25 novembre 2013

Don Giovanni (8) - "Madamina, il catalogo è questo"

Scritto da Christian

Leporello l'aveva citato in precedenza ("Io lo devo saper / per porla in lista"), Don Giovanni ci farà riferimento più tardi ("Ah, la mia lista / doman mattina / d'una decina / devi aumentar"): ecco il celeberrimo "catalogo" delle conquiste del nobile libertino, che il suo fido servo deve mantenere costantemente aggiornato, a testimonianza perenne della "collezione" di fanciulle (tutte per una notte sola, ovviamente) del suo padrone.

Forse il momento più celebre dell'intera opera (diciamo che se la gioca con il duetto "Là ci darem la mano"), il brano oggi comunemente noto come "aria del catalogo" non è certo unico nel suo genere: arie costruite sulla recitazione di liste ed elenchi di oggetti o delle qualità più svariate erano frequenti nelle opere buffe dell'epoca, e particolarmente apprezzate dal pubblico per i loro effetti comici. Fra l'altro, un'aria simile (con la stessa funzione narrativa) era presente anche nel "Don Giovanni" di Bertati e Gazzaniga, dove il servo Pasquariello recitava:

Dell'Italia, ed Alemagna
ve ne ho scritte cento, e tante.
Della Francia, e della Spagna
ve ne sono non so quante:
fra madame, cittadine,
artigiane, contadine,
cameriere, cuoche, e sguattere;
perché basta che sian femmine
per doverle amoreggiar. [...]
Come si vede, le similarità sono notevoli. Ma rispetto a quel testo il libretto mozartiano va oltre, specificando con maggior precisione il numero di conquiste in ogni paese: 640 in Italia, 231 in Germania ("Lamagna" o Alemagna), 100 in Francia, 91 in Turchia, e 1003 (finora) in Spagna, per un totale di 2065 (altro che "così ne consolò mille e ottocento", come detto poco prima: una stima che appunto era per difetto). Leporello si dimostra certamente più preciso di Pasquariello nel tenere i conti (e se ne vanta: "Un catalogo egli è che ho fatt'io"); e Da Ponte migliora non poco lo spunto di Bertati, scendendo più nel dettaglio dei vari "tipi" preferiti dal suo padrone, che rivela un'autentica abilità nell'individuare e lodare il punto di forza di ciascuna preda, bella e brutta che sia. Come ci si attenderebbe da un vero seduttore, d'altronde, che sa far sentire speciale ogni donna che incontra (e da questo dipendono i suoi successi).

L'idea del servo che tiene un catalogo aggiornato delle conquiste del suo padrone (un vero e proprio "curriculum vitae"!), comunque, precede sia Bertati che Da Ponte ed era presente in più versioni della storia di Don Giovanni, soprattutto in quelle appartenenti alla tradizione della commedia dell'arte. La prima apparizione dell'elenco, sia pur in nuce, risale probabilmente a "Il convitato di pietra" di Giacinto Andrea Cicognini. Per chi volesse approfondire l'argomento delle liste nell'opera buffa, suggerisco la lettura di due testi di Daniela Goldin ("Aspetti della librettistica italiana fra il 1770 e il 1830" e "In margine al catalogo di Leporello", pubblicati su "La vera Fenice", Torino 1985) ma anche del recente saggio di Umberto Eco, "Vertigine della lista" (2010), tutto incentrato sulla mania del catalogare. Aggiungo inoltre che proprio Bertati era particolarmente esperto in questo genere di numeri, come ha ricordato anche Daniele quando si è occupato di un paio di arie da "Il matrimonio segreto".

Ma torniamo a noi: qual è la funzione dell'aria del catalogo all'interno dell'opera di Mozart? Apparentemente si tratta solo di una parentesi comica; ma in quest'opera, l'anima buffa è sempre e indissolubilmente legata al dramma e alla tragedia. In questo caso di tratta della tragedia di Elvira, che viene a sapere nel modo più crudele la reale entità dell'inganno di cui è stata vittima. I suoi bellicosi intenti di vendetta ne vengono rafforzati: d'ora in poi non si tratterà più di vendicare soltanto sé stessa, ma "tutte le donne"; e non solo coloro i cui nomi sono già sul libro di Leporello ma anche quelle che rischiano ancora di cadere in preda al fascino del libertino. Per tutto il resto del primo atto, infatti, la vedremo impegnata a sventare i nuovi tentativi di seduzione di Don Giovanni (nei confronti di Zerlina, per esempio) e a cercare di smascherarlo quando tenta di ammantarsi di rispettabilità (di fronte a Donna Anna e Don Ottavio). Anche questo brano, dunque, non è puramente fine a sé stesso ma mette in moto enormi dinamiche che serviranno a portare avanti la storia: altro che semplice parentesi!
L'aria di Leporello "Madamina, il catalogo è questo" è senza dubbio una pagina comica, che contrasta singolarmente, già nell'epiteto iniziale riservato alla interlocutrice, con la situazione di estrema drammaticità in cui si trova Donna Elvira, abbandonata e disperata. Il sadismo con cui Leporello espone la lista delle donne conquistate dal padrone (duemila e sessantacinque, se la lista è esatta), di ognuna fornendo le caratteristiche, non distrugge però ma anzi accentua questa drammaticità, ammantandola di una crudele ironia di tipo appunto buffo e tragico insieme.
(Sergio Sablich)
Søren Kierkegaard tratta di quest'aria nella sezione "Gli stadi erotici immediati, ovvero il musicale-erotico" all'interno di "Aut-Aut". Egli congettura che il numero 1003, il numero di conquiste spagnole di don Giovanni, possa essere il rimasuglio della leggenda originale di don Giovanni; inoltre nella stranezza e nell'arbitrarietà del numero si può intravedere la non completezza di una lista che aspetta ancora di essere riempita. Kierkegaard ritiene che quest'aria sintetizzi il vero significato dell'opera: condensando in ampi gruppi un numero indeterminato di donne, mostra l'universalità di don Giovanni come simbolo di vita estetica e sensuale. Tra l'altro, Kierkegaard pone in epigrafe al Diario del seduttore due versi tratti da tale aria: "Sua passion predominante/È la giovin principiante".
Alcuni commentatori ritengono che diverse tecniche nel testo e nella musica sono funzionali a dare un messaggio di universalità, qualcosa di estraneo alla mera umoristica catalogazione delle donne. Luigi Dallapiccola sottolinea che il verso "Cento in Francia, in Turchia novantuna" rompe il ritmo degli ottonari illuminando così l'intera aria. Secondo Massimo Mila ("Lettura del Don Giovanni di Mozart", Torino, Einaudi, 1988), questa gag degna della commedia dell'arte, che era accompagnata dal gesto di srotolare il catalogo verso il pubblico, diede il via all'interpretazione romantica della figura di don Giovanni. Secondo i romantici, infatti, l'ossessione espressa nel catalogo simboleggia la tensione verso l'Assoluto.
(da Wikipedia)
In conclusione, e a margine, ricordo che anche nella precedente collaborazione fra Da Ponte e Mozart, "Le nozze di Figaro", era presente una sequenza di numeri. In quel caso l'opera si apriva addirittura con essa, vale a dire con Figaro che snocciolava il suo "5... 10... 20... 30... 36... 43" davanti all'amata Susanna. In entrambi i casi, i numerologi appassionati di melodramma si sono scatenati in mille interpretazioni.

Clicca qui per il testo del brano.

LEPORELLO
Madamina, il catalogo è questo
delle belle che amò il padron mio;
un catalogo egli è che ho fatt'io:
osservate, leggete con me.
In Italia seicento e quaranta,
in Lamagna duecento e trentuna,
cento in Francia, in Turchia novantuna,
ma in Ispagna son già mille e tre.
V'ha fra queste contadine,
cameriere, cittadine,
v'han contesse, baronesse,
marchesane, principesse,
e v'han donne d'ogni grado,
d'ogni forma, d'ogni età.
Nella bionda egli ha l'usanza
di lodar la gentilezza;
nella bruna, la costanza;
nella bianca, la dolcezza.
Vuol d'inverno la grassotta,
vuol d'estate la magrotta;
è la grande maestosa,
la piccina è ognor vezzosa.
Delle vecchie fa conquista
pe 'l piacer di porle in lista:
ma passion predominante
è la giovin principiante.
Non si picca se sia ricca,
se sia brutta, se sia bella:
purché porti la gonnella,
voi sapete quel che fa.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.

DONNA ELVIRA
In questa forma, dunque,
mi tradì il scellerato? È questo il premio
che quel barbaro rende all'amor mio?
Ah, vendicar vogl'io
l'ingannato mio cor: pria ch'ei mi fugga...
si ricorra... si vada... Io sento in petto
sol vendetta parlar, rabbia e dispetto.





Ferruccio Furlanetto


Luca Pisaroni


Ildebrando D'Arcangelo


Sesto Bruscantini


Giuseppe Taddei


Samuel Ramey

Claudio Desderi


Bryn Terfel

2 commenti:

Giorgia ha detto...

Questa splendida analisi invita a scoprire l'opera. Anche a chi, come me, non ne è ancora completamente appassionato, la semplice spiegazione di una frase sentita molte volte, di sfuggita, apre un "mondo". Tutto da scoprire. Grazie infinite per questo contributo.


Christian ha detto...

Grazie a te del commento! Ne ho approfittato per rimettere a posto alcuni video che nel frattempo erano stati eliminati da YouTube.