16 febbraio 2018

Rigoletto (8) - "Caro nome"

Scritto da Christian

Gualtier Maldè... nome di lui sì amato,
ti scolpisci nel core innamorato!
Il falso nome con cui il Duca di Mantova si è presentato a Gilda diventa per lei il simbolo stesso dell'amore. Rimasta sola, la ragazza gli dedica un canto colmo di sentimento e di dolcezza, che peraltro preannuncia quello che sarà il suo destino ("e fin l’ultimo mio sospir, caro nome, tuo sarà").

Abbiamo detto che Gilda, all'inizio dell'opera, è una ragazza ingenua. Proviene dalla campagna, forse da un convento o da un istituto dove è rimasta fino a pochi mesi prima, e da quando è in città Rigoletto non l'ha mai fatta uscire di casa se non per recarsi in chiesa (e comunque sempre sotto la stretta sorveglianza della serva Giovanna). Si tratta di una fanciulla poco più che bambina, letteralmente "tutta casa e chiesa" (nel precedente duetto con il padre, commentava religiosamente "Lassù in cielo presso Dio / veglia un angiol protettor..."), che dunque non conosce nulla del mondo esterno e in particolare degli uomini. Quella per "Gualtier Maldè" è la sua prima vera infatuazione, la prima volta che entra in contatto con l'amore, ed è ovvio che non può che idealizzarlo in maniera enfatica ed esagerata. Il suo canto è un vero e proprio "sogno d'amore". Da notare come l'aria non sia nemmeno rivolta all'amato (di cui di fatto ignora quasi tutto) ma solamente al suo nome! Ed è quasi tragico che questo nome, che accende tanto amore in lei e cui dedica il suo canto, sia in realtà fasullo... e peraltro destinato a non aver più peso nella vicenda, visto che non sarà più citato nel prosieguo dell'opera, se non brevemente nell'aria del Duca del secondo atto ("il suo Gualtier chiamò").

L'ingenuità di Gilda si rispecchia nella musica che Verdi qui scrive per lei. La melodia di "Caro nome" è semplicissima, assai orecchiabile, quasi una ninnananna infantile (salvo poi essere arricchita, al momento della ripresa, da colorature e svolazzi di stampo belcantistico, anch'essi espressione di un sentimento ingenuo e melenso, che pure permettono alle interpreti di sbizzarrirsi nella cadenza). Il musicologo Girardi la definisce "stucchevole aria cesellata come un merletto dalle colorature, ma di assoluta necessità drammatica". Se gran parte dell'opera è musicalmente rivoluzionaria, brani come questo (e come le ballate del Duca) sono volutamente pensati – oltre che per caratterizzare i personaggi – per fare da contrasto alle ambiguità e alla tragicità della figura di Rigoletto.

Gilda è di fatto un personaggio senza passato, un’adolescente che non conosce gli uomini e la vita. Quando impara a conoscerli, sarà proprio l’impossibilità di dimenticare che la porterà alla morte. In questa prospettiva un brano come "Caro nome", all’apparenza antiquato ed esornativo, acquista una logica inoppugnabile: sì, in questa pagina – un tuffo all’indietro di almeno vent’anni, con il suo belcanto di bravura – Verdi arretra le lancette dell’orologio. Ma appunto perché è uno dei pochi momenti retrospettivi. In un’opera così oltranzisticamente dismemore, era inevitabile che i lampi di memoria si ancorassero a una forma espressiva più tradizionale (per il tenore) o ad una vocalità più “datata” (per il soprano). [...] In quest’opera, dove il passato fa paura, il belcanto è semmai il porto dei rari ancoraggi alla memoria.
(Paolo Patrizi)
Sugli ultimi svolazzi dell'aria, mentre Gilda sale sul terrazzo della casa con una lanterna, dalla strada giungono Borsa e Ceprano, seguiti dagli altri cortigiani. Sono lì per rapire quella che credono essere la giovane amante di Rigoletto (tutti ignorano che il gobbo abbia una figlia) e non possono fare a meno di ammirarne la bellezza ("Par fata od angiol").

Clicca qui per il testo di "Caro nome".

GILDA (sola)
Gualtier Maldè... nome di lui sì amato,
ti scolpisci nel core innamorato!

Caro nome che il mio cor
festi primo palpitar,
le delizie dell’amor
mi dêi sempre rammentar!
Col pensier il mio desir
a te sempre volerà,
e fin l’ultimo mio sospir,
caro nome, tuo sarà.
Col pensier, ecc.
(Sale al terrazzo con una lanterna.)
Gualtier Maldè!

(Marullo, Ceprano, Borsa, cortigiani, armati e mascherati, vengono dalla via. Gilda entra tosto in casa.)

GILDA
Caro nome, ecc.

BORSA
È là.

CEPRANO
Miratela.

CORO
Oh quanto è bella!

MARULLO
Par fata od angiol.

CORO
L’amante è quella
di Rigoletto.
Oh, quanto è bella!




Edita Gruberova (Gilda)
dir: Riccardo Chailly (1983)


Andrea Rost (Gilda)
dir: Riccardo Muti (1994)


Maria Callas (1956)


Anna Moffo (1963)


Joan Sutherland (1960)

Angela Gheorghiu (2000)



dal film "È arrivato lo sposo" (1951) di Frank Capra (la cantante è Anna Maria Alberghetti)


Lo sketch comico di Victor Borge "Hands Off" (la cantante è Marilyn Mulvey)
in inglese

2 commenti:

Marisa ha detto...

Accedere al nome dell'amato è un tema importante e, a questo proposito, ricordiamo come tutto il "Lohengrin" si basi proprio sul nome nascosto.
Per la povera Gilda, che non può accedere nemmeno al nome del padre né a quello della madre (le deve bastare che lui è padre e la madre, ormai morta, un "angelo"), il nome dell'amato, che lei dà per vero, è realmente tutto il mondo!
Per l'essere umano infatti la coscienza e la possibilità di una relazione "duale" inizia proprio con il linguaggio e l'identificazione attraverso il nome.


Marisa ha detto...

Anche in Turandot, mi viene in mente, si gioca tutto il destino sul nome! La soluzione al terzo indovinello è proprio il nome della principessa e Calaf rilancia il gioco mortale con la sfida a svelare il proprio!