15 marzo 2018

Rigoletto (15) - "Bella figlia dell'amore"

Scritto da Christian


Si sono appena spenti gli echi de "La donna è mobile", e già la partitura verdiana ci offre un altro numero memorabile, forse il quartetto più celebre di tutta l'opera lirica, nonché il brano musicalmente più riuscito dell'intero "Rigoletto" (anche se, come già detto, "La donna è mobile" è probabilmente il più noto). Le quattro voci che lo compongono sono assolutamente distinte, non solo per melodia, registro vocale e stile di esecuzione, ma mettono in mostra anche quattro sentimenti ben diversi, addirittura agli antipodi, che pure si intrecciano nel canto in maniera mirabile (cantabile e leggero il Duca nel suo corteggiamento esplicito e sguaiato; irridente e punteggiata Maddalena, che finge di schernirsi e intanto ride; tragica, lamentevole e legata Gilda, abituata a tutt'altro sentimento; secco e duro Rigoletto, che spera che la figlia apra finalmente gli occhi sulla vera indole del suo amato).

Pare quasi che la dualità dell'allestimento scenico (sul palco, come detto, gli spettatori vedono sia l'interno dell'osteria, dove il Duca è stato raggiunto da Maddalena e i due cominciano il loro "gioco d'amore", che l'esterno, da cui Rigoletto e la figlia spiano il loro incontro: il gobbo spera che vedere il nobile "in azione" spenga definitivamente i residui sentimenti di Gilda nei suoi confronti) si rispecchi in quella musicale "per opposizioni incrociate di registri vocali (soprano e baritono contro mezzosoprano e tenore)". Ne risulta un gioiello assoluto, di contrappunto ma non solo. Il quartetto vero e proprio ("Bella figlia dell'amore"), un andante concertato, è introdotto da una prima sezione a dialogo accompagnato dall'orchestra ("Un dì, se ben rammentomi") in cui il Duca e Maddalena si divertono a recitare la parte del corteggiatore e della corteggiata, consapevoli entrambi che si tratta solo di un gioco, appunto, e che fra di loro non ci può essere vero amore: lei è evidentemente una prostituta (il nome Maddalena non è casuale, visto che richiama una delle prostitute più famose della storia, quella dei Vangeli!), peraltro "in costume da zingara" per alludere ancora di più a un'atteggiamento disinvolto; lui – anche se la donna ne ignora la vera identità – un gaudente dongiovanni ("Ah! Ah!... e vent’altre appresso / le scorda forse adesso? / Ha un’aria il signorino / da vero libertino"). E proprio come Don Giovanni con Zerlina, il Duca ricorre alla promessa standard: "Ti vo’ sposar...". Ma se c'è consapevolezza, allora non si tratta di un vero inganno: entrambi scherzano, si canzonano, si sminuiscono ("Sì, un mostro son", dice lui; "Son brutta", dice lei).

Anche drammaturgicamente, dunque, i quattro personaggi possono essere divisi in due coppie ben precise: se per il Duca e Maddalena (del tutto ignari della presenza degli altri due) l'amore è solo un gioco, da prendere con assoluta leggerezza (e chissà se nella scelta delle parole, come quel "pene", non ci sia una volgare irridenza), per Gilda e anche per Rigoletto non c'è spazio per lo scherzo e tutto è invece assolutamente serio. È quasi come se Verdi avesse voluto sovrapporre nello stesso brano un duetto da un'opera buffa e uno da un dramma tragico. Gilda soffre nel vedere e sentire l'uomo che le aveva fatto promesse d'amore ripeterle in maniera svagata a un'altra donna ("Ah, così parlar d’amore / a me l’infame ho udito!"), mentre suo padre la rimprovera quasi severamente ("Taci, il piangere non vale!"). In tanto tempestoso contrasto, è incredibile come le quattro voci e i sentimenti contrapposti riescano a dare vita a un risultato di questo livello, forse raggiunto in passato soltanto da Mozart (si pensi al quartetto "Non ti fidar, o misera" proprio dal "Don Giovanni"). È interessante leggere il testo in versione "sinottica", come era forse stato concepito da Piave, prima che Verdi lo "smontasse" per metterlo in musica:

DUCA
Bella figlia dell’amore,
schiavo son dei vezzi tuoi;
con un detto sol tu puoi
le mie pene consolar.
Vieni e senti del mio core
il frequente palpitar.
MADDALENA
Ah! ah! rido ben di core,
che tai baie costan poco.
Quanto valga il vostro gioco,
mel credete, so apprezzar.
Son avvezza, bel signore,
ad un simile scherzar.
GILDA
Ah, così parlar d’amore
a me pur l’infame ho udito!
Infelice cor tradito,
per angoscia non scoppiar.
Perché, o credulo mio cuore,
un tal uom dovevi amar!
RIGOLETTO
Taci, il piangere non vale!
Ch’ei mentiva sei sicura.
Taci, e mia sarà la cura
la vendetta d’affrettar.
Pronta fia, sarà fatale,
io saprollo fulminar.

Victor Hugo in persona, autore del dramma "Le roi s'amuse" su cui si basa il Rigoletto, dopo aver assistito a una rappresentazione dell'opera manifestò a Verdi la sua invidia per la capacità di mettere in scena quattro personaggi che cantano contemporaneamente con sentimenti contraddittori, cosa impossibile da fare nel teatro non musicale. Frequentatissimo nei recital anche al di fuori degli allestimenti operistici, come altri brani il quartetto è stato "arricchito" nel corso degli anni da molti abbellimenti creativi da parte degli interpreti, alcuni dei quali diventati ormai abituali (cadenze, crescendi e climax finale: vedi l'acuto conclusivo di Joan Sutherland in una delle clip sottostanti) pur non essendo presenti nella partitura di Verdi (come sempre, nella versione di Muti del 1994, qui sotto, si può ascoltare la versione originale).


Clicca qui per il testo di "Un dì, se ben rammentomi".

DUCA
Un dì, se ben rammentomi,
o bella, t’incontrai...
Mi piacque di te chiedere
e intesi che qui stai.
Or sappi che d’allora
sol te quest’alma adora.

GILDA (da sé)
Iniquo!

MADDALENA
Ah! Ah!... E vent’altre appresso
le scorda forse adesso?
Ha un’aria il signorino
da vero libertino.

DUCA
Sì, un mostro son.

GILDA
Ah, padre mio!

MADDALENA
Lasciatemi, stordito!

DUCA
Ah, che fracasso!

MADDALENA
Stia saggio!

DUCA
E tu sii docile,
non farmi tanto, chiasso.
Ogni saggezza chiudesi
nel gaudio e nell’amore.
(e prende la mano.)
La bella mano candida!

MADDALENA
Scherzate voi, signore.

DUCA
No, no.

MADDALENA
Son brutta.

DUCA
Abbracciami.

GILDA (da sé)
Iniquo!

MADDALENA
Ebbro!

DUCA
D’amore ardente.

MADDALENA
Signor l’indifferente,
vi piace canzonar?

DUCA
No, no, ti vo’ sposar...

MADDALENA
Ne voglio la parola.

DUCA (ironico)
Amabile figliuola!

RIGOLETTO (a Gilda che avrà tutto osservato ed inteso)
E non ti basta ancor?

GILDA
Iniquo traditor! ecc.

MADDALENA
Ne voglio la parola! ecc.

DUCA
Amabile figliuola! ecc.

RIGOLETTO
E non ti basta ancor? ecc.

Clicca qui per il testo di "Bella figlia dell’amore".

DUCA
Bella figlia dell’amore,
schiavo son dei vezzi tuoi;
con un detto sol tu puoi
le mie pene consolar.
Vieni e senti del mio core
il frequente palpitar.

MADDALENA
Ah! ah! rido ben di core,
che tai baie costan poco...

GILDA
Ah, così parlar d’amore...

MADDALENA
...quanto valga il vostro gioco,
mel credete, so apprezzar.

GILDA
...a me l’infame ho udito!

RIGOLETTO (a Gilda)
Taci, il piangere non vale!

GILDA
Infelice cor tradito,
per angoscia non scoppiar.

MADDALENA
Son avvezza, bel signore,
ad un simile scherzar.

DUCA
Con un detto sol tu puoi
le mie pene consolar.

GILDA
Infelice cor tradito,
per angoscia non scoppiar, ecc.

MADDALENA
Ah! Ah! Rido ben di core!
Che tai baie costan poco, ecc.

DUCA
Bella figlia dell’amore,
schiavo son de’ vezzi tuoi, ecc.

RIGOLETTO (a Gilda)
Ch’ei mentiva sei sicura.
Taci, e mia sarà la cura
la vendetta d’affrettar.
Pronta fia, sarà fatale,
io saprollo fulminar, ecc.




Luciano Pavarotti (Duca di Mantova), Isola Jones (Maddalena),
Joan Sutherland (Gilda), Leo Nucci (Rigoletto)
dir: Richard Bonynge (1987)


Roberto Alagna (Duca di Mantova), Mariana Pentcheva (Maddalena),
Andrea Rost (Gilda), Renato Bruson (Rigoletto)
dir: Riccardo Muti (1994)


Giuseppe di Stefano, Adriana Lazzarini,
Maria Callas, Tito Gobbi (1955)


Cesare Valletti, Blanche Thebom,
Roberta Peters, Cesare Siepi (1959)


Ramón Vargas, Elina Garanča,
Anna Netrebko, Ludovic Tézier (2007)


Juan Diego Flórez, Nadia Krasteva,
Olga Peretyatko, Carlos Álvarez (2016)


Enrico Caruso, Flora Perini,
Amelita Galli-Curci, Giuseppe De Luca (1917)

Beniamino Gigli, Jeanne Gordon,
Marion Talley, Giuseppe De Luca (1927)


Il quartetto è stato utilizzato ampiamente al cinema. Il film "Quartet" (2012) di Dustin Hoffman, tratto da una commedia teatrale di Ronald Harwood, è interamente incentrato su un gruppo di cantanti in pensione che intendono metterlo in scena durante un concerto per salvare la loro casa di riposo dal fallimento. Ma celebre è anche l'uso goliardico che se ne fa nel film "Amici miei" (1975) di Mario Monicelli.


da "Amici miei" (1975)


È inoltre oggetto di parodia nel cortometraggio Disney "Topolino professore d'orchestra" (Mickey's Grand Opera, 1936).


"Topolino professore d'orchestra" (1936)


Più seriamente, la sua popolarità spinse Franz Liszt a comporne una trascrizione assai "acrobatica", intitolata "Rigoletto Paraphrase" (1859, S. 434). E visto che Liszt era ungherese, ci aggiungo anche una clip del quartetto cantato in questa lingua!


Liszt, "Rigoletto Paraphrase"
pianista: György Cziffra

Péter Kelen, Klára Takács,
Magda Kalmár, Sándor Sólyom-Nagy (1977)