26 marzo 2017

Norma (9) - "Va', crudele, al Dio spietato"

Scritto da Marisa

Ed ecco il lungo incontro tra Adalgisa e Pollione, che la raggiunge non appena la vede sola vicino all'altare. L'uomo, che la vagheggiava solo “fior d'innocenza e riso”, è sorpreso dal vederla piangere e sembra non aver la minima idea che l'amore possa portare turbamento e conflitto. Del resto lui stesso, pur temendo l'ira di Norma, non vive il nuovo innamoramento come conflittuale e cerca solo di avere Adalgisa per sé, con convinzione assoluta e ritorcendo ogni sua argomentazione a proprio vantaggio. Non assistiamo a un vero dialogo, ma ad una soppraffazione degna di Don Giovanni, tanto non vengono prese in considerazione le resistenze e le ragioni della fanciulla e viene utilizzata invece ogni forzatura emotiva e l'irruenza della propria pulsione per indebolirne la volontà e ottenere il proprio intento. Gli scrupoli religiosi di lei vengono immediatamente messi a tacere presentandole un altro Dio, più degno di essere adorato e tanto più favorevole a lui: Amore.

Un Dio tu preghi
Atroce, crudele,
Avverso al tuo desire e al mio.
O mia diletta!
Il Dio che invocar devi è Amore.
In questa contrapposizione c'è tutto il disprezzo del vincitore per le divinità dei vinti, proprio come violare il luogo sacro non gli procura alcun imbarazzo! Notiamo anche come abilmente Pollione si insinua nell'animo della fanciulla, cogliendone l'ambiguità e scoprendone il desiderio a cui lei cerca di opporsi appellandosi ai doveri. Assistiamo ad una vera e propria caccia, dove sembra non ci sia via d'uscita per la preda.
E vuoi fuggirmi?
E dove fuggir vuoi tu
Ch'io non ti segua?
La caccia si stringe sempre più e Pollione non esita a ricorrere ai toni più patetici possibili, di sicuro effetto su un cuore tenero e ancora ingenuo, sempre badando a ribadire la crudeltà del dio barbaro che la vorrebbe allontanare da lui.
Va, crudele, al Dio spietato
Offri in dono il sangue mio.
Tutto, ah, tutto ei sia versato,
Ma lasciarti non poss'io!
Non usa forse un tale stratagemma anche Don Giovanni (“Davanti agli occhi tuoi, morir vogl'io...”) nella celebre serenata sotto la finestra della cameriera di Donna Elvira? Ma quale dolcezza e delicatezza c'erano nella sua serenata, e quale violenza qui! Sicuramente i contesti sono molto diversi: per Don Giovanni si tratta pur sempre di un gioco, mentre per Pollione l'innamoramento sembra autentico e il progetto di sposare Adalgisa reale. Dico “sembra” perché vedremo come anche per il condottiero romano tutto si sgonfierà presto, e in modo nemmeno poi tanto imprevisto, dal momento che l'amico Flavio lo aveva già avvertito. Ma per ora l'unico suo intento è quello di conquistare definitivamente il cuore della fanciulla (non importa se per questo si spezzerà qualche altro cuore e che un simile passo renderà spergiura la ragazza che si dichiara di amare!). E rincara la dose presentando in un crescendo irruente il proprio conto (“Ah! Non sai quel che mi costi / Perch'io mai rinunzi a te”). A questa esibizione di dolore anche Adalgisa finalmente dichiara la sua sofferenza (che, a quanto pare, Pollione nemmeno immagina) e lo scotto che lei stessa deve pagare per l'amore che si è insinuato nel suo petto.
E tu pure, ah, tu non sai
Quanto costi a me dolente!
All'altare che oltraggiai
Lieta andava ed innocente,
Sì, sì, v'andava innocente.
Il pensiero al cielo ergea
E il mio Dio vedeva in ciel!
Or per me spergiura e rea
Cielo e Dio ricopre un vel!
In realtà è proprio la sua “lieta innocenza” che ha fatto scattare la passione del condottiero, abituato alle conquiste. Anche qui, non possiamo non ricordare Don Giovanni e la sua "passion predominante per la giovin principiante”! Che ne sarà quando anche lei sarà ormai diventata, come Norma, un'abitudine senza più la freschezza dell'inizio e il piacere di essere il primo?

La mossa decisiva arriva però con l'annuncio della prossima partenza del proconsole. È quindi l'ora di decidere se seguirlo e rompere definitivamente con la propria gente e il servizio divino, oppure se non vederlo più. Naturalmente vince l'amore, il desiderio di non separarsi dall'amato, pur dopo tanti dubbi e lacrime.
ADALGISA
Parti? Ed io?

POLLIONE
Tu vieni meco.
De' tuoi riti è Amor più santo,
A lui cedi, ah, cedi a me!
Il resto viene da sé. Vincere le ultime resistenze della fanciulla è ormai solo un gioco. Basta ripetere le lusinghe, colorando di rosa il futuro con la promessa di un matrimonio felice sotto la protezione di divinità romane, ben più benevoli e accomodanti di quelle dei barbari. Ogni senso di colpa può essere cancellato, sempre in nome dell'amore beninteso (vedi ancora l'abilità di Don Giovanni con Zerlina!), e la vittoria è completa. La promessa è stata strappata, Adalgisa è pronta a seguirlo.


Clicca qui per il testo del recitativo che precede.

(Pollione entra con Flavio.)

POLLIONE
(a Flavio)
Eccola! Va, mi lascia,
Ragion non odo!

(Flavio parte.)

ADALGISA
(sbigottita)
Oh, tu qui!

POLLIONE
Che veggo?
Piangevi tu?

ADALGISA
Pregava.
Ah! T'allontana, pregar mi lascia!

POLLIONE
Un Dio tu preghi
Atroce, crudele,
Avverso al tuo desire e al mio.
O mia diletta!
Il Dio che invocar devi è Amore.

ADALGISA
Amor! Deh! Taci,
Ch'io più non t'oda!

POLLIONE
E vuoi fuggirmi?
E dove fuggir vuoi tu
Ch'io non ti segua?

ADALGISA
Al tempio, ai sacri altari
che sposar giurai.

POLLIONE
Gli altari?
E il nostro amor?

ADALGISA
Io l'obliai.

Clicca qui per il testo di "Va, crudele, al Dio spietato".

POLLIONE
Va, crudele, al Dio spietato
Offri in dono il sangue mio.
Tutto, ah, tutto ei sia versato,
Ma lasciarti non poss'io,
No, nol posso!
Sol promessa al Dio tu fosti,
Ma il tuo core a me si diede.
Ah! Non sai quel che mi costi
Perch'io mai rinunzi a te.

ADALGISA
E tu pure, ah, tu non sai
Quanto costi a me dolente!
All'altare che oltraggiai
Lieta andava ed innocente,
Sì, sì, v'andava innocente.
Il pensiero al cielo ergea
E il mio Dio vedeva in ciel!
Or per me spergiura e rea
Cielo e Dio ricopre un vel!

POLLIONE
Ciel più puro e Dèi migliori
T'offro in Roma, ov'io mi reco.

ADALGISA
(colpita)
Parti forse?

POLLIONE
Ai nuovi albori.

ADALGISA
Parti? Ed io?

POLLIONE
Tu vieni meco.
De' tuoi riti è Amor più santo,
A lui cedi, ah, cedi a me!

ADALGISA
(più commossa)
Ah! Non dirlo! Ah! Non dirlo!

POLLIONE
Il dirò tanto, il dirò tanto
Che ascoltato io sia da te.

ADALGISA
Deh! Mi lascia!

POLLIONE
Ah! Deh cedi, deh cedi a me!

ADALGISA
Ah! Non posso!
Mi proteggi, o giusto ciel!

POLLIONE
Abbandonarmi così potresti!
Abbandonarmi così!
Adalgisa! Adalgisa!
(con tenerezza)
Vieni in Roma, ah, vieni, o cara,
Dov'è amore e gioia e vita!
Inebbriam nostr'alme a gara
Del contento a cui ne invita!
Voce in cor parlar non senti,
Che promette eterno ben?
Ah! Dà fede a' dolci accenti,
Sposo tuo mi stringi al sen!

ADALGISA
(Ciel! Così parlar l'ascolto
Sempre, ovunque, al tempio istesso!
Con quegli occhi, con quel volto,
Fin sull'ara il veggo impresso.
Ei trionfa del mio pianto,
Del mio duol vittoria ottien.
Ciel! Mi togli al dolce incanto,
O l'error perdona almen!)

POLLIONE
Ah! Vieni!

ADALGISA
Deh! Pietà!

POLLIONE
Ah! Deh! Vieni, ah, vieni, o cara!

ADALGISA
Ah! Mai!

POLLIONE
Crudel! E puoi lasciarmi?

ADALGISA
Ah! Per pietà, mi lascia!

POLLIONE
Così, così scordarmi!

ADALGISA
Ah! Per pietà, mi lascia!

POLLIONE
Adalgisa!

ADALGISA
Ah! Mi risparmi tua pietà
maggior cordoglio!

POLLIONE
Adalgisa! E vuoi lasciarmi?

ADALGISA
Io… Ah!…
Ah… Non posso… Seguirti voglio…

POLLIONE
Qui, domani all'ora istessa,
Verrai tu?

ADALGISA
Ne fo promessa.

POLLIONE
Giura.

ADALGISA
Giuro.

POLLIONE
Oh! Mio contento!
Ti rammenta…

ADALGISA
Ah! Mi rammento.
Al mio Dio sarò spergiura,
Ma fedel a te sarò!

POLLIONE
L'amor tuo mi rassicura,
E il tuo Dio sfidar saprò!

(Partono.)




Fabio Armiliato (Pollione), Kate Aldrich (Adalgisa)
dir: Evelino Pidò (2008)


Mario Del Monaco, Giulietta Simionato

Franco Corelli, Christa Ludwig