25 gennaio 2014

Don Giovanni (20) - “Fin ch'han dal vino”

Scritto da Christian

Siamo al tramonto. Il giorno volge al termine, e Don Giovanni, incurante dei nuvoloni che si stanno addensando su di lui, pregusta già le conquiste che farà alla gran festa serale organizzata nel suo palazzo. Gli è andata male con Zerlina? Elvira l'ha messo in difficoltà davanti a Donna Anna? Tutto sembra già dimenticato, e il suo pensiero si rivolge ora alle "contadinotte" incontrate al ballo nuziale che, come da suoi ordini, Leporello ha portato in precedenza al palazzo.

Unico pezzo solistico per Don Giovanni nel primo atto (mentre nel secondo ci saranno la serenata "Deh, vieni alla finestra" e l'arietta "Metà di voi qua vadano"), la cosiddetta "aria dello champagne" è caratterizzata da un ritmo vivace, spumeggiante, frenetico e quasi ossessivo, che riflette perfettamente la rapidità di pensiero e di azione del nostro protagonista, il suo impulso vitale e orgiastico, il suo carattere così poco propenso alla riflessione e il disinteresse per le conseguenze delle sue azioni. Una sorta di manifesto programmatico, tanto quanto lo era il brano del catalogo. Gli accenni al vino e alle danze ("senza alcun ordine": si mischieranno insieme il minuetto, la follia e l'alemanna, tre tipi di ballo o temi musicali con tempi piuttosto diversi fra loro, e vedremo nel prosieguo come Mozart renderà questo effetto di mescolanza di ritmi sovrapposti) sono tutti focalizzati sul risultato finale: "Ah, la mia lista / doman mattina / d'una decina / devi aumentar" dice a Leporello, allundendo al già noto catalogo delle conquiste.

Nel recitativo che precede l'aria, vediamo innanzitutto Leporello lamentarsi ancora una volta dei compiti che è costretto a svolgere per il suo padrone, rivolgendosi addirittura agli spettatori ("Guardate con qual indifferenza se ne viene!"), scimmiottando irriverentemente le sue parole ("Don Giovannino mio, va tutto male"... "Bravo, in coscienza mia!"), e non risparmiando le consuete critiche al suo modo di fare ("A forza di chiacchiere, di vezzi e di bugie / ch'ho imparato sì bene a star con voi..."). Ma alla fine, come sempre, dimostra di aver lavorato in maniera efficente per lui (placando la furia di Masetto, allontanando Donna Elvira dal palazzo) e ne riceve gli elogi.

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

LEPORELLO
(entrando)
Io deggio ad ogni patto
per sempre abbandonar questo bel matto...
(entra Don Giovanni)
Eccolo qui: guardate
con qual indifferenza se ne viene!

DON GIOVANNI
Oh, Leporello mio, va tutto bene!

LEPORELLO
Don Giovannino mio, va tutto male!

DON GIOVANNI
Come, va tutto male?

LEPORELLO
Vado a casa,
come voi m'ordinaste,
con tutta quella gente.

DON GIOVANNI
Bravo!

LEPORELLO
A forza di chiacchiere, di vezzi e di bugie,
ch'ho imparato sì bene a star con voi,
cerco d'intrattenerli...

DON GIOVANNI
Bravo!

LEPORELLO
Dico mille cose a Masetto per placarlo,
per trargli dal pensier la gelosia...

DON GIOVANNI
Bravo, in coscienza mia!

LEPORELLO
Faccio che bevano e gli uomini e le donne.
Son già mezzo ubbriachi:
altri canta, altri scherza,
altri séguita a ber...
In sul più bello, chi credete che càpiti?

DON GIOVANNI
Zerlina.

LEPORELLO
Bravo! E con lei chi venne?

DON GIOVANNI
Donn'Elvira.

LEPORELLO
Bravo! E disse di voi...

DON GIOVANNI
Tutto quel mal che in bocca le venia.

LEPORELLO
Bravo, in coscienza mia!

DON GIOVANNI
E tu cosa facesti?

LEPORELLO
Tacqui.

DON GIOVANNI
Ed ella?

LEPORELLO
Seguì a gridar.

DON GIOVANNI
E tu?

LEPORELLO
Quando mi parve che già fosse sfogata,
dolcemente fuor dell'orto la trassi,
e con bell'arte, chiusa la porta a chiave, io mi cavai,
e sulla via soletta la lasciai.

DON GIOVANNI
Bravo! Bravo! Arcibravo!
L'affar non può andar meglio.
Incominciasti, io saprò terminar:
troppo mi premono queste contadinotte;
le voglio divertir finché vien notte.

Clicca qui per il testo del brano.

DON GIOVANNI
Fin ch'han dal vino
calda la testa,
una gran festa
fa' preparar.
Se trovi in piazza
qualche ragazza,
teco ancor quella
cerca menar.
Senza alcun ordine
la danza sia:
chi 'l minuetto,
chi la follia,
chi l'alemanna
farai ballar.
Ed io frattanto,
dall'altro canto
con questa e quella
vo' amoreggiar.
Ah! la mia lista
doman mattina
d'una decina
devi aumentar.



Samuel Ramey


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Bryn Terfel

Dietrich Fischer-Dieskau (in tedesco)