3 marzo 2012

L'Orfeo (8) - Atto IV

Scritto da Christian


Quarto atto (direttore: René Jacobs – Orfeo: Simon Keenlyside)


Proserpina, commossa dalla musica di Orfeo, supplica il marito Plutone affinché esaudisca il desiderio del cantore di ricondurre Euridice tra i vivi ("Signor, quell'infelice"). Il signore degli inferi acconsente, a patto che durante il viaggio di ritorno in superficie Orfeo non si volga indietro a guardare la sua sposa che cammina dietro di lui. Orfeo ringrazia la propria cetra ("Quale onor di te fia degno") per aver saputo toccare il cuore del re dei morti; ma procedendo verso la superficie, comincia a dubitare della presenza di Euridice dietro di lui ("Ma mentre io canto, ohimè, chi m'assicura") e si volta a controllare se ella sia davvero alle sue spalle: è così costretto a dirle definitivamente addio. Il coro di spiriti ("E la virtute un raggio di celeste bellezza") ricorda che "Orfeo vinse l'inferno, e vinto poi fu da gli affetti suoi. Degno d'eterna gloria / fia sol colui ch'avrà di sé vittoria".

Clicca qui per il testo del quarto atto.

PROSERPINA
Signor, quell'infelice,
che per queste di morte ampie campagne
va chiamando Euridice,
ch'udito hai tu pur dianzi
così soavemente lamentarsi,
mossa ha tanta pietà dentro al mio core
ch'un'altra volta io torno a porger prieghi
perché il tuo nume al suo pregar si pieghi.

Deh, se da queste luci
amorosa dolcezza unqua traesti,
se ti piacque il seren di questa fronte
che tu chiami tuo cielo, onde mi giuri
di non invidiar sua sorte a Giove,
pregoti, per quel foco
con cui già la grand'alma Amor t'accese,
fa' ch'Euridice torni
a goder di quei giorni
che trar solea vivendo in feste e in canto
e del misero Orfeo consola il pianto.

PLUTONE
Benché severo ed immutabil fato
contrasti, amata sposa, i tuoi desiri,
pur nulla homai si nieghi
a tal beltà congiunta a tanti preghi.
La sua cara Euridice
contra l'ordin fatale Orfeo ritrovi;
ma pria che tragga il piè da questi abissi
non mai volga ver lei gli avidi lumi,
che di perdita eterna
gli fia certa cagione un solo sguardo.
Io così stabilisco. Or nel mio Regno
fate, o ministri, il mio voler palese,
sì che l'intenda Orfeo
e l'intenda Euridice
né di cangiarlo altrui tentar non lice.

SPIRITO I
O de gli abitator de l'ombre eterne
possente re, legge ne fia tuo cenno,
ché ricercar altre cagioni interne
di tuo voler nostri pensier non denno.

SPIRITO II
Trarrà da queste orribili caverne
sua sposa Orfeo, s'adoprerà suo senno
sì che nol vinca giovanil desio,
né i gravi imperi suoi sparga d'oblio?

PROSERPINA
Quali grazie ti rendo
or che sì nobil dono
concedi a' prieghi miei, signor cortese?
Sia benedetto il dì che pria ti piacqui,
benedetta la preda e 'l dolce inganno,
poiché per mia ventura
feci acquisto di te perdendo il Sole.

PLUTONE
Tue soavi parole d'amor l'antica piaga
rinfrescan nel mio core;
così l'anima tua non sia più vaga
di celeste diletto,
sì ch'abbandoni il marital tuo letto.

CORO DI SPIRITI INFERNALI
Pietate, oggi, e Amore
trionfan ne l'inferno.

SPIRITO I
Ecco il gentil cantore
che sua sposa conduce al ciel superno.

Ritornello

ORFEO
Quale onor di te fia degno,
mia cetra onnipotente,
s'hai nel tartareo regno
piegar potuto ogni indurata mente?

Ritornello

Luogo avrai fra le più belle
immagini celesti,
ond'al tuo suon le stelle
danzeranno in giri or tardi or presti.

Ritornello

Io per te felice appieno
vedrò l'amato volto,
e nel candido seno
de la mia donna oggi sarò raccolto.

Ma mentre io canto, ohimè, chi m'assicura
ch'ella mi segua? Ohimè, chi mi nasconde
de le amate pupille il dolce lume?
Forse d'invidia punte
le deità d'Averno,
perch'io non sia quaggiù felice appieno,
mi tolgono il mirarvi,
luci beate e liete,
che sol col guardo altrui bear potete?

Ma che temi, mio core ?
Ciò che vieta Pluton, comanda Amore.
A Nume più possente,
che vince uomini e dei,
ben ubbidir dovrei.

(Qui si fa strepito dietro alla scena)

Ma che odo, ohimè lasso?
S'arman forse a' miei danni
con tal furor le furie innamorate
per rapirmi il mio ben, ed io 'l consento?
O dolcissimi lumi, io pur vi veggio,
io pur: ma qual eclissi, ohimè, v'oscura?

SPIRITO III
Rott'hai la legge, e se' di grazia indegno.

EURIDICE
Ahi, vista troppo dolce e troppo amara;
Così per troppo amor dunque mi perdi ?
Ed io, misera, perdo
il poter più godere
e di luce e di vita, e perdo insieme
te, d'ogni ben più caro, o mio consorte.

SPIRITO I
Torna a l'ombre di morte,
infelice Euridice,
né più sperar di riveder le stelle
ch'omai fia sordo a' prieghi tuoi l'inferno.

ORFEO
Dove ten' vai, mia vita? Ecco io ti seguo.
Ma chi me 'l niega, ohimè? Sogno o vaneggio?
Qual occulto poter di questi orrori,
da questi amati orrori
mal mio grado mi tragge e mi conduce
a l'odiosa luce?

Sinfonia

CORO DI SPIRITI INFERNALI
E la virtute un raggio
di celeste bellezza,
fregio dell'alma, ond'ella sol s'apprezza.
Questa di tempo oltraggio
non teme, anzi maggiore
ne l'uom rendono gli anni il suo splendore.
Orfeo vinse l'inferno e vinto poi
fu da gli affetti suoi.
Degno d'eterna gloria
fia sol colui ch'avrà di sé vittoria.

Sinfonia



direttore: Jordi Savall – Orfeo: Furio Zanasi


direttore: Nikolaus Harnoncourt – Orfeo: Philippe Huttenlocher



"Ma mentr'io canto" (Vittorio Prato)

"E la virtute un raggio" (dir: John Eliot Gardiner)