Don Alfonso si ripresenta e invita le due sorelle a uscire in giardino, dove i due forestieri, accompagnati da un'orchestra di strumenti a fiato (una cosiddetta "Harmonie") e dal coro, le attendono per intonare loro una dolce serenata.
Il libretto si prodiga di dettagli nel descrivere la scena: "Giardino alla riva del mare con sedili d'erba e due tavolini di pietra. Alla sponda, una barca ornata di fiori. Ferrando e Guglielmo, con suonatori e cantanti nella barca; Despina nel giardino; Fiordiligi e Dorabella, accompagnate da Don Alfonso, vengono da un lato. Servi riccamente vestiti, ecc.".
Il brano ne ricorda altri molto simili composti da Mozart negli anni precedenti (come la celebre serenata K. 361 "Gran Partita", o la serenata K. 388, al cui andante è senza dubbio debitore), che in alcuni casi furono effettivamente usati come musica nuziale. Sembra quasi che il compositore stesso voglia rivolgere per un attimo lo sguardo al proprio passato, recuperando soluzioni e atmosfere che evocano una dimensione romantica ed eterea. È un momento di pace, una breve parentesi incantata dove la bellezza e la serenità sovrastano ogni cosa e fanno dimenticare gli inganni, gli scherzi e i progetti maliziosi cui abbiamo assistito fino a poco prima.
L'introduzione del duetto «Secondate aurette amiche» ci pare un andante delle prime serenate per fiati, inoltre nel suo mi bemolle maggiore si avverte già qualcosa del «Flauto magico». Il gioco crudele è sempre sul punto di farsi serio, il "quasi" pervade tutta l'opera, specialmente nei molti ensembles rispetto ai quali talvolta l'accentuazione drammatica delle arie ci fa quasi trasalire; come numeri singoli sono non di rado in contrasto con quell'ubiquitario elemento di nostalgica malinconia per un mondo in cui può anche regnare l'alienazione ma che è anche possibile godere sotto l'aspetto della bellezza. [...] Qui, come sovente, la musica in quanto tale diventa inganno, rappresentazione del "bello" come immagine mistificante del "buono", e quindi Mozart ha provato piacere a questo lavoro, gli serviva forse come fuga dalla miseria che in questo periodo acquistava dimensioni minacciose, una fuga nell'arte e nell'artificio verso i suoi personaggi, i suoi manichini. Voleva far partecipare anche altri a questo gioco, perciò forse invitava gli amici alle prove, fatto non testimoniato per nessuna altra opera.(Wolfgang Hildesheimer)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.
DON ALFONSO
Ah, correte al giardino,
Le mie care ragazze!
Che allegria! Che musica! Che canto!
Che brillante spettacolo! Che incanto!
Fate presto, correte!
DORABELLA
Che diamine esser può?
DON ALFONSO
Tosto vedrete.
(partono)
Clicca qui per il testo di "Secondate, aurette amiche".
FERRANDO E GUGLIELMOSecondate, aurette amiche,
Secondate i miei desiri,
E portate i miei sospiri
Alla dea di questo cor.
Voi, che udiste mille volte
Il tenor delle mie pene,
Ripetete al caro bene
Tutto quel che udiste allor.
CORO
Secondate, aurette amiche,
Il desir di sì bei cor.
Josef Kundlak (Ferrando), Alessandro Corbelli (Guglielmo)
dir: Riccardo Muti (1989)
Luis Lima (Ferrando), Ferruccio Furlanetto (Guglielmo)
dir: Nikolaus Harnoncourt (1988)
Luigi Alva (Ferrando), Hermann Prey (Guglielmo)
dir: Karl Böhm (1970)
Qui sotto, una "Ave Maria" cantata sul tema di "Secondate, aurette amiche":
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