14 maggio 2011

La traviata (9) - "O mio rimorso! O infamia!"

Scritto da Christian

Alfredo ha appena finito di magnificare l'amore di Violetta quando rientra in casa Annina, la domestica della ragazza nonché governante tuttofare: da lei, affannata perché di ritorno da Parigi, apprende che Violetta sta vendendo le sue proprietà (compresi i cavalli e i cocchi) per procurarsi il denaro necessario a vivere in campagna , ora che non è più "foraggiata" dai suoi amanti (come il Barone). Dai cieli più alti Alfredo ripiomba così sulla Terra, rendendosi conto delle necessità concrete e quotidiane che i suoi trasporti amorori e i suoi voli pindarici gli avevano fatto del tutto dimenticare (a differenza di Violetta, che è sì innamorata ma non ha così la testa fra le nuvole). Sentendosi ferito nell'orgoglio nello scoprire che ora è lui il mantenuto, Alfredo precipita nello sconforto: afferma che d'ora in avanti penserà lui alle questioni economiche, chiede ad Annina di quanto denaro c'è bisogno ("Mille Luigi", è la risposta) e congeda la domestica spiegandole che sarà lui stesso ad andare a Parigi per sistemare i debiti. La cabaletta (tipica aria in due parti, con una struttura ripetuta e in tempo assai rapido) con cui dice a sé stesso che "laverà quest'onta" è agitata e furibonda, finanche esagerata: sembra quasi che debba vendicare una questione di sangue. Ma in Alfredo, come abbiamo visto (e come vedremo poi), tutto è sopra le righe e senza freni: l'amore, la vergogna, l'orgoglio.

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ALFREDO
O mio rimorso! O infamia!
Io vissi in tale errore!
Ma il turpe sogno a frangere
il ver mi balenò.
Per poco in seno acquetati,
o grido dell'onore;
m'avrai securo vindice;
quest'onta laverò.
O mio rossor! O infamia!
Ah sì, quest'onta laverò.


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