Proprio Monterone, a questo punto, riappare fugacemente. Le guardie lo stanno conducendo al carcere, e nel passare sotto il ritratto del Duca, il vecchio lamenta che la maledizione che aveva lanciato contro il nobiluomo non ha avuto effetto. "No, vecchio, t’inganni... un vindice avrai", risponde fra sé Rigoletto, intenzionato a fare giustizia in prima persona, sostituendosi a Dio ("Sì, vendetta, tremenda vendetta!"). Gilda lo implora inutilmente di dimenticare ogni cosa ("Perdonate: a noi pure una voce / di perdono dal cielo verrà!"), anche perché ama ancora "l'ingrato", ma il padre è del tutto sordo alle sue parole. Da qui si precipiterà nella tragedia.
La piena incomunicabilità tra i due diviene ancor più chiara nella cabaletta di questo secondo duetto, quando Rigoletto rimane sordo alle invocazioni di pietà e perdono della fanciulla, e dal suo angolo della scena si lancia in un solitario, fremente, inno di morte per il suo nemico. Gilda si limita a riprendere la melodia del padre, come aveva fatto nella corrispondente sezione del primo duetto («Veglia, o donna» – «Quanto affetto! ...»), quasi che la sua volontà s’annullasse di fronte a lui.Il buffone vuole vendicare l'oltraggio alla propria figlia e allo stesso tempo farsi strumento della vendetta di Monterone, nel quale comincia persino a identificarsi: ormai non ripete più "Quel vecchio maledivami", forse perché ritiene che la parte di maledizione che lo riguardava si è già manifestata e conclusa, e che ora sarà il turno del Duca. Certo, Monterone e Rigoletto hanno due modi assai diversi di reclamare giustizia. Il primo, nobile a propria volta, aveva avuto l'ardire di sfidare faccia a faccia e apertamente il Duca, mettendo a rischio la propria vita, mentre Rigoletto non si rivolge direttamente al suo padrone ma medita una vendetta indiretta e a tradimento, attraverso il pugnale del sicario Sparafucile. A questo proposito parecchi critici hanno notato come, nonostante Verdi abbia costruito l'opera come "una filza interminabile di duetti", fra Rigoletto e il Duca non c'è mai alcun duetto: anzi, a parte le poche battute che scambiano insieme alla festa che apre il primo atto, i due personaggi più importanti dell'opera non si confrontano mai direttamente. Ovvio dunque che anche per vendicarsi il gobbo scelga una via traversa.(Michele Girardi)
[La mancanza di] un confronto diretto fra servo e signore, enfatizza dunque la solitudine di Rigoletto: nella mancanza di dialogo col Duca è il buffone a farsi carico di una dimensione interiore gigantesca, proprio perché ognuno va per la propria strada a partire dall'inizio. Il signore interferirà sempre con le sorti di Rigoletto, ma come una volontà immanente.Clicca qui per il testo di "Compiuto pur quanto a fare mi resta".(Michele Girardi)
RIGOLETTO
Compiuto pur quanto a fare mi resta,
lasciare potremo quest’aura funesta.
GILDA
Sì.
RIGOLETTO (da sé)
E tutto un sol giorno cangiare potè!
(Entra un usciere ed il Conte di Monterone, che attraversa il fondo della sala fra gli alabardieri.)
USCIERE
Schiudete: ire al carcere Monteron dee.
MONTERONE
(fermandosi verso il ritratto)
Poiché fosti invano da me maledetto,
né un fulmine o un ferro
colpisce il tuo petto,
felice pur anco, o Duca, vivrai.
(Esce fra le guardie dal mezzo.)
RIGOLETTO
No, vecchio, t’inganni... Un vindice avrai.
(Si volge con impeto al ritratto.)
Clicca qui per il testo di "Sì, vendetta, tremenda vendetta".
RIGOLETTOSì, vendetta, tremenda vendetta
di quest’anima è solo desio.
Di punirti già l’ora s’affretta,
che fatale per te suonerà.
Come fulmin scagliato da Dio,
te colpire il buffone saprà.
GILDA
O mio padre, qual gioia feroce
balenarvi negli occhi vegg’io!
RIGOLETTO
Vendetta!
GILDA
Perdonate: a noi pure una voce
di perdono dal cielo verrà.
RIGOLETTO
Vendetta!
GILDA
Perdonate...
RIGOLETTO
No!
GILDA (fra sé)
Mi tradiva, pur l’amo; gran Dio,
per l’ingrato ti chiedo pietà!
RIGOLETTO
Come fulmin scagliato, ecc.
GILDA
Perdonate, ecc.
(Escono dal mezzo.)
Ingvar Wixell (Rigoletto), Edita Gruberova (Gilda)
dir: Riccardo Chailly (1983)
Renato Bruson (Rigoletto), Andrea Rost (Gilda)
dir: Riccardo Muti (1994)
Tito Gobbi, Maria Callas (1955) | Rolando Panerai, Margherita Rinaldi (1977) |
Piero Cappuccilli, Márta Szűcs (1983) | Leo Nucci, Inva Mula (2001), con bis |
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