31 gennaio 2010

16. Finale atto II: "Esci omai, garzon malnato"

Scritto da Christian

Il lungo e complesso finale del secondo atto de "Le nozze di Figaro" rappresenta una delle massime vette dell'arte operistica di Mozart, soprattutto per quanto riguarda l'abilità di fondere insieme le voci di più cantanti in maniera armonica e sofisticata al tempo stesso. Non a caso si tratta della scena che, nel film "Amadeus" di Forman, lo stesso Mozart (interpretato da Tom Hulce) descrive all'imperatore Giuseppe II per convincerlo a dare il proprio benestare alla rappresentazione dell'opera:

MOZART: Ed è diversa. È totalmente diversa, è così diversa che farà impazzire il pubblico. Ci sono delle scene che... Oh, il finale del secondo atto, per esempio. Ecco, comincia con un semplice duetto. Sono un marito e una moglie che discutono. Ad un tratto, irrompe la cameriera della moglie, e poi è... (ride) è una situazione esilarante! Il duetto si trasforma in un trio. Poi arriva il valletto del marito, che complotta con la cameriera, e il trio diventa un quartetto. Poi si aggiunge un giardiniere idiota, e il quartetto diventa un quintetto. E così via, così via, così via: un sestetto, un settetto, un ottetto. Quanto crede che sia riuscito a sostenere questa scena, Maestà?
GIUSEPPE II: Ah... non ho idea.
MOZART: Indovini. Indovini, Maestà! Calcoli il massimo del tempo che uno può sostenerla e... lo raddoppi!
GIUSEPPE II: Beh... sei, sette minuti.
MOZART: ...(fa il gesto di andare oltre)
GIUSEPPE II: Otto minuti?
MOZART: Venti, sire. Venti minuti! (ride) Venti minuti solamente di musica, nemmeno un recitativo! (ride) Sire, solo l'opera può far questo. In una commedia, se più persone parlano contemporaneamente, è... è solo chiasso, non si capisce una parola. Ma in un'opera, con la musica... con la musica lei può avere venti individui che cantano contemporaneamente, e non è chiasso il loro: è pura armonia.
Nella descrizione di Hulce c'è comunque una leggera imprecisione: è vero che quando Antonio entra in scena si passa da un quartetto a un quintetto; ma poi il giardiniere si accommiata prima che giungano Marcellina, Bartolo e Basilio, e quindi in realtà non si hanno mai più di sette personaggi contemporaneamente sul palco. La cosa si spiega anche perché, nelle prime rappresentazioni, i ruoli di Antonio e di Bartolo erano interpretati dallo stesso cantante (e questo causerà qualche problema nel terzo atto, come vedremo: Mozart fu probabilmente costretto a modificare l'ordine dei brani per consentire all'interprete di avere il tempo necessario a cambiarsi il costume).

I venti minuti di questo finale rappresentano senza dubbio un piccolo capolavoro, quasi una 'micro-opera' chiusa e perfetta in sé stessa, con colpi di scena, situazioni ingarbugliate e rovesciamenti di campo, oltre che una grande varietà di melodie e di atmosfere musicali che si avvicendano rapidamente l'una con l'altra. L'intera sequenza può essere divisa in cinque parti, a seconda del numero di cantanti in scena, che a loro volta si distinguono in diverse sezioni al variare dei temi, del ritmo, ecc. Ecco come risulta strutturata tutta la sequenza a livello di contenuti:

PersonaggiBrano
2  (Conte, Contessa)(recitativo: "Tutto è come il lasciai")
"Esci omai, garzon malnato"
3  (Conte, Contessa, Susanna)"Signore, cos'è quel stupore?"
"Susanna, son morta"
4  (Conte, Contessa, Susanna, Figaro)"Signori, di fuori son già i suonatori"
"Conoscete, signor Figaro"
5  (Conte, Contessa, Susanna, Figaro, Antonio)"Ah, signor... signor..."
"Vostre dunque saran queste carte"
7  (Conte, Contessa, Susanna, Figaro, Marcellina, Bartolo, Basilio)"Voi signor, che giusto siete"
"Son confuso, son stordito"


Nel recitativo introduttivo, il Conte e la Contessa fanno ritorno nella camera di quest'ultima. L'uomo si è procurato gli attrezzi per aprire con la forza la porta del gabinetto, sicuro che dentro si nasconda l'amante della moglie, mentre la Contessa – ormai messa alle strette – cerca di calmarlo e gli confessa chi troverà al suo interno: Cherubino (la donna, ovviamente, ignora che Susanna nel frattempo si è sostituita al paggio). Purtroppo per la Contessa, non c'è nome che il Conte avrebbe accolto meno volentieri: e la sua ira esplode!

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il finale.

IL CONTE
Tutto è come il lasciai.
Volete dunque aprir voi stessa, o degg'io...

LA CONTESSA
Ahimé, fermate; e ascoltatemi un poco.
Mi credete capace di mancar al dover?

IL CONTE
Come vi piace.
Entro quel gabinetto chi v'è chiuso vedrò.

LA CONTESSA
Sì, lo vedrete...
Ma uditemi tranquillo.

IL CONTE
Non è dunque Susanna?

LA CONTESSA
No, ma invece è un oggetto
che ragion di sospetto non vi deve lasciar.
Per questa sera una burla innocente
di far si disponeva... ed io vi giuro...
che l'onor... l'onestà...

IL CONTE
Chi è dunque? Dite...
l'ucciderò!

LA CONTESSA
Sentite...
Ah, non ho cor!

IL CONTE
Parlate.

LA CONTESSA
È un fanciullo...

IL CONTE
Un fanciul...!

LA CONTESSA
Sì... Cherubino...

IL CONTE
(E mi farà il destino
ritrovar questo paggio in ogni loco?)
Come? Non è partito? Scellerati!
Ecco i dubbi spiegati, ecco l'imbroglio,
ecco il raggiro, onde m'avverte il foglio.


E ora analizziamo, sequenza per sequenza, tutto questo magnifico finale. Cominciamo dal duetto fra il Conte e la Contessa:



Pietro Spagnoli (Conte), Marcella Orsatti Talamanca (Contessa) – direttore: Gerard Korsten

Clicca qui per il testo del duetto "Esci omai, garzon malnato".

IL CONTE
(alla porta del gabinetto)
Esci omai, garzon malnato,
sciagurato, non tardar!

LA CONTESSA
Ah, signore, quel furore
per lui fammi il cor tremar.

IL CONTE
E d'opporvi ancor osate?

LA CONTESSA
No, sentite...

IL CONTE
Via, parlate.

LA CONTESSA
Giuro al ciel ch'ogni sospetto...
e lo stato in che il trovate...
sciolto il collo... nudo il petto...

IL CONTE
Sciolto il collo?!
Nudo il petto?! Seguitate!

LA CONTESSA
Per vestir femminee spoglie...

IL CONTE
Ah comprendo, indegna moglie,
mi vo' tosto vendicar.

LA CONTESSA
Mi fa torto quel trasporto,
m'oltraggiate a dubitar.

IL CONTE
Qua la chiave!

LA CONTESSA
Egli è innocente.
(dandogli la chiave)
Voi sapete...

IL CONTE
Non so niente!
Va lontan dagl'occhi miei,
un'infida, un'empia sei
e mi cerchi d'infamar.

LA CONTESSA
Vado... sì... ma...

IL CONTE
Non ascolto!

LA CONTESSA
Non son rea.

IL CONTE
Vel leggo in volto!
Mora, mora, e più non sia,
ria cagion del mio penar.

LA CONTESSA
Ah, la cieca gelosia
qualche eccesso gli fa far.

Ogni cosa che la Contessa dice per spiegare la situazione (per esempio, il motivo per cui il marito troverà il paggio semisvestito!) non può che in realtà peggiorarla. La tensione fra i due coniugi cresce ai massimi livelli, ancor più che nel terzetto precedente. Il Conte è preso da un furore omicida, ed è pronto addirittura a trafiggere il paggio con la sua spada. Ma nel momento culminante, con gran sorpresa di entrambi (ma non del pubblico, naturalmente), dal gabinetto esce proprio Susanna, e non Cherubino. Il furioso tema musicale del duetto si spegne per dare vita a un semplice minuetto. Il duetto sfocia in un terzetto:



Pietro Spagnoli (Conte), Marcella Orsatti Talamanca (Contessa), Diana Damrau (Susanna)

Clicca qui per il testo del terzetto "Susanna! - Signore, cos'è quel stupore?".

(Il Conte apre il gabinetto e Susanna esce sulla porta, ed ivi si ferma.)

IL CONTE
Susanna!

LA CONTESSA
Susanna!

SUSANNA
Signore,
cos'è quel stupore?
Il brando prendete,
il paggio uccidete:
quel paggio malnato,
vedetelo qua.

IL CONTE
(Che scola! La testa
girando mi va.)

LA CONTESSA
(Che storia è mai questa?
Susanna v'è là.)

SUSANNA
(Confusa han la testa,
non san come va.)

IL CONTE
Sei sola?

SUSANNA
Guardate,
qui ascoso sarà.

IL CONTE
Guardiamo,
qui ascoso sarà.
(entra nel gabinetto)

LA CONTESSA
Susanna, son morta,
il fiato mi manca.

SUSANNA
(addita alla Contessa la finestra onde è saltato Cherubino)
Più lieta, più franca!
In salvo è di già.

IL CONTE
(esce dal gabinetto)
Che sbaglio mai presi!
Appena lo credo;
se a torto v'offesi
perdono vi chiedo;
ma far burla simile
è poi crudeltà.

LA CONTESSA e SUSANNA
Le vostre follie
non mertan pietà.

IL CONTE
Io v'amo.

LA CONTESSA
Nol dite!

IL CONTE
Vel giuro.

IL CONTE
Mentite.
Son l'empia, l'infida
che ognora v'inganna.

IL CONTE
Quell'ira, Susanna,
m'aita a calmar.

SUSANNA
Così si condanna
chi può sospettar.

LA CONTESSA
Adunque la fede
d'un'anima amante
sì fiera mercede
doveva sperar?

SUSANNA
Signora!

IL CONTE
Rosina!

LA CONTESSA
(al Conte)
Crudele!
Più quella non sono;
ma il misero oggetto
del vostro abbandono
che avete diletto
di far disperar.

IL CONTE
Confuso, pentito,
son troppo punito,
abbiate pietà.

SUSANNA
Confuso, pentito,
è troppo punito,
abbiate pietà.

LA CONTESSA
Soffrir sì gran torto
quest'alma non sa.

IL CONTE
Ma il paggio rinchiuso?

LA CONTESSA
Fu sol per provarvi.

IL CONTE
Ma i tremiti, i palpiti?

LA CONTESSA
Fu sol per burlarvi.

IL CONTE
Ma un foglio sì barbaro?

LA CONTESSA e SUSANNA
Di Figaro è il foglio,
e a voi per Basilio...

IL CONTE
Ah, perfidi! Io voglio...

LA CONTESSA e SUSANNA
Perdono non merta
chi agli altri nol da.

IL CONTE
Ebben, se vi piace,
comune è la pace;
Rosina inflessibile
con me non sarà.

LA CONTESSA
Ah quanto, Susanna,
son dolce di core!
Di donne al furore
chi più crederà?

SUSANNA
Cogl'uomin, signora,
girate, volgete,
vedrete che ognora
si cade poi là.

IL CONTE
Guardatemi...

LA CONTESSA
Ingrato!

IL CONTE
Ho torto, e mi pento.

LA CONTESSA, SUSANNA e IL CONTE
Da questo momento
quest'alma a conoscermi/la/vi
apprender potrà.

Dopo essersi goduta lo stupore iniziale dei due nobili, Susanna spiega sottovoce alla padrona che cosa è accaduto (ossia, che Cherubino è scappato dalla finestra) e la Contessa può dunque prendersi la propria rivincita contro il marito, colpevole di aver dubitato della sua fedeltà. Al Conte viene spiegato che si è trattato di una messinscena per metterlo alla prova: a questo scopo, le donne sono però costrette a rivelargli che la lettera anonima è stata scritta da Figaro, facendo saltare il piano che questi aveva studiato. Al Conte, scornato, non resta che chiedere perdono alla Contessa per la propria ira. Da notare che per ben due volte il Conte chiama la moglie per nome, Rosina (è l'unico momento dell'opera in cui il nome si sente), e lei risponde "Più quella non sono", come a prendere atto del fatto che dai tempi del "Barbiere di Siviglia" è ormai cambiato tutto. Ma alla fine la donna, nonostante le offese ricevute, accetta di perdonarlo. Tutto sembra sistemato, e l'opera forse potrebbe concludersi già qui con due atti di anticipo e un dolcissimo tema all'insegna dell'armonia, se non fosse per l'intempestivo arrivo di Figaro che, ignaro dell'accaduto, giunge per comunicare al padrone che le sue nozze stanno finalmente per iniziare. Il terzetto diventa un quartetto:



Pietro Spagnoli (Conte), Marcella Orsatti Talamanca (Contessa), Diana Damrau (Susanna),
Ildebrando D'Arcangelo (Figaro)

Clicca qui per il testo del quartetto "Signori, di fuori son già i suonatori".

FIGARO
(entra)
Signori, di fuori
son già i suonatori.
Le trombe sentite,
i pifferi udite.
Tra canti, tra balli
de' nostri vassalli,
corriamo, voliamo
le nozze a compir.
(prendendo Susanna sotto il braccio)

IL CONTE
Pian piano, men fretta...

FIGARO
La turba m'aspetta.

IL CONTE
Un dubbio toglietemi
in pria di partir.

LA CONTESSA, SUSANNA e FIGARO
(La cosa è scabrosa;
com'ha da finir?)

IL CONTE
(Con arte le carte
convien qui scoprir.)

IL CONTE
(a Figaro, mostrandogli il foglio)
Conoscete, signor Figaro,
questo foglio chi vergò?

FIGARO
Nol conosco.

SUSANNA, LA CONTESSA e IL CONTE
Nol conosci?

FIGARO
No, no, no!

SUSANNA
E nol desti a Don Basilio...

LA CONTESSA
...per recarlo...

IL CONTE
Tu c'intendi...

FIGARO
Ohibò, ohibò.

SUSANNA
E non sai del damerino...

LA CONTESSA
...che stasera nel giardino...

IL CONTE
Già capisci...

FIGARO
Io non lo so.

IL CONTE
Cerchi invan difesa e scusa.
Il tuo ceffo già t'accusa,
vedo ben che vuoi mentir.

FIGARO
Mente il ceffo, io già non mento.

LA CONTESSA e SUSANNA
Il talento aguzzi invano.
Palesato abbiam l'arcano,
non v'è nulla da ridir.

IL CONTE
Che rispondi?

FIGARO
Niente, niente.

IL CONTE
Dunque accordi?

FIGARO
Non accordo.

SUSANNA e LA CONTESSA
Eh, via, chetati, balordo,
la burletta ha da finir.

FIGARO
Per finirla lietamente
e all'usanza teatrale
un'azion matrimoniale
le faremo ora seguir.

LA CONTESSA, SUSANNA e FIGARO
(al Conte)
Deh signor, nol contrastate,
consolate i lor/miei desir.

IL CONTE
(Marcellina, Marcellina!
Quanto tardi a comparir!)

Il Conte recupera subito il proprio sangue freddo e – un po' per gioco, un po' per vederci chiaro – domanda a Figaro (su un tema musicale che ricorda una gavotta) quello che già sa: chi ha scritto la lettera anonima? Figaro nega di essere stato lui, nonostante le due donne gli facciano ampi cenni e gli suggeriscano di dire la verità, visto che ormai il suo piano è diventato impraticabile. Il comportamento del valletto indispone il Conte, che non ha nessuna intenzione di dargliela vinta e comincia ad augurarsi che Marcellina arrivi presto a far valere i propri diritti: il nobile ha infatti deciso di appoggiare la causa della donna e la sua richiesta di sposare Figaro. Ma ad irrompere nella sala, del tutto inatteso, è invece un altro personaggio, Antonio. E il quartetto diventa un quintetto:



Pietro Spagnoli (Conte), Marcella Orsatti Talamanca (Contessa), Diana Damrau (Susanna),
Ildebrando D'Arcangelo (Figaro), Matteo Peirone (Antonio)

Clicca qui per il testo del quintetto "Ah, signor... signor...".

(Entra Antonio, giardiniere, con un vaso di garofani schiacciato.)

ANTONIO
Ah, signor... signor...

IL CONTE
Cosa è stato?

ANTONIO
Che insolenza! Chi'l fece? Chi fu?

LA CONTESSA, SUSANNA, IL CONTE e FIGARO
Cosa dici, cos'hai, cosa è nato?

ANTONIO
Ascoltate...

LA CONTESSA, SUSANNA, IL CONTE e FIGARO
Via, parla, di', su.

ANTONIO
Dal balcone che guarda in giardino
mille cose ogni dì gittar veggio,
e poc'anzi, può darsi di peggio,
vidi un uom, signor mio, gittar giù.

IL CONTE
Dal balcone?

ANTONIO
(mostrandogli il vaso)
Vedete i garofani!

IL CONTE
In giardino?

ANTONIO
Sì!

SUSANNA e LA CONTESSA
(piano a Figaro)
Figaro, all'erta.

IL CONTE
Cosa sento!

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
Costui ci sconcerta,
quel briaco che viene a far qui?

IL CONTE
(ad Antonio)
Dunque un uom... Ma dov'è, dov'è gito?

ANTONIO
Ratto, ratto, il birbone è fuggito
e ad un tratto di vista m'uscì.

SUSANNA
(piano a Figaro)
Sai che il paggio...

FIGARO
(piano a Susanna)
So tutto, lo vidi.
(forte)
Ah, ah, ah!

IL CONTE
Taci là.

ANTONIO
Cosa ridi?

FIGARO
(ad Antonio)
Tu sei cotto dal sorger del dì.

IL CONTE
(ad Antonio)
Or ripetimi: un uom dal balcone?

ANTONIO
Dal balcone!

IL CONTE
In giardino?

ANTONIO
In giardino!

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
Ma, signore, se in lui parla il vino!

IL CONTE
(ad Antonio)
Segui pure, né in volto il vedesti?

ANTONIO
No, nol vidi.

SUSANNA e LA CONTESSA
(piano a Figaro)
Olá, Figaro, ascolta!

FIGARO
(ad Antonio)
Via, piangione, sta zitto una volta,
per tre soldi far tanto tumulto!
Giacché il fatto non può star occulto,
sono io stesso saltato di lì.

IL CONTE e ANTONIO
Chi? Voi stesso?

SUSANNA e LA CONTESSA
Che testa! Che ingegno!

FIGARO
Che stupor!

IL CONTE
Già creder nol posso.

ANTONIO
(a Figaro)
Come mai diventaste sì grosso?
Dopo il salto non foste così.

FIGARO
A chi salta succede così.

ANTONIO
Chi'l direbbe.

SUSANNA e LA CONTESSA
Ed insiste quel pazzo!

IL CONTE
(ad Antonio)
Tu che dici?

ANTONIO
A me parve il ragazzo.

IL CONTE
Cherubin!

SUSANNA e LA CONTESSA
Maledetto!

FIGARO
Esso appunto,
da Siviglia a cavallo qui giunto,
da Siviglia ov'ei forse sarà.

ANTONIO
Questo no, questo no, che il cavallo
io non vidi saltare di là.

IL CONTE
Che pazienza! Finiam questo ballo!

SUSANNA e LA CONTESSA
Come mai, giusto ciel, finirà?

IL CONTE
(a Figaro)
Dunque tu...

FIGARO
Saltai giù.

IL CONTE
Ma perché?

FIGARO
Il timor...

IL CONTE
Che timor?

FIGARO
(additando la camera delle serve)
Là rinchiuso,
aspettando quel caro visetto...
Tippe tappe, un sussurro fuor d'uso...
Voi gridaste... Lo scritto biglietto...
Saltai giù dal terrore confuso...
(fingendo d'aversi stroppiato il piede)
e stravolto m'ho un nervo del pie'!

ANTONIO
(porgendo a Figaro alcune carte chiuse)
Vostre dunque saran queste carte,
che perdeste...

IL CONTE
(togliendogliele)
Olà, porgile a me.

FIGARO
(piano alla Contessa e Susanna)
Sono in trappola.

SUSANNA e LA CONTESSA
(piano a Figaro)
Figaro, all'erta.

IL CONTE
(apre il foglio e lo chiude tosto)
Dite un po', questo foglio cos'è?

FIGARO
(cavando di tasca alcune carte per guardare)
Tosto, tosto... ne ho tanti... aspettate.

ANTONIO
Sarà forse il sommario de' debiti.

FIGARO
No, la lista degl'osti.

IL CONTE
(a Figaro)
Parlate.
(ad Antonio)
E tu lascialo; e parti.

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
(ad Antonio)
Lascialo/mi, e parti.

ANTONIO
Parto, sì, ma se torno a trovarti...

FIGARO
Vanne, vanne, non temo di te.

(Antonio parte.)

IL CONTE
(a Figaro)
Dunque...

LA CONTESSA
(piano a Susanna)
O ciel! La patente del paggio!

SUSANNA
(piano a Figaro)
Giusti Dei, la patente!

IL CONTE
(a Figaro)
Coraggio!

FIGARO
Uh, che testa! Questa è la patente
che poc'anzi il fanciullo mi die'.

IL CONTE
Per che fare?

FIGARO
Vi manca...

IL CONTE
Vi manca?

LA CONTESSA
(piano a Susanna)
Il suggello!

SUSANNA
(piano a Figaro)
Il suggello!

IL CONTE
Rispondi.

FIGARO
È l'usanza...

IL CONTE
Su via, ti confondi?

FIGARO
È l'usanza di porvi il suggello.

IL CONTE
(guarda e vede che manca il sigillo; guasta il foglio e con somma collera lo getta)
(Questo birbo mi toglie il cervello,
tutto, tutto è un mistero per me.)

SUSANNA e LA CONTESSA
(Se mi salvo da questa tempesta
più non avvi naufragio per me.)

FIGARO
(Sbuffa invano e la terra calpesta;
poverino ne sa men di me.)

Antonio (basso) è il giardiniere del palazzo (nonché zio di Susanna e padre di Barbarina). Furibondo perché qualcuno è saltato giù dalla finestra, rovinandogli tutti i garofani, è venuto dal Conte per lamentarsi. Colpo di scena: quella che credevamo una situazione ormai risolta (la fuga di Cherubino), torna prepotentemente alla ribalta, anche perché Antonio afferma di aver riconosciuto nella sagoma in fuga proprio il giovane paggio. A questo punto, Figaro – che ha compreso tutto – interviene per metterci una pezza come può, e cioè affermando di essere stato lui stesso a saltare dalla finestra: stava aspettando Susanna nella stanza della ragazza e si è lasciato spaventare dalle grida del Conte (addirittura finge, per rendere più credibile la bugia, di essersi fatto male a un piede). Tutto risolto? Niente affatto, perché Antonio ha raccolto un foglio lasciato cadere da colui che ha compiuto il salto. Il Conte se ne impadronisce, e invita Figaro a spiegare di cosa si tratti. Fortunamente, la Contessa e Susanna hanno l'intuizione giusta: è la patente militare di Cherubino, alla quale mancava il sigillo di vidimazione. Grazie ad alcuni suggerimenti "mirati" da parte delle due donne, Figaro riesce a identificare correttamente il documento, lasciando il Conte senza parole.

Questa scena può essere divisa in due sezioni: la prima, quella dell'arrivo di Antonio, è caratterizzata da un tema musicale vivace e concitato. La seconda, in cui Figaro è invitato dal Conte a spiegare che cos'è il foglio, è più lenta e misurata, con un tema ripetuto in maniera quasi ossessiva. Il personaggio di Antonio è estremamente comico: Figaro, Susanna e la Contessa lo accusano di essere un ubriacone che straparla, e molte delle frasi che dice ne rivelano la natura da sempliciotto (alcuni scambi di battute con Figaro sono costruiti apposta per strappare le risate del pubblico). Quando Figaro, Susanna e la Contessa sono ormai convinti di aver superato anche questa ulteriore "tempesta", ecco che giungono gli ennesimi guastafeste, ovvero Marcellina, Bartolo e Basilio. E il finale giunge alla sua conclusione:



Pietro Spagnoli (Conte), Marcella Orsatti Talamanca (Contessa), Diana Damrau (Susanna),
Ildebrando D'Arcangelo (Figaro), Jeannette Fisher (Marcellina),
Maurizio Muraro (Bartolo), Gregory Bonfatti (Don Basilio)

Clicca qui per il testo del settetto "Voi signor, che giusto siete".

(Entrano Marcellina, Bartolo e Basilio)

MARCELLINA, BARTOLO e BASILIO
(al Conte)
Voi signor, che giusto siete,
ci dovete ascoltar.

IL CONTE
(Son venuti a vendicarmi,
io mi sento a consolar.)

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
(Son venuti a sconcertarmi,
qual rimedio ritrovar?)

FIGARO
(al Conte)
Son tre stolidi, tre pazzi,
cosa mai vengono a far?

IL CONTE
Pian pianin, senza schiamazzi,
dica ognun quel che gli par.

MARCELLINA
Un impegno nuziale
ha costui con me contratto.
E pretendo che il contratto
deva meco effettuar.

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
Come? Come?

IL CONTE
Olà, silenzio!
Io son qui per giudicar.

BARTOLO
Io da lei scelto avvocato
vengo a far le sue difese,
le legittime pretese
io vi vengo a palesar.

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
È un birbante!

IL CONTE
Olà, silenzio!
Io son qui per giudicar.

BASILIO
Io, com'uom al mondo cognito
vengo qui per testimonio
del promesso matrimonio
con prestanza di danar.

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
Son tre matti!

IL CONTE
Olà, silenzio! Lo vedremo,
il contratto leggeremo,
tutto in ordin deve andar.

SUSANNA, LA CONTESSA e FIGARO
Son confusa/o, son stordita/o,
disperata/o, sbalordita/o!
Certo un diavol dell'inferno
qui li ha fatti capitar.

MARCELLINA, BASILIO, BARTOLO e IL CONTE
Che bel colpo, che bel caso,
è cresciuto a tutti il naso!
Qualche nume a noi propizio
qui ci/li ha fatti capitar.

Marcellina è giunta per chiedere giustizia al Conte: Figaro non le ha restituito il denaro che lei gli aveva prestato, e dunque – come da contratto – pretende che ora lui la sposi. Bartolo è il suo avvocato, Basilio il testimone. Il Conte naturalmente non attendeva altro, e in attesa che si svolga l'udienza dichiara rinviate le nozze fra Figaro e Susanna. Ancora una volta la situazione si è capovolta. L'atto si conclude con un numero d'insieme caratterizzato, com'è tipico dell'opera buffa, dalla formazione di "gruppi" contrapposti. Da una parte abbiamo il trio composto da Figaro, Susanna e la Contessa, che si disperano per la piega presa dagli eventi; dall'altra c'è il quartetto Conte, Marcellina, Bartolo e Basilio, che gioiscono.

Da notare i tre "Olà, silenzio", in crescendo, che il Conte declama in risposta alle obiezioni di Figaro. Nel testo c'è anche una curiosa espressione, forse un tempo comune ma oggi caduta decisamente in disuso: "è cresciuto a tutti il naso", equivalente del più noto "sono restati con un palmo di naso".

Qui sotto riporto altre interpretazioni di questo magnifico finale, tutte divise in tre clip.

Thomas Allen, Kiri Te Kanawa, Lucia Popp, Samuel Ramey,
Giorgio Tadeo, Jane Berbié, Robert Tear, Kurt Moll
dir: Georg Solti


Rodney Gilfry, Hillevi Martinpelto, Alison Hagley, Bryn Terfel,
Julian Clarkson, Susan McCulloch, Carlos Feller e Francis Egerton
dir: John Eliot Gardiner


Thomas Allen, Carol Vaness, Marie McLaughlin, Claudio Desderi,
Federico Davia, Sarah Walker, Richard Van Allan e Robert Tear
dir: Bernard Haitink