20 febbraio 2018

Rigoletto (9) - Il rapimento

Scritto da Christian

Mentre torna di nuovo a casa, Rigoletto si imbatte nei cortigiani che, mascherati, si sono appostati sotto il suo balcone. Inizialmente è turbato dalla loro presenza, ma questi lo ingannano, lasciandogli credere di essere lì perché in procinto di rapire per burla la moglie del Conte di Ceprano (che invece fa parte proprio del gruppo), che per coincidenza abita nel palazzo vicino. Sollevato, Rigoletto si offre di partecipare all'impresa, ignorando che a essere rapita sarà invece sua figlia Gilda. Approfittando dell'oscurità della notte e fingendo di mascherarlo a sua volta, i cortigiani bendano il gobbo e gli chiedono di reggere la scala con la quale raggiungono facilmente la terrazza della casa. "La benda cieco e sordo il fa", commenta Marullo (potenza della finzione scenica: cieco va bene, ma pure sordo?). In effetti Rigoletto non ode né il coro sbeffeggiante dei cospiratori ("Zitti, zitti, moviamo a vendetta") né le grida di soccorso di Gilda mentre questa viene portata via. Quando si rende conto dell'accaduto e di essere stato beffato, è ormai troppo tardi. E naturalmente, collega subito il fatto alle parole di Monterone: "Ah! la maledizione!".

Illustrazione di Peter Malone

«Io trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio estremamente deforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore», così Verdi, in una bellissima lettera a Marzari del 14 dicembre 1850, ribadì uno dei suoi principali motivi d’interesse per "Le Roi s’amuse". Ancora un’espressione diretta che fa riferimento a un’opposizione fra interno ed esterno, qui fra aspetto ed animo. Ma ad esprimere tale contrasto di cui l’opera è permeata sono coinvolti anche due oggetti di scena [il secondo sarà il sacco, nel finale]. Quando Rigoletto torna sui suoi passi, còlto da cattivi presagi, incontra i cortigiani che gli propongono di partecipare al rapimento della Contessa di Ceprano. È un inganno atroce ma, come dice a Marullo con cui s’intrattiene brevemente a dialogo, «In tanto bujo lo sguardo è nullo», e una palpata alla chiave portagli con l’intento di convincerlo è sufficiente per indurlo a partecipare a quella che crede l’ennesima beffa ai danni di un cortigiano. Abbocca perché la scusa è plausibile: durante la festa egli stesso aveva volgarmente deriso Ceprano, mentre il Duca corteggiava la sua sposa coram populi («In testa che avete / Signor di Ceprano?»), gli serve però «una larva» onde mascherarsi. In luogo di essa gli viene stretta al capo una benda che «cieco e sordo il fa» – come c’informano i cortigiani stessi. Quella benda interrompe i contatti col mondo e fa sì che il traumatico ritorno alla realtà, dove i cani s’allontanano con la loro preda, sia mille e mille volte più atroce; inoltre la cecità degli occhi rimanda a quella dell’animo (essendo la sordità meno pertinente a una benda, e qui utilizzata al fine pratico di rendere il protagonista insensibile alle invocazioni d’aiuto della figlia).
(Michele Girardi)

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(Rigoletto, concentrato, entra.)

RIGOLETTO (da sé)
Riedo!... Perché?

BORSA
Silenzio. All’opra... Badate a me.

RIGOLETTO (da sé)
Ah, da quel vecchio fui maledetto!
(urta in Borsa)
Chi va là?

BORSA (ai compagni)
Tacete... C’è Rigoletto.

CEPRANO
Vittoria doppia! l’uccideremo.

BORSA
No, ché domani più rideremo.

MARULLO
Or tutto aggiusto...

RIGOLETTO
Chi parla qua?

MARULLO
Ehi, Rigoletto?... Di’?

RIGOLETTO
Chi va là?

MARULLO
Eh, non mangiarci!... Son...

RIGOLETTO
Chi?

MARULLO
Marullo.

RIGOLETTO
In tanto buio lo sguardo è nullo.

MARULLO
Qui ne condusse ridevol cosa...
Torre a Ceprano vogliam la sposa.

RIGOLETTO (da sé)
Ahimè! respiro!
(a Marullo)
Ma come entrare?

MARULLO (a Ceprano)
La vostra chiave!
(a Rigoletto)
Non dubitare.
Non dee mancarci lo stratagemma...
(Gli dà la chiave avuta da Ceprano.)
Ecco la chiave.

RIGOLETTO (palpando)
Sento il suo stemma.
(da sé)
Ah, terror vano fu dunque il mio!
(a Marullo)
N’è là il palazzo. Con voi son io.

MARULLO
Siam mascherati...

RIGOLETTO
Ch’io pur mi mascheri;
a me una larva.

MARULLO
Sì, pronta è già.
(Gli mette una maschera e nello stesso tempo lo benda con un fazzoletto, e lo pone a reggere una scala, che hanno appostata al terrazzo.)
Terrai la scala.

RIGOLETTO
Fitta è la tenebra.

MARULLO
La benda cieco e sordo il fa.

CORO
Zitti, zitti, moviamo a vendetta;
ne sia colto or che meno l’aspetta.
Derisore sì audace e costante
a sua volta schernito sarà!
Cheti, cheti, rubiamgli l’amante
e la Corte doman riderà.
Cheti, cheti, ecc.
Derisore sì audace, ecc.
Zitti, zitti, zitti, zitti,
cheti, cheti, cheti, cheti,
attenti all’opra, all’opra.
(Alcuni salgono al terrazzo, rompono la porta del primo piano, scendono, aprono ad altri che entrano dalla strada e riescono trascinando Gilda, la quale ha la bocca chiusa da un fazzoletto; nel traversare la scena ella perde una sciarpa.)

GILDA (da lontano)
Soccorso, padre mio!

CORO (da lontano)
Vittoria!

GILDA (più lontano)
Aita!

RIGOLETTO
Non han finito ancor!... Qual derisione!
(Si tocca gli occhi.)
Sono bendato!
Gilda!... Gilda!
(Si strappa impetuosamente la benda e la maschera, ed al chiarore d’una lanterna scordata riconosce la sciarpa, vede la porta aperta: entra, ne trae Giovanna spaventata; la fissa con istupore, si strappa i capelli senza poter gridare; finalmente, dopo molti sforzi, esclama:)
Ah! la maledizione!
(Sviene.)




Ingvar Wixell (Rigoletto), Bernd Weikl (Marullo), Roland Bracht (Ceprano),
Rémy Corazza (Borsa), Edita Gruberova (Gilda)
dir: Riccardo Chailly (1983)


Renato Bruson (Rigoletto), Silvestro Sammaritano (Marullo), Antonio de Gobbi (Ceprano),
Ernesto Gavazzi (Borsa), Andrea Rost (Gilda)
dir: Riccardo Muti (1994)


Dietrich Fischer-Dieskau (Rigoletto),
Virgilio Carbonari (Marullo)
dir: Rafael Kubelik (1964)

"Zitti, zitti, moviamo a vendetta"
Kölner Männer-Gesang-Verein
dir: Bernhard Steiner (2013)



Nel bel film "Strategia del ragno" di Bernardo Bertolucci (1970), girato proprio nei luoghi verdiani, il finale del primo atto di "Rigoletto" viene usato come sfondo di un piano per uccidere Mussolini al Teatro Regio (i cospiratori progettano di sparare nel momento esatto in cui il cantante intona "Ah! la maledizione!").


dal film "Strategia del ragno" (1970) di Bernardo Bertolucci