Se Musetta ha deciso di vendere i suoi orecchini, anche un altro personaggio è pronto a sacrificare un oggetto a lui caro pur di racimolare qualche spicciolo per alleviare la fine di Mimì. Si tratta di Colline, il filosofo, che in una breve aria per basso dà l'addio alla sua "vecchia zimarra", il pastrano che ha sempre indossato con orgoglio e nelle cui tasche, fin dal momento in cui l'aveva acquistato al Quartiere Latino, ha conservato libri e volumi di ogni genere. L'indumento non serviva dunque solo a ripararlo dal freddo, ma è per lui un simbolo di cultura e dunque di dignità. Colline gli si rivolge come a un vecchio amico, costretto ora ad "ascendere il sacro monte" (ovvero il monte di pietà, per essere impegnato), e questo affetto rende ancora più doloroso il commiato. Come altri oggetti di uso comune all'interno dell'opera (la cuffietta rosa di Mimì su tutti), anche la zimarra ha un valore simbolico e nostalgico che va al di là di quello economico: anzi esso simboleggia – soprattutto giunti a questo punto – tutta l'umanità, l'emozione e la pietà di un personaggio che finora era sempre rimasto sullo sfondo (nella scena precedente non aveva spiccicato parola), spesso in disparte e mai sotto i riflettori (a differenza per esempio di Schaunard, protagonista dell'episodio del pappagallo nel primo quadro).
All'interno del quadro conclusivo, questo brano rappresenta il primo momento in cui Puccini introduce un tema musicale nuovo, senza riprendere – con connotazioni nostalgiche o per indicare il ricordo – quelli già usati in precedenza. E che non si tratti di un semplice intermezzo o di un episodio fine a sé stesso, buono soltanto per "staccare" drammaticamente il momento del ritorno di Mimì nella soffitta da quello in cui la ragazza rimane sola con Rodolfo, è dimostrato dal fatto che il tema dell'aria sarà ripreso proprio nelle ultime battute dell'opera, a suggello della morte di Mimì, mettendo in un certo senso, scrive Girardi, "sullo stesso piano la perdita di una persona e di un oggetto amati, riconducendo entrambi alla vie de bohème. [...] Con l’indumento se ne va un altro pezzo della giovinezza di tutti, e poiché Colline non vive avventure romantiche, l’amore per la cultura è anche il sentimento più autentico che prova. Un sentimento che lo lega di amicizia a «filosofi e poeti», e lo rende dignitoso coi potenti".
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COLLINE
(mentre Musetta e Marcello parlavano, si è levato il pastrano; con commozione crescente)
Vecchia zimarra, senti,
io resto al pian, tu ascendere
il sacro monte or devi.
Le mie grazie ricevi.
Mai non curvasti il logoro
dorso ai ricchi ed ai potenti.
Passâr nelle tue tasche
come in antri tranquilli
filosofi e poeti.
Ora che i giorni lieti
fuggîr, ti dico: addio,
fedele amico mio.
Addio, addio.
Paul Plishka | Carlo Colombara |
James Morris | Nicolai Ghiaurov |
Ezio Pinza | Boris Christoff |
Luciano Pavarotti (che non è certamente un basso!) spiega come cantare al meglio quest'aria durante una Masterclass:
Robert Briggs, Luciano Pavarotti
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