24 novembre 2010

Turandot (14) - Notte di veglia

Scritto da Marisa

"Così comanda Turandot: questa notte nessun dorma in Pekino!". Con questo editto, proclamato dall'araldo, inizia il terzo atto.
Siamo nel bel mezzo della vicenda e la notte incombe con tutte le sue tenebre e la sua minaccia di morte. Turandot, la potente, ha dato ordine di cercare in tutti i modi di carpire il nome dello straniero, pena la morte per tutti. È il momento più buio, e la paura si estende come un contagio. Questa natura contagiosa della paura è resa con esemplare immediatezza e semplicità, senza moralismi o giudizi: è così, e la folla in balia della paura è come un campo di grano che ondeggia a seconda della direzione del vento, senza alcun senso critico o riflessione. Gli stessi che appena qualche istante prima avevano inneggiato al principe vincitore ("Gloria, gloria, o vincitore! / Ti sorrida la vita!") ora lo insultano ("Tu maledetto! Morrai prima di noi / Tu spietato, tu crudele...").
Che la folla sia manovrabile attraverso la paura è una realtà antica quanto la società umana e da sempre i tiranni e dittatori lo sanno e ne approfittano (Elias Canetti ci ha scritto su un magnifico libro: "Massa e potere", ed. Adelphi). Dovremmo ricordarcene più spesso e stare attenti!

La frase dell'araldo ("Nessun dorma...") è ripresa da Calaf nell'aria più celebre dell'opera, ma il senso ne viene capovolto: quella che doveva essere una notte di paura e di morte può diventare un'attesa di speranza e un preludio all'amore. La principessa stessa, pur nel gelo che la circonda ancora, è invitata a guardare le stelle "che tremano d'amore e di speranza", e il canto si conclude con la certezza che l'alba porterà la vittoria e il sorgere del sole riscalderà e scioglierà il gelo, consegnando, attraverso l'ardore del primo bacio, Turandot a una nuova vita.
Anche chi conosce solo superficialmente l'opera di Puccini ha sicuramente ascoltato e amato questo brano, che giustamente è diventato un inno alla speranza e al rinnovamento e, come tale, agisce inconsciamente, anche se non ci fermiamo a rifletterci sopra, perché il potere della musica agisce direttamente sulle nostre parti emotive e condiziona i nostri stati d'animo, senza passare dalla testa (per fortuna!).
Da notare il riferimento alle stelle. Sembra ovvio che di notte ci siano le stelle; ma qui, fino ad ora, ha dominato la luna, e passare dalla luna alle stelle ha un preciso significato simbolico. Le stelle sono altro sia dalla luna che dal sole, perché non riguardano direttamente la Terra, assicurando vita e fecondità: sono molto più lontane e la loro luce ha una funzione di orientamento. Simbolicamente non appartengono né al femminile né al maschile (di che sesso sono gli angeli?), perché sono al di sopra e al di fuori, oltre i conflitti tra i generi. Rappresentano una "direzione", un nuovo punto di riferimento e di orientamento, un tendere a una visione superiore e spirituale che concilia ogni conflitto. Non è questa l'impressione profonda che ci fa la contemplazione del cielo stellato, facendo apparire piccoli e insignificanti i nostri problemi e aprendoci all'infinito?

Clicca qui per il testo di "Nessun dorma".

CALAF
Nessun dorma! Nessun dorma!
Tu pure, o Principessa, nella tua fredda stanza
guardi le stelle che tremano d'amore e di speranza...
Ma il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà!
No, no, sulla tua bocca lo dirò, quando la luce splenderà…
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio che ti fa mia.

LE DONNE
Il nome suo nessun saprà…
E noi dovrem, ahimè, morir, morir!

CALAF
Dilegua, o notte! Tramontate, stelle!
All'alba vincerò! Vincerò!



Luciano Pavarotti


Franco Corelli


Giuseppe Di Stefano


Placido Domingo

Mario Del Monaco



Un magistrale utilizzo dell'aria in una scena del film "Mare dentro" (Alejandro Amenábar, 2004)

2 commenti:

Christian ha detto...

Su "Nessun dorma", una curiosità: il brano era naturalmente già molto noto, ma una forte spinta alla sua popolarità a livello globale, anche fra i non appassionati di musica lirica, c'è stata nel 1990, quando è stato intonato da Pavarotti durante i mondiali di calcio in Italia (ed è diventato la sigla usata dalla BBC prima di trasmettere le partite). Da allora l'aria ha acquisito uno status da musica pop, ed è stata associata regolarmente a grandi eventi sportivi, sicuramente a causa di quel "Vincerò" con il quale si conclude. Pavarotti stesso l'ha cantata anche alle olimpiadi invernali di Torino nel 2006 (in quella che è poi stata la sua ultima performance in pubblico).
Si sente anche in diversi film, fra cui "Sognando Beckham", "Urla del silenzio" e "Mare dentro".


Marisa ha detto...

Sì, è diventato un vero e proprio inno per la vittoria. Speriamo che a chi lo ascolta arrivi anche l'aspetto spirituale ed iniziatico di vittoria sulle tenebre.