do la preferenza al suo scudiero.
Le mie sorelle intanto... ma che occhiate!
Parean stralunate!
(s'ode bussare fortemente, ed apre)
Qual rumore! (Uh? chi vedo! che ceffi!)
Già di ritorno?
Non credea che tornaste avanti giorno.
CLORINDA
(entrando, accennando Cenerentola)
Ma ve l'avevo detto...
DON MAGNIFICO
Ma cospetto, cospetto!
Similissime sono affatto affatto.
Quella è l'original, questa è il ritratto.
(a Cenerentola)
Hai fatto tutto?
CENERENTOLA
Tutto.
Perché quel ceffo brutto
voi mi fate così?
DON MAGNIFICO
Perché, perché...
per una certa strega
che rassomiglia a te!
CLORINDA
Sulle tue spalle
quasi mi sfogherei.
CENERENTOLA
Povere spalle mie,
cosa c'hanno a che far?
(Cominciano lampi e tuoni.)
TISBE
Oh, fa mal tempo!
Minaccia un temporale.
DON MAGNIFICO
Altro che temporale!
Un fulmine vorrei che incenerisse il cameriere!
CENERENTOLA
Ma dite, cosa è accaduto?
Avete qualche segreta pena?
DON MAGNIFICO
Sciocca! Va' là, va' a preparar la cena.
CENERENTOLA
Vado sì, vado. (Ah, che cattivo umore.
Ah! Lo scudiero mio mi sta nel core.)
Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.
DANDINI
Scusate, amici.
La carrozza del principe ribaltò...
(riconoscendo don Magnifico)
Ma chi vedo?
DON MAGNIFICO
Uh! Siete voi!
Ma il principe dov'è?
DANDINI
(accennando Ramiro)
Lo conoscete!
DON MAGNIFICO
(rimanendo sorpreso)
Lo scudiero? Oh, guardate.
RAMIRO
Signore, perdonate
se una combinazione...
DON MAGNIFICO
Che dice! Si figuri! Mio padrone!
(sottovoce, a Clorinda e Tisbe)
Eh, non senza perché venuto è qua.
La sposa, figlie mie, fra voi sarà.
(a Cenerentola)
Ehi, presto, Cenerentola,
porta la sedia nobile!
RAMIRO
No, no: pochi minuti.
Altra carrozza pronta ritornerà.
DON MAGNIFICO
Ma che! Gli pare!
CLORINDA
Ti sbriga, Cenerentola!
CENERENTOLA
(recando la sedia a Dandini, che crede il principe)
Son qui.
DON MAGNIFICO
Dalla al principe, bestia, eccolo lì.
CENERENTOLA
Questo! Ah, che vedo! Principe!
(sorpresa, riconoscendo per principe don Ramiro, si pone le mani sul volto e vuol fuggire)
RAMIRO
T'arresta!
Che? Lo smaniglio!...
È lei! Che gioia è questa!
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