30 marzo 2016

La Bohème (8) - "Mi chiamano Mimì"

Scritto da Christian

Rodolfo aveva concluso la propria aria con un invito a Mimì di presentarsi a sua volta. E dopo un'invocazione talmente accorata e suadente, è naturalmente impossibile rifiutare. Così la ragazza, nonostante la (finta?) timidezza e un'iniziale titubanza, si racconta, a cominciare dal nome ("Mi chiamano Mimì, ma il mio nome è Lucia") e dall'impiego (ricamatrice di fiori di tessuto: "gaia fioraia" la presenterà più tardi Rodolfo agli amici). Come già detto, questa coppia di brani rappresenta due dei rari casi, all'interno de "La Boheme", in cui la struttura musicale "a continuazione" lascia il posto ad arie soliste più tradizionali, che come tali possono essere facilmente estrapolate dal resto della partitura (vengono spesso eseguite in concerti o recital). Anche in questo caso, il testo vola poeticamente dalla più semplice e prosaica quotidianità a slanci lirici che scavano nell'anima del personaggio e ne portano in superficie sentimenti e passioni senza filtri di alcun tipo. E la musica non è da meno, accompagnando le parole con una dolce melodia che in certi momenti prende ritmo e in altri rallenta, come per seguire le emozioni stesse del momento.

Più sfaccettata la struttura dell’aria di Mimì, la cui frase iniziale era stata anticipata dai clarinetti nel momento in cui la ragazza aveva bussato alla porta. Anche questa importante melodia nasce quindi in orchestra e viene poi ripresa dal soprano, per poi divenire l’elemento di sutura fra le diverse sezioni dell’assolo, in guisa di una forma di rondò. Puccini la fa intonare sempre sulla nona di dominante di Fa, prima di adagiarla sulla dominante della tonalità d’impianto, Re maggiore. Un tocco d’eccentricità che conferisce il necessario rilievo al Leitmotiv della protagonista, isolandolo dal contesto dei buoni sentimenti professati sommessamente nelle varie sezioni, in cui Mimì racconta di sé e delle proprie inclinazioni, facendo riferimento a degli oggetti: «a tela e a seta» ricama «in casa e fuori», per svagarsi fa «gigli e rose», e soprattutto le «piaccion quelle cose che han sì dolce malia», una sezione a cui risponde l’analoga «Germoglia in un vaso una rosa» (ed entrambe ancorano saldamente la ragazza alla vita di tutti i giorni, fatta di persone e oggetti, un tema, questo, capitale dell’opera di Puccini). La melodia che ricorda la sua inclinazione a trasfigurare nella fantasia la realtà, elevandola al rango di ideale, verrà ribadita alla fine dell’assolo e tornerà molte volte nel corso dell’opera, in particolare pochi istanti dopo la sua morte, quasi come un laico segno della fine, un sereno ritorno al mondo delle cose inanimate. «Sola mi fo» è un fugace stacco gaio, mentre nel momento culminante, «Ma quando vien lo sgelo», la voce prende, per contrasto, uno slancio lirico indimenticabile. Tutte le sezioni dell’aria che identificano un particolare lato del carattere di Mimì verranno riprese nei quadri terzo e quarto con la semplice funzione di dolorosa reminiscenza della vita quotidiana, mentre al Leitmotiv spetterà l’ingrato compito di mostrarci il suo progressivo cambiamento, dovuto all’implacabile incedere della malattia.
(Michele Girardi)

Clicca qui per il testo.

MIMÌ
(È un po' titubante, poi si decide a parlare; sempre seduta.)
Sì.
Mi chiamano Mimì,
ma il mio nome è Lucia.
La storia mia è breve. A tela o a seta
ricamo in casa e fuori...
Son tranquilla e lieta
ed è mio svago far gigli e rose.
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malìa,
che parlano d'amor, di primavere,
che parlano di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia...
Lei m'intende?

RODOLFO
(commosso)
Sì.

MIMÌ
Mi chiamano Mimì,
il perché non so.
Sola, mi fo il pranzo da me stessa.
Non vado sempre a messa,
ma prego assai il Signore.
Vivo sola, soletta
là in una bianca cameretta:
guardo sui tetti e in cielo.
Ma quando vien lo sgelo
il primo sole è mio,
il primo bacio dell'aprile è mio!
Germoglia in un vaso una rosa...
Foglia a foglia la spio!
Cosi gentile
il profumo d'un fiore!
Ma i fior ch'io faccio, ahimè! non hanno odore.
Altro di me non le saprei narrare.
Sono la sua vicina
che la vien fuori d'ora a importunare.




Mirella Freni
dir: Herbert von Karajan (1965)


Renata Tebaldi


Renata Scotto


Anna Netrebko


Angela Gheorghiu


Teresa Stratas

Maria Callas



versione per piano (John Bayless)