9 maggio 2016

La Bohème (17) - L'addio

Scritto da Christian



Il duetto trasla in un quartetto, in cui in parallelo alle parole di Rodolfo e Mimì – che si rievocano a vicenda tutti i ricordi più belli della loro convivenza (in un crescendo che li porterà, inevitabilmente, a decidere di ritardare ancora un poco il momento della separazione e ad aspettare la primavera: "Ci lascerem alla stagion dei fior!") – c'è il litigio fra Musetta e Marcello, con quest'ultimo geloso delle "attenzioni" che la ragazza riceve dagli ospiti della locanda. Le parole dolci, poetiche, tenere e malinconiche dei primi due si mescolano agli insulti, alle frecciate e ai bisticci della seconda coppia. È in effetti curioso notare come questo terzo quadro era cominciato con Marcello e Musetta che andavano d'amore e d'accordo e con Rodolfo e Mimì al culmine della loro crisi, per terminare invece a ruoli invertiti, con i primi due in pieno litigio e i secondi teneramente abbracciati. Una simmetria tutta interna al quadro, in un'opera che presenta simmetrie anche su scala più grande, come un frattale.

Sulla stessa linea è il sentimento malinconico del finale, che Rodolfo e Mimì attaccano come un duetto («Addio dolce svegliare alla mattina») su una melodia d’intenso lirismo. [...] Il ritorno in scena di Musetta e Marcello trasforma l’insieme in un quartetto, con l’efficace contrapposizione fra i loro coloriti scambi di battute e l’estasi amorosa degli altri due. Musetta e Marcello parlano molto concretamente, ma le loro parole rischiano di sfuggire, tanto forte è il richiamo che proviene dai due amanti immersi nell’idillio. Le quattro voci si uniscono nella stessa melodia solo quando Mimì e Rodolfo decidono di aspettare la primavera prima di lasciarsi. L’addio tra Musetta e Marcello è invece prosastico e declamato («Pittore da bottega! » «Vipera!» «Rospo!» «Strega!»). In coda al brano fa capolino in orchestra il tema della bohème, che ha il compito di ribadire l’identità fra amore, giovinezza ed eccentrica povertà, e di trasmetterla all’episodio successivo: queste quattro note sono come il tocco di un delicato orologio che segna un tempo che i due non potranno fermare. Come s’ingigantiscono per opera di dettagli come questo malinconia e nostalgia.
(Michele Girardi)

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RODOLFO
Dunque è proprio finita?
Te ne vai, te ne vai, la mia piccina?!
Addio, sogni d'amor!...

MIMÌ
Addio, dolce svegliare alla mattina!

RODOLFO
Addio, sognante vita...

MIMÌ
(sorridendo)
Addio, rabbuffi e gelosie!

RODOLFO
...che un tuo sorriso acqueta!

MIMÌ
Addio, sospetti!...

RODOLFO
Baci...

MIMÌ
Pungenti amarezze!

RODOLFO
Ch'io da vero poeta
rimavo con carezze!

MIMÌ E RODOLFO
Soli d'inverno è cosa da morire!
Soli! Mentre a primavera
c'è compagno il sol!

(Nel Cabaret fracasso di piatti e bicchieri rotti.)

MARCELLO
(di dentro)
Che facevi, che dicevi
presso al fuoco a quel signore?

MUSETTA
(di dentro)
Che vuoi dir?
(esce correndo)

MIMÌ
Niuno è solo l'april.

MARCELLO
(fermandosi sulla porta del Cabaret, rivolto a Musetta)
Al mio venire
hai mutato colore.

MUSETTA
(con attitudine di provocazione)
Quel signore mi diceva:
Ama il ballo, signorina?

RODOLFO
Si parla coi gigli e le rose.

MARCELLO
Vana, frivola, civetta!

MUSETTA
Arrossendo rispondeva:
Ballerei sera e mattina.

MIMÌ
Esce dai nidi un cinguettio gentile...

MARCELLO
Quel discorso asconde mire disoneste.

MUSETTA
Voglio piena libertà!

MARCELLO
(quasi avventandosi contro Musetta)
Io t'acconcio per le feste
se ti colgo a incivettire!

MIMÌ E RODOLFO
Al fiorir di primavera
c'è compagno il sol!
Chiacchieran le fontane
la brezza della sera.

MUSETTA
Ché mi gridi? Ché mi canti?
All'altar non siamo uniti.

MARCELLO
Bada, sotto il mio cappello
non ci stan certi ornamenti...

MUSETTA
Io detesto quegli amanti
che la fanno da mariti...

MARCELLO
Io non faccio da zimbello
ai novizi intraprendenti.

MIMÌ E RODOLFO
Balsami stende sulle doglie umane.

MUSETTA
Fo all'amor con chi mi piace!

MARCELLO
Vana, frivola, civetta!

MUSETTA
Non ti garba? Ebbene, pace.
ma Musetta se ne va.

MARCELLO
Ve n'andate? Vi ringrazio:
(ironico)
or son ricco divenuto. Vi saluto.

MIMÌ E RODOLFO
Vuoi che spettiam
la primavera ancor?

MUSETTA
Musetta se ne va.
(ironica)
Sì, se ne va! Vi saluto.
Signor: addio!
vi dico con piacer.

MARCELLO
Son servo e me ne vo!

MUSETTA
(s'allontana correndo furibonda, a un tratto si sofferma e gli grida)
Pittore da bottega!

MARCELLO
(dal mezzo della scena, gridando)
Vipera!

MUSETTA
Rospo!
(esce)

MARCELLO
Strega!
(entra nel Cabaret)

MIMÌ
(avviandosi con Rodolfo)
Sempre tua per la vita...

RODOLFO
Ci lasceremo...

MIMÌ
Ci lasceremo alla stagion dei fior...

RODOLFO
...alla stagion dei fior...

MIMÌ
Vorrei che eterno
durasse il verno!

MIMÌ E RODOLFO
(dall'interno, allontanandosi)
Ci lascerem alla stagion dei fior!




Luciano Pavarotti (Rodolfo), Renata Scotto (Mimì), Ingvar Wixell (Marcello), Maralin Niska (Musetta)
dir: James Levine (1977)


Rolando Villazón (Rodolfo), Anna Netrebko (Mimì), George van Bergen (Marcello), Nicole Cabell (Musetta)
dir: Bertrand de Billy (2008)


Roberto Alagna, Angela Gheorghiu

Placido Domingo, Cecilia Gasdia

Dal punto di vista musicale (ma anche tematico) bisogna sottolineare come per questo quartetto Puccini abbia "riciclato" un brano da lui composto nel marzo del 1888, una cantata per pianoforte e voce solista dal titolo "Sole e amore", il cui testo – scritto forse dallo stesso compositore – si ispirava alla "Mattinata" di Giosuè Carducci e celebrava "il sole e la primavera come invito pressante ad accogliere nel proprio cuore il pensiero dell'amore". Oltre a trasferire la musica di questo allegretto da un'atmosfera solare a quella invernale e malinconica de "La barriera d'Enfer", il riutilizzo del brano ha comportato la sua trasposizione da voce sola a un quartetto di voci che si intrecciano e "cozzano", sia pur armoniosamente, le une con le altre (due personaggi litigano, mentre altri due si fondono insieme in un idillio). È un altro esempio, dopo quello del tema di Rodolfo "Nei cieli bigi", di come Puccini sia in grado di riciclare idee melodiche nate in determinati contesti per riadattarli a circostanze del tutto differenti, con estrema naturalezza e con risultati straordinari.
Libretto alla mano, l’intuizione di Puccini sulla collocazione di "Sole e amore" alla fine del quadro terzo della "Bohème" non sembra poi così peregrina. Nei primi versi di Mimì e Rodolfo si può leggere un’allusione – condita con una punta d’innocua ironia – al rispetto carducciano: il risveglio ricordato come momento di «rabbuffi», sospetti e gelosie, subito però placati da baci, sorrisi e carezze d’amore, come vuole lo stereotipo della "mattinata". Ma soprattutto, c’è poi un riferimento obliquo al tema del "sole/amore che batte insistentemente alla finestra in primavera": i due amanti decidono di rinviare l’addio «alla stagion fiorita» proprio perché «soli l’inverno è cosa da morire», mentre «al primo fiorire di primavera / ci è compagno il sole». Già, confortati dalla presenza assidua del sole/amore, «niuno è solo l’aprile». A far da contraltare farsesco a questo quadretto sentimentale, com’è noto, ad un certo punto esplode la schermaglia di Marcello e Musetta, annunciata da un «fracasso» di stoviglie in frantumi («Che facevi, che dicevi»).
(Riccardo Pecci)
Ecco due versioni di "Sole e amore", rispettivamente con voce maschile e femminile:


Placido Domingo

Krassimira Stoyanova