Usciti dall'intimità della soffitta, nel secondo quadro la scena si sposta nelle allegre e caotiche strade di Parigi, estremamente affollate nonostante il freddo e la neve: in fondo siamo alla vigilia di Natale, e tutti ("borghesi, soldati, fantesche, ragazzi, bambine, studenti, sartine, gendarmi, ecc.", dice il libretto) hanno voglia di far festa. Questa scena d'insieme, che si apre con le stesse note (affidate a tre trombe) con cui Schaunard aveva decantato le dovizie del Quartier Latino nel quadro precedente (e che dunque suggerisce la continuità fra le due parti), è forse drammaticamente meno significativa ma sarà fondamentale per cementare l'amore fra Rodolfo e Mimi (simbolicamente attraverso l'acquisto e il regalo della cuffietta), oltre che per introdurre, come vedremo a breve, il sesto personaggio centrale dell'opera, quella Musetta già menzionata in apertura nonché ex fiamma di Marcello.
Siamo in "un crocicchio di vie che al largo prende forma di piazzale", fra "botteghe, venditori di ogni genere" e, "da un lato, il Caffè Momus". La confusione, con la folla che sciama in ogni direzione, è totale. I nostri personaggi, prima di sedersi al tavolo del caffé, si separano brevemente, ciascuno intento a curiosare in qualche bottega o a compiere un improvvisato acquisto in una bancarella, ritagliandosi un breve spazio musicale all'interno di una sovrapposizione di voci, di cori, di motivi. Colline fa rappezzare la sua vecchia zimarra (e poi "distribuisce con giusto equilibrio i libri dei quali è carico nelle molte tasche dello zimarrone"). Schaunard acquista da un rigattiere una pipa e un corno un po' stonato. Marcello scherza con le ragazze per la strada. Ma soprattutto, Marcello e Mimì avanzano parlando d'amore, entrano da una "modista" e ne riescono con un regalo che il poeta ha acquistato per la ragazza: una cuffietta "a pizzi, tutta rosa, ricamata", che Mimì desiderava da tempo.
Fra i tanti temi che "La Bohème" porta alla nostra attenzione, vi è quello capitale del rapporto fra i bisogni materiali di un individuo e le sue aspirazioni, rappresentato da una miriade di oggetti d’ogni genere che affollano la partitura, e spesso trovano una specifica connotazione musicale (come il corno stonato che acquista Schaunard al Quartiere latino, o la tromba di Parpignol). La stessa protagonista traduce in slanci ideali un mondo intessuto di fiori finti, e trova nella sua cuffietta una sineddoche della sua bellezza bruna. E fino in punto di morte la frase «Mi piaccion quelle cose che han sì dolce malìa» echeggia nella soffitta per ricordare che l’ideale della fanciulla non è che l’esito trasfigurato di un mondo saldamente ancorato alla vita di tutti i giorni.Finalmente i nostri amici si sistemano in un tavolo all'aperto, appena fuori dal locale, e discutono fra loro con allegria. Rodolfo presenta Mimì ai compagni ("Questa è Mimì, gaia fioraia") e ricorre alla stessa metafora ("Perché son io il poeta, / essa la poesia") che loro stessi gli avevano suggerito quando lo avevano preso in giro in precedenza ("Il poeta trovò la poesia"). Discorrendo, ben presto il discorso cade – naturalmente – sull'amore, il che dà l'occasione a Marcello di esprimere un'inattesa vena cinica. Gli amici spiegano a Mimì che il pittore "è in lutto", essendo vittima di una delusione sentimentale. E come se fosse stata invocata, ecco che nello stesso caffè si presenta la donna in questione, Musetta, in compagnia del suo ricco e anziano amante.(Michele Girardi)
[Il librettista] Illica [...] ebbe una parte determinante nelle scelte drammatiche. Data la difficoltà che presentava il quadro del Quartier Latino, giunse perfino a preparare una pianta della scena, inviata a Ricordi in allegato all’abbozzo di un rifacimento del libretto richiesto da Puccini, “onde isolare i bohèmes”: il problema della posizione scenica non era certo di facile soluzione, poiché bisognava mettere in risalto, all’interno del tessuto di massa, i singoli ma significativi episodi vissuti dai protagonisti in mezzo alla folla. [...] Tutto doveva risultare credibile, dunque, ma Illica si accorse di un’ultima inverosimiglianza a lavoro già concluso. Nel quadro II l’allegra brigata prende posto ai tavoli esterni del Caffè, e filosofeggia tranquilla nonostante il freddo della vigilia di Natale. Rimediò a questa mancanza di realismo aggiungendo la seguente didascalia al libretto: "(Marcello, Schaunard e Colline entrano nel Caffè Momus, ma ne escono quasi subito sdegnati di quella gran folla che dentro si stipa chiassosa. Essi portano fuori una tavola e li segue un cameriere per nulla meravigliato di quella loro stramberia di voler cenare fuori)".Fra i tanti venditori ambulanti spicca l'arrivo di Parpignol, che porta il suo carretto di giocattoli, seguito da "una turba di ragazzi" che lo circonda e ne ammira la mercanzia (e poi dalle madri di tali bambini e ragazzi, che li rimproverano e li trascinano via). Il breve inserto con il giocattolaio, non a caso coincidente con la lettura del menù da parte degli amici, "vuol essere un richiamo all’infanzia innocente, a un tempo di capricci come fa Mimì, che reclama «la crema» facendo eco al bimbo che vuole «la tromba, il cavallin». «O bella età d’inganni ed utopie» la definisce Marcello alla ripresa del dialogo".(Michele Girardi)
Prima di passare al prossimo post, dedicato a Musetta, un breve accenno a uno scambio di battute apparentemente insignificante, ma che acquisterà peso più avanti. Il libretto specifica che, nel fendere la folla, Mimì "osserva un gruppo di studenti". E Rodolfo ("con dolce rimprovero") la riprende: "Che guardi?". "Sei geloso?", scherza lei. Il poeta replica: "All'uom felice sta il sospetto accanto", concludendo lì un breve episodio che mette in luce alcuni aspetti del carattere di ciascuno di loro che sfoceranno – almeno apparentemente – nella "crisi" successiva.
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Un crocicchio di vie che al largo prende forma di piazzale; botteghe, venditori di ogni genere; da un lato, il Caffè Momus. La vigilia di Natale. Gran folla e diversa: borghesi, soldati, fantesche, ragazzi, bambine, studenti, sartine, gendarmi, ecc. Sul limitare delle loro botteghe i venditori gridano a squarciagola invitando la folla de' compratori. Separati in quella gran calca di gente si aggirano Rodolfo e Mimì da una parte, Colline presso la bottega di una rappezzatrice; Schaunard ad una bottega di ferravecchi sta comperando una pipa e un corno; Marcello spinto qua e là dal capriccio della gente. Parecchi borghesi ad un tavolo fuori del Caffè Momus. È sera. Le botteghe sono adorne di lampioncini e fanali accesi; un grande fanale illumina l'ingresso al Caffè.VENDITORI
(sul limitare delle loro botteghe, altri aggirandosi tra la folla ed offrendo la propria merce)
Aranci, datteri! Caldi i marroni!
Ninnoli, croci. Torroni! Panna montata!
Caramelle! La crostata! Fringuelli
passeri! Fiori alle belle!
LA FOLLA
(studenti, sartine, borghesi e popolo)
Quanta folla! Su, corriam! Che chiasso!
Stringiti a me. Date il passo.
DAL CAFFÈ
(gridando e chiamando i camerieri che vanno e vengono affaccendati)
Presto qua! Camerier! Un bicchier!
Corri! Birra! Da ber! Un caffè!
VENDITORI
Latte di cocco! Giubbe! Carote!
LA FOLLA
(allontanandosi)
Quanta folla, su, partiam!
SCHAUNARD
(dopo aver soffiato nel corno che ha contrattato a lungo con un venditore di ferravecchi)
Falso questo Re!
Pipa e corno quant'è?
(paga)
COLLINE
(presso la rappezzatrice che gli ha cucito la falda di uno zimarrone)
Un poco usato...
ma è serio e a buon mercato...
(paga, poi distribuisce con giusto equilibrio i libri dei quali è carico nelle molte tasche dello zimarrone)
RODOLFO
(a braccio con Mimì, attraversa la folla avviato al negozio della modista)
Andiamo.
MIMÌ
Andiamo per la cuffietta?
RODOLFO
Tienti al mio braccio stretta...
MIMÌ
A te mi stringo...
Andiamo!
(entrano in una Bottega di modista)
MARCELLO
(tutto solo in mezzo alla folla, con un involto sotto il braccio, occhieggiando le donnine che la folla gli getta quasi fra le braccia)
Io pur mi sento in vena di gridar:
Chi vuol, donnine allegre, un po' d'amor!
Facciamo insieme a vendere e a comprar!
UN VENDITORE
Prugne di Tours!
(Entra un gruppo di venditrici.)
MARCELLO
Io dò ad un soldo il vergine mio cuor!
(La ragazza si allontana ridendo.)
SCHAUNARD
(va a gironzolare avanti al caffè Momus aspettandovi gli amici: intanto armato della enorme pipa e del corno da caccia guarda curiosamente la folla)
Fra spintoni e testate accorrendo
affretta la folla e si diletta
nel provar gioie matte... insoddisfatte...
ALCUNE VENDITRICI
Ninnoli, spillette!
Datteri e caramelle!
VENDITORI
Fiori alle belle!
COLLINE
(se ne viene al ritrovo, agitando trionfalmente un vecchio libro)
Copia rara, anzi unica:
la grammatica runica!
SCHAUNARD
Uomo onesto!
MARCELLO
(arrivando al caffè Momus, grida a Schaunard e Colline)
A cena!
SCHAUNARD E COLLINE
Rodolfo?
MARCELLO
Entrò da una modista.
RODOLFO
(uscendo dalla modista insieme a Mimì)
Vieni, gli amici aspettano.
ALCUNI VENDITORI
Panna montata!
MIMÌ
(accennando ad una cuffietta che porta graziosamente)
Mi sta bene questa cuffietta rosa?
(Marcello, Schaunard e Colline cercano se vi fosse un tavolo libero fuori del caffè all'aria aperta, ma ve n'è uno solo ed è occupato da onesti borghesi. I tre amici li fulminano con occhiate sprezzanti, poi entrano nel caffè.)
ALCUNI MONELLI
Latte di cocco!
VENDITORI
Oh, la crostata!
Panna montata!
DAL CAFFÈ
Camerier!
Un bicchier!
Presto, olà!
Ratafià!
RODOLFO
(a Mimì)
Sei bruna e quel color ti dona.
MIMÌ
(ammirando la bacheca di una bottega)
Bel vezzo di corallo!
RODOLFO
Ho uno zio milionario. Se fa senno il buon Dio,
voglio comprarti un vezzo assai più bel!
(Rodolfo e Mimì, in dolce colloquio, si avviano verso il fondo della scena e si perdono nella folla. Ad una bottega del fondo un venditore monta su di una seggiola, con grandi gesti offre in vendita delle maglierie, dei berretti da notte, ecc. Un gruppo di ragazzi accorre intorno alla bottega e scoppia in allegre risate.)
MONELLI
(ridendo)
Ah! Ah! Ah! Ah!
SARTINE E STUDENTI
(accorrendo nel fondo presso i monelli, ridendo)
Ah! Ah! Ah!...
BORGHESI
Facciam coda alla gente!
Ragazze, state attente!
Che chiasso! Quanta folla!
Pigliam via Mazzarino!
Io soffoco, partiamo!
Vedi il Caffè è vicin!
Andiamo là da Momus!
(entrano nel caffè)
VENDITORI
Aranci, datteri, ninnoli, fior!
(Molta gente entra da ogni parte e si aggira per il piazzale, poi si raduna nel fondo. Colline, Schaunard e Marcello escono dal caffè portando fuori una tavola; li segue un cameriere colle seggiole; i borghesi al tavolo vicino, infastiditi dal baccano che fanno i tre amici, dopo un po' di tempo s'alzano e se ne vanno. S'avanzano di nuovo Rodolfo e Mimì, questa osserva un gruppo di studenti.)
RODOLFO
(con dolce rimprovero, a Mimì)
Chi guardi?
COLLINE
Odio il profano volgo al par d'Orazio.
MIMÌ
(a Rodolfo)
Sei geloso?
RODOLFO
All'uom felice sta il sospetto accanto.
SCHAUNARD
Ed io, quando mi sazio,
vo' abbondanza di spazio...
MIMÌ
(a Rodolfo)
Sei felice?
MARCELLO
(al cameriere)
Vogliamo una cena prelibata.
RODOLFO
(appassionato a Mimì)
Ah, sì, tanto!
E tu?
MIMÌ
Sì, tanto!
ALCUNI STUDENTI E SARTINE
Là da Momus!
Andiamo!
(entrano nel caffè)
MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE
(al cameriere, che corre frettoloso entro al Caffè, mentre un altro ne esce con tutto l'occorrente per preparare la tavola)
Lesto!
(Rodolfo e Mimì s'avviano al Caffè Momus)
PARPIGNOL
(interno, lontano)
Ecco i giocattoli di Parpignol!
RODOLFO
(si unisce agli amici e presenta loro Mimì)
Due posti.
COLLINE
Finalmente!
RODOLFO
Eccoci qui
Questa è Mimì,
gaia fioraia.
Il suo venir completa
la bella compagnia,
perché son io il poeta,
essa la poesia.
Dal mio cervel sbocciano i canti,
dalle sue dita sbocciano i fior;
dall'anime esultanti
sboccia l'amor.
MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE
(ridendo)
Ah! Ah! Ah! Ah!
MARCELLO
(ironico)
Dio, che concetti rari!
COLLINE
(solenne, accennando a Mimì)
Digna est intrari.
SCHAUNARD
(con autorità comica)
Ingrediat si necessit.
COLLINE
Io non dò che un accessit!
(Tutti siedono intorno al tavolo, mentre il cameriere ritorna.)
PARPIGNOL
(vicinissimo)
Ecco i giocattoli di Parpignol!
COLLINE
(vedendo il cameriere, gli grida con enfasi)
Salame!
(Il cameriere presenta la lista delle vivande, che passa nelle mani dei quattro amici, guardata con una specie di ammirazione e analizzata profondamente. Da via Delfino sbocca un carretto tutto a fronzoli e fiori, illuminato a palloncini: chi lo spinge è Parpignol, il popolare venditore di giocattoli; una turba di ragazzi lo segue saltellando allegramente e circonda il carretto ammirandone i giocattoli.)
BAMBINE E RAGAZZI
(interno)
Parpignol, Parpignol!
(in scena)
Ecco Parpignol, Parpignol!
Col carretto tutto fior!
Ecco Parpignol, Parpignol!
Voglio la tromba, il cavallin,
il tambur, tamburel...
Voglio il cannon, voglio il frustin,
...dei soldati il drappel.
SCHAUNARD
Cervo arrosto!
MARCELLO
(esaminando la carta ed ordinando ad alta voce al cameriere)
Un tacchino!
SCHAUNARD
Vin del Reno!
COLLINE
Vin da tavola!
SCHAUNARD
Aragosta senza crosta!
(Bambine e ragazzi, attorniato il carretto di Parpignol, gesticolano con gran vivacità; un gruppo di mamme accorre in cerca dei ragazzi e, trovandoli intorno a Parpignol, si mettono a sgridarli; l'una prende il figliolo per una mano, un'altra vuole condur via la propria bambina, chi minaccia, chi sgrida, ma inutilmente, ché bambine e ragazzi non vogliono andarsene.)
MAMME
(strillanti e minaccianti)
Ah! razza di furfanti indemoniati,
che ci venite a fare in questo loco?
A casa, a letto! Via, brutti sguaiati,
gli scappellotti vi parranno poco!
A casa, a letto,
razza di furfanti, a letto!
(Una mamma prende per un orecchio un ragazzo il quale si mette a piagnucolare.)
UN RAGAZZO
(piagnucolando)
Vo' la tromba, il cavallin!...
(Le mamme, intenerite, si decidono a comperare da Parpignol, i ragazzi saltano di gioia, impossessandosi dei giocattoli. Parpignol prende giù per via Commedia. I ragazzi e le bambine allegramente lo seguono, marciando e fingendo di suonare gli strumenti infantili acquistati loro.)
RODOLFO
E tu, Mimì, che vuoi?
MIMÌ
La crema.
SCHAUNARD
(con somma importanza al cameriere, che prende nota di quanto gli viene ordinato)
E gran sfarzo. C'è una dama!
BAMBINE E RAGAZZI
Viva Parpignol, Parpignol!
(interno)
Il tambur! Tamburel!
(più lontano)
Dei soldati il drappel!
MARCELLO
(come continuando il discorso)
Signorina Mimì, che dono raro
le ha fatto il suo Rodolfo?
MIMÌ
(mostrando una cuffietta che toglie da un involto)
Una cuffietta
a pizzi, tutta rosa, ricamata;
coi miei capelli bruni ben si fonde.
Da tanto tempo tal cuffietta è cosa desiata!...
Egli ha letto quel che il core asconde...
Ora colui che legge dentro a un cuore
sa l'amore ed è... lettore.
SCHAUNARD
Esperto professore...
COLLINE
(seguitando l'idea di Schaunard)
...che ha già diplomi e non son armi prime
le sue rime...
SCHAUNARD
(interrompendo)
...tanto che sembra ver ciò ch'egli esprime!...
MARCELLO
(guardando Mimì)
O bella età d'inganni e d'utopie!
Si crede, spera, e tutto bello appare!
RODOLFO
La più divina delle poesie
è quella, amico, che c'insegna amare!
MIMÌ
Amare è dolce ancora più del miele...
MARCELLO
(stizzito)
Secondo il palato è miele, o fiele!...
MIMÌ
(sorpresa, a Rodolfo)
O Dio! ... l'ho offeso!
RODOLFO
È in lutto, o mia Mimì.
SCHAUNARD E COLLINE
(per cambiare discorso)
Allegri, e un toast!...
MARCELLO
(al cameriere)
Qua del liquor!...
MIMÌ, RODOLFO E MARCELLO
(alzandosi)
E via i pensier, alti i bicchier!
Beviam!
TUTTI
Beviam!
MARCELLO
(interrompendo, perché ha veduto da lontano Musetta)
Ch'io beva del tossico!
(si lascia cadere sulla sedia)
Luciano Pavarotti (Rodolfo), Renata Scotto (Mimì), Ingvar Wixell (Marcello),
Allan Monk (Schaunard), Paul Plishka (Colline)
dir: James Levine (1977)
Marcelo Alvarez (Rodolfo), Cristina Gallardo-Domas (Mimì), Roberto Servile (Marcello),
Natale de Carolis (Schaunard), Giovanni Battista Parodi (Colline)
dir: Bruno Bartoletti (2003)
"Questa è Mimì, gaia fioraia" José Carreras (Rodolfo) | "Questa è Mimì, gaia fioraia" Giacomo Aragall (Rodolfo) |
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