12 giugno 2017

Così fan tutte (9) - "Soave sia il vento"

Scritto da Christian

Questo è forse il brano più noto di "Così fan tutte", un terzetto così dolce e incantevole da trascendere completamente la materia dell'opera. Il testo, brevissimo, è una preghiera che le due fanciulle, Fiordiligi e Dorabella, in compagnia del filosofo Don Alfonso fanno alle forze della natura affinché la barca su cui viaggiano i loro innamorati "abbia prospero corso", e che "al campo giunga con fortunati auspici".

Soave sia il vento,
tranquilla sia l'onda,
ed ogni elemento
benigno risponda
ai nostri desir.
Come nel quintetto precedente, la musica di Mozart (con gli archi quasi in sordina) pare volutamente ignorare il fatto che la partenza dei due soldati sia in realtà fasulla. La sincerità e la partecipazione che li brano evoca è coinvolgente al punto che anche noi spettatori, insieme alle ragazze, percepiamo la struggente emozione dell'addio. Aiuta il fatto che stavolta (a differenza del quintetto precedente, dove fra sé e sé sussurrava "Io crepo se non rido"), anche Don Alfonso si unisce all'augurio e partecipa al canto restando del tutto serio, come se il viaggio stesse avvenendo per davvero (e che bello, musicalmente parlando, l'istante in cui la sua frase "Benigno risponda ai nostri desir" si dipana mentre le due ragazze sostengono la nota, al minuto 2:05 del primo video qui sotto, quello diretto da Riccardo Muti!).



Daniela Dessì (Fiordiligi), Delores Ziegler (Dorabella), Claudio Desderi (Don Alfonso)
dir: Riccardo Muti (1989)

Un po' di pareri critici:
La differenziazione fra corni e trombe – che i critici hanno immediatamente notato nel "Figaro" – è qui ancor più sofisticata. [...] Nel piccolo coro della «marcia militare in lontananza» – che richiama i due innamorati alla guerra – vi sono trombe e timpani, ma non i corni; Mozart tiene i corni in serbo per il Terzettino in mi maggiore, il tenero addio «Soave sia il vento». L'orchestrazione dell'intera opera è di una precisione assoluta, tale da mettere in risalto le sottigliezze della trama.
(H.C. Robbins Landon)
[La musica] non partecipa all'equivoco, ma neppure rappresenta solo la situazione esteriore e la malinconia dell'addio. La musica di Mozart rende invece evidente, in questo addio di cui il terzettino è l'epilogo, che qui vien preso congedo da qualcosa di mai più recuperabile, senza che i personaggi in questione ne abbiano sentore.
(Stefan Kunze)
Occorre ricordare l'incanto visionario di certi momenti della partitura? Come il terzettino «Soave sia il vento», che insieme a Don Alfonso le due donne cantano «immobili sulla sponda del mare» mentre la barca che toglie loro gli amanti scivola leggera sull'acqua? [...] E al di là di queste pagine supreme, la tonalità celestiale che Mozart conferisce lungo il corso dell'opera a una voluta melodica della voce, a un arabesco degli strumenti, alla fascinazione di certe atmosfere timbriche, o alla consapevole, inquietante ambiguità espressiva di tanti luoghi [...]?
(Francesco Degrada)
Il lungo addio si corona in un'ancora più alta ambiguità, col Terzettino n. 10. Un convenzionale augurio d'addio, anzi addirittura un pezzo di genere convenzionale dell'opera napoletana, uno "zefiro", attinge a un altro vertice di ambigua verità. Falsa la situazione, dal punto di vista esterno dello spettatore, falsificata sulla scena dalla presenza interna di Don Alfonso, ma su quel fluire tenero e cullante di semicrome dei violini con sordina – si direbbe un ricordo trasposto in maggiore dell'accompagnamento del coro d'apertura della Passio secundum Johannem di Bach, "Herr, unser Herrscher" – una calma assoluta avvolge i personaggi e noi in teatro, calma di passioni contemplate da lontano, nel ricordo, come se le due donne, e anche Don Alfonso, che qui non si rifugia nella sua lucida irrisione dall'esterno ma canta in contrappunto le stesse parole, fossero misteriosamente consapevoli che l'età dell'innocenza è ormai finita, e da lontano, da molto lontano, la ricordassero con nostalgia. Non sto certo descrivendo la musica, compito affatto impossibile, e sconsigliabile. Sto cercando di dar voce alle reazioni di un ipotetico e sperimentale spettatore che, anche qui e su un livello ancor più alto, si trova avvolto in una dimensione musicale di assoluta e indicibile bellezza – la parola "verità", gli sorgerà subito alla mente, assieme a una commozione raccolta, ben oltre la possibilità della parola, e il suo ruolo di osservatore esterno ironico sarà del tutto annullato. Sto anche cercando di cogliere, io per primo, quella misteriosa chimica che si produce all'incontro tra la drammaturgia predisposta da Da Ponte e la finale drammaturgia musicale di Mozart, e che dà come risultato qualcosa di ben al di là dell'iniziale ironia presente nel libretto, qualcosa per cui non si ha parola migliore di "ambiguità", uno spazio emotivo sottratto al tempo in cui ogni passione e ogni suo contrario sono presenti, sospesi oltre il dolore, oltre la gioia.
(Luca Fontana)
Quel che seduce le dame è l'irresistibile dolcezza ma anche la forza della musica mozartiana, realmente capace di evocare le atmosfere del golfo di Napoli con le sue tiepide brezzoline, lo sciabordio delle onde, le serenate notturne. Il terzettino "Soave sia il vento" non è altro che un sublime tributo alla tradizione operistica napoletana degli "zeffiri", cui rimanda anche l'impiego della rarefatta tonalità di Mi maggiore.
(Daniel Heartz)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

DORABELLA
Dove son?

DON ALFONSO
Son partiti.

FIORDILIGI
Oh dipartenza
Crudelissima amara!

DON ALFONSO
Fate core,
Carissime figliuole;
Guardate: da lontano vi fan cenno
Con mano i cari sposi.

FIORDILIGI
Buon viaggio, mia vita!

DORABELLA
Buon viaggio!

FIORDILIGI
O Dei! Come veloce
Se ne va quella barca! Già sparisce!
Già non si vede più! Deh, faccia il cielo
Ch'abbia prospero corso!

FIORDILIGI
Faccia che al campo giunga
Con fortunati auspici!

DON ALFONSO
E a voi salvi gli amanti
E a me gli amici.

Clicca qui per il testo di "Soave sia il vento".

FIORDILIGI, DORABELLA E DON ALFONSO
Soave sia il vento,
Tranquilla sia l'onda
Ed ogni elemento
Benigno risponda
Ai nostri desir.
(Fiordiligi e Dorabella partono.)




Miah Persson (Fiordiligi), Anke Vondung (Dorabella), Nicolas Rivenq (Don Alfonso)
dir: Iván Fischer (2006)


Gundula Janowitz (Fiordiligi), Christa Ludwig (Dorabella), Walter Berry (Don Alfonso)
dir: Karl Böhm (1970)


Susan Chilcott, Susan Graham, William Shimell


Renée Fleming, Anne Sofie von Otter, M. Pertusi


Edita Gruberova, Delores Ziegler, Paolo Montarsolo

Soile Isokoski, Helene Schneiderman, A. Corbelli



Il brano è usato con particolare frequenza al cinema. Celebre è rimasto l'utilizzo magistrale che ne viene fatto, come tema ricorrente, in "Domenica, maledetta domenica" di John Schlesinger, con Peter Finch e Glenda Jackson. Un altro film in cui si può udire (insieme ad altri brani tratti dalla stessa opera, che fa quasi da filo conduttore alla pellicola) è "Closer", con i bellissimi Jude Law e Julia Roberts.


da "Domenica, maledetta domenica" (1971) di John Schlesinger


da "Closer" (2004) di Mike Nichols


da "La luna" (1979) di Bernardo Bertolucci

da "Happiness" (1998) di Todd Solondz



Abbiamo già detto come "Così fan tutte" sia l'opera più "goldoniana" di Da Ponte/Mozart. Vi propongo alcune riflessioni a partire proprio da questo terzetto:
Più Da Ponte e Goldoni vengono messi a confronto, più diviene evidente il debito dell'uno nei confronti dell'altro. E infatti, alla già sterminata lista di possibili fonti poetico-drammaturgiche di "Così fan tutte", si può aggiungere anche un libretto di Goldoni, "Le pescatrici" (1752): questo "dramma giocoso per musica" ambientato sulle sponde del golfo di Taranto, nel Regno delle Due Sicilie, è anch'esso caratterizzato dal disvelamento finale di un disegno doppiamente dissimulato. Le due parti serie sono Lindoro, principe di Sorrento, e la nobildonna Eurilda, i quali si giurano eterna fedeltà. Mastriccio, un vecchio e saggio pescatore, ha modo di emergere in un tableau corrispondente alla penultima scena del terzo atto, una tipica scena d'imbarco con accompagnamento corale. La partenza marittima per un viaggio d'amore è uno di quei temi galant capaci di unificare un intero secolo, tali da ispirare alcune delle più grandi opere pittoriche: dal nostalgico capolavoro di Watteau ("Pellegrinaggio a Citera", 1717) al più tempestoso "L'île d'amour" dell'ultimo Fragonard. Goldoni assolve al suo compito descrivendo nel modo più semplice e bello le condizioni atmosferiche in cui si svolge la scena:
CORO
Soavi zeffiri
al mar c'invitano,
son l'onde placide,
non v'è timor.
Procelle torbide
dal mar spariscono
quando si naviga
col dio d'Amor.

LINDORO
Andiam, sposa diletta.

EURILDA
Io seguo i passi vostri.

MASTRICCIO
Oh come i voti nostri
tutto, tutto seconda:
ciel sereno, aure liete
e placid'onda.
L'affinità col terzettino di "Così fan tutte" è evidente anche nelle scelte lessicali.
In brani di questo genere la convenzione musicale andava di pari passo con quella poetica, a partire dall'impiego della tonalità di Mi maggiore. Una scelta che anche a Mozart dovette sembrare obbligata sin dai suoi primissimi esordi di operista; per non parlare poi dell'Idomeneo, ove la si riscontra in entrambi i pezzi sul tema degli zeffiri ["Soavi zeffiri soli spirate" e "Zeffiretti lusinghieri"]. È istruttivo osservare il comportamento di Haydn di fronte al "Soavi zeffiri" nella sua resa operistica delle "Pescatrici" (1770): anch'egli optò subito per il Mi maggiore, in parte guidato da un istinto infallibile, ma aiutato anche da un'approfondita conoscenza dei compositori napoletani, le cui opere aveva spesso diretto in qualità di Kapellmeister alla corte degli Esterházy. Eppure, quant'è diverso il suo zeffiro musicale da quello di Mozart! Manca nel vecchio maestro anche la più vaga traccia della dolcezza sensuale che invece trabocca dai brani mozartiani. Non può essere una mera coincidenza il fatto che Haydn non abbia mai avuto contatti diretti con l'Italia e tanto meno con Napoli, di cui Mozart aveva invece interiorizzato vedute, suoni, profumi e clima.
(Daniel Heartz)


Il terzetto è seguito da un recitativo di Don Alfonso che, rimasto solo sulla scena, si compiace di come stanno andando le cose. Dopo essersi elogiato da solo per la propria recitazione ("Non son cattivo comico"), e aver ribadito la certezza che la fedeltà delle donne è destinata a cedere ("Quante smorfie, quante buffonerie! Tanto meglio per me... cadran più facilmente: questa razza di gente è la più presta a cangiarsi d'umore"), spiega che "al concertato loco i due campioni di Ciprigna e di Marte mi staranno attendendo" (Ciprigna è un altro appellativo, usato anche da Dante nella "Divina Commedia", per indicare Venere; il termine deriva da Cipro, isola dove questa dèa era particolarmente venerata). Il recitativo si conclude con un altra citazione poetica da parte del colto Don Alfonso (un personaggio al quale Da Ponte riserva una serie davvero impressionante di aforismi, detti saggi e frasi proverbiali), cui Mozart dà particolare risalto perché la fa accompagnare dall'intera orchestra:
Nel mare solca
E nell'arena semina
E il vago vento
Spera in rete accogliere
Chi fonda sue speranze
In cor di femmina.
La citazione è dalla "Arcadia" di Jacopo Sannazaro (ecloga VIII), composizione in prosa e in versi scritta alla fine del Quattrocento e pubblicata proprio a Napoli nel 1504, opera "pastorale" e capostipite di un filone che aveva riportato in auge, in tutta Europa, temi e autori classici (Virgilio, Ovidio, Teocrito...). Il tema dell'infedeltà e dell'incostanza femminile, in particolare, ricorda i componimenti di Catullo.
È come se Don Alfonso e il suo artefice divenissero un unico personaggio, interessato prevalentemente a impressionare il pubblico con la sua sapienza e saggezza straordinarie. La Vernunft di Don Alfonso, ovvero la Ragione in persona, si scontra con l'Empfindsamkeit (sensibilità) e la Schwärmerei (immaginazione) degli amanti. Che questa sia l'idea madre dell'intera opera – come alcuni studiosi hanno già osservato – è confermato anche dell'uso esclusivo da parte di Da Ponte del sottotitolo "La scuola degli amanti". Come già si è detto, fu invece Mozart nel corso della composizione ad esigere il titolo proverbiale "Così fan tutte", cui il manifesto della prima rappresentazione conferì tutto il possibile rilievo tipografico. Se Da Ponte condì il suo libretto con le più svariate spezie letterarie, sul piano musicale Mozart non gli fu certo inferiore nel creare una rete di allusioni retrospettive altrettanto fitta, difficilmente concepibili senza un'approfondita riflessione sull'intera tradizione melodrammatica settecentesca e sulla propria produzione operistica precedente.
(Daniel Heartz)
Clicca qui per il testo del recitativo "Non son cattivo comico".

DON ALFONSO
Non son cattivo comico; va bene;
Al concertato loco i due campioni
Di Ciprigna, e di Marte
Mi staranno attendendo; or senza indugio
Raggiungerli conviene. Quante smorfie,
Quante buffonerie!
Tanto meglio per me,
Cadran più facilmente;
Questa razza di gente è la più presta
A cangiarsi d'umore. Oh poverini!
Per femmina giocar cento zecchini!
"Nel mare solca
E nell'arena semina
E il vago vento
Spera in rete accogliere
Chi fonda sue speranze
In cor di femmina."




Claudio Desderi (Don Alfonso)
dir: Riccardo Muti (1989)

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Versi molto augurali...mi piacerebbe usarli lper fare gli auguri di un buon 2024
MARY