30 luglio 2017

Così fan tutte (23) - "Il core vi dono"

Scritto da Christian

Lasciate sole, le due coppie cominciano a passeggiare sottobraccio per i viali del giardino, confuse e imbarazzate ("Fanno una piccola scena muta guardandosi, sospirando, ridendo", recita il libretto). I primi scambi di battute sono all'insegna della più comica banalità ("Oh che bella giornata!", "Caldetta anzi che no", "Che vezzosi arboscelli!", "Certo, certo, son belli; han più foglie che frutti"). Infine, si dividono: Ferrando e Fiordiligi vanno da un lato, Guglielmo e Dorabella (che rimangono da soli in scena) dall'altro.

Nel duetto che segue, lo scaltro Guglielmo offre alla ragazza il proprio "cuore" sotto forma di un pendaglio che lei – pur con qualche titubanza – non solo accetta, ma finisce per mettere al posto del ritratto del fidanzato: sì, proprio quel ritratto che mirava con tanto orgoglio nel duetto introduttivo. L'amore precedente, che a parole doveva essere eterno, è già dimenticato in favore di quello nuovo. "Oh, cambio felice / di cori e d'affetti!", cantano i due all'unisono, anche se Guglielmo fra sé e sé non può far a meno di compatire l'amico ("Ferrando meschino!"). Nel momento in cui i due amanti intonano "Ei batte così" la musica di Mozart si diverte a richiamare proprio il battito del cuore, mentre il riferimento al Vesuvio nel testo ci ricorda ancora una volta l'ambientazione napoletana.

Da notare come, a differenza che nell'atto precedente (in cui faceva il buffone e scoppiava a ridere alle sue stesse goffe frasi d'amore su mustacchi e pennacchi), Guglielmo qui si impegni molto più seriamente nel corteggiare Dorabella (tanto da sentire il bisogno di giustificarsi con sé stesso: "Mi spiace, ma impegnato è l'onor di soldato"). Forse anche a questo, oltre che al mutato atteggiamento della ragazza (giunta ben predisposta all'appuntamento), si deve il suo successo.

Fra questo vezzoso e seducente duetto (che Da Ponte si è divertito a riempire di doppi sensi osceni, imperniando il testo sui verbi "mettere", "dare" e "prendere", con versi come "Se tu me lo dai, che mai balza lì?") e quello, analogo ma più drammatico, che più tardi segnerà il cedimento di Fiordiligi a Ferrando ("Fra gli amplessi in pochi istanti"), intercorre una lunga sequenza di pezzi solistici (ben cinque arie, di cui quattro introdotte da un recitativo accompagnato), a dimostrazione di come, se Dorabella si arrende subito e con leggerezza alla corte di Guglielmo, Fiordiligi presenti invece maggiore resistenza. La cosa non ci deve sorprendere più di tanto: proprio Dorabella, nel precedente dialogo con la sorella, aveva convinto quest'ultima a seguire i consigli di Despina e ad accettare "per gioco" il corteggiamento dei forestieri. E quando Fiordiligi cadrà a sua volta, lo farà con animo sofferto e tormentato, completamente diverso dalla complicità e dalla letizia con cui Dorabella abbraccia qui il nuovo amante.



Quanto ai "viali leggiadri" dove si svolgono questa e le successive scene:

È forse al provenzale Fragonard, di casa anche a Roma e a Napoli, che dobbiamo le rievocazioni visive più fedeli dell'atmosfera mediterranea. Nei celebri disegni che raffigurano i giardini di Villa d'Este a Tivoli, risalenti al suo primo tour italiano (1756-61), ci sembra quasi di riconoscere i verdeggianti "viali leggiadri" lungo i quali Ferrando passeggia con Fiordiligi; e anche tutto il resto ben si accorda alle impressioni registrate dal giovane Mozart durante le sue indimenticate visite nel sud della penisola. Compositore ed artista, evidentemente, avevano in comune anche qualcos'altro oltre al genio: entrambi, pur rappresentando la quintessenza dello spirito galante settecentesco, dovettero anche saperlo trascendere per conquistarsi un'assoluta originalità; e ciascuno di essi, a suo modo, sentì che una simile svolta artistica sarebbe stata possibile solo a costo di varcare le Alpi e spingersi verso Sud. Fragonard cercò di ravvivare la propria ispirazione artistica con un secondo viaggio in Italia, negli anni 1773-74, e anche negli ultimi anni parigini continuò a rievocare con impressionante freschezza la solare luminosità del giardino mediterraneo. Quanto a Mozart, si può dire che "Così fan tutte" rappresenti proprio il suo ultimo viaggio a Napoli: un viaggio dei sensi e dell'intelletto insieme, forse anche un ritorno spirituale alle origini.
(Daniel Heartz)

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

(Guglielmo al braccio di Dorabella. Ferrando e Fiordiligi senza darsi braccio. Fanno una piccola scena muta guardandosi, sospirando, ridendo.)

FIORDILIGI
Oh che bella giornata!

FERRANDO
Caldetta anzi che no.

DORABELLA
Che vezzosi arboscelli!

GUGLIELMO
Certo, certo, son belli;
Han più foglie che frutti.

FIORDILIGI
Quei viali
Come sono leggiadri!
Volete passeggiar?

FERRANDO
Son pronto, o cara,
Ad ogni vostro cenno.

FIORDILIGI
Troppa grazia!

FERRANDO
(a Guglielmo, nel passare)
Eccoci alla gran crisi!

FIORDILIGI
Cosa gli avete detto?

FERRANDO
Eh, gli raccomandai
Di divertirla bene.

DORABELLA
Passeggiamo anche noi.

GUGLIELMO
Come vi piace.
(Passeggiano. Dopo un momento di silenzio.)
Ahimè!

DORABELLA
Che cosa avete?

GUGLIELMO
Io mi sento sì male,
Sì male, anima mia,
Che mi par di morire.

DORABELLA
(da sè)
Non otterrà nientissimo.
(forte)
Saranno rimasugli
Del velen che beveste.

GUGLIELMO
(con fuoco)
Ah, che un veleno
Assai più forte io bevo
In que' crudi e focosi
Mongibelli amorosi!
(Gli altri due entrano in atto di passeggiare.)

DORABELLA
Sarà veleno calido;
Fatevi un poco fresco.

GUGLIELMO
Ingrata, voi burlate
Ed intanto io mi moro.
(da sè)
Son spariti;
Dove diamin son iti?

DORABELLA
Eh via, non fate.

GUGLIELMO
Io mi moro, crudele, e voi burlate?

DORABELLA
Io burlo?

GUGLIELMO
Dunque datemi qualche segno,
Anima bella, della vostra pietà.

DORABELLA
Due, se volete;
Dite quel che far deggio e lo vedrete.

GUGLIELMO
(da sè)
Scherza, o dice davvero?
(forte)
Questa picciola offerta
D'accettare degnatevi.

DORABELLA
Un core?

GUGLIELMO
Un core: è simbolo di quello
Ch'arde, languisce e spasima per voi.

DORABELLA
(da sè)
Che dono prezioso!

GUGLIELMO
L'accettate?

DORABELLA
Crudele,
Di sedur non tentate un cor fedele.

GUGLIELMO
(da sè)
La montagna vacilla;
Mi spiace, ma impegnato
È l'onor di soldato.
(a Dorabella)
V'adoro!

DORABELLA
Per pietà!

GUGLIELMO
Son tutto vostro!

DORABELLA
Oh Dei!

GUGLIELMO
Cedete, o cara!

DORABELLA
Mi farete morir.

GUGLIELMO
Morremo insieme,
Amorosa mia speme.
L'accettate?

DORABELLA
(con un sospiro)
L'accetto.

GUGLIELMO
(da sè)
Infelice Ferrando!
(forte)
Oh che diletto!

Clicca qui per il testo di "Il core vi dono".

GUGLIELMO
Il core vi dono,
Bell'idolo mio;
Ma il vostro vo' anch'io:
Via, datelo a me.

DORABELLA
Mel date, lo prendo,
Ma il mio non vi rendo;
Invan mel chiedete,
Più meco ei non è.

GUGLIELMO
Se teco non l'hai,
Perchè batte qui?

DORABELLA
Se a me tu lo dai,
Che mai balza lì?

DORABELLA E GUGLIELMO
È il mio coricino
Che più non è meco;
Ei venne a star teco,
Ei batte così.

GUGLIELMO
(vuol mettere il cuore dove ha il ritratto di Ferrando)
Qui lascia che il metta.

DORABELLA
Ei qui non può star.

GUGLIELMO
T'intendo, furbetta.
(Le torce dolcemente la faccia dall'altra parte, le cava il ritratto e vi mette il cuore.)

DORABELLA
Che fai?

GUGLIELMO
Non guardar.

DORABELLA
(da sè)
Nel petto un Vesuvio
D'avere mi par!

GUGLIELMO
(da sè)
Ferrando meschino!
Possibil non par.
(forte)
L'occhietto a me gira.

DORABELLA
Che brami?

GUGLIELMO
Rimira,
Se meglio può andar.

DORABELLA E GUGLIELMO
Oh, cambio felice
Di cori e d'affetti!
Che nuovi diletti,
Che dolce penar!
(Partono abbracciati.)




Alessandro Corbelli (Guglielmo), Delores Ziegler (Dorabella)
dir: Riccardo Muti (1989)


Luca Pisaroni (Guglielmo), Anke Vondung (Dorabella)
dir: Iván Fischer (2006)


Simon Kennlyside, Susan Graham


Thomas Allen, Sylvia Lindenstrand


Erich Kunz, Christa Ludwig

Tom Krause, Teresa Berganza