Il terzo atto si apre con una delle arie più famose dell'intero repertorio lirico. Se chiedessimo infatti a qualcuno, del tutto a digiuno di questo genere musicale, di citare o addirittura di provare a cantarne un brano, ci sono forti possibilità che la sua scelta ricada proprio su "La donna è mobile" (le alternative sono scarse, e forse si restringono a "Largo al factotum", a "Nessun dorma" e al brindisi della "Traviata"). E chi non l'ha mai canticchiata sotto la doccia o al mattino mentre si veste? La sua fama è tale da essere una delle poche arie ad avere una propria pagina dedicata su Wikipedia. Tecnicamente, a dire il vero, non si tratta di un'aria ma di una canzone, intonata cioè come tale dal Duca di Mantova anche nella finzione, e questo giustifica la sua estrema orecchiabilità, nonché il fatto che venga ripresa in altri due momenti successivi (mentre il Duca sta per addormentarsi e, nel finale, quando si risveglia, comunicando così a Rigoletto il fatto di essere ancora vivo).
da "Mafalda" di Quino
dal film "Family Man" di Brett Ratner (2000), con Nicholas Cage
Ma andiamo con ordine. Il sipario si apre sulla sponda destra del fiume Mincio (ma forse è un errore di trascrizione: il testo originale di Piave menzionava la "sponda deserta": che sia la destra o la sinistra non fa infatti alcuna differenza!), dove sorge la stamberga diroccata che ospita la locanda gestita da Sparafucile e dalla sorella Maddalena (quella citata in precedenza dal brigante come sua complice: "Per le vie danza... È bella... Chi voglio attira, e allor..."). Come nella seconda scena del primo atto, l'allestimento scenografico richiede che sul palco si mostri sia l'interno che l'esterno della casa: il libretto specifica che "il muro è sì pieno di fessure, che dal di fuori si può facilmente scorgere quanto avviene nell’interno".
Rigoletto, che si è già accordato con Sparafucile per eliminare il Duca, ha condotto con sé Gilda – che afferma di amare ancora il nobile, nonostante tutto – per aprirle finalmente gli occhi sulla reale indole libertina dell'uomo ("E se tu certa fossi ch’ei ti tradisse, l’ameresti ancora?", le chiede). Dall'esterno, i due spiano l'ingresso del Duca (che arriva "in assisa di semplice ufficiale di cavalleria": evidentemente in casi come questi è solito muoversi in incognito, anche memore della lezione di Don Giovanni: "Han poco credito con gente di tal rango gli abiti signorili") e lo odono chiedere al locandiere "Due cose, e tosto: una stanza e del vino", al che Rigoletto commenta con la figlia "Son questi i suoi costumi!". Lo scambio di battute ha poco senso, ma solo perché la censura austriaca aveva imposto a Piave e a Verdi di cambiare il dialogo in questo punto. Come spiega Riccardo Muti nella clip qui sotto, durante una lezione all'Università Bocconi tenuta poco prima di dirigere alla Scala un'edizione filologicamente accurata dell'opera, il testo originale prevedeva che il Duca domandasse sfacciatamente a Sparafucile "Tua sorella e del vino!".
Riccardo Muti all'Università Bocconi di Milano (1994)
Il Duca, evidentemente, conosce già Maddalena. E infatti poco più avanti scopriremo che è stato attirato lì proprio in seguito a un incontro con lei. Mentre attende che lei arrivi, si mette a cantare "La donna è mobile". Si tratta di una canzone leggera e senza troppe pretese, dallo stile melodico popolare e dal testo decisamente misogino se non addirittura volgare, che evidentemente il nobiluomo è solito intonare spesso e svagatamente quando si trova da solo, come dimostra la sua ripresa più avanti, mentre sta per addormentarsi. Che proprio il Duca canti dell'incostanza femminile potrebbe sembrarci ironico o ipocrita, visto che lui per primo passa da una conquista all'altra "qual piuma al vento". Ma naturalmente è un caso di proiezione. Inoltre qui sta parlando con sé stesso (a differenza delle parole dolci che rivolge alle donne durante i corteggiamenti, che si tratti dalla Contessa di Ceprano, di Gilda o di Maddalena), e dunque ci rivela che questo è ciò che pensa veramente delle donne (dando una certa motivazione e contesto a tutto il suo comportamento). Da notare che i versi di Piave sono adattati direttamente dal dramma originale di Victor Hugo ("Une femme souvent – N'est qu'une plume au vent!"), che a sua volta si sarebbe ispirato a una frase realmente pronunciata da Francesco I di Francia, il sovrano che nell'opera è stato trasposto nel Duca di Mantova: "Souvent femme varie, – Bien fol est qui s'y fie!".
Il tema melodico è introdotto inizialmente dall'orchestra, che però si arresta prima della frase conclusiva ("parodiando uno dei più antichi manierismi dell’opera italiana", scrive Julian Budden: per altri casi celebri, si pensi al Donizetti di "Una furtiva lagrima" e allo stesso Verdi di "Libiam nei lieti calici"). La scrittura, spiega Wikipedia, è "di tipo bandistico", con un "carattere popolaresco, quasi di stornello", e con "impertinenti staccati ("La - don - na è...") e accenti aggiunti sul secondo movimento, a mo' di mazurca ("mo - bìl" ... "ven - tò")". Il celebre acuto finale in Si naturale, anche in questo caso, nasce da un'abitudine interpretativa consolidatasi nel corso degli anni: la partitura di Verdi non lo prevede (ma ben pochi tenori si arrischierebbero a rinunciarvi, visto che ormai le platee e i loggioni se lo aspettano!), riservandolo invece al momento della terza ripresa della canzone nel finale dell'opera (ma in diminuendo, "perdendosi poco a poco in lontano"), quando svolgerà una precisa funzione drammatica. In effetti è solo nel finale che la canzone acquista la sua importanza drammaturgica.
Come ho già raccontato nel primo post, Verdi era ben consapevole della popolarità che questo brano avrebbe potuto raggiungere, e per evitare "fughe di notizie" e rovinare l'effetto, non solo consegnò soltanto all'ultimo momento lo spartito a Raffaele Mirate, il tenore che avrebbe interpetato il Duca di Mantova, ma gli proibì anche di intonare o persino di fischiettare il motivo al di fuori delle prove. E infatti il successo non mancò: già la mattina dopo la prima, si sentiva cantare "La donna è mobile" in tutte le strade di Venezia. La popolarità del brano non è mai venuta meno nel corso degli anni successivi: di fatto ha finito per identificarsi non solo con l'intero "Rigoletto" (facendo in questo un vero torto al lavoro verdiano) ma anche con il genere dell'opera lirica tout court. "La donna è mobile" è stato utilizzato come titolo per una commedia di Vincenzo Scarpetta del 1918, nonché per diversi film (fra cui quello di Mario Mattoli del 1942).
Mentre Maddalena ("in costume da zingara") scende la scala e raggiunge il Duca nel salone della locanda, Sparafucile esce sulla strada e scambia due parole con Rigoletto, che gli conferma che l'uomo (di cui il brigante ignora la vera identità) è la sua vittima designata, ma senza ancora specififare se "viver deve o morire": il tutto mentre l'orchestra continua a proporre la melodia della canzone, che si spegne poco a poco.
Clicca qui per il testo di "E l’ami? - Sempre".
La sponda destra del Mincio. (A sinistra è una casa a due piani, mezzo diroccata, la cui fronte lascia vedere per una grande arcata l’interno d’una rustica osteria al pian terreno, ed una rozza scala che mette al granaio, entro cui, da un balcone senza imposte, si vede un lettuccio. Nella facciata che guarda la strada è una porta che s’apre per di dentro; il muro poi è sì pieno di fessure, che dal di fuori si può facilmente scorgere quanto avviene nell’interno. In fondo, la deserta parte del Mincio, che scorre dietro un parapetto in mezza ruina; di là dal fiume è Mantova. È notte. Gilda e Rigoletto inquieti sono sulla strada, Sparafucile nell’interno dell’osteria.)
RIGOLETTO
E l’ami?
GILDA
Sempre.
RIGOLETTO
Pure tempo a guarirne t’ho lasciato.
GILDA
Io l’amo.
RIGOLETTO
Povero cor di donna! Ah, il vile infame!
Ma ne avrai vendetta, o Gilda.
GILDA
Pietà, mio padre!
RIGOLETTO
E se tu certa fossi
ch’ei ti tradisse, l’ameresti ancora?
GILDA
Nol so, ma pur m’adora.
RIGOLETTO
Egli?
GILDA
Sì.
RIGOLETTO
Ebben, osserva dunque.
(La conduce presso una delle fessure del muro, ed ella vi guarda.)
GILDA
Un uomo vedo.
RIGOLETTO
Per poco attendi.
(Il Duca, in assisa di semplice ufficiale di cavalleria, entra nella sala terrena per una porta a sinistra.)
GILDA (trasalendo)
Ah, padre mio!
DUCA (a Sparafucile)
Due cose e tosto...
SPARAFUCILE
Quali?
DUCA
Una stanza e del vino!
RIGOLETTO
Son questi i suoi costumi!
SPARAFUCILE
Oh, il bel zerbino!
(entra nella stanza vicina)
Clicca qui per il testo di "La donna è mobile".
DUCALa donna è mobile
qual piuma al vento,
muta d’accento
e di pensier.
Sempre un amabile
leggiadro viso,
in pianto o in riso
è menzognero.
La donna è mobile, ecc.
È sempre misero
chi a lei s’affida,
chi le confida
mal cauto il cor!
Pur mai non sentesi
felice appieno
chi su quel seno
non liba amor!
Clicca qui per il testo di "È là il vostr’uomo".
(Sparafucile rientra con una bottiglia di vino e due bicchieri che depone sulla tavola: quindi batte col pomo della sua lunga spada due colpi al soffitto. A quel segnale una ridente giovane, in costume di zingara, scende a salti la scala. Il Duca corre per abbracciarla, ma ella gli sfugge. Frattanto Sparafucile, uscito sulla via, dice a parte a Rigoletto:)
SPARAFUCILE
È là il vostr’uomo. Viver dee o morire?
RIGOLETTO
Più tardi tornerò l’opra a compire.
(Sparafucile s’allontana dietro la casa verso il fiume.)
Luciano Pavarotti (Duca di Mantova),
Ingvar Wixell (Rigoletto), Edita Gruberova (Gilda), Ferruccio Furlanetto (Sparafucile)
dir: Riccardo Chailly (1983)
Roberto Alagna (Duca di Mantova),
Renato Bruson (Rigoletto), Andrea Rost (Gilda), Dimitri Kavrakos (Sparafucile)
dir: Riccardo Muti (1994)
Enrico Caruso (1908) | Mario del Monaco (1954) |
Giuseppe di Stefano (1955) | Alfredo Kraus (1961) |
Franco Corelli (1962) | Placido Domingo (1979?) |
dal film "L'Opéra Imaginaire" di Pascal Roulin (tenore: Nicolai Gedda, regia: Monique Renault)
(qui i riferimenti artistici)
Pavarotti in bici in Cina | cantata a cappella (Vocal Song) |
pubblicità Axe Random | dal film "The Punisher" (2004) |
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