Entra ora in scena il sesto e ultimo personaggio dell'opera, la giovane cameriera Despina, di cui parleremo più in dettaglio nel post successivo. Per ora basti notare come si presenti da subito come un personaggio comico, tipicamente da opera buffa, che si lamenta del suo stato sociale ("Che vita maledetta / è il far la cameriera": sembra quasi di ascoltare Leporello nell'incipit del "Don Giovanni"!) e che assaggia, di nascosto, la cioccolata che ha preparato per le sue padrone (fino all'Ottocento il cioccolato si consumava solo in forma di bevanda).
Despina ha preparato la colazione per Dorabella e Fiordiligi (siamo infatti ancora al mattino, come rivelava la frase di Fiordiligi "Mi par, che stamattina volentieri / farei la pazzarella"; non lasciamoci ingannare dal successivo "Son già le sei" di Dorabella, perché nel Settecento le ore si contavano in maniera diversa che ai giorni nostri: qui un articolo sull'argomento). Ma le due dame, ancora sconvolte dall'improvvisa partenza dei due amanti, non sono certo dell'umore giusto per gustarla. Dorabella, addirittura, rovescia il vassoio (la "guantiera") e getta tutto a terra, lasciando esterrefatta la domestica, che assiste con stupore all'ennesima scenata di disperazione da parte delle due fanciulle.
Finora Fiordiligi e Dorabella hanno praticamente sempre duettato o cantato all'unisono, e ci sono apparse quasi indistingubili l'una dall'altra (se non per la voce, avendo solitamente Fiordiligi un registro più alto). Soltanto ora i loro caratteri cominciano a differenziarsi, per quanto in maniera sottile. In questa scena è la sola Dorabella ad esibirsi in un'aria esagitata e ammantata dai toni tragici e patetici, preceduta da un recitativo accompagnato ("Ah, scostati!") in cui la dama respinge in malo modo i tentativi di Despina di capirci qualcosa. Poco prima Don Alfonso diceva a sé stesso: "Quante smorfie, quante buffonerie! Tanto meglio per me, cadran più facilmente; questa razza di gente è la più presta a cangiarsi d'umore"). E l'aria di Dorabella, così teatralmente esagerata (al punto che anche la musica di Mozart sembra per una volta andare sopra le righe, mentre il testo giunge a scomodare le Eumenidi, ovvero le Furie), pare cascare a fagiolo per dimostrare che il vecchio filosofo ci ha visto giusto: proprio Dorabella, nel secondo atto dell'opera, si rivelerà più pronta e facile a capitolare rispetto alla sorella (che invece, anziché lamentarsi soltanto, nella sua prima aria solista – "Come scoglio" – dimostrerà una tempra quantomeno più solida e austera).
Eppure... ancora una volta è miracoloso come Mozart ci faccia al tempo stesso ridere di Dorabella (così come fanno senza dubbio Despina, per nulla impressionata, e Don Alfonso, che già prima recitava: "Pianti, sospir, carezze, svenimenti. Lasciatemi un po' ridere!") e anche piangere insieme a lei.
Lo spettatore degli ultimi anni del XVIII secolo era perfettamente al corrente dei diversi generi e dei precisi stili vocali che li caratterizzavano. Che poco dopo la separazione, scena nona, Dorabella irrompa in scena, e sotto gli occhi esterrefatti di Despina, si lanci in una grande aria in stile agitato, "Smanie implacabili", degna dell'Elettra dell'"Idomeneo" (si confronti con "Tutte nel cor vi sento / furie del crudo averno"), doveva per un istante fare un effetto da Hellzapoppin, quasi la cantante avesse sbagliato teatro e opera quella sera. Meno marcato lo stridore per uno spettatore di oggi, ma pur sempre evidente che qui Mozart gioca non di semplice sarcasmo – avrebbe potuto affidare a Dorabella un'aria buffo-grottesca, come forse era nelle intenzioni originarie del libretto, che di proposito mima lo stile tragico alto in vari pezzi solistici. Mozart prende quelle parole alla lettera, e le musica secondo i moduli convenzionali dell'opera seria, certo innalzati a livelli irraggiungibili da qualsiasi altro compositore del suo tempo, fidando che sia il contrasto tra cornice comica e stile tragico dell'aria a produrre ironia per straniamento. Ma per quanto il sentimento espresso da Dorabella sia finto in quanto è sentimento indotto dalla convenzionalità dell'educazione sentimentale delle donne, la sofferenza che il personaggio prova è intensamente vera, e come tale Mozart la accetta e l'esprime, sospendendo di nuovo lo spettatore in un momento di ambigua indecidibilità emotiva. E lo stesso meccanismo è usato, con ancora maggior sottigliezza, nell'aria di Fiordiligi che a quella di Dorabella farà poco dopo da pendant, "Come scoglio".(Luca Fontana)
Quando le sorelle cantano finalmente da sole, entrambe reagiscono in modo esagerato alla propria immaginaria sventura come se fossero le protagoniste di un'opera seria, dando così a Mozart l'occasione di parodiare lo stile dei suoi stessi melodrammi a partire dall'"Idomeneo". Di certo nessuna delle due va presa sul serio, neppure per un istante: la loro è solo una posa teatrale, atta a rappresentare il tipico atteggiamento assunto da un'eroina d'opera nel momento dell'abbandono o del tradimento. Sembra davvero che entrambe abbiano appreso molto di più dai libretti d'opera che dalla vita reale. Si rammentino, a questo proposito, le parole di Leporello al suo primo incontro con Donna Elvira: "pare un libro stampato". Come Elvira che proprio attraverso le proprie sofferenze matura profondamente fino ad acquisire una personalità autentica, così le due sorelle – e Fiordiligi in particolare – scoprono via via nel proprio intimo, probabilmente per la prima volta, emozioni sempre più intense e sconvolgenti.Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.(Daniel Heartz)
(Camera gentile con diverse sedie, un tavolino, ecc. Tre porte: due laterali, una di mezzo.)
DESPINA
(che sta frullando il cioccolatte)
Che vita maledetta
È il far la cameriera!
Dal mattino alla sera
Si fa, si suda, si lavora, e poi
Di tanto, che si fa, nulla è per noi.
È mezz'ora che sbatto;
Il cioccolatte è fatto, ed a me tocca
Restar ad odorarlo a secca bocca?
Non è forse la mia come la vostra?
O garbate signore,
Che a voi dessi l'essenza, e a me l'odore!
Per Bacco, vo' assaggiarlo.
(Lo assaggia.)
Com'è buono!
(Si pulisce la bocca.)
Vien gente!
Oh cielo, son le padrone!
(Fiordiligi e Dorabella entrano disperatamente. Despina presenta il cioccolatte sopra una guantiera.)
DESPINA
Madame, ecco la vostra colazione.
(Dorabella gitta tutto a terra.)
Diamine, cosa fate?
FIORDILIGI E DORABELLA
(Si cavano entrambe tutti gli ornamenti donneschi.)
Ah! Ah!
DESPINA
Che cosa è nato?
FIORDILIGI
Ov'è un acciaro?
DORABELLA
Un veleno, dov'è?
DESPINA
Padrone, dico!
Clicca qui per il testo di "Ah, scostati!... Smanie implacabili".
DORABELLAAh, scostati! Paventa il tristo effetto
D'un disperato affetto!
Chiudi quelle finestre; odio la luce,
Odio l'aria che spiro, odio me stessa.
Chi schernisce il mio duol, chi ne consola?
Deh fuggi; per pietà, lasciami sola!
Smanie implacabili
Che m'agitate,
Entro quest'anima
Più non cessate,
Finchè l'angoscia
Mi fa morir.
Esempio misero
D'amor funesto
Darò all'Eumenidi,
Se viva resto
Col suono orribile
De' miei sospir.
(Si metton a sedere in disparte e forsennate.)
Delores Ziegler (Dorabella)
dir: Riccardo Muti (1989)
Susan Graham (Dorabella)
dir: Jeffrey Tate (1996)
Christa Ludwig (Dorabella), Olivera Miljaković (Despina)
dir: Karl Böhm (1970)
Teresa Berganza | Júlia Hamari |
Elīna Garanča | Joyce DiDonato |
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