18 marzo 2016

La Bohème (5) - Benoît

Scritto da Christian

La scenetta con il signor Benoît, che si presenta inatteso per esigere dai nostri amici l'affitto arretrato, rivela l'originale natura episodica dei racconti di Murger da cui è tratto il libretto. La quotidianità e le difficoltà della vita si stemperano in trovate comiche, e il tutto contribuisce alla rappresentazione a tutto tondo dell'ambiente e alla caratterizzazione dei personaggi dell'opera, ai quali lo spettatore non può che affezionarsi momento dopo momento. L'improvviso giungere dell'anziano padrone di casa, proprio mentre i quattro artisti stavano per uscire a godersi le delizie del Quartiere Latino alla vigilia di Natale, li mette di fronte a un dilemma: usare il denaro miracolosamente racimolato da Schaunard per pagare immediatamente l'affitto, oppure conservarlo – come intendevano fare – in previsione di tempi più difficili?

Il primo impulso è quello di negare, contro ogni evidenza, persino la propria presenza in casa ("Non c'è nessuno!", grida comicamente Colline). Ma poi, con gran prontezza di spirito, Marcello ha la pensata giusta: fa accomodare in casa il vecchio Benoît, gli fa balenare dinnanzi agli occhi la prospettiva di essere finalmente pagato, e lo invita a restare per un momento in loro compagnia, per un brindisi e quattro chiacchiere. Il discorso, naturalmente, volge subito sul tema del gentil sesso, con i quattro giovani che lusingano, fingendo complicità, le arti "seduttive" del vecchio padrone di casa. Il tutto per condurlo fino al momento in cui questi si lascia sfuggire di essere sposato. A quel punto, i quattro si fingono scandalizzati dalla sua "immoralità" ("Quest'uomo ha moglie / e voglie sconce nel cuor! / E ammorba, e appesta / la nostra onesta magion!"), cogliendo l'occasione per sbatterlo fuori dalla soffitta. Naturalmente senza il denaro dell'affitto!

Il successivo episodio di Benoît presenta i quattro finalmente riuniti nel risolvere uno scottante corollario al problema della povertà, il pagamento dell’affitto arretrato. Anche qui si alternano due temi, la melodia in guisa di filastrocca con cui gli amici invitano al brindisi il loro padrone di casa, a sua volta descritto da un motivetto in minore, poco più di una cellula caratterizzata da una figura puntata. La frase in do con cui Marcello inizia a raggirare l’indesiderato ospite («Dica: quant’anni ha»), pur se detta con marcata intenzione ironica, ha un fondo di malinconica verità, e l’amaro sapore di una nostalgica meditazione sugli anni che passano, più forte degli appetiti sessuali del grottesco Benoît, il quale pensa che le donne magre siano solo «sopracapi».
(Michele Girardi)
Risolto il "problema", Rodolfo, Colline e Schaunard si preparano ad avviarsi al caffé Momus, loro abituale ritrovo. Colline, per l'occasione, progetta addirittura una visita al barbiere. Rodolfo, invece, spiega loro che si tratterrà in casa ancora qualche minuto, e che li raggiungerà più tardi. Deve infatti terminare di scrivere un articolo per il giornale al quale collabora, "Il castoro" (la scelta del titolo dimostra la fedeltà dei librettisti a certi dettagli dei racconti di Murger, dove la rivista in questione si chiamava infatti “Le Castor”). I tre amici escono fuori scena, le loro voci risuonano dietro le quinte con gli ultimi scherzi e battibecchi, lasciando Rodolfo solo sul palco, pronto per il fatidico arrivo di Mimì.

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(Rodolfo chiude la porta a chiave, poi tutti vanno intorno al tavolo e versano il vino. Si bussa alla porta: s'arrestano stupefatti.)

BENOÎT
(di fuori)
Si può?

MARCELLO
Chi è là?

BENOÎT
Benoît!

MARCELLO
Il padrone di casa!
(Depongono i bicchieri.)

SCHAUNARD
Uscio sul muso.

COLLINE
(grida)
Non c'è nessuno!

SCHAUNARD
È chiuso!

BENOÎT
Una parola.

SCHAUNARD
(Dopo essersi consultato cogli altri, va ad aprire.)
Sola!

BENOÎT
(Entra sorridente: vede Marcello e mostrandogli una carta dice:)
Affitto!

MARCELLO
(ricevendolo con grande cordialità)
Olà!
Date una sedia.

RODOLFO
Presto.

BENOÎT
(schermendosi)
Non occorre. Vorrei...

SCHAUNARD
(Insistendo con dolce violenza, lo fa sedere.)
Segga.

MARCELLO
Vuol bere?
(Gli versa del vino).

BENOÎT
Grazie.

RODOLFO E COLLINE
Tocchiamo.

(Tutti bevono. Benoît, Rodolfo, Marcello e Schaunard seduti, Colline in piedi. Benoît depone il bicchiere e si rivolge a Marcello mostrandogli la carta.)

BENOÎT
Questo è l'ultimo trimestre.

MARCELLO
(con ingenuità)
Ne ho piacere.

BENOÎT
E quindi...

SCHAUNARD
(interrompendolo)
Ancora un sorso.
(Riempie i bicchieri.)

BENOÎT
Grazie.

I QUATTRO
(toccando con Benoît)
Alla sua salute!

(Si siedono e bevono. Colline va a prendere lo sgabello presso il cavalletto e si siede anche lui.)

BENOÎT
(riprendendo con Marcello)
A lei ne vengo
perché il trimestre scorso
mi promise...

MARCELLO
(mostrando a Benoît gli scudi che sono sul tavolo)
Promisi ed or mantengo.

RODOLFO
(con stupore, piano a Marcello)
Che fai?...

SCHAUNARD
(come sopra)
Sei pazzo?

MARCELLO
(a Benoît, senza badare ai due)
Ha visto? Or via,
resti un momento in nostra compagnia.
Dica: quant'anni ha,
caro signor Benoît?

BENOÎT
Gli anni?... Per carità!

RODOLFO
Su e giù la nostra età.

BENOÎT
(protestando)
Di più, molto di più.

(Mentre fanno chiacchierare Benoît, gli riempiono il bicchiere appena egli l'ha vuotato.)

COLLINE
Ha detto su e giù.

MARCELLO
(abbassando la voce e con tono di furberia)
L'altra sera al Mabil...

BENOÎT
(inquieto)
Eh?!

MARCELLO
L'hanno colto
in peccato d'amore.

BENOÎT
Io?

MARCELLO
Neghi.

BENOÎT
Un caso.

MARCELLO
(lusingandolo)
Bella donna!

BENOÎT
(mezzo brillo, con subito moto)
Ah! molto.

SCHAUNARD
(Gli batte una mano sulla spalla.)
Briccone!

COLLINE
Seduttore!
(Fa lo stesso sull'altra spalla.)

RODOLFO
Briccone!

MARCELLO
(magnificando)
Una quercia!... un cannone!
Il crin ricciuto e fulvo.

RODOLFO
L'uomo ha buon gusto.

MARCELLO
Ei gongolava arzillo, pettoruto.

BENOÎT
(ringalluzzito)
Son vecchio, ma robusto.

COLLINE, SCHAUNARD E RODOLFO
(con gravità ironica)
Ei gongolava arzuto e pettorillo.

MARCELLO
E a lui cedea la femminil virtù.

BENOÎT
(in piena confidenza)
Timido in gioventù,
ora me ne ripago... È uno svago
qualche donnetta allegra... e... un po'...
(accenna a forme accentuate)
Non dico una balena,
o un mappamondo,
o un viso tondo
da luna piena,
ma magra, proprio magra, no e poi no!
Le donne magre sono grattacapi
e spesso... sopraccapi...
e son piene di doglie,
per esempio... mia moglie...

(Marcello dà un pugno sulla tavola e si alza: gli altri lo imitano: Benoît li guarda sbalordito.)

MARCELLO
(con forza)
Quest'uomo ha moglie
e sconce voglie
ha nel cor!

GLI ALTRI
Orror!

RODOLFO
E ammorba, e appesta
la nostra onesta
magion!

GLI ALTRI
Fuor!

MARCELLO
Si abbruci dello zucchero.

COLLINE
Si discacci il reprobo.

SCHAUNARD
(maestoso)
È la morale offesa che vi scaccia!

BENOÎT
(allibito, tenta inutilmente di parlare)
Io di...

RODOLFO E COLLINE
(Circondano Benoît sospingendolo verso la porta.)
Silenzio!

BENOÎT
(sempre più sbalordito)
Miei signori...

TUTTI
Silenzio! ...
(spingendo Benoît fuori dalla porta)
Via signore! Via di qua!
(sulla porta guardando verso il pianerottolo sulla scala)
...e buona sera a Vostra signoria.
(ritornando nel mezzo della scena, ridendo)
Ah! ah! ah! ah!

MARCELLO
(chiudendo l'uscio)
Ho pagato il trimestre.

SCHAUNARD
Al Quartiere Latino ci attende Momus.

MARCELLO
Viva chi spende!

SCHAUNARD
Dividiamo il bottino!

RODOLFO E SCHAUNARD
Dividiam!

(Si dividono gli scudi rimasti sul tavolo.)

MARCELLO
(presentando uno specchio rotto a Colline)
Là ci sono beltà scese dal cielo.
Or che sei ricco, bada alla decenza!
Orso, ravviati il pelo.

COLLINE
Farò la conoscenza
la prima volta d'un barbitonsore.
Guidatemi al ridicolo
oltraggio d'un rasoio.

MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE
Andiamo.

RODOLFO
Io resto
per terminar l'articolo
di fondo del "Castoro".

MARCELLO
Fa presto.

RODOLFO
Cinque minuti. Conosco il mestiere.

COLLINE
Ti aspetterem dabbasso dal portiere.

MARCELLO
Se tardi, udrai che coro!

RODOLFO
Cinque minuti.
(Prende un lume ed apre l'uscio: Marcello, Schaunard e Colline escono e scendono la scala.)

SCHAUNARD
(uscendo)
Taglia corta la coda al tuo Castoro!

MARCELLO
(di fuori)
Occhio alla scala. Tienti
alla ringhiera.

RODOLFO
(sul pianerottolo, presso l'uscio aperto, alzando il lume)
Adagio!

COLLINE
(di fuori)
È buio pesto.

(Le voci di Marcello, Schaunard e Colline si fanno sempre più lontane.)

SCHAUNARD
Maledetto portier!

(Rumore d'uno che ruzzola).

COLLINE
Accidenti!

RODOLFO
(sull'uscio)
Colline, sei morto?

COLLINE
(lontano, dal basso della scala)
Non ancor!

MARCELLO
(più lontano)
Vien presto!

(Rodolfo chiude l'uscio, depone il lume, sgombra un angolo del tavolo, vi colloca calamaio e carta, poi siede e si mette a scrivere dopo aver spento l'altro lume rimasto acceso.)




Italo Tajo (Benoît),
Ingvar Wixell, Luciano Pavarotti, Paul Plishka, Allan Monk
dir: James Levine (1977)


Alfredo Mariotti

Salvatore Salvaggio