Siamo in piena notte, in una città spagnola (tradizionalmente la vicenda è ambientata a Siviglia). Davanti alla facciata di un palazzo signorile, un uomo si aggira furtivamente. Si tratta di Leporello, servitore di Don Giovanni, "giovane cavaliere estremamente licenzioso" che si è introdotto mascherato nel palazzo del Commendatore per sedurne la figlia, Donna Anna. Leporello ha ricevuto l'incarico di "far da sentinella", e nel frattempo si sfoga manifestando tra sé la propria frustrazione per quell'ingrato compito: è stufo di faticare "notte e giorno" per servire un padrone che "nulla sa gradir", ovvero che non apprezza a sufficienza i suoi sforzi, e sogna di elevarsi a sua volta al rango di "gentiluomo". In quel "E non voglio più servir" si legge tutta l'ambizione e il desiderio di essere al posto di quel padrone che tanto critica.
La situazione precipita quando Don Giovanni, che evidentemente non è riuscito nel suo intento (anche se non sono rari gli allestimenti che, in vario modo, lasciano intendere invece che Donna Anna "ci sia stata" e che soltanto dopo l'atto sessuale abbia deciso di ribellarsi: il libretto, d'altro canto, è volutamente ambiguo, anche quando l'accaduto sarà narrato successivamente dalla stessa Anna), esce dal palazzo, inseguito dalla sua vittima – fattasi "assalitrice da assalita" – che vorrebbe scoprirne l'identità e chiama in proprio soccorso la servitù. La scena culmina con l'arrivo del padre di Anna, il Commendatore, che sfida Don Giovanni a duello. Questi vorrebbe evitare di combattere, ma alla fine non può farne a meno. Il drammatico scontro con le spade, sullo sfondo di una musica sempre più incalzante, termina inevitabilmente con la morte del Commendatore, la cui dipartita è commentata da un sublime trio ("Ah! Soccorso..."), le cui terzine di accompagnamento musicale ispireranno forse Beethoven al momento di comporre il primo movimento della celebre sonata "Al chiaro di luna".
Nel giro di poco più di cinque minuti, l'opera è già decollata: ci ha presentato quattro dei personaggi principali (Don Giovanni, Leporello, Donna Anna e il Commendatore) e con ritmo serrato ci ha offerto lampi di comicità (la cavatina di Leporello), di azione (la fuga di Don Giovanni, il duello) e di dramma (la morte del Commendatore), anticipando parte dei temi successivi e prefigurando molto di ciò che ritroveremo in seguito. Basterebbero cinque minuti come questi, per di più accompagnati da melodie e sfumature di infinita ricchezza, per elevare qualsiasi opera nell'olimpo del teatro lirico.
Il trascolorare drammatico porta a una continua rigenerazione dell’idea musicale, con progressive caratterizzazioni dei personaggi secondo il dipanarsi dell’intreccio. Si prenda la prima scena [...]: subito dopo aver presentato Leporello in sentinella, una fiammata brucia il nucleo di tutta l’azione successiva, cioè la tentata violenza di Donna Anna e l’assassinio del Commendatore. Nel viluppo delle voci, la musica riesce a far vivere in uno stesso punto l’odio, l’ira, lo scorno, la paura e la sfrontatezza. In un breve volgere la scena si svuota, e rimane in terra solo il corpo esanime del Commendatore. Mai opera aveva conosciuto un inizio più folgorante, un ex abrupto capace di soggiogare il pubblico in modo così possente. [...] Tutto è permesso a Mozart, perfino di far convivere, come nell’Inferno dantesco, il gesto più nobile e alato accanto al prosaico linguaggio di Leporello: Francesca da Rimini accanto a Vanni Fucci, Farinata degli Uberti a fianco di Filippo Argenti. Lo strumento prezioso di queste metamorfosi di tono è l’orchestra, il cui ruolo concertante alimenta la scena con un commento esaustivo, rivelando a ogni tratto le diverse sfumature del gioco.Si potrebbe addirittura aggiungere che l'opera non solo inizia, ma finisce già qui. Con l'uccisione del Commendatore, il fato di Don Giovanni è segnato: tutto ciò che seguirà non sarà altro che un "prendere tempo" in attesa del giudizio finale. Di fatto, se un ardito regista volesse realizzare un "Don Giovanni" in versione "bignami", potrebbe benissimo saltare direttamente alla scena del cimitero (a metà del secondo atto) e poi al finale. Certo, così si perderebbero tante trovate geniali, tanta musica bellissima, tante avventure comiche (lo scambio servo-padrone) o drammatiche, nelle quali però i personaggi recitano i loro ruoli senza concludere veramente nulla (Da Ponte avrebbe potuto benissimo allungare il libretto a piacimento, inserendo tanti altri episodi dongiovanneschi), in attesa di una conclusione che è già scritta.
(Alberto Batisti)
(In un'improbabile scena del film "Io, Don Giovanni" di Carlos Saura, Mozart (Lino Guanciale) e Da Ponte (Lorenzo Balducci) discutono proprio di questo incipit. Dico "improbabile" perché sembra suggerire che molti elementi (compresi i personaggi stessi di Leporello o del Commendatore) vengano ideati dal librettista sull'istante, quando invece facevano già parte delle versioni tradizionali della vicenda.)
Nel recitativo che segue, Leporello e Don Giovanni abbandonano il palco, lasciando spazio al ritorno di Donna Anna e all'ingresso di Don Ottavio. Nello scambio di battute fra servitore e padrone, prima di dileguarsi, troviamo una delle tante gag che ancora oggi fanno ridere parecchio il pubblico ("Chi è morto, voi o il vecchio?"), a dimostrazione che la comicità non ha età, nonché un primo timido – ma neppure tanto – tentativo di Leporello di ribellarsi al suo signore, disapprovandone apertamente il comportamento ("Bravo! Due imprese leggiadre..."). Ciò nonostante, il servo non avrà mai il coraggio di abbandonarlo al suo destino e, anzi, resterà al suo fianco fino alla fine (tentando persino di salvarlo dalla vendetta soprannaturale del Convitato di Pietra, quando interverrà nel finale per rifiutarne l'invito con un goffo "Tempo non ha, scusate...").
Clicca qui per il testo del brano.
LEPORELLONotte e giorno faticar,
per chi nulla sa gradir,
piova e vento sopportar,
mangiar male e mal dormir.
Voglio far il gentiluomo
e non voglio più servir...
Oh che caro galantuomo!
Vuol star dentro colla bella,
ed io far la sentinella!
Voglio far il gentiluomo
e non voglio più servir...
Ma mi par che venga gente;
non mi voglio far sentir.
(Si ritira. Don Giovanni esce dal palazzo del Commendatore inseguito da Donn'Anna; cerca di coprirsi il viso ed è avvolto in un lungo mantello.)
DONNA ANNA
(trattenendo Don Giovanni)
Non sperar, se non m'uccidi,
ch'io ti lasci fuggir mai!
DON GIOVANNI
(sempre cercando di celarsi)
Donna folle! indarno gridi,
chi son io tu non saprai!
LEPORELLO
(fra sé)
Che tumulto! Oh ciel, che gridi!
Il padron in nuovi guai.
DONNA ANNA
Gente! Servi! Al traditore!
DON GIOVANNI
Taci e trema al mio furore!
DONNA ANNA
Scellerato!
DON GIOVANNI
Sconsigliata!
LEPORELLO
Sta a veder che il libertino
mi farà precipitar!
DONNA ANNA
Come furia disperata
ti saprò perseguitar!
DON GIOVANNI
Questa furia disperata
mi vuol far precipitar!
IL COMMENDATORE
(con spada e lume)
Lasciala, indegno!
Battiti meco!
(Donn'Anna, udendo la voce del padre, lascia Don Giovanni ed entra in casa.)
DON GIOVANNI
Va, non mi degno
di pugnar teco.
IL COMMENDATORE
Così pretendi da me fuggir?
LEPORELLO
Potessi almeno di qua partir!
DON GIOVANNI
Misero, attendi, se vuoi morir!
(Si battono. Il Commendatore è mortalmente ferito.)
IL COMMENDATORE
Ah, soccorso! son tradito!
L'assassino m'ha ferito,
e dal seno palpitante
sento l'anima partir.
DON GIOVANNI
Ah, già cade il sciagurato,
affannoso e agonizzante,
già dal seno palpitante
veggo l'anima partir.
LEPORELLO
Qual misfatto! qual eccesso!
Entro il sen dallo spavento
palpitar il cor mi sento!
Io non so che far, che dir.
Clicca qui per il testo del recitativo che segue.
DON GIOVANNI
Leporello, ove sei?
LEPORELLO
Son qui per mia disgrazia; e voi?
DON GIOVANNI
Son qui.
LEPORELLO
Chi è morto, voi, o il vecchio?
DON GIOVANNI
Che domanda da bestia! Il vecchio.
LEPORELLO
Bravo: due imprese leggiadre! Sforzar la figlia, ed ammazzar il padre.
DON GIOVANNI
L’ha voluto, suo danno.
LEPORELLO
Ma Donn’Anna, cosa ha voluto?
DON GIOVANNI
Taci, non mi seccar; vien meco se non vuoi qualche cosa ancor tu!
LEPORELLO
Non vo’ nulla, signor, non parlo più.
(Partono.)
Veniamo alle clip musicali. In circolazione ci sono così tante versioni di quest'opera, che selezionarne solo alcune è per forza di cose doloroso. Invito dunque tutti ad andare per conto proprio alla ricerca dell'edizione preferita, e consiglio in particolare la visione del bel film di Joseph Losey ("Don Giovanni", del 1979), con la direzione di Lorin Maazel e un cast che comprende, fra gli altri, Ruggero Raimondi, Kiri Te Kanawa, Jose Van Dam ed Edda Moser.
Ferruccio Furlanetto (Leporello), Bryn Terfel (Don Giovanni), Renee Fleming (Donna Anna),
Sergei Koptchak (Commendatore), dir: James Levine (2000)
Stafford Dean, Thomas Allen, Makvala Kasrashvili, Gwynne Howell, dir: Colin Davis (1988) | Otto Edelmann, Cesare Siepi, Elisabeth Grummer, Deszo Ernster, dir: Wilhelm Furtwängler (1954) |
Sesto Bruscantini, Nicolaj Ghiaurov, Gundula Janowitz, Dimitri Petkov, dir: Carlo Maria Giulini (1970) | Donald Gramm, Gabriel Bacquier, Joan Sutherland, Clifford Grant, dir: Richard Bonynge (1968) |
Infine, una rara versione cantata in tedesco, e due allestimenti "moderni" e forse discutibili:
Rudolf Asmus (Leporello), György Melis (Don Giovanni), Klara Barlow (Donna Anna), Herbert Rössler (Commendatore), dir: Zdenek Kosler (1966)
José Fardilha, Pietro Spagnoli, Myrtò Papatanasiu, Mario Luperi, dir: Ingo Metzmacher (2007) | Ildebrando D'Arcangelo, Thomas Hampson, Christine Schäfer, Robert Lloyd, dir: Daniel Harding (2006) |
2 commenti:
Che tutto sia già nell'inizio è una delle caratteristiche dominanti e spettacolari del Don Giovanni, in piena linea con l'archetipo stesso del protagonista che incarna l'immediatezza e la frenetica gioia di vivere consumando l'attimo. Questo vale, come farò notare nei post che riguardano i personaggi,non solo per l'impianto generale, ma anche per i singoli personaggi che già dalle prime battute balzano in scena rivelando la loro identità, per quel nucleo più profondo che ruota intorno al protagonista. Mentre però Don Giovanni e Don Ottavio (il suo contraltare rispetto all'archetipo dell'amante),rimangono uguali, fermi nel loro approccio e non possono cambiare, tutti gli altri saranno profondamente modificati dall'incontro con l'irruenza frenetica e vitale di cui è portatore Don Giovanni. Vedremo come.
È quasi come un frattale, di cui una piccola parte contiene tutta la complessità e la bellezza dell'opera intera... Con Mozart capita spesso (penso, per esempio, al finale del secondo atto de "Le nozze di Figaro", che ai tempi avevo definito quasi come una "micro-opera" chiusa in sé stessa).
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